25/05/2020
Smart working, un nuovo modello di lavoro da regolamentare
Lo smart working, se regolamentato a dovere, può diventare uno strumento valido per riuscire a conciliare vita e lavoro, uno fra gli importantii obbiettivi del nostro sindacato.
Sono numerose le testimonianze raccolte in questo lungo periodo di isolamento dovuto all’emergenza COVI-19, tutte favorevoli al lavoro a distanza. Ma attenzione, questo nuovo metodo di lavoro non deve diventare una pratica a svantaggio del lavoratore, serve per impegnare il lavoratore su un obiettivo e sul raggiungimento di un risultato condiviso. Poi, all'interno di questo processo, datore di lavoro e lavoratore potranno gestire risorse e tempo come meglio credono. Tutto questo porterà ad un miglioramento della produttività a vantaggio di una vita più serena, nella maggior parte dei casi.
In questo periodo emergenziale, purtroppo, abbiamo constatato molta improvvisazione e diverse filosofie di pensiero in merito al lavoro a distanza. In molti casi è stato di fatto prodotto un tele-lavoro vale a dire, un lavoro da casa come quello in svolto in ufficio: alle 8.30 accendi il computer, alle 17 spegni, un'ora per la pausa pranzo.
Lo smart working non e' precisamente questo.
Rispetto alle due filosofie, telelavoro e smart working, già introdotte nei contratti collettivi nazionali, fino al periodo pre-crisi non c'è stata una reale volontà sia nelle aziende che nella pubblica amministrazione, ad affrontare il cambiamento nel modo di approcciare al lavoro. Molto spesso si è solo parlato di introdurre nuovi metodi ma nel concreto non sono stati avviati gli accordi di secondo livello con le rappresentanze sindacali necessari per stabilire obiettivi e regole. Il rischio è che, in mancanza di una vera e propria normativa, per cui se non sono definite le regole, lo smart working ma anche il tele-lavoro, diventino una schiavitù.
Nel nuovo modello di lavoro smart working, riteniamo debba essere garantito un costante collegamento con l'azienda, per esempio tre giorni di smart working e due in azienda. Siamo convinti e lo ribadiamo in tutte le sedi, la partecipazione ad un processo produttivo non è fatta solo di ore di lavoro: è un confronto di cervelli, ma anche di diritti. La tecnologia oggi offre opportunità ancora in gran parte inesplorate e soprattutto non regolamentate a dovere, come per esempio l’utilizzo delle teleconferenze.
A tal proposito, la UGL ha già avanzato delle proposte da portare in Parlamento per considerare le piattaforme di teleconferenza come strumenti per fare le assemblee dei lavoratori in orari di lavoro, previste dalla legge 300, lo Statuto dei Lavoratori.
C'è tutto un mondo di nuovi lavori e diritti da normare per poter introdurre con piena efficacia lo smart working, nel terziario, nel settore del commercio e nella pubblica amministrazione. Dobbiamo cambiare il modello di relazioni industriali, passando dal principio della lotta di classe all'accordo tra capitale e lavoro. Crediamo sia giunto il momento di arrivare all'applicazione dell'art. 46 della Costituzione sulla reale partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese.