13/11/2025
Certi dolori non trovano parole.
Sono emozioni troppo forti, troppo confuse, troppo grandi per essere dette.
E allora è il corpo a dar loro voce.
A dare parola al "troppo".
Attraverso un taglio, un livido, una bruciatura...Un gesto che ha dell'assurdo, ma che, in realtà, è una richiesta dolorosa di sollievo, di tregua, di silenzio.
L’autolesionismo non è un “capriccio”, una "moda" o una “ricerca di attenzione”.
È un modo disperato per gestire un dolore che non sa dove andare, che fa male.
Un tentativo, fragile, ma reale, di sopravvivere a qualcosa che sembra insopportabile.
E allora cosa facciamo in terapia?
Impariamo pian piano che il dolore ha una forma, un nome...
Che il dolore può essere ascoltato, accolto, compreso....non punito o messo a tacere.
Impariamo che ci sono altri modi, più gentili e sicuri, per placarlo.
E che c'è sempre una strada diversa dal dolore, anche se all'inizio non si riesce a vedere.
Parlarne è il primo passo.
Sempre.
..
"Arriva come un' onda. Uno tsunami. Dalla forza incontrollabile. La senti, spinge la pelle da dentro. Vuole uscire, esplodere, ma non trova sfogo. Fa male. Troppo. È troppo questo dolore tutto assieme. Non può il corpo contenerlo tutto. Non è possibile.
Come faccio? Come faccio a farlo uscire? Come faccio a liberarmene? Ti prego, esci. Vai via. Lasciami in pace. Così morirò di dolore.
Lo sento che sto per morire.
O forse un modo c'è. Bisogna creare un buco. Una fessura. Nella carne. Forse così uscirà tutto questo male che ho dentro. Si, sono sicuro. Uscirà tutto.
E allora incido. Lo faccio quasi ovattato. Con la stessa sensazione di pace e sospensione che si ha un attimo prima di svenire. Sono in lacrime, ma incido con precisione, cura. Ed eccolo che esce quel dolore. Con il sangue. Scorre via. E io lo guardo. Lo guardo fiero. Silenzioso. Orgoglioso. Calmo. Scorre lento. Si ferma. Si cristallizza. Rimane lì. E io anche. Lo guardo. Respiro. È passato tutto. Non sento più niente.
Sento il vuoto.
La calma.
I battiti rallentano.
Io rallento.
Ci sono.
Sono vivo.
Sono sopravvissuto.
Sono un sopravvissuto.
Al dolore.
Al male.
Alla morte.
Il mio cuore è salvo.
Per ora.
Mi faccio schifo...
Eppure mi sento grandioso.
Importante.
Diverso.
Diverso da tutto questo schifo che mi circonda.
Che mi dilania.
Che mi distrugge.
Che non mi vede...
Che mi calpesta.
Non ho più bisogno di gridare.
Ora c'è silenzio.
E calma.
E vuoto.
Fuori e dentro me.
Posso andare a dormire."
..
Dedicato a chi sa...❤️
Dott.ssa Amadio Elisa