30/10/2025
Manaus città di porto e dalle mille banchine. Manaus nei suoi colori, negli odori, nei Pastel de Carne e nel Guaranà.
Porta dell’Amazzonia, città dei fiumi dove Rio Negro e Rio delle Amazzoni s’incontrano senza mescolarsi.
Qui Il fiume è vita, è come un’autostrada con stazioni di rifornimento in cui l’odore del pesce e il vocio che si leva dai mercati ci avvertono che qui di pace ne troveremo ben poca. Le informazioni su dove andare sono sempre confuse e contraddittorie, nessuno però ci nega mai un sorriso.
Sui ponti delle barche ormeggiate le amache dondolano con ritmo lento e regolare, quasi ipnotico. C’è chi dorme, c’è chi parla e chi vuole condividere un pezzo della propria storia con noi stranieri sudati e col volto stanco. Veniamo rapiti dai mercati. È tutto veloce, i pesci volano da una barca all’altra e poi di mano in mano via verso il banco.
A Manaus tutto dipende dalla pesca, e anche noi ci sentiamo un po’ pescatori. Le nostre “prede” sono i volti dei lavoratori che al calar del sole si tuffano in acqua per sistemare gli ancoraggi per il giorno dopo. E s’instaurano rapporti, ci si conosce quel poco che basta per una stretta di mano, un abbraccio o un “Boa Vida” gridato sopra il rumore di macchine e clacson e delle piccole lance che sfrecciano all’orizzonte.
Il fiume è anche questo: un punto d’incontro. Sul fiume si mangia insieme, si vive insieme. Non trasporta solo acqua lungo il suo corso, ma la memoria di battaglie antiche e ancora attuali, perché di questo fiume e del polmone che gli pulsa intorno ne hanno da sempre bisogno in molti.
Foto: .rubegni
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