15/10/2025
Ti è mai capitato di sentirti “troppo”?
Troppo disponibile, troppo gentile, troppo attent*, finché di te non resta quasi niente.
Quello non è carattere.
È sovradattamento: una risposta emotiva appresa, costruita per proteggere il legame.
Da piccoli impariamo presto che, per essere accettatə, dobbiamo essere “facili da gestire”: silenziosi, compiacenti, impeccabili.
E così diventiamo esperti nel leggere l’altro… ma smarriamo il contatto con noi stessə.
Nella teoria dell’attaccamento, il sovradattamento nasce come strategia di sopravvivenza relazionale:
un modo per mantenere la connessione quando l’ambiente non è sicuro.
Con il tempo, però, questa strategia può trasformarsi in una gabbia invisibile, ci si adatta anche dove non serve più.
Nel lavoro clinico, soprattutto con l’EMDR, accade spesso che il corpo ricordi ciò che la mente ha imparato a negare:
la tensione di dover piacere, il bisogno di non deludere,
la paura che essere autentici significhi perdere l’altro.
Ma il sovradattamento non è un errore:
è una storia di amore e paura intrecciata insieme.
E può trasformarsi, può cambiare.
Quando si inizia a tollerare l’idea di essere vistə davvero, anche imperfettə, si torna lentamente alla propria autenticità.
Non servono maschere per meritare presenza.
Solo il coraggio di restare, questa volta, così come si è.
E tu, in quali momenti senti che ti stai adattando troppo?
Cosa accadrebbe se ti concedessi di essere semplicemente te stessə?