23/11/2022
La foto dice poco, ma è andata così.
Al ristorante mia figlia (4 anni) mangia un piatto di gnocchi al pomodoro voracemente. Ne resta un mucchietto nel centro del piatto e lei mi chiama.
“Mamma, devo dirti una cosa a bassa voce”
“Ok”
“Posso prendere il dolce anche se non ho finito?”
Come sapete, il cibo non dev’essere mai un premio o una punizione e non ci devono essere alimenti di serie A o serie B: dire che devi mangiare tutti gli gnocchi per prendere il dolce significa che gli gnocchi sono un dovere, un obbligo, sono… antipatici. Invece il dolce diventa l’idolo irraggiungibile e viene idealizzato.
Allora la mia risposta è virata più su insegnare alla bambina a riconoscere i suoi segnali interni, in questo caso quello di sazietà:
“Amore, forse se non te la senti di finire gli gnocchi la tua pancia è piena, sei sicura che hai ancora fame per il dolce?”
E la risposta della niña mi è piaciuta tanto:
“Mamma, ti spiego una cosa: non è che non li finisco perché sono piena, è perché sono stanca del sapore, adesso ho voglia del sapore del dolce.”
Chapeau niña.
Ti sai ascoltare: riconosci i tuoi segnali e sai esprimerli a parole.
Faccio un grande sorriso e penso all’incredibile consapevolezza dei bambini.
L’educazione alimentare non è fatta di divieti, ma di ascolto del bambino e di educazione all’ascolto di sé stessi.