Dott.ssa Psicologa Maria Giusi Cannio

Dott.ssa Psicologa Maria Giusi Cannio Psicoterapia

SAPEVI CHE IL MITO DELLA CAVERNA DI PLATONE RIVELA LA NATURA DELLA NOSTRA REALTÀ?Scopri l’allegoria che sfida la nostra ...
18/08/2024

SAPEVI CHE IL MITO DELLA CAVERNA DI PLATONE RIVELA LA NATURA DELLA NOSTRA REALTÀ?

Scopri l’allegoria che sfida la nostra percezione del mondo.

Nel libro VII de "La Repubblica", Platone presenta una delle allegorie più celebri e profonde della filosofia occidentale: il Mito della Caverna. Questo racconto non è solo una narrazione affascinante, ma anche uno strumento potente per comprendere la teoria della conoscenza e la percezione della realtà, concetti centrali nel pensiero platonico.

Immaginate una caverna oscura dove un gruppo di prigionieri è incatenato fin dalla nascita. Questi prigionieri sono immobilizzati in modo tale che possono guardare solo verso una parete di fronte a loro. Dietro i prigionieri, c'è un fuoco e, tra il fuoco e i prigionieri, c'è un sentiero rialzato. Su questo sentiero passano persone che portano oggetti e figure di varie forme, proiettando ombre sulla parete che i prigionieri possono vedere. Per questi prigionieri, quelle ombre sono l'unica realtà che conoscono.

Le ombre nella caverna simboleggiano l'ignoranza e la percezione limitata di coloro che non hanno raggiunto la conoscenza vera. Rappresentano una realtà distorta e superficiale, una metafora di come le apparenze e le percezioni possano ingannare la nostra comprensione della vera natura delle cose.

Il mito prende una svolta significativa quando uno dei prigionieri viene liberato. All'inizio, questo prigioniero prova un dolore acuto e una confusione intensa nel ve**re esposto alla luce del fuoco e, infine, al sole del mondo esterno. La luce è accecante, e il prigioniero lotta per comprendere questa nuova realtà. A poco a poco, i suoi occhi si abituano, e inizia a vedere il mondo così com'è: colori, forme, la vastità del cielo e lo splendore del sole. Questo processo simboleggia il cammino verso la conoscenza e l'illuminazione intellettuale, un viaggio arduo e doloroso, ma profondamente trasformativo.

Il prigioniero liberato si rende conto che le ombre nella caverna non sono la realtà, ma semplici illusioni. Nel suo desiderio di condividere questa rivelazione, torna nella caverna per liberare gli altri. Tuttavia, al suo ritorno, trova resistenza e viene frainteso da coloro che sono ancora incatenati. Per loro, le ombre restano l'unica realtà valida, e l'idea di una realtà diversa è inconcepibile e minacciosa. Questo ritorno sottolinea la difficoltà di trasmettere e accettare la verità in un mondo abituato alle illusioni, un riflesso della resistenza umana al cambiamento e all'accettazione di nuove verità.

Il Mito della Caverna, quindi, non illustra solo la teoria epistemologica di Platone, ma anche la sua visione sull'educazione e il ruolo del filosofo nella società. Il filosofo, come il prigioniero liberato, ha la responsabilità di guidare gli altri verso la luce della conoscenza, anche se ciò comporta affrontare l'incomprensione e la resistenza.

20/07/2024

Aspettare se stessi dagli altri

La delusione delle aspettative si genera spesso da un'illusione di partenza.
Una delle peggiori trappole in cui possiamo cadere è sperare che le persone agiscano come faremmo noi.
In realtà, non sono gli altri che ci deludono, ma solo le aspettative che avevamo rimesso noi su di loro, le caratteristiche che noi gli abbiamo dato e che non posseggono, pur avendone altre che non valutiamo perché non ci interessano, perché infine pretendiamo modi di fare o atteggiamenti che sono in realtà nostri e non loro.

18/07/2024
Dallo Psicologo non vanno i pazzi. Vanno le persone sane che decidono di affrontare una volta per tutte un problema o un...
14/07/2024

Dallo Psicologo non vanno i pazzi. Vanno le persone sane che decidono di affrontare una volta per tutte un problema o un disagio che rende difficile la loro vita.
Pazzo è chi se lo tiene il problema.

14/07/2024

Sono state pubblicate le graduatorie del bonus psicologico: sul sito dell’INPS è ora possibile verificare, per chi ne ha fatto richiesta, se si è beneficiari o meno. Gli aventi diritto potranno usufruire del contributo per sostenere le spese relative a sessioni di psicoterapia.

Ricordiamo che le graduatorie sono state stilate tenendo in considerazione l’ISEE e, in caso di parità del valore, l’ordine cronologico di presentazione delle domande.

Ecco la procedura per verificare se si ha diritto al bonus:
•⁠ ⁠accedere al sito www.inps.it e nel campo di ricerca digitare “bonus psicologo”;
•⁠ ⁠selezionare il risultato “Contributo per sostenere le spese relative a sessioni di psicoterapia – Bonus psicologo”;
•⁠ ⁠cliccando su “Utilizza il servizio” si accede alla propria area e, una volta autenticati, si può visionare l’esito della richiesta.

Chi ne ha diritto potrà visionare l’importo del contributo, che dovrà essere impiegato entro 270 giorni dalla pubblicazione delle graduatorie.

Per verificare se si è beneficiari 👇🏻
https://www.inps.it/it/it/dettaglio-scheda.it.schede-servizio-strumento.schede-servizi.contributo-per-sostenere-le-spese-relative-a-sessioni-di-psicoterapia-bonus-psicologo.html

L'incertezza affettiva crea, più che un problema emotivo, una terribile angoscia. Essere capiti significa essere salvati...
14/07/2024

L'incertezza affettiva crea, più che un problema emotivo, una terribile angoscia. Essere capiti significa essere salvati, essere presi, essere tenuti. Non ve**re capiti è dunque enormemente penoso. Una angoscia ancora maggiore viene però sperimentata quando si è nel dubbio: sarò capito? sarò visto? sarò preso? È meglio essere abbandonati che essere nel terribile tumulto dell'incertezza.

03/06/2024

Tutti i martedì in onda su radio Opportunity dalle ore 11:00, "PARLIAMONE" con Maria Giusi Cannio 🎙️

Solo su www.radioopportunity.it 📻

Voglio regalare qualcosa a mio figlio e non so cosa.- Regalagli calma.- calma?- calma: quando tuo figlio si altera, rega...
22/04/2024

Voglio regalare qualcosa a mio figlio e non so cosa.
- Regalagli calma.
- calma?
- calma: quando tuo figlio si altera, regalagli calma, quando si stressa, regalagli calma, quando c'è una situazione difficile, regalagli calma, quando succede qualcosa di grave, regalagli calma.

- Ma... come faccio a offrirle calma quando io stesso mi agito?
Per questo è un regalo, è qualcosa che tu ti sforzi di ottenere e non sempre hai, non è ciò che ti avanza, uno a chi ama non regala ciò che gli avanza. Uno a chi ama regala la cosa più preziosa, regaliamo il tempo e l'energia che investiamo per crescere come esseri umani per essere in grado di regalare calma quando si avvicina la tempesta.

SUICIDIO TRA I RAGAZZI: UN PROGETTO CHE CRESCE NELLA SOLITUDINEIl progetto suicidale è strettamente correlato alla prepo...
14/01/2024

