Emmaus - Casa di preghiera

Emmaus - Casa di preghiera Accoglie tutti! Giovani e adulti, laici e religiosi, da soli o in gruppi, credenti o non credenti.

Emmaus accoglie tutti: giovani e adulti, laici e religiosi, da soli o in gruppi, credenti o no in un luogo di pace per riscoprire la bellezza del silenzio, della riflessione e della condivisione fraterna. Emmaus permette una sosta di silenzio, nella preghiera, nella riflessione, nella condivisione fraterna per riscoprire o approfondire i valori fondamentali del Vangelo. Emmaus è aperta ad ogni persone che, nelle inevitabili difficoltà o nei momenti di stanchezza o di indecisione, si è allontanata dall'ideale di vita cristiana e vuole riscoprire l'Amore misericordioso di Dio e la dignità a cui è chiamata. La comunità propone incontri di formazione, preghiera, approfondimento, riflessione...
La comunità è sempre a disposizione di tutte quelle persone che desiderano essere aiutate nel proprio cammino di fede. Riceve gruppi o persone singole che lo richiedono per un'esperienza di preghiera, approfondimento spirituale, esercizi, ritiri...

Commento al Vangelo di P. Curtaz Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.Entrando ...
12/11/2025

Commento al Vangelo di P. Curtaz

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».
Lc 17,11-19

Sono fuori dalla città: nessuno li vuole veramente. Sono tagliati fuori dalle relazioni perché la lebbra è un’atroce malattia della solitudine. E gridano il loro dolore ma il Nazareno non li guarisce, chiede loro di andare da un sacerdote, considerato un pubblico ufficiale di igiene pubblica, per attestare una guarigione non ancora avvenuta. Ed è strada facendo che si scoprono guariti. Perché è durante il cammino che ci scopriamo guariti, alleggeriti, rinati. Solo un samaritano, che non ha un tempio dove andare, si vede guarito: sta a noi vedere i cambiamenti che abbiamo fatto, non lasciamoci condurre dagli altri. Gesù, rattristato constata: dieci sono sanati, uno solo è stato salvato. È vero: possiamo scoppiare di salute e continuare ad essere persi. Non è vero che ci basta la salute, noi abbiamo bisogno di una salvezza piena e totalizzante. Che solo Cristo ci sa donare.

11/11/2025

Perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo, do uomini al tuo posto e nazioni in cambio della tua vita.

Isaia 43:4

Commento al Vangelo di don Luigi Maria Epicoco “Così, anche voi, quando avrete fatto tutto ciò che vi è comandato, dite:...
11/11/2025

Commento al Vangelo di don Luigi Maria Epicoco

“Così, anche voi, quando avrete fatto tutto ciò che vi è comandato, dite: "Noi siamo servi inutili; abbiamo fatto quello che eravamo in obbligo di fare"”. Ci risulta difficile digerire questa considerazione di Gesù per almeno due motivi. Il primo è che l’ultima cosa che vorremmo provare al mondo è quella di sentirci “servi”; dovremmo anzi dire che passiamo tutta la vita a cercare di riscattarci dalla sensazione di sentirci sempre dei servi oppressi da un padrone. La seconda è quella di aggiungerci la parola “inutile”, come se non bastasse la paura che tutti coviamo in fondo al cuore di sentirci non significativi, vuoti di senso, appunto inutili. Penso che Gesù dica ad alta voce il nome proprio di due nostre paure appositamente per esorcizzarle. Quando si è ostaggio della paura si passa tutta la vita a fuggirla. Il suo vero potere sta proprio nel fatto che tutto ciò che facciamo è sempre in funzione di scappare in direzione opposta, non rendendoci conto che è proprio così che continua ad avere potere. In realtà per vincere una paura bisogna accettarla, farla entrare, accoglierla, e d’un tratto ci si rende conto che quando si smette di scappare si smette anche di aver paura. Se accettiamo di essere “servi”, cioè di sentirci delle volte senza scelta nel dover fare qualcosa anche di buono (la mamma, il papà, il prete, il consacrato, il malato, l’amico) allora di botto la frustrazione che ci provoca quella mancanza di scelta si tramuta in fortezza. Si comprende che non bisogna sopportare, ma scegliere ciò che non si è scelto. A tutto ciò bisogna aggiungere la logica di non essere riconosciuti in ciò che si fa, la mancanza di gratitudine, che altro non è che la radice della gratuità, della mancanza di tornaconto, di utile, cioè accogliere la sensazione di inutilità, sapendo che in fondo è certamente importante essere riconosciuti in ciò che si fa ma che questo non può diventare una droga per sopravvivere. La libertà non è forse accettare ciò che non si sceglie ed essere felici nonostante nessuno se ne accorga?

