29/11/2025
Una noi: fiori inascoltati, figlie della violenza.
Viola è una giovane donna dai lunghi capelli corvini e gli occhi scuri con uno sguardo profondo. Il suo sogno è fare la ballerina. Fin da bambina ha frequentato la scuola di danza della piccola città dove vive, brillando per il suo talento.
Viola frequenta anche il primo anno di Università perché, oltre ballare, con il tempo vorrebbe insegnare. Adora tantissimo i bambini e sorride al pensiero di quando metterà al mondo i suoi.
Un giorno Viola incontra un ragazzo in un locale che frequenta con gli amici e le amiche di scuola. I due scoprono presto di piacersi e dopo un po’ capiscono di essere innamorati.
Dopo un anno di frequentazione Valerio le fa la proposta e la ragazza è al settimo cielo per la felicità. Il ragazzo però la convince a lasciare l’Università: ci penserà lui a mantenere la famiglia dato che ha un ottimo lavoro.
Durante i mesi del fidanzamento ufficiale Valerio la accompagna agli allenamenti e alle competizioni, assistendo con interesse. Le loro uscite ora sono sempre più spesso insieme e i due sono inseparabili.
I preparativi delle nozze sono in fermento e un giorno il gruppo di amici e amiche le fanno una sorpresa. La vanno a prendere e la portano a casa della sua migliore amica dove hanno allestito un palco per “farla ballare”, le dicono loro, “per l’ultima volta da sola, visto che da lì a poco i suoi balli sarebbero sempre stati in coppia fissa”. In realtà “lo erano già da un po’”, gli fa notare Viola, ma ugualmente insistono e le fanno un video, dove la ragazza, dopo aver indossato un bellissimo abito che esalta le sue fattezze da ballerina, sfoggia tutte le sue qualità di danzatrice.
Viola gli chiede di non postarlo subito sui social e solo in quel momento si ricorda di non aver avvisato il fidanzato. Prende il cellulare e vi trova quindici chiamate e una ventina di messaggi sempre più preoccupati di Valerio. Viola prontamente gli invia il video scrivendo “Se hai ancora dubbi sappi che questa è la tua seduttrice”, poi lo chiama chiedendo scusa per non aver avvisato e risposto subito e spiegando la situazione. Il ragazzo è agitato ma si calma subito e la va subito a prendere.
Appena salgono in macchina però lui inizia ad urlarle contro di non farlo mai più e tutte le parole di scusa, il video e infine le lacrime della ragazza che cerca di spiegargli la sua esagerazione, non fanno che irritarlo ancora di più. Però poi si calma e tornati a casa le chiede scusa.
Mancano pochi giorni al matrimonio. La mamma di Viola invita ad andare al centro commerciale. La ragazza avvisa il fidanzato e segue la madre felice. Le due passano un pomeriggio sereno tra pizzi da indossare la prima notte e oggettini per arredare il nido dei novelli sposi.
Tornata a casa trova il fidanzato che la aspetta fuori in macchina. Ha lo sguardo torvo, ma sorride. Le fa cenno di seguirlo in macchina e le dice che vuole offrirle un gelato in città.
Viola sale felice di rivederlo e iniziando a raccontare la felice giornata. Valerio in principio tace, poi inizia a farle un interrogatorio infinito con diverse insinuazioni. I toni di nuovo si scaldano, ma poi lui le chiede ancora scusa. Prendono il gelato e la riporta a casa.
Ormai mancano tre giorni al matrimonio. Tutti sono felicissimi dell’evento. La sera lui si presenta a casa di Viola chiedendole di uscire per l’ultima volta prima di sposarsi e lei acconsente. Durante la serena passeggiata in riva al lago, ad un certo punto Valerio chiede a Viola di non partecipare all’addio al nubilato che di certo le sue amiche hanno organizzato. La ragazza cerca di spiegargli che non può negar loro una cosa del genere e che lo avranno ormai organizzato da tempo. Il viso di lui sembra essere paonazzo di rabbia, ma poi fa un profondo respiro e le chiede almeno di evitare situazioni imbarazzanti.
«Non ti preoccupare. Ti giuro che starò lontana dagli spogliarellisti» gli dice scherzando.
Di nuovo lui stringe i pugni, assume un aspetto minaccioso, ma poi si limita a lanciargli uno sguardo accigliato e non risponde alla battuta.
Il giorno del matrimonio è tutto perfetto. La torta, gli invitati, i fiori, gli abiti meravigliosi, le foto. La felicità sprizza da ogni momento.
Alla fine della giornata i novelli sposi salgono sulla macchina con i barattoli legati dietro a dimostrazione dell’evento. Arrivati a casa, stanchi ed elettrizzati, si godono momenti di intimità.
Il giorno dopo, mentre si preparano a partire per il viaggio di nozze, Valerio le fa notare che i suoi allenamenti di danza non le servono più, tanto presto la famiglia si allargherà e non avrà tempo né il fisico per continuare. «Tanto vale lasciar perdere subito» le dice.
A Viola non piace quel discorso perché è convinta di riuscire e di aver diritto di coltivare almeno una sua passione, ma non ha voglia di discutere.
Tornati dal viaggio di nozze inizia il tram tram della vita quotidiana. Dopo quindici giorni l’album di foto ricordo delle nozze è pronto e i due sposini si mettono la sera a guardarlo. Le prime foto riguardano gli addii al celibato e non appena lui le guarda le molla un ceffone urlandole contro che è una bugiarda, una falsa e una poco di buono. Sbigottita e non sapendo cosa possa averlo fatto scattare a quel modo, Viola ne chiede il motivo e lui le indica un tizio mezzo spogliato, in piedi sopra un tavolo a qualche metro dietro di lei in una delle foto. La ragazza cerca di spiegare che in quel locale c’era anche un altro addio al celibato, ma lui non le crede e le continua a urlare contro ogni oscenità. Le ripete più volte che non ha intenzione di vivere con una traditrice finché, sempre più furente, la afferra per la gola, stringendo forte.
Lei per difendersi afferra il primo oggetto che si trova a portata di mano e glielo dà in testa facendolo cadere a terra tramortito, poi fugge di casa. Disperata e convinta di averlo ucciso, vaga per le strade semibuie. Non ha con sé il cellulare e si sente troppo in colpa per ciò che ha fatto. Così pian piano si ritrova nel quartiere dove abita un’amica e bussa alla sua porta.
L’amica la fa entrare e cerca di farla calmare, ma Viola non riesce e proferire parola, così la fa accomodare su un divano dove, lentamente, dopo una doccia e diverse ore, sembra entrare in un sonno agitato.
Il giorno successivo si sveglia e finalmente riesce a raccontare. L’amica è preoccupatissima e la convince ad andare prima in ospedale, poi dai carabinieri. Quando si presenta alla piccola stazione però, sente provenire da un’altra stanza la voce del marito, si spaventa e persuade l’amica ad accompagnarla a casa dei genitori, dove rimarrà nei mesi successivi, con la promessa che lo avrebbe fatto in seguito.
Dopo qualche settimana le arriva la notifica in cui viene informata che suo marito l’ha denunciata per percosse e abbandono della casa coniugale. La disperazione la riafferra, unita a rabbia e lacrime, così decide finalmente di fare una contro denuncia con il referto dell’ospedale come prova.
***
Questa è la breve storia inventata di una noi, nomi compresi. Si, forse avrete capito che anche la sottoscritta ha una storia di violenze domestiche alle spalle. Per tanti anni, pur avendo denunciato per poter uscire da quella situazione, mi sono chiesta a cosa servisse dato che non si viene protette, non ci viene resa giustizia, né restituita una vita rovinata.
Credetemi quando vi dico che ci ho messo tanto tempo e tanto lavoro su me stessa, ma finalmente ho capito davvero perché le violenze domestiche vanno denunciate. Non per essere protette, dato che non lo saremo in questa società. Non per avere giustizia, perché non ne avremo... ma per fare sì che l'unica storia, l'unica versione dei fatti, l'unica voce... non rimanga solo la loro.
Riappropriarsi della voce narrante è molto importante… anche solo nel lavoro personale o di gruppo, per chi ha sofferto qualsiasi tipo di abuso. Avere voce e dare valore al proprio grido è una parte del processo di guarigione molto importante.
In tante storie di abusi domestici che ho ascoltato e letto, ci sono sempre le stesse costanti ed è fondamentale comprendere quanto sia facile cadere in certe dinamiche malate, pur conoscendole. Anche per questo è tanto più importante raccontare e raccontarsi, a sé stessi e a chi ha esperienze simili a noi. Per guarirci, per aiutare a guarire altre, per educare i nostri figli e le nostre figlie e, soprattutto, per raccontare un’altra versione della storia.
Siamo tutte fiori che hanno diritto e dovere di far ascoltare la propria voce.
Gina Marcantonini