Dott.ssa Amadio Elisa - Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale

Dott.ssa Amadio Elisa - Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale - Ordine delle Marche (Sezione A-N°2935)

Certi dolori non trovano parole.Sono emozioni troppo forti, troppo confuse, troppo grandi per essere dette.E allora è il...
13/11/2025

Certi dolori non trovano parole.
Sono emozioni troppo forti, troppo confuse, troppo grandi per essere dette.
E allora è il corpo a dar loro voce.
A dare parola al "troppo".
Attraverso un taglio, un livido, una bruciatura...Un gesto che ha dell'assurdo, ma che, in realtà, è una richiesta dolorosa di sollievo, di tregua, di silenzio.
L’autolesionismo non è un “capriccio”, una "moda" o una “ricerca di attenzione”.
È un modo disperato per gestire un dolore che non sa dove andare, che fa male.
Un tentativo, fragile, ma reale, di sopravvivere a qualcosa che sembra insopportabile.
E allora cosa facciamo in terapia?
Impariamo pian piano che il dolore ha una forma, un nome...
Che il dolore può essere ascoltato, accolto, compreso....non punito o messo a tacere.
Impariamo che ci sono altri modi, più gentili e sicuri, per placarlo.
E che c'è sempre una strada diversa dal dolore, anche se all'inizio non si riesce a vedere.

Parlarne è il primo passo.
Sempre.
..

"Arriva come un' onda. Uno tsunami. Dalla forza incontrollabile. La senti, spinge la pelle da dentro. Vuole uscire, esplodere, ma non trova sfogo. Fa male. Troppo. È troppo questo dolore tutto assieme. Non può il corpo contenerlo tutto. Non è possibile.
Come faccio? Come faccio a farlo uscire? Come faccio a liberarmene? Ti prego, esci. Vai via. Lasciami in pace. Così morirò di dolore.
Lo sento che sto per morire.
O forse un modo c'è. Bisogna creare un buco. Una fessura. Nella carne. Forse così uscirà tutto questo male che ho dentro. Si, sono sicuro. Uscirà tutto.
E allora incido. Lo faccio quasi ovattato. Con la stessa sensazione di pace e sospensione che si ha un attimo prima di svenire. Sono in lacrime, ma incido con precisione, cura. Ed eccolo che esce quel dolore. Con il sangue. Scorre via. E io lo guardo. Lo guardo fiero. Silenzioso. Orgoglioso. Calmo. Scorre lento. Si ferma. Si cristallizza. Rimane lì. E io anche. Lo guardo. Respiro. È passato tutto. Non sento più niente.
Sento il vuoto.
La calma.
I battiti rallentano.
Io rallento.
Ci sono.
Sono vivo.
Sono sopravvissuto.
Sono un sopravvissuto.
Al dolore.
Al male.
Alla morte.
Il mio cuore è salvo.
Per ora.
Mi faccio schifo...
Eppure mi sento grandioso.
Importante.
Diverso.
Diverso da tutto questo schifo che mi circonda.
Che mi dilania.
Che mi distrugge.
Che non mi vede...
Che mi calpesta.
Non ho più bisogno di gridare.
Ora c'è silenzio.
E calma.
E vuoto.
Fuori e dentro me.
Posso andare a dormire."
..

Dedicato a chi sa...❤️

Dott.ssa Amadio Elisa

A volte accadono fatti inaspettati che stravolgono all'improvviso la nostra esistenza, costringendoci a un dolore inimma...
07/11/2025

A volte accadono fatti inaspettati che stravolgono all'improvviso la nostra esistenza, costringendoci a un dolore inimmaginabile.
E di fronte a questo dolore, può succedere di farsi questa fatidica domanda.
Perché a me?
Soprattutto davanti a situazioni dolorose che ci cambiano la vita, la nostra mente non è in grado di tollerare la mancanza di spiegazioni, e per tale ragione incominciamo a ricercarne disperatamente una.
Risposte. Risposte. Risposte.
Una ricerca incessante di risposte.
Lo facciamo perché abbiamo bisogno di una spiegazione a quello che è accaduto che lenisca la nostra sofferenza.
E allora iniziamo a fare ipotesi sul perché.
Ci sono casi però in cui non riusciamo a trovare una ragione. La cerchiamo, trascorriamo ore a fare ragionamenti, ma la risposta non compare...E se la risposta in grado di dare pace al nostro cuore afflitto non arriva, ecco che ce la inventiamo noi di sana pianta. Ci costruiamo noi stessi una spiegazione che è però spesso parziale, distorta e volta a colpevolizzarci o ad accusare qualcun altro. Ci creiamo una risposta che cerchi di spiegare l'inspiegabile, ma che in realtà finisce solo col perpetrare il dolore in eterno.
Per evitare che ciò accada, dobbiamo ricordarci che spesso la vita non è come pensiamo che sia...la vita è come è.
Ci sono fatti che non si possono spiegare.
Ci sono fatti di fronte ai quali la sola risposta che esiste alla domanda "Perché a me?" è "Perché sì!".
Ci sono fatti che accadono e basta. Accadono perché è la vita...e noi non possiamo farci nulla, se non accettarli e fare qualcosa per lenire al meglio il nostro dolore.
Accettarli e andare avanti
Accettarli e continuare a vivere.
Perché l'essenziale un questa vita è vivere.
Solamente vivere.

Dott.ssa Amadio Elisa

“Hai provato. Hai fallito. Non importa. Riprova. Fallisci di nuovo. Fallisci meglio." (Samuel Beckett)Dedicato a chi ha ...
01/11/2025

“Hai provato. Hai fallito. Non importa. Riprova. Fallisci di nuovo. Fallisci meglio." (Samuel Beckett)

Dedicato a chi ha paura di fallire...in particolare ad alcuni miei cari pazienti...
Consapevoli che non dobbiamo ignorare il dolore che comporta l'errore, imparare a cadere e rialzarsi fa parte della crescita.
Sbagliare è vivere! Non sbagliare è fallire!
Quindi....Siate liberi di sbagliare!

"C’è una forma di follia silenziosa che si annida nelle anime che hanno amato troppo. È quella smania incontrollata di v...
26/10/2025

"C’è una forma di follia silenziosa che si annida nelle anime che hanno amato troppo. È quella smania incontrollata di voler per forza salvare chi ti ha ferito, di guarire chi ti ha distrutto, di restare accanto anche quando tutto dentro di te chiede solo di andarsene.
È la fame affettiva che diventa preghiera: una bocca spalancata sul vuoto, che chiama amore ciò che in realtà è bisogno.
Chi ama così non è ingenuo — è sopravvissuto. Ha conosciuto la mancanza, ha imparato che l’amore si conquista a costo del dolore. E così, ogni volta, ritorna sul campo della propria infanzia, tentando di salvare nel presente quel volto antico che non riuscì a salvare allora.
Ma non si salva chi non vuole essere salvato. E nessuno può guarire dentro l’abisso di un altro, senza smarrirsi.
L’unica vera salvezza è tornare a sé.
Riconoscere che quella smania non è amore, ma fame di riconoscimento.
Che quella bocca spalancata non chiede l’altro, ma chiede presenza.
Si guarisce nel giorno in cui, invece di tendere le mani verso chi ti spegne, impari a nutrirti di te, e a lasciare che il dolore smetta di avere fame."

Ciò che vediamo nel mondo è in buona parte il riflesso di ciò che siamo e che ci portiamo dentro. Se in noi c'è tristezz...
20/10/2025

Ciò che vediamo nel mondo è in buona parte il riflesso di ciò che siamo e che ci portiamo dentro. Se in noi c'è tristezza, non troveremo che tristezza; se c'è paura, troveremo solo pericoli e spavento; se c'è felicità, ne saremo circondati.
Ma ciò che siamo è per lo più il riflesso di ciò che pensiamo; ciò che siamo è per lo più il risultato di quelle convinzioni che abbiamo maturato nel tempo in relazione alle esperienze vissute sin da quando siamo piccoli, specialmente quelle fatte nel rapporto con i nostri genitori.
Ogni esperienza fatta, soprattutto quelle vissute durante l'infanzia, ci porta a sviluppare idee su chi siamo, su come va il mondo, su come sono gli altri e su cosa aspettarci da loro, che finiscono con l'influenzare drasticamente, in maniera coerente e prevenuta la nostra visione delle cose, e di conseguenza anche il nostro modo di sentirci e comportarci.
Se cresciamo con una profonda rabbia e impariamo ad aspettarci solo ingiustizie dagli altri, non faremo altro che vedere rabbia e ingiustizie attorno a noi; se cresciamo fiduciosi in noi stessi e con la convinzione che dagli altri possiamo aspettarci vicinanza e sostegno, non faremo che vedere attorno a noi speranza, possibilità di successo e appigli ai quali poterci aggrappare.
Il lavoro su ciò che portiamo dentro di noi, quindi, si dimostra un passaggio importante per cominciare a modificare la realtà che c'è attorno.
Lavorando sulle nostre convinzioni possiamo arrivare piano piano a plasmare in positivo ciò che siamo, e di riflesso anche ciò che ci circonda.

Dott.ssa Amadio Elisa

"La vita è come uno specchio: ti sorride se la guardi sorridendo."
(Jim Morrison)

Quanto tempo passato a sperare che un giorno le cose saranno diverse...E non ci accorgiamo che tutto può essere già dive...
13/10/2025

Quanto tempo passato a sperare che un giorno le cose saranno diverse...
E non ci accorgiamo che tutto può essere già diverso, che quello che desideriamo lo abbiamo già...solo che non lo vediamo.
Basterebbe fare pace col proprio passato e trovare il coraggio di ribellarsi a quello che ci è stato insegnato con la minaccia implicita del .
Tutto è già diverso nel momento in cui troviamo la forza di esporci all'imperfezione e all'idea di non essere più amati.
Tutto è già diverso nell'istante in cui cominciamo lentamente a rischiare. Nonostante tutto.
Perché il cambiamento non arriva quando la paura finisce, ma quando cominciamo ad esporci a ciò che abbiamo sempre temuto, nonostante la paura stessa.
Il cambiamento arriva quando accettiamo il rischio di non essere più amati e cominciamo a fare quello che non abbiamo mai fatto...
Amare noi stessi.

Dott.ssa Amadio Elisa

In qualsiasi relazione ciò che conta davvero non è la comunicazione, ma la volontà di comprendere l'altro. Perché si può...
06/10/2025

In qualsiasi relazione ciò che conta davvero non è la comunicazione, ma la volontà di comprendere l'altro.
Perché si può parlare per ore e ore, ma se dall'altra parte manca la volontà di capire, le parole dette saranno inutili.
La qualità di una relazione non è data dal numero di parole dette, ma dal tipo di ascolto e dalla voglia di entrare nel mondo dell'altro.
La comunicazione è un ponte, ma senza la volontà di capire quel ponte è destinato a crollare.
Per cui valuta bene chi hai davanti e chiediti se oltre ad ascoltarti sta scegliendo di capirti.
Perché tu meriti qualcuno che voglia davvero capire il tuo mondo, e non solo sentire ciò che hai da dire.

Dott.ssa Amadio Elisa

Nell'attimo in cui il cibo si avvicina ai tuoi occhi è come se stessi camminando su un filo sospeso nel vuoto. Tu cerchi...
29/09/2025

Nell'attimo in cui il cibo si avvicina ai tuoi occhi è come se stessi camminando su un filo sospeso nel vuoto. Tu cerchi di non perdere l'equilibrio e di non lasciarti divorare da quell'insaziabile voglia che hai di mangiarlo, perché farlo sarebbe come precipitare in un baratro senza ritorno. Da un lato la fame lancinante che vorresti placare, dall'altro il perdere completamente quell'unica cosa che ti fa sentire indistruttibile contro gli schiaffi che la vita continua a tirarti. E più il cibo si avvicina alla tua bocca, più continui a sudare freddo; pensieri si affollano nella tua mente...."E se provassi?"..."E se ingrassassi?..."E se perdessi il controllo?...."E' solo un pezzetto dai!"...."E se non riuscissi a smettere?"..."E se nessuno mi amasse più?"...."E se...e se....e se...."; cominci a tremare, e vorresti scappare, vorresti urlare, e vorresti sparire...e vorresti che il cibo scomparisse dalla faccia della terra per non sentirti più costretta a dover scegliere tra la vita e la morte...tra la luce e il buio...Perché sai che sceglieresti il buio, nonostante tu sappia bene che la luce sia meglio...eppure la paura della luce è più grande..
Ma il problema, cara Te, è che il vero baratro non è l'afferrare quel boccone e lasciarsi cadere nel vuoto...il vero baratro è quel continuo controllo a cui ti tieni fortemente aggrappata davanti a una vita che ti sfugge costantemente di mano e che hai paura di non riuscire ad affrontare con le tue sole gambe.
Smettila di aspettare che la vita diventi facile, perché non accadrà mai. E smettila di sperare sempre di essere salvata. Non hai bisogno che qualcuno ti salvi. L'unica persona in grado di salvarti sei proprio tu.
Comincia afferrando quel pezzetto di cibo e mandandolo giù...vedrai che il mondo non imploderà...
Parola mia..

Dott.ssa Amadio Elisa

La morte di una persona cara non si supera. Si attraversa.Bisogna camminarci nel dolore, se si vuole stare meglio.Bisogn...
23/09/2025

La morte di una persona cara non si supera. Si attraversa.
Bisogna camminarci nel dolore, se si vuole stare meglio.
Bisogna passarci attraverso, come un bosco buio, senza mappe.
Perché quando si perde una persona che amiamo, non si perde solo lei, è un po' come perdere anche sé stessi.
Si vaga nell'oscurità, cercando a tentoni punti fermi a cui appoggiarsi per riconoscere il sentiero da percorrere che ormai ha perso senso...ha perso forma.
Si vaga nel buio della tristezza, della paura, dello smarrimento.
In un certo senso è come morire un po’ anche noi.
Abbiamo perso chi amiamo...e abbiamo perso noi stessi...
Ma c'è qualcosa che resta. Qualcosa che non si perde.
L'amore.
Quello che abbiamo dato, quello che abbiamo ricevuto.
Ed è proprio quell’amore che, col tempo, può diventare forza, radice, presenza sottile. Una presenza diversa, sì, ma vera, sincera, profonda...a cui aggrapparsi.
Perché non si tratta di dimenticare, ma di imparare a tenere con noi quella persona in modo diverso.
Non più accanto, ma dentro di noi.
Nel punto più profondo del nostro cuore.
Da cui mai niente e nessuno potrà portarla via.

Dott.ssa Elisa Amadio

Quanto spesso tendiamo a confinare i termini “fragile” e “forte” entro rigide categorie separate. “O sono fragile o sono...
16/09/2025

Quanto spesso tendiamo a confinare i termini “fragile” e “forte” entro rigide categorie separate. “O sono fragile o sono forte”, “o l’uno o l’altro”. Come se essere entrambi non fosse possibile. E' una cosa che osservo spesso da parte delle persone che seguo nel mio studio. È solito vederle aggrappate a questa convinzione, pronte a criticare ogni loro minima fragilità, a dare per scontata la loro debolezza, a rassegnarsi all’idea di non essere affatto coraggiose, a ripetersi che siccome si sentono spaventate o in preda alla sofferenza anche per cose che a loro sembrano piccole, e siccome hanno chiesto aiuto, allora ciò vuol dire che non sono affatto forti. I forti, secondo loro, sono quelli che non soffrono, che si mostrano sempre sicuri e decisi, che non versano lacrime, che non hanno mai bisogno del conforto e dell’aiuto degli altri.
E allora bisogna fare luce…Bisogna far luce su un aspetto importante: dolore, paura, tristezza, fragilità sono qualcosa di normale che accomuna ogni essere umano. Non esistono persone che non sono mai insicure, che non hanno mai paura, che non soffrono mai, che non si sentono mai spezzate, che possono fare a meno del sostegno degli altri. Esistono solo persone che hanno la facoltà di scegliere come reagire di fronte a questa normale fragilità dell’animo umano. E quando decidiamo di affrontare il dolore, quando decidiamo di affrontare la paura e di provarci, quando riconosciamo che stiamo soffrendo e chiediamo aiuto, quando nonostante la fragilità e la sofferenza provata, continuiamo ad andare avanti, a sfidare la perdita, il dolore e la sconfitta, a fare di tutto per rimanere in vita, allora sì che possiamo dire di essere forti. Perché non è forte chi non soffre e non si affida. È forte chi è fragile e nonostante questo va avanti, combatte, affronta ciò che teme e si affida quando riconosce che sta soffrendo.
E ciascuna delle persone che seguo è forte. Hanno superato dolore, morte, sconfitte, paure, lacrime, violenze, umiliazioni, fallimenti; hanno chiesto aiuto; continuano a rialzarsi; continuano ad affidarsi; continuano, nonostante le difficoltà che possono avere e nonostante i costi, a seguire le indicazioni date, perché sanno nel profondo che sono utili per loro. Ognuna con i suoi tempi. Ma ognuna lo fa.
E sono loro il mio esempio di forza. E non posso far altro che ringraziarle per ciò che ogni giorno mi insegnano.

Dott.ssa Amadio Elisa

"Stanotte il cielo [...] cerca di spiegarmi la matematica.
Io, qui in basso [...] provo a spiegargli la fragilità."
(Fabrizio Caramagna)

La risposta non è nell’oggi, ma nello ieri."Le relazioni tossiche non iniziano con l’ex che ti manipola o con il collega...
09/09/2025

La risposta non è nell’oggi, ma nello ieri.

"Le relazioni tossiche non iniziano con l’ex che ti manipola o con il collega che ti svaluta.
Cominciano molto prima.
Quando in famiglia ti hanno insegnato che l’amore si merita, che un “no” ti condanna alla solitudine, che sei degno solo se fai quello che vogliono gli altri.
Da lì impari che amare significa adattarsi.
Che dire “no” è un tradimento.
Che chiedere per sé è un peccato.
E cresci così, con il senso di colpa cucito sulla pelle.
Poi arrivi a 30, 40 anni.
Hai una vita apparentemente “giusta”.
Ma dentro, quella voce: non sei abbastanza.
E allora ti sembra normale scegliere chi ti svaluta, perché parla la stessa lingua che hai ascoltato da bambino: colpa, dovere, sacrificio, silenzi.
La psicologia lo conferma: il cervello registra gli schemi relazionali precoci, li trasforma in circuiti biologici. Perfino il dolore diventa “familiare”.
E una relazione tossica smette di sembrare veleno: diventa casa.
Ma restare troppo a lungo in quel veleno non significa solo soffrire.
Significa addestrarsi all’umiliazione.
Dimenticare come si sta al sicuro.
E il pericolo più grande non è perdere l’altro.
È perdere se stessi.
Guarire, allora, non è accusare.
È disobbedire al copione che non hai scritto tu.
È imparare a chiamare le cose col loro nome: non amore, ma guerra travestita da affetto."

Dolci messaggi di fine terapia ❤️
03/09/2025

Dolci messaggi di fine terapia ❤️

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Colli Del Tronto

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Chi sono...

Sono una Psicologa iscritta all’Albo degli Psicologi delle Marche, (Sezione A - N°2935).

Ho conseguito la laurea triennale in Scienze e Tecniche Psicologiche presso l’Università degli studi di Urbino “Carlo Bò” e la laurea magistrale in Psicologia Clinica presso l’Università degli studi di Bologna “Alma Mater Studiorum”.

Ho effettuato attività di volontariato presso il Centro Diurno per disabili psichici “Il Sentiero” di Ascoli Piceno (Dipartimento di Salute Mentale Ausl 13), partecipando a colloqui di sostegno psicologico di gruppo condotti dallo Psichiatra responsabile, e affiancando gli operatori durante attività:

- espressivo creative