01/11/2025
♻️ Nel “circle of life” tutto evolve per crescere. Nel nostro Servizio Sanitario, invece, sembra si stia chiudendo un “circle of death” professionale:
il medico diventa segretario, l’infermiere diventa medico, l’OSS diventa infermiere.
Un ciclo che non nasce dal progresso, ma dalla carenza di personale e di visione, dove ognuno viene spinto a fare il lavoro dell’altro, senza tempo né strumenti per fare il proprio.
Il medico trascorre fino al 60% del tempo in attività burocratiche: impegnato tra impegnative, referti e prenotazioni come un operatore CUP.
Per compensare la carenza di medici, si propone di abilitare gli infermieri a prescrizioni “ripetibili” o a gestire pazienti cronici, spostando la linea di confine tra assistenza e diagnosi.
A loro volta, gli OSS vengono trasformati in “assistenti infermieri”, una figura ibrida creata per tappare il buco lasciato dalla carenza infermieristica.
Il problema non è l’evoluzione delle professioni — che va incoraggiata — ma la confusione dei ruoli e l’assenza di investimenti.
Quando chi cura deve rincorrere un modulo, quando chi assiste deve improvvisarsi medico, e chi dovrebbe formare non ha tempo per farlo, allora non stiamo riformando il sistema: lo stiamo logorando.
Serve una riforma vera, non un riciclo di competenze. Perché il cerchio della cura non può chiudersi su sé stesso: deve restare aperto alla dignità di ogni professione.