26/08/2025
FARMACI E DISBIOSI / 1: omeprazolo - lansoprazolo - pantoprazolo – rabeprazolo – esomeprazolo
ovvero "Gli inibitori di p***a protonica" o IPP
Nel post precedente abbiamo parlato dell’effetto del microbiota sui farmaci, ma è bene ricordare che è vero anche l’inverso: i farmaci possono alterare la composizione e la funzionalità del microbiota, con effetti che variano a seconda della classe di farmaco e della durata del trattamento. Oggi iniziamo da una classe di farmaci molto utilizzata, gli inibitori di p***a protonica ovvero omeprazolo - lansoprazolo - pantoprazolo – rabeprazolo – esomeprazolo (a volte chiamati “gastroprotettori” - magie del marketing sanitario...)
PERCHE’ gli I.P.P. CAUSANO DISBIOSI?
La barriera acida gastrica serve anche a proteggerci dal passaggio dei batteri; questi farmaci attenuano l’acidità gastrica e dunque favoriscono la colonizzazione diretta da parte di patogeni e modificazioni in senso disbiotico del microbioma intestinale.
COSA SUCCEDE?
Numerosi studi hanno mostrato un’associazione tra uso di inibitori di p***a protonica e l’infezione da Clostridium Difficile, nonchè un aumento del rischio per infezione da Salmonella e da Campylobacter Jejuni
Inoltre, due diverse metanalisi hanno mostrato un'associazione significativa tra il trattamento con inibitori di p***a protonica e il rischio di S.I.B.O. (sovracrescita batterica dell’intestino tenue). Che a sua volta può determinare sintomi come asma, acne, senso di affaticamento cronico, depressione, nausea, gonfiore, malnutrizione, dolori articolari e molto altro
Vedo quotidianamente pazienti che utilizzano IPP in cronico, e quando andiamo a fare il test del microbiota una quota molto alta di essi risulta poi avere disbiosi anche severe, anche con batteri non tipici dell’ecosistema umano (è perfettamente normale: se andiamo a disattivare una barriera tipica dell’organismo umano, passeranno batteri che che normalmente non passano).
Intendiamoci: questi farmaci a volte sono davvero necessari!
E’ però anche vero che diversi studi hanno dimostrato un eccesso di prescrizione se non addirittura un utilizzo inappropriato. L’errore più comune è continuarli dopo la fine dell’indicazione medica (in molti casi 2 settimane) o addirittura senza indicazione medica, cosa che non andrebbe mai fatta
I farmaci, anche non-antibiotici, possono modificare profondamente il microbiota intestinale, influenzando la salute dell’ospite e la risposta ai trattamenti. Comprendere queste interazioni è fondamentale per una medicina più personalizzata e sicura.
Il monitoraggio della composizione del microbiota può aiutare a identificare e affrontare precocemente eventuali squilibri.
E tu hai mai preso questo tipo di farmaci? Hai riscontrato sintomi come gonfiore addominale, costipazione o al contrario diarrea, affaticamento cronico, dolori articolari?
Scrivimi nei commenti, sono curioso di sentire il tuo punto di vista!