SUICIDIO TRA I RAGAZZI: UN PROGETTO CHE CRESCE NELLA SOLITUDINE

Il progetto suicidale è strettamente correlato alla prepotenza di una fantasia suicidale che i ragazzi che ne escono vivi hanno sempre confermato di coltivare da mesi o anni.
Aiutare i ragazzi a parlare del loro progetto mortifero è una impresa relazionale difficile, ma essenziale.
Bisogna parlare del tipo di relazione che i ragazzi hanno con la morte.
Condividere il segreto con un adulto competente riduce la sudditanza dei ragazzi al patto con la morte volontaria.
Specifico che non è vero che parlare di fantasie suicidali sia un rischio; è vero invece che ammutolire il bisogno di parlarne spinge verso l’azione.
L’unico antidoto alla violenza dell’azione è la parola: l’unico modo per trattenere i ragazzi dal darsi la morte è costruire legami, far sentire loro l’importanza dei vincoli.
Il suicidio è rottura violenta dei legami: per resistere alla prepotenza dell’istanza suicidale il legame deve saper contenere il pensiero della morte e la sua simbolizzazione attraverso la parola, la rappresentazione.
Anche la relazione ostile col proprio corpo va subito valutata.
Si tratta di un obiettivo importante poiché l’atto suicidale esplicita una pessima relazione col proprio corpo.
L’attacco mortale al corpo può essere prevenuto solo se si organizza una pace conveniente fra mente e corpo e se esso viene integrato nella percezione della propria soggettività. I ragazzi spesso hanno l’impressione di vivere nel proprio corpo come in un ambiente inadeguato, ostile, schifoso, unto, scivoloso, pesante, piccolo, grande ect.
Molti però alimentano la fantasia che sbarazzarsi del corpo non significhi morire: può invece voler dire sentirsi finalmente “liberi".
Infatti emerge che molti tentativi di suicidio rappresentano una disperata ricerca di rinascita dopo una morte.
Il suicidio è quasi sempre innescato dalla fantasia di riscattarsi dall’offesa narcisistica o di mettersi in salvo dalla minaccia di un imminente mortificazione scolastica o familiare.
Il principale fattore di rischio è proprio la vulnerabilità al dolore della vergogna e dell’umiliazione.
Scomparire e vendicarsi sono purtroppo le modalità più scontate per attenuare la sofferenza profonda che arreca la vergogna e la mortificazione.
Lo sviluppo della capacità di rappresentare il proprio Sé nelle aree relazionali più significative è la prima cosa che va fatta, perché da qui emerge la motivazione a definire il senso e il valore della crescita, della vita, dell’amore e degli altri.
I PENSIERI DEI RAGAZZI CHE VOGLIONO SUICIDARSI
È un giorno speciale quello della morte volontaria, trascorso generalmente fingendo di nulla, mentre sta succedendo di tutto, abbastanza rassegnati alla conclusione, soddisfatti di aver finalmente deciso, o quasi deciso, o di essere sul punto di decidere. Nessuno si accorge di nulla, i preparativi sono clandestini, spesso nella realtà non si tratta di cambiare gran che, nella mente invece è necessario sovvertire l’assetto dei pensieri convenzionali e riorganizzare i ricordi in modo da renderli congrui con la realizzazione imminente. È anche necessario togliere importanza alle relazioni affettive, rendere trasparenti genitori e fratelli, convincersi che è la soluzione migliore per tutti, oppure che è la loro punizione necessaria; il più delle volte però si tratta di una faccenda che non li riguarda, nella quale verranno coinvolti, ma che non proviene da loro e non li concerne come destinatari dell’intento comunicativo.
Anche gli amici e le amiche non vengono allertati, lo saranno a volte con messaggini lanciati pochi attimi prima o incisi nella memoria del telefonino, che nelle ultime ore spesso funziona a pieno regime senza che nessuno comprenda la natura del messaggio, destinato a diventare comprensibile solo dopo che l’atto compiuto regala le connessioni necessarie.
È un giorno pieno zeppo di significati segretissimi quello scelto per realizzare la morte volontaria: le ultime ore, gli ultimi minuti condensano i pensieri, i dolori, la rabbia e il desiderio di vendetta mai vissuti con tanta calma, immersi nella solitudine radicale che regala l’inutile presenza dell’altro che parla a vanvera poiché nulla può e deve immaginare, il bisogno di un gesto imperiale, la speranza che serva finalmente a qualcosa, un po’ di serietà e il massimo di disperazione, la certezza della fine di tutto, anche del dolore, ma non solo di quello, deve finire anche l’amore impossibile, la paura e soprattutto la vergogna intollerabile che annulla l’illusione di valere qualcosa.

COME NASCE IL DESIDERIO DI SUICIDARSI PER IMPEDIRLO

È di vitale importanza riuscire a capire perché si è deciso in quel preciso momento, in quel giorno, a quell’ora, in quel modo, con addosso quei vestiti, mentre non c’era nessuno o invece c’erano tutti, ma dormivano, non s’accorgevano e avrebbero trovato il corpo, oppure il ca****re, oppure non è affatto chiaro cosa e neppure esattamente chi.
Molti ragazzi mandano messaggi di preavviso ma non si suicidano ma poi arriva il giorno in cui si fa necessario fare "qualcosa di speciale".
Chi ha tentato il suicidio sa che non potrà mai sapere la specialità del dopo (come sarà la libertà dal corpo e come sarà la sua vita) e per trovare il coraggio infatti si ferma alla specialità del momento in cui tutto dovrebbe AZZERARSI.

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