Dott. Giacomo Balzano

Dott. Giacomo Balzano Psicanalista adleriano

Il prossimo evento: un  emozionante  CineLibro con l'intervento della bravissima Alessandra Abbatescianni e la partecipa...
03/09/2025

Il prossimo evento: un emozionante CineLibro con l'intervento della bravissima Alessandra Abbatescianni e la partecipazione di registi d'eccellenza, che hanno raccontato per immagini alcune forme del disagio psichico ai nostri tempi. Vi aspettiamo🙏🙏🙋🙋

27/08/2025
Ne vogliamo parlare?Albert Einstein  nel luglio del 1932 iniziò un carteggio con Freud, chiedendogli se ci fosse la poss...
12/08/2025

Ne vogliamo parlare?

Albert Einstein nel luglio del 1932 iniziò un carteggio con Freud, chiedendogli se ci fosse la possibilità di “dirigere l’evoluzione psichica dell’uomo così da resistere al piacere di odiare e distruggere”. Le considerazioni dell’analista viennese non furono molto ottimiste, affermava in sostanza che era impossibile frenare la pulsione aggressiva-distruttiva dell’Uomo in quanto, insieme a quell’erotica, connaturata.
Del ruolo dell’aggressività nello sviluppo dell’individuo, però, aveva già parlato agli inizi del ‘900 il primo collaboratore di Freud: Alfred Adler. Le sue teorizzazioni erano state dapprima molto osteggiate dallo scopritore dell’inconscio, in quanto andavano contro il primato della sessualità da lui sostenuto, salvo poi fatte proprie negli ultimi scritti. Nel 1912 fra i due ci fu la rottura e Adler creò una sua autonoma Scuola psicoanalitica in cui tra i capisaldi dottrinali non figurava la libido, ma la dialettica tra Volontà di potenza/Sentimento sociale.
La prima è l’istanza innata nell’Essere umano che lo conduce a superare il costitutivo senso di inferiorità e a ricercare mete che garantiscono sicurezza e valorizzazione. La seconda, è l’opposta spinta che porta la persona ad appartenere e compartecipare con i propri simili per garantirsi la sopravvivenza e promuovere il proprio benessere assieme a quello di tutta la comunità.
La Volontà di potenza, pertanto, non è necessariamente distruttiva, se armonicamente bilanciata con il Sentimento sociale, con l’interesse affettivizzato per i propri simili, favorisce la ‘sana’ evoluzione e la produttiva integrazione sociale. Quando invece questa spinta, a causa della necessità di allontanare profonde inferiorità e ferite viene utilizzata soffocando il Sentimento sociale, le sue espressioni diventano deleterie confluendo in forme di disagio psichico e nella diffusione di dolore e devastazione. Un modo, quindi, di “dirigere l’evoluzione psichica dell’uomo così da resistere al piacere di odiare e distruggere”, ci starebbe: promuovere lo sviluppo del Sentimento sociale, la capacità di connettersi affettivamente con l’Altro. Stiamo andando in questa direzione?

Ne vogliamo parlare?Due ragazzi veneti si sono rifiutati di sostenere la prova orale agli esami di maturità per protesta...
11/07/2025

Ne vogliamo parlare?

Due ragazzi veneti si sono rifiutati di sostenere la prova orale agli esami di maturità per protestare contro “i meccanismi di valutazione scolastici, l'eccessiva competitività, la mancanza di empatia del corpo docente". Un’altra ragazza, invece, in una lettera pubblica ha denunciato l’atteggiamento “ostile” della presidente di commissione che ha fatto diventare il colloquio d’esame “un supplizio” terminato, a quanto pare, con il giudizio sferzante dell’esaminatrice sulle scelte future della maturanda.
Le reazioni del mondo della Scuola a questa sorta di segnali di ammutinamento , si possono compendiare essenzialmente in quelle di alcuni dirigenti e in quella del Ministro.
I primi, affermano che il problema è il narcisismo dei ragazzi che non accettano alcuna frustrazione; la risposta del titolare del dicastero invece è ancora più severa, paventando la bocciatura di questi giovani così restii ad osservare le norme.
Ora, è pur vero che siamo nell’era di Narciso e che i disturbi narcisisti e borderline (che hanno molti punti di contatto con i narcisisti) sono diffusissimi (ci ho scritto dei libri sull’argomento), è anche vero però che non esistono due narcisisti simili e che ognuno lo è a modo suo per parafrasare Tolstoj. Cioè ogni individuo che presenta uno stile ‘grandioso’ ha la sua storia, le sue ferite, i suoi sensi di inferiorità che vanno indagati in maniera soggettiva adoperando con scienza e coscienza gli strumenti tipici della professione, ovvero i colloqui clinici e i test psicologici (i proiettivi, non quelli ‘algoritmizzati’). La diagnosi categoriale cui si giunge è pertanto una sorta di etichetta usata per convenzione ma che non rappresenta appieno l’unità psico-fisica della persona. Pertanto fare diagnosi di narcisismo patologico come hanno fatto i dirigenti in questione sulla base delle loro osservazioni che necessariamente saranno state sporadiche e superficiali, appare alquanto…narcisistico. Oltretutto, se lo loro valutazioni intuitive risultassero esatte, il compito dell’educatore è quello di aiutare il ragazzo portatore del disagio o svalorizzarlo e criticarlo come pare sia accaduto?
Allo stesso modo, prevedere la bocciatura, come progetta il Ministro, potrebbe incoraggiare il rispetto oppure esacerbare l’opposizione verso norme considerate ormai antiquate? E in generale, risolvere la problematica attraverso modalità così rigide e punitive, potrebbe risultare efficace nella prevenzione e cura del disagio giovanile? Potrebbe porre un freno agli oltre 3.000 suicidi l’anno, molti dei quali effettuati proprio da giovani con personalità borderline o narcisista? Potrebbe arginare i sempre più frequenti abbandoni scolastici? Contrastare le dipendenze: dall’alcol, dalle droghe, dal gioco d’azzardo…dal cellulare? Impedire che un ragazzo si tagli o si faccia male? Potrebbe, infine, facilitare l’individuazione dei talenti del discente e la loro costruttiva canalizzazione nel contesto comunitario, cosi da favorirne il progresso? Oppure possono esasperarne i comportamenti di protesta verso una società percepita come poco attenta ai propri reali bisogni e magari propendere per scelte antisociali?
La disobbedienza di questi maturandi che si sono ‘accontentati’ del voto dei crediti e di quello ottenuto agli scritti, sono espressione di una gioventù ‘bambocciona’, refrattaria alle regole come descritta dai critici, oppure sintomi di un malessere ancora più profondo che chiede venga finalmente visto e affrontato da noi adulti?

Ne vogliamo parlare?Martina Carbonaro, da ciò che riporta la cronaca, è stata uccisa perché  ha rifiutato  un abbraccio ...
01/06/2025

Ne vogliamo parlare?

Martina Carbonaro, da ciò che riporta la cronaca, è stata uccisa perché ha rifiutato un abbraccio al suo ex fidanzato.
Nella sua confessione, l’omicida ha rivelato che “ho avuto un raptus”. Uno ‘schizzo’ diremmo in gergo, un ‘deragliamento psicotico’, in termini specialistici, in cui i confini di realtà vengono divelti e ogni condotta può apparire lecita.
Questi ‘raptus’ sono caratteristici della stabile instabilità dei soggetti Borderline, che presentano per l'appunto una sregolazione dell’aggressività e l’imprevedibile manifestazione di comportamenti etero-autolesivi. Ma possono connotare anche altre strutture di personalità, da quella antisociale a quella narcisistica, in cui la persona ricerca mete di superiorità avversando il limite ed eliminando ogni afflato affettivo verso l’Altro. Una abnorme ricerca di Potenza che in ultima analisi appare un modo per scappare dalle proprie ferite e inferiorità spargendo altro dolore. Una dinamica che pare peculiarizzare lo spirito dei tempi.
Come contrastarla?

26/05/2025

Di seguito il video della della presentazione di sabato scorso a Cerignola. Davvero una bella serata. Grazie mille a Laura Catucci e a tutto lo stupendo staff della Mondadori Point, all’impeccabile moderatore, il dott. Marcello Colangione e a tutti i convenuti che hanno concorso a rendere particolarmente arricchente l’evento. Alla prossima🙏🙏👋👋

l prossimo appuntamento, da non perdere...🤝🤝🙋‍♂️🙋‍♂️"Nella mente di Nelly si susseguivano le immagini degli occhi addolo...
19/05/2025

l prossimo appuntamento, da non perdere...🤝🤝🙋‍♂️🙋‍♂️

"Nella mente di Nelly si susseguivano le immagini degli occhi addolorati/fiammeggianti della mamma, le bugie e le lacrime del marito, l’espressione dolente di Renzo che chiedeva di non essere sacrificato mentre vedeva decine di uomini, donne e bambini scaturiti da chissà dove riempire la piazzetta e cominciare a ballare seguendo le note di quella musica misteriosa, figlia di dolori mai del tutto alleviati, come i suoi. Avvertì la sottile linea che teneva unita i lembi di sé rompersi e..."

Ne vogliamo parlare?‘Adolescence’, la miniserie inglese disponibile su Netflix ha raggiunto ormai milioni di spettatori ...
17/04/2025

Ne vogliamo parlare?

‘Adolescence’, la miniserie inglese disponibile su Netflix ha raggiunto ormai milioni di spettatori in tutto il mondo e causato un certo sconcerto in noi adulti e favorito lo sviluppo di concitate discussioni. La serie punta le telecamere sul mondo dei giovani d’oggi e racconta la vicenda di un 13enne, Jamie, che uccide a coltellate una compagna che l’aveva rifiutato. La tragedia coglie di sorpresa genitori ed insegnanti, che sino ad allora lo avevano visto come un ragazzo a modo piuttosto sveglio e intelligente. Le indagini invece mettono in luce l’aspetto ombra del giovane, scoprendo che sui social fa parte degli ‘incel’, i celibi involontari, un gruppo che nutre forte risentimento verso le coetanee ree di provocare la loro triste condizione. Gli episodi, girati in piano sequenza, senza stacchi, mostrano le peculiari modalità con cui i componenti del gruppo comunicavano tra di loro, usando fino a notte inoltrata le nuove tecnologie e adoperando un linguaggio fatto di emoticon, redpill, blupill o nanosfera solo a loro intellegibile. Da ciò la tendenza nei dibattiti ad attribuire a Technè, agli strumenti tecnologici la causa dei malesseri dei ragazzi.
Nella serie però compare anche la figura di Adam, il figlio del poliziotto che indaga sul caso di omicidio e che frequenta la stessa scuola di Jamie. Costui, malgrado venga dileggiato dai suoi compagni e conosca bene codici e social per lo più clandestini frequentati dai coetanei, se ne tiene alla larga ed anzi aiuta il padre a decifrare il linguaggio adoperato da Jamie e dal suo gruppo, favorendo la soluzione del caso.
Adam pertanto dimostra di usare le nuove tecnologie, il cellulare, in maniera più ponderata e utile, Jamie invece le utilizza con l’intento di trovare un modo fittizio per alleviare i suoi disagi. Che non dipendono allora da telefonini e computer ma, come ormai tutte le scuole di Psicologia asseriscono, dalle esperienze vissute dal bimbo nella primissima infanzia. E tornando a Jamie, nella scena finale i genitori ‘confessano’ le loro possibili mancanze nel rapporto educativo con il figlio.
Il padre così riporta la sua scarsa presenza casalinga dovuta a ragioni lavorative e la tendenza a stimolare in Jamie il perseguimento di mete affermative ipervirili (la riuscita nel calcio o nella boxe), ambiti in cui però il piccolo non evidenziava particolari attitudini, sperimentando così inferiorità e frustrazioni. La madre invece riconosce che, malgrado finiva di lavorare prima del marito, poi a casa non era stata in grado di cogliere più a fondo i bisogni e i segnali di sofferenza del figlio che si esprimevano anche con il disegno, tramite la rappresentazione di mostri.
In ultima analisi, allora, se volgiamo azzardare un’interpretazione psicodinamica a questa storia, che rimane una fiction, si può dire che Jamie sia stato un bambino molto sensibile, più portato per l’arte, per il disegno che per la competizione fisica. E che ha sperimentato vissuti di mancanza e scarsa sintonia affettiva nella relazione con le figure parentali, strutturandosi in maniera poco solida (al contrario di Adam) e sviluppando sentimenti di inadeguatezza e forte aggressività. Che ha cercato di compensare facendo parte di un gruppo di coetanei con similari caratteristiche e che comunicava usando estesamente le nuove tecnologie. Le quali, pertanto, non appaiono la causa dei malesseri, ma appunto un modo distorto per lenirli.
La propensione, quindi, ad attribuire all’esterno, ad ‘altro’ la genesi di alcune distorsioni, può essere un modo utilizzato da noi adulti per evitare quell’insight, quella dolorosa autocritica fatta dai genitori di Jamie alla fine della miniserie?

Ne vogliamo parlare?“Il cellulare, la tecnologia, è la causa dei malesseri dei ragazzi”. Questa frase credo che l’abbiam...
28/03/2025

Ne vogliamo parlare?

“Il cellulare, la tecnologia, è la causa dei malesseri dei ragazzi”.
Questa frase credo che l’abbiamo sentita almeno una volta dialogando con amici e conoscenti. La sua veridicità però non tanto la si riscontra nella pratica clinica che, viceversa, pare proprio sovvertire i rapporti causa-effetto dell’assioma: l’iper utilizzo dei telefonini, difatti, si rivela più una conseguenza dei disagi avvertiti dai giovani che l’origine degli stessi. I quali pertanto vanno indagati, come indica l’analisi adleriana, riferendosi soprattutto alle esperienze infantili ed in particolare a quelle relative ai primi tre-quattro anni di vita, epoca in cui si forma il cervello, come la ricerca scientifica ha comprovato. E la costruzione di una personalità e di una circuiteria neuronale ‘sana’, dipende dalla qualità delle relazioni di attaccamento vissute dal bimbo, si può dire dalla simmetria e dall’intensità di Amore interiorizzato. Interazioni affettivamente sintoniche favoriscono nel piccolo l’acquisizione di quella fiducia, sicurezza e coraggio, necessari per affrontare con efficacia la realtà. Viceversa legami poco empatici e caratterizzati da tensioni e incoerenze, possono generare profonde ferite e facilitare lo sviluppo di problematici disturbi in cui si inseguono per compenso onnipotenti mete, ponendo distanza affettiva dai propri simili. Per inseguire i suoi distorti obiettivi, una persona così orientata può avvalersi degli strumenti che peculiarizzano lo spirito dei tempi, nel nostro caso quelli che afferiscono a Technè.
In quest’ottica allora, la bontà o la dannosità della tecnologia è relativa a CHI la usa: una personalità solida e strutturata in maniera armoniosa, la può utilizzare in maniera misurata e utile, un’altra che non ha risolto le proprie ferite e motivi di dolore, la può adoperare come improduttivo lenitivo.

L’attribuire pertanto la causa del disagio giovanile principalmente a Technè e al cellulare, può essere un modo per deresponsabilizzarci?

07/03/2025

Psicanalista di orientamento adleriano, Giacomo Balzano è autore di diversi saggi e romanzi. L’ultimo in ordine di tempo è Cuore liquido – L’ermafrodito pubblicato per Les Flaneurs edizioni (225 pagg., 17 euro). Si tratta di un romanzo di formazione e ricostruzione a sviluppo psicologico, un...

Un altro approdo   per "Cuore liquido". Vi aspettiamo🌞🙋‍♂️🙋‍♂️
10/11/2024

Un altro approdo per "Cuore liquido". Vi aspettiamo🌞🙋‍♂️🙋‍♂️

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