In quel tempo, Gesù disse:«Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal cam...
11/11/2025

In quel tempo, Gesù disse:
«Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

09/11/2025

Commento al Vangelo di don Luigi Maria Epicoco

"𝐓𝐫𝐨𝐯𝐨̀ 𝐧𝐞𝐥 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐢𝐨 𝐠𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐯𝐞𝐧𝐝𝐞𝐯𝐚...".
Come si può pensare alla relazione con Dio conservando l'alfabeto del commercio? Io ti dò (la mia preghiera), tu mi dai (la grazia che voglio). Il mondo pagano è costruito su questa logica. Ma Gesù è venuto a fare piazza pulita di tutte le forme di mercato che si possono consumare nell'ambito di fede, perchè la fede come l'amore non possono essere soggetti a commercio. Si ama gratuitamente, e se si compra l'amore allora si è nella prostituzione. Ugualmente si crede gratuitamente, se si compra la relazione con Dio allora la si riduce a uno scaffale da supermercato. Gesù ci ricorda oggi che il nostro vero problema non è imparare a dire nuove preghiere, ma ricordarci che ogni nostra preghiera o è frutto di un amore gratuito oppure è solo un impedimento al nostro incontro con Dio. Per questo usa la rimozione forzata per fare andare via i mercanti dalla casa di Suo Padre. Egli sembra volerci dire: "𝒒𝒖𝒂𝒏𝒅𝒐 𝒆𝒏𝒕𝒓𝒊 𝒏𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒄𝒂𝒔𝒂 𝒅𝒊 𝑫𝒊𝒐, 𝒓𝒊𝒄𝒐𝒓𝒅𝒂𝒕𝒊 𝒄𝒉𝒆 𝒔𝒆𝒊 𝒂𝒎𝒂𝒕𝒐 𝒈𝒓𝒂𝒕𝒖𝒊𝒕𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒆 𝒒𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊 𝒑𝒓𝒆𝒏𝒅𝒊𝒕𝒊 𝒍𝒂 𝒄𝒆𝒓𝒕𝒆𝒛𝒛𝒂 𝒊𝒏𝒕𝒆𝒓𝒊𝒐𝒓𝒆 𝒄𝒉𝒆 𝑫𝒊𝒐 𝒑𝒓𝒆𝒏𝒅𝒆𝒓𝒂̀ 𝒔𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆 𝒔𝒖𝒍 𝒔𝒆𝒓𝒊𝒐 𝒒𝒖𝒆𝒍𝒍𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝒕𝒊 𝒑𝒐𝒓𝒕𝒊 𝒏𝒆𝒍 𝒄𝒖𝒐𝒓𝒆 𝒔𝒆 𝒆̀ 𝒑𝒆𝒓 𝒊𝒍 𝒕𝒖𝒐 𝒃𝒆𝒏𝒆. 𝑵𝒐𝒏 𝒅𝒆𝒗𝒊 𝒄𝒐𝒏𝒗𝒊𝒏𝒄𝒆𝒓𝒍𝒐! 𝑵𝒐𝒏 𝒅𝒆𝒗𝒊 𝒄𝒐𝒎𝒑𝒓𝒂𝒓𝒆 𝒍𝒂 𝑺𝒖𝒂 𝒃𝒆𝒏𝒆𝒗𝒐𝒍𝒆𝒏𝒛𝒂. 𝑻𝒖 𝒔𝒆𝒊 𝒈𝒊𝒂̀ 𝒂𝒎𝒂𝒕𝒐/𝒂 𝒆 𝒑𝒓𝒐𝒑𝒓𝒊𝒐 𝒑𝒆𝒓 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒐 𝒑𝒖𝒐𝒊 𝒔𝒕𝒂𝒓𝒆 𝒅𝒂𝒗𝒂𝒏𝒕𝒊 𝒂 𝑳𝒖𝒊 𝒄𝒐𝒔𝒊̀ 𝒄𝒐𝒎𝒆 𝒖𝒏 𝒃𝒂𝒎𝒃𝒊𝒏𝒐 𝒔𝒕𝒂 𝒊𝒏 𝒃𝒓𝒂𝒄𝒄𝒊𝒐 𝒂 𝒔𝒖𝒂 𝒎𝒂𝒅𝒓𝒆".
Provate a pregare così e vediamo se non vedete i risultati

Commento al Vangelo di don Luigi Maria Epicoco: l'amministratore disonesto Si può passare un’intera vita pensando di far...
07/11/2025

Commento al Vangelo di don Luigi Maria Epicoco: l'amministratore disonesto

Si può passare un’intera vita pensando di farla franca attraverso la nostra furbizia, o la nostra scaltrezza. Dimentichiamo però che Dio esiste, e che prima di essere misericordioso è innanzitutto giusto. La giustizia è la capacità di prendersi la responsabilità di ciò che abbiamo fatto, o siamo stati. Se noi non rendessimo mai conto della nostra vita, allora noi staremo nel cuore stesso dell’inferno e percepiremmo il male come il vero protagonista della storia. La pagina del Vangelo di Luca di oggi ci ricorda che prima o poi, al di là delle nostre furbizie e delle nostre scorciatoie, dovremmo rendere conto della nostra vita e assumercene le conseguenze. Ma che cosa accadrebbe di noi se ci accorgessimo di non avere più il tempo di aggiustare le cose sbagliate che abbiamo fatto, o di riparare al danno che abbiamo causato? La parabola raccontata da Gesù è molto chiara: un amministratore disonesto non può fingere di essere onesto, ma può fare una cosa geniale: essere più buono, più generoso, più accondiscendente, più capace di ca**tà rispetto agli altri, nella speranza che quell’amore possa essere la contropartita dei suoi errori. È un po’ come dire: non puoi aggiustare il passato ma da questo momento puoi amare di più, molto di più, infinitamente di più. E questo può darti l’opportunità di non finire male. Ha ragione San Pietro quando scrive che “la ca**tà copre una moltitudine di peccati”.

06/11/2025

Commento al Vangelo di P. Curtaz

Chi di voi se perde una pecora non lascia le novantanove nel recinto e va a cercarla? Nessuno, Signore, che cavolo dici. Nessuno di noi farebbe una cosa del genere. Nessuno rischierebbe di lasciare incustodite le altre pecore, facile preda dei ladri e dei lupi. Nessuno, fidati. Probabilmente una tale notizia ci rovinerebbe la giornata e ce la prenderemmo con la pecora sciagurata ma no, solo tu ci vieni a cercare, quando ci perdiamo. Solo tu. Gli altri commentano, giudicano, scuotono il capo, e poi parlano d’altro. Solo a te interessa come stiamo. Solo a te interessa di non perderci e ci vieni a cercare. E, se ci trovi, invece di sfogare la tua rabbia con qualche colpo di bastone ben assestato, ci prendi sulle spalle, come se non fossi sufficientemente stanco, per rassicurarci e portarci a casa. Vienimi a cercare Maestro, vienimi a cercare ogni volta che mi perdo. Tu solo lo sai fare. E io ti amo per questo. E ti sono discepolo.

Commento al Vangelo di don Luigi Maria Epicoco La parabola della pecorella smarrita è così famosa che tutti la conosciam...
06/11/2025

Commento al Vangelo di don Luigi Maria Epicoco

La parabola della pecorella smarrita è così famosa che tutti la conosciamo, anche se molto spesso non siamo degli assidui frequentatori del Vangelo. Ma questa parabola mette in luce una grande contraddizione perché sembra quasi assurdo che un Pastore sia disposto a mettere il rischio tutto il gregge pur di salvare una sola pecora. Eppure, agli occhi di Dio, noi siamo guardati così. Ognuno di noi per lui è il tutto per cui darebbe la vita e rischierebbe tutto. Gesù non è morto per tutti, è morto per ognuno di noi. La differenza è molto significativa perché se siamo amati in maniera egualitaria, non ci rendiamo conto della potenza di quell’amore. Ma l’amore con cui siamo amati da Dio è un amore che ci dà del tu, che ci chiama per nome. È un amore personale, unico, irripetibile. Una persona cambia la vita quando si sente speciale agli occhi di qualcun altro. Gesù è venuto al mondo per darci l’esperienza di questo amore, di questo essere speciale agli occhi di Dio. Ma rimarrà per noi sempre un grande mistero come sia possibile che la mia gioia personale, la mia salvezza, la mia felicità possano far sussultare Dio stesso. La conversione di un peccatore, cioè di un infelice, vale più di molti olocausti e sacrifici. Vuoi dare gioia a Dio? Lasciati salvare.

Commento al Vangelo di don Luigi Maria Epicoco “Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: «Se uno viene...
05/11/2025

Commento al Vangelo di don Luigi Maria Epicoco

“Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo”. Ci sono tanti motivi per cui nasce in noi il desiderio di seguire Gesù. Certe volte la fede cristiana tocca alcune corde del cuore, delle nostre emozioni, dei nostri desideri. Seguire Gesù può farci ritrovare nella grande dinamica dell’innamoramento. Ma accontentarsi di una fede solo emotiva, sentimentale, alla ricerca solo di una facile carezza o consolazione, significa fraintendere l’esperienza cristiana. Ecco allora che le parole di Gesù nella pagina del Vangelo di oggi ci ricordano la radicalità a cui siamo chiamati. A una lettura superficiale il verbo odiare può davvero suonare strano messo in bocca Gesù, e soprattutto ve**re usato in ambiti relazionali che per noi sono preziosi (padre, madre, moglie, marito, figli). Ma in realtà quello che Gesù sta tentando di dire è che molto spesso noi idolatriamo alcune cose buone della nostra vita, confondendole con Dio. Dobbiamo imparare a lasciare che nostro padre e nostra madre siano semplicemente due persone che si sono sforzate di volerci bene, ma che hanno tutto il diritto di essere umani, fallibili. E ugualmente la propria moglie, il proprio marito, i propri figli. Non dobbiamo togliere l’umanità a chi ci sta intorno semplicemente perché abbiamo bisogno di cose stabili, affidabili, certe. Solo Dio è stabile, affidabile, e certo. E chi ha incontrato Dio attraverso suo figlio Gesù è disposto a tutto. Gesù nel Vangelo di oggi ci spiega in che cosa consiste questo tutto: prendersi la responsabilità della propria vita, qualunque essa sia, e mettersi a viverla camminando dietro di lui, lasciandoci aiutare da lui, permettendo a lui di insegnarci come si fa. È questa la radicalità del Vangelo. Il vero eroismo non consiste nel fare delle cose diverse, ma nel fare in maniera seria quello che c’è. Un vero cristiano lo si vede dalla concretezza con cui abbraccia il proprio reale, e lo fa non perché ne è capace, ma perché sa di essere amato in maniera stabile, certa, affidabile, infinita. Tutto questo vale più di molte emozioni, e molti facili sentimenti.

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:«Se uno viene a me e non mi ama più di qua...
05/11/2025

In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

Riflessione di P. Curtaz sulla commemorazione dei fedeli defunti Due novembre, immagini antiche, ricordi da bambino: i c...
02/11/2025

Riflessione di P. Curtaz sulla commemorazione dei fedeli defunti

Due novembre, immagini antiche, ricordi da bambino: i cimiteri pieni di gente, le tombe ripulite, i fiori, la gente che si incontra sui vialetti, il silenzio, il clima mesto.

Oggi ci poniamo con rispetto di fronte al mistero della morte.

Mistero teorico e un po’ fastidioso per chi – giovane e pieno di forza – guarda con sufficienza a questi riti che percepisce distanti e logori, magari sovrapponendovi una festa molto più intrigante e godereccia in cui la morte viene derisa; gesti pieni di un sordo dolore per chi ha perduto qualcuno che ha amato, per chi si è trovato solo dopo una vita fatta di abitudini consolidate.

La morte è una teoria fino a quando non perdiamo qualcuno che abbiamo conosciuto e frequentato quotidianamente, con cui abbiamo intessuto un pezzo di vita.

Un giorno che obbliga a riflettere ma che sempre più si vede insidiato dalla strisciante logica dell’oblio, del “meglio non pensarci”.

⚪️Vietato ai minori

Si parla poco e male della morte, in questo nostro misterioso e schizofrenico tempo: da una parte ceniamo davanti al televisore che ci porta in casa stragi e fatti di cronaca, dall’altra importiamo tradizioni come la festa di Halloween che tenta di esorcizzare la morte mettendola sul ridere.

Ma chi ha conosciuto la morte, chi ha avuto una persona amata che se ne è andata, prende molto sul serio la morte, anzi la risposta al dilemma della morte in realtà dona senso alla nostra vita. L’atteggiamento verso la propria morte, atteggiamento adulto, non depresso né scaramantico, è all’origine di una ricerca più approfondita del mistero della vita di ciascuno.

Dobbiamo morire, certo.

Anzi, a pensarci bene è l’unica certezza.

Che senso ha la vita se, alla fine della fiera, siamo solo un vuoto a rendere?

Questo contraddice l’esistenza di Dio?

Davanti alla morte sentiamo forte la ribellione e la rabbia: non è mai il momento di morire, dovessimo scegliere noi chi e quando far morire sarebbe una vera catastrofe…

Dio tace, sulla morte e l’uomo è l’unico essere vivente che percepisce la morte come un’ingiustizia. Ma rispetto a cosa? Paradossalmente questa rabbia rivela la nostra identità profonda, il mistero che ciascuno di noi è. L’umano è l’unico vivente che ha coscienza della propria morte e vi si ribella.

Dobbiamo piegare la testa e rassegnarci? Vivere da sconsiderati tanto non sappiamo quanti giorni avremo? Far finta di niente, non pensarci e indurire il volto?

Non scherziamo.

⚪️Buone notizie

Gesù ha una buona notizia sulla morte, su questo misterioso incontro con Dio.

La morte, sorella morte, è una porta attraverso cui raggiungiamo la dimensione profonda da cui proveniamo, quell’aspetto invisibile in cui crediamo, le cose che restano perché, come diceva saggiamente il Petit Prince di Saint Exupèry, l’essenziale è invisibile agli occhi.

Siamo immortali e tutta la nostra vita consiste nello scoprire le regole del gioco, il tesoro nascosto nel campo, come un feto che cresce per essere poi partoriti nella dimensione della pienezza.

Siamo immensamente di più di ciò che appariamo, più di ciò che pensiamo di essere.

Siamo di più: la nostra vita, per quanto realizzata, per quanto soddisfacente non potrà mai riempire il bisogno assoluto di pienezza che portiamo nel nostro intimo.

E Gesù ce lo conferma: sì, è proprio così, la tua vita continua, sboccia, fiorisce, cresce.

Per una pienezza di ricerca e di totalità se hai scoperto le regole del gioco, per una vita di dubbio e di inquietudine, se hai rifiutato con ostinazione di essere raggiunto. Fa strano dirlo, lo so, ma l’inferno – che è l’assenza di Dio – esiste ed è l’opportunità che tutti abbiamo di respingere per sempre l’amore di Dio, è un segno di rispetto. Certo tutti ci auguriamo che sia vuoto e Dio si svela come un cocciuto che vuole a tutti i costi la salvezza dei suoi figli.

L’eternità è già iniziata, giochiamocela bene, non aspettiamo la morte, non evitiamola, ma pensiamoci con serenità per rivedere la nostra vita, per andare all’essenziale, per dare il vero e il meglio di noi stessi.

⚪️Happy end

Il giorno della nostra morte la nostra anima, la parte immortale che siamo, raggiunge Dio per esser accolta o per rifiutarlo.

Alla fine del tempo, nella pienezza, la nostra anima tornerà ad unirsi ai nostri corpi risorti che ora conserviamo in luoghi che riempiamo di vita, oggi, con fiori e luci, i cimiteri, che in greco significa dormitori. E sarà la pienezza, là dove Dio sarà tutto in tutti.

I nostri amici defunti, che affidiamo alla tenerezza di Dio. ci precedono nell’avventura di Dio.

Dio vuole la salvezza di ognuno, come abbiamo letto nella riflessione di Giovanni, con ostinazione, ma ci lascia liberi, poiché amati, di rispondere a questo amore o di rifiutarlo.

Preghiamo, oggi, perché davvero il Maestro ci doni fedeltà al suo progetto di amore.

La nostra preghiera ci mette in comunione con i nostri defunti, fanno sentire loro il nostro affetto, nell’attesa dei cieli nuovi e della terra nuova che ci aspettano.



Il dolore per chi ha perso qualcuno, penso a mia madre, quest’anno, si stempera nella speranza, ci invita a guardare oltre, altrove, nella dimensione autentica della vita. Così, allora, questo diventa in inatteso e intenso giorno di speranza.

Se ci siamo scoperti amati, sappiamo che l’amore è eterno.

Indirizzo

Viale Alfonso E Giovanni Agosti, 12
Bagnoregio
01022

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