17/07/2025
COME SCEGLIERE L'ASSISTENTE FAMILIARE
Assistere il proprio caro con demenza a domicilio comporta, prima o poi, per garantire una cura ed assistenza h24 adeguata, di farsi aiutare ed in parte o del tutto sostituire da una persona estranea alla famiglia che entrerà a far parte dell’ambiente umano in cui il paziente è inserito. Scegliere questa persona comporta operare una selezione accurata alla quale far seguire un adeguato inserimento e supervisione, oltre, laddove se ne ravvisasse la necessità, una appropriata formazione, altrimenti il rischio di fallimento è incombente. Sappiamo bene quante badanti, sarà l’unica volta che utilizzerò questo termine a me non gradito, perché nella sua accezione rimanda ad una gestione del paziente che si connota in termini di custodia e non in termini di relazione di scambio, dopo 1-2 gg di permanenza in casa con la persona con demenza decidono di fare le valigie ed andarsene… Non esistono caratteristiche generali che connotano l’assistente familiare ideale: esistono delle caratteristiche del paziente e della sua famiglia che rendono più adatta una persona piuttosto che un’altra. Parimenti non esiste un protocollo di azione, una formula magica in un mondo in cui tutto è sfumato, mutevole e nel quale potrebbe accadere di tutto. Esistono però dei criteri basilari sui quali non si può e non si deve transigere: la persona che affiancheremo al nostro caro con demenza, per provvedere alla sua assistenza, cura, compagnia, dovrebbe innanzitutto desiderare di lavorare con questo tipo di pazienti, non dovrebbe farlo come soluzione di ripiego, altrimenti sarebbe molto difficile riuscire a creare una relazione autentica e sintonica col paziente; dovrebbe avere comprovata formazione (area socio-sanitaria) ed esperienza con persone con demenza o quantomeno volontà di acquisire quante più nozioni possibile in tal senso; dovrebbe mostrare un atteggiamento rispettoso, non invadente o indelicato ed utilizzare un linguaggio mai ageista o stigmatizzante (dire “è violento” è ben diverso dal dire “è impaurito”, dire “tanto è vecchio” è diverso dal dire “è una persona anziana con dei deficit da compensare”); dovrebbe riuscire ad impegnare il paziente in attività piacevoli senza mai sottoporlo a sforzi inutili, stress, umiliazioni, infantilizzazione; dovrebbe essere sicura del proprio agire e capace di risolvere i problemi, proteggendo il nostro caro, conservando sempre fermezza e sorriso al fine di non far spaventare ed agitare il paziente che invece dovrà fidarsi e percepirla come la sua ancora di salvezza; se straniera, dovrebbe parlare utilizzando la lingua italiana in maniera perlomeno comprensibile e riuscire a mettere da parte le abitudini legate al proprio retaggio culturale per adattarsi a quelle del paziente che seguirà. Una volta scelta, la futura assistente dovrebbe essere gradualmente inserita, dapprima sempre in presenza di familiari che dovranno aiutarla a conoscere l’identità più profonda, i gusti, le abitudini, le esigenze della persona alla quale rivolgerà le sue cure, per poi essere lasciata, sia pur supervisionata, agire con una certa autonomia. Un operatore bravo saprà instaurare relazioni empatiche e supportive entro le quali utilizzare le proprie competenze professionali per aiutare la persona. Sicuramente non è semplice, ma quanto più la scelta sarà operata in maniera mirata, tanto più i nostri cari potranno trarne beneficio in termini di benessere e qualità di vita ottimale. Non possiamo pensare, così come non lo facciamo quando dobbiamo affidare dei bimbi ad una babysitter, di consegnare una persona anziana fragile alle cure di una assistente della quale non si siano verificate in maniera accurata capacità professionali e doti umane.
MDP