Anna Cascioli Rime&Logopedia

Anna Cascioli Rime&Logopedia Logopedista e autrice.

Ti porto nella mia professione e condivido le mie idee!
💻Consulenze on line per genitori, insegnanti, colleghi
📍Studio Kairos Riabilitazione Foggia

22/12/2025

A Natale siamo abituati a leggere poesie piene di luci, tavole imbandite e felicità.
Ma il Natale non è uguale per tutti.
C’è chi festeggia con una sedia vuota, chi stringe un’assenza, chi fa i conti con una perdita recente o antica.
Questa poesia è per chi a Natale non sta bene, per chi sorride a fatica, per chi resiste.
Perché anche il dolore ha diritto di essere nominato.
Buon Natale a chi è felice. E anche a chi, quest’anno... No

16/12/2025

La logopedia non interviene quando il linguaggio c’è già.
Interviene perché il linguaggio possa nascere.

Il logopedista, quando ha davanti un bambino non verbale, lavora su:

prerequisiti comunicativi

indicare e attenzione condivisa

comprensione verbale

intenzionalità

uso della voce e della parola come strumento

Questo è il cuore della nostra formazione.

Altri professionisti possono essere bravissimi e collaborare in modo prezioso,
ma la costruzione del linguaggio è competenza specifica del logopedista.

Se un bambino non parla,
non si aspetta che capisca da solo a cosa serve parlare.
👉 Si va dal logopedista.

Poi si costruisce il lavoro d’équipe.
Non il contrario.

E ora, condividi per farlo sapere al mondo!

15/12/2025

Il grafismo fonetico nasce con Gladic come supporto alla produzione del linguaggio orale, in contesti diversi da quelli che vedete nel mio feed.

Nel mio lavoro infatti ne propongo un’evoluzione clinica:
stimoli rielaborati, modificati e adattati per essere utilizzati all’inizio della stimolazione,
con l’obiettivo di attivare il sistema vocale.

L’appoggio grafico rende la parola più accessibile e più attraente,
anche per bambini non verbali
accompagnandoli verso i primi tentativi di linguaggio.

PS: in fase iniziale, con bambini non verbali, non si sottolineano i gruppi consonantici all'interno delle parole.
La semplificazione (es. bi-ba per bimba) facilita la pianificazione motoria
e rende possibile il primo accesso alla parola.

Lo avevi già visto fare?

13/12/2025

Partiamo da un’immagine semplice:
una maglietta, un astuccio, un arcobaleno.

La consegna non è “che cos’è”,
ma “che cosa si può fare”.

Ogni azione detta diventa un punto.
Io coloro i miei, il bambino i suoi.
Lo spazio si riempie insieme.

In questo gioco non stiamo solo cercando parole: – alleniamo il lessico verbale, spesso trascurato rispetto ai nomi
– lavoriamo su attenzione e memoria, perché una parola già detta non si può ripetere
– stimoliamo flessibilità di pensiero, cercando azioni sempre nuove
– costruiamo i prerequisiti della narrazione, perché ogni verbo introduce un possibile evento.
. E facciamo tutto questo evitando frustrazioni perché stiamo cooperando!

Dire “strappare una maglietta” o “colorare un arcobaleno”
non è ancora raccontare una storia,
ma è già immaginare cosa potrebbe accadere dentro una storia.

Il linguaggio cresce così:
non chiedendo di inventare subito,
ma preparando il pensiero a farlo.

Tu hai già pensato a chi proporre questo esercizio?

11/12/2025

Allenare un suono in posizione mediana è spesso la parte più complessa del percorso fonetico: la lingua deve passare in modo fluido da un movimento all’altro, senza appoggi stabili come accade all’inizio della parola.

L’esercizio del ragno (o del sole) serve proprio a questo:

mettere il fonema bersaglio al centro e variarne i contesti fonetici;

creare non-parole per isolare la difficoltà articolatoria, evitando che il bambino si affidi alla memoria di parole note;

potenziare la programmazione motoria del suono e la flessibilità fonologica;

Un’attività semplice, per rendere stabile il nuovo suono anche nei contesti più complessi.
Fammi sapere se è una idea che proverai!

09/12/2025

Collocare un suono significa trasformare una vocalizzazione spontanea in una vocalizzazione situata dentro un turno interattivo.

Per farlo utilizzo un input ritmico-tattile sulle labbra che offre al bambino:
• un segnale temporale chiaro,
• un punto di attivazione prevedibile,
• una cornice sensoriale stabile,
• una forma precoce di co-regolazione fonatoria.

Il risultato non è semplicemente “un suono”, ma l’inizio di una vocalizzazione più organizzata, agganciata alla relazione e al ritmo condiviso.

Questo tipo di lavoro è particolarmente utile quando:
• la vocalizzazione è molto discontinua o caotica,
• la voce emerge soprattutto per autoregolazione sensoriale,
• è necessario costruire turni vocali chiari,
• serve una base per futuri lavori su prosodia, intenzionalità o imitazione vocale.

Collocare un suono non è produrlo: è dargli un posto.

Seguimi per altri consigli❤️

08/12/2025

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Il grafismo fonetico è un percorso, non un singolo esercizio.

È una stimolazione che parte dai suoni, poi si passa alle sillabe e infine alle parole.

È adatta ai bambini non verbali per attirare la Loro attenzione attraverso simboli colorati e ritmi sorprendenti.

In questo video siamo alla fase delle bisillabe: un passaggio chiave per collegare suono, movimento e significato.

Se ti sei perso le fasi precedenti, scorri il profilo: scoprirai come il linguaggio può nascere da un segno
.. Del grafismo fonetico se ne parlava già dagli anni 80 grazie a Gladic. Io ho rielaborato il suo metodo in un modo mio personale. Seguimi se vuoi saperne di più

05/12/2025

3 + 1 domande frequenti sul visual scaffolding

1. Lo hai studiato da qualche parte?
Esistono approcci che usano gesti e supporti visivi, ma quando ho iniziato non conoscevo modelli specifici. Ho costruito i miei gesti e simboli partendo dall’osservazione clinica: molti bambini capiscono meglio quando l’informazione è resa visibile. Solo dopo ho ritrovato in letteratura gli stessi principi.

2. I bambini devono memorizzare i gesti?
No. Il gesto è un supporto in entrata: serve a far capire quale suono è stato prodotto, senza chiedere al bambino di ricordarlo o ripeterlo. Eppure, in molti casi, nasce spontaneamente.

3. In quali casi si usa?
In tantissimi: disturbi fonetici e fonologici, autismo, ritardi di linguaggio, difficoltà attentive... Ogni volta che serve un appoggio visivo per rendere il linguaggio più chiaro.

4. Dove posso impararlo?
I gesti e i simboli che utilizzo sono una mia elaborazione professionale: non esistono testi che li raccolgano. Se vuoi apprenderli in modo corretto, puoi richiedere una consulenza individuale e ti guiderò passo passo nel loro utilizzