Gruppo di Ricerca e Formazione sull'Immaginario

Gruppo di Ricerca e Formazione sull'Immaginario Il GRUPPO DI RICERCA E FORMAZIONE SULL’IMMAGINARIO
è composto da figure professionali che si inte

04/11/2025

Essere eterosessuali, omosessuali, lesbiche, bisessuali, liquidi o altro non garantisce in alcun modo una vita sessuale e affettiva realizzata e gioiosa. L’identità sessuale, qualunque essa sia, non salva dal rischio dell’infelicità, del fallimento, del disagio e della solitudine. È un errore e una grave illusione pedagogica pensare che basti riconoscere un’etichetta per risolvere il mistero del desiderio. La psicoanalisi ci ricorda che il desiderio non è mai completamente trasparente a se stesso, che resta sempre in esso un resto opaco, un enigma irrisolvibile. Ecco perché ogni vera educazione alla sessualità dovrebbe essere, prima di tutto, un’educazione al mistero. Che cosa significa amare? Che cosa significa desiderare? Perché possiamo fare delle scelte sessuali o amorose che anziché aprire la nostra vita alla pienezza della vita, la offendono e la feriscono? Perché dovremmo sempre sottrarci a rapporti che assomigliano a delle catene e perché a volte invece li ricerchiamo morbosamente? Perché non è così facile unire e non opporre il desiderio all’amore?
Ma siamo sicuri che un programma ministeriale o un’educazione famigliare possano davvero pretendere di dare risposte a questi interrogativi così cruciali che accompagnano da sempre la vita umana? È la Scuola come comunità vivente che deve incaricarsi non tanto di rispondere a questi interrogativi ma di educare quanto meno alla libertà, al rispetto delle differenze e al mistero. Innanzitutto attraverso i poeti, la letteratura, il cinema, il teatro, insomma, attraverso la cultura che già si insegna. In secondo luogo, nel favorire nella vita scolastica di tutti i giorni la lotta contro ogni forma di discriminazione, l’accoglienza della differenza, il riconoscimento del pieno diritto di ciascuno alla propria libertà sessuale. Un dubbio: tutto questo si ottiene facendo della sessualità e dell’affettività una materia di studio?

Massimo Recalcati

04/11/2025
05/10/2025

Miagola Azzurro di Celentano e riconosce il tuo volto.

Nelle RSA del Veneto dal 2022 succede qualcosa di impensabile. Un gatto artificiale che non ha mai cacciato un topo, ma cattura ricordi.

Il robot memorizza fino a 120 volti diversi tra ospiti e operatori. Ogni persona ha la sua colonna sonora d'epoca: canzoni italiane degli anni '60 che riportano alla mente momenti perduti.

Non è fantascienza, è robopet therapy.

Gli operatori raccontano scene toccanti: anziani che non parlavano da mesi tornano a sorridere sentendo "Nel blu dipinto di blu". Il gattino artificiale diventa confidenze sussurrate e abbracci spontanei.

L'Università di Padova ha documentato tutto in una tesi pionieristica. Anche Ca' Foscari di Venezia studia questo fenomeno: come un oggetto senza anima risvegli l'anima di chi l'ha quasi perduta.

Prima del Covid c'erano cani e gatti veri nelle case di riposo. La pandemia ha chiuso quella porta per sempre, aprendo questa finestra tecnologica.

Il risultato stupisce: meno farmaci sedativi, più momenti di lucidità.

Oggi la memoria si affida a circuiti di silicio che cantano melodie del cuore. Domani chissà quale altra frontiera tra uomo e macchina cadrà, nell'eterna ricerca di ciò che ci rende umani.

Forse il paradosso è proprio questo: serve un robot per ricordarci chi siamo.

💁‍♂️ Quel che non sapevi, in breve
👉 Memorizza 120 volti e associa canzoni personalizzate a ogni ospite
👉 Ha ridotto l'uso di sedativi in diverse RSA del Veneto
👉 È nato dalle limitazioni Covid alla pet therapy tradizionale
👉 È studiato dalle università di Padova e Ca' Foscari

30/09/2025

La direzione non è dare in eredità ai figli giardini reali, non è dare in eredità ai figli, i beni le rendite, le proprietà.

Si tratta di dare in eredità ai figli il nostro sguardo sul mondo.

La prima forma dell'eredità dei figli è l'eredità dello sguardo dei genitori.

Questo sguardo è capace di vedere lo splendore del mondo?

Questo sguardo è capace di testimoniare che sentiamo, sentiamo ancora, che siamo ancora capaci di amare, nonostante il dolore del mondo?

[Massimo Recalcati]

29/09/2025
27/09/2025
12/09/2025

«Nessuna Scuola-dispositivo potrà mai sopprimere l’esistenza della Scuola-radura salvo trasformare la Scuola stessa in una pura organizzazione carceraria. Lo racconta a suo modo un film divenuto cult come L’attimo fuggente (1989), dove in una Scuola ispirata a un codice paterno deformato e ridotto alla trasmissione dell’ideale disciplinare dell’obbedienza ai valori della tradizione, un professore – il mitico professor Keating – porta con sé la potenza anarchica e sovversiva del desiderio di sapere. Per quanto il dispositivo della Scuola tenda a ridurre il sapere a una ripetizione anonima di slide prive di vita, l’esperienza della radura e della luce è, in realtà, sempre possibile».

La luce e l'onda. Cosa significa insegnare? (Einaudi editore, 2025)

08/09/2025

Gli scienziati hanno scoperto che la sfida fisica più dura per il corpo umano non è correre un’ultramaratona.
È la gravidanza.

Il cuore cresce e p***a fino al 50% di sangue in più.
I polmoni perdono quasi il 20% della loro capacità perché gli organi si spostano.
Il cervello si “riscrive”, con cambiamenti che durano anni, per permettere alla madre di legarsi e proteggere il suo bambino.
Nel terzo trimestre, il sonno diventa frammentato come in chi soffre di insonnia cronica.
E il corpo crea persino un nuovo organo: la placenta, che consuma più energia del cervello stesso.

Eppure, alle mamme spesso viene detto di “smettere di lamentarsi” e di “godersi ogni momento”.

La gravidanza non è solo qualcosa di meraviglioso.
È il lavoro più duro che un corpo umano possa mai affrontare.
E il mondo non dovrebbe mai darlo per scontato. ❤️

08/09/2025

[ Tutto ciò che di più grande conosciamo ci è venuto dai nevrotici. ]

Sono loro e non altri che hanno fondato religioni e hanno creato magnifiche opere d’arte. Mai il mondo saprà quello che deve loro, e nemmeno quanto essi abbiano sofferto per poter elargire i loro doni. Noi gustiamo le incantevoli musiche, i bei quadri, mille cose raffinate, ma non sappiamo ciò che esse sono costate a coloro che le inventarono, in insonnie, pianti, risa spasmodiche, orticarie, asme, epilessie, e in un’angoscia di morire, che è peggio di tutto quanto.

Marcel Proust, da “I Guermantes”, Alla ricerca del tempo perduto - Traduzione di Giovanni Raboni

ph Stefan Moses

05/09/2025

Identificazione Proiettiva.

“Sappiamo che l’identificazione è la più primitiva e originaria forma di legame emotivo” scriveva Freud nel 1921, in “Psicologia delle masse ed analisi dell’Io”, descrivendo le forme dell’identificazione primaria, basata sull’acquisizione delle caratteristiche dell’oggetto amato, attraverso un processo di introiezione, sul modello degli istinti cannibalici originari del neonato:

un legame emotivo precoce, precedente all’instaurarsi della relazione anaclitica*.

-A partire da questa considerazione, è possibile affermare che l’identificazione originaria a cui Freud si riferisce costituisce una sorte di matrice teorica di cruciale importanza, che solo nel tempo verrà ripresa e sviluppata dagli psicoanalisti post-freudiani, anche grazie al progressivo maggior riconoscimento dei meccanismi di funzionamento della mente primitiva, e della precocità delle relazioni oggettuali.

Sarà il caso dell’”identificazione proiettiva”.

-Il concetto di “identificazione proiettiva”, pur essendo comparso già in precedenza nella letteratura psicoanalitica (Weiss, 1925; Brierley, 1945) non suscitò molto interesse negli psicoanalisti, finché non venne descritto nel 1946, da M. Klein, in “Note su alcuni meccanismi schizoidi”.

-Concordando con le osservazioni di Fairbain (1944) sull’esistenza di una “posizione schizoide” normale nei primissimi tempi dello sviluppo, M.Klein descrive una particolare fantasia attraverso la quale il neonato – per difendersi dall’angoscia – scinde, e proietta parti di sé intollerabili all’interno della madre, con il fine di prenderne possesso e controllarle/la:

“ poiché e in quanto, con tale proiezione dentro, la madre viene a contenere le parti cattive del Sé, essa non è sentita come un individuo separato ma come il Sé cattivo […]. Ciò determina una particolare forma di identificazione che costituisce il prototipo delle relazioni oggettuali aggressive” (ed anche, aggiungerei, delle identificazioni narcisistiche).

-Nella revisione di quello stesso articolo, nel 1952, aggiungerà:

“Proporrei di denominare questa forma di processo di identificazione ”identificazione proiettiva”.

-Si tratta di un concetto complesso, che “illustra la connessione tra istinti, fantasia e i meccanismi di difesa.

-E’ una fantasia di solito molto elaborata e dettagliata;

è un’espressione degli istinti perché sia i desideri libidici che quelli aggressivi sono sentiti essere onnipotentemente soddisfatti dalla fantasia;

è comunque anche un meccanismo di difesa nello stesso modo in cui è la proiezione, cioè sbarazza il Sé delle parti non desiderate” (H. Segal, 1967), tenendole al tempo stesso sotto controllo.

-Ciò permette, inoltre, di evitare ogni consapevolezza di separazione, di dipendenza e di invidia.

-L’uso eccessivo dei meccanismi proiettivi produce l’insorgere di angosce paranoidi, poiché gli oggetti contenenti le parti cattive del sé diventano persecutori, oltre ad un senso di svuotamento e indebolimento dell’Io, fino a stati di depersonalizzazione, per la perdita delle parti scisse e proiettate del sé.

-Questa dinamica verrà descritta da M. Klein con molta chiarezza nel suo articolo “Sulla identificazione” (1955), attraverso le trasformazioni identitarie di Fabien, il protagonista della novella di J. Green, “Se fossi in te”.

-Bisogna ricordare che M. Klein si era parzialmente dissociata dalla teoria pulsionale di Freud, ritenendo che la relazione oggettuale esistesse fin dall’inizio della vita neonatale, e che ogni spinta pulsionale fosse sempre fissata ad un oggetto, il primo dei quali è il seno materno precocemente interiorizzato, che costituisce “un organizzatore fondamentale dell’Io e ne garantisce la coesione”.

-All’epoca in cui ha descritto l’Identificazione Proiettiva, stava cercando di approfondire la qualità degli stati d’angoscia primitivi, ed i meccanismi attraverso i quali l’Io immaturo del neonato – privo di una stabile coesione ma presente ed attivo fin dalla nascita, – cerca di difendersene.

-L’angoscia conseguente all’entrata in azione della pulsione di morte nell’organismo, viene “avvertita inizialmente come paura di annientamento (morte), e… si configura pressoché immediatamente come paura di persecuzione” da parte di oggetti che minacciano il neonato dall’interno.

-Ciò lo espone ad intense angosce di frammentazione, per difendersi dalle quali, scinde attivamente ed espelle dentro all’oggetto esterno, il seno materno, parti dell’Io e degli oggetti interni minacciosi, gli oggetti cattivi.

-Questo stato della mente, caratteristico dei primi 3-4 mesi di vita, fu denominato dalla Klein “ posizione schizoparanoide”.

-Klein, tuttavia, sottolinea che, non solo parti “cattive” del sé vengono proiettate nell’oggetto esterno, ma anche parti “buone” – perché sentite come immeritate, o per proteggerle dai cattivi persecutori interni.

-Tale proiezione “è fondamentale affinché il bambino sviluppi buone relazioni oggettuali e le integri nel proprio Io”, e diventa la base dell’empatia.

-Se eccessiva, anche in questo caso, “può derivarne una troppo forte dipendenza da questi rappresentanti esterni delle parti buone del sé e la paura che la propria capacità di amare vada perduta” (Klein, 1946)

-W. Bion (1959, 1962) sarà il primo ad introdurre una distinzione tra una forma di Identificazione Proiettiva “normale”, ed una “patologica”, mettendo in luce, accanto alla primitiva funzione evacuativa descritta inizialmente da M. Klein, la dimensione interpersonale, comunicativa, che l’identificazione proiettiva contiene.

*La relazione anaclitica è, in psicoanalisi, il processo mediante il quale un bambino cerca e riceve supporto emotivo (appoggio) dalla madre o da una figura genitoriale di riferimento.

A cura di Maria Laura Zuccarino

Società Psicoanalitica Italiana.

28/08/2025

«L'inconscio di una persona è proiettato su un'altra persona, così che la prima accusa la seconda di ciò che trascura in se stessa.
Questo principio è di una validità talmente generale e allarmante che ognuno farebbe bene, prima di prendersela con gli altri, a mettersi a sedere e considerare molto attentamente se il mattone non dovrebbe essere gettato sulla propria testa.»

(C.G.Jung - Civiltà in transizione, Opere Vol. 10)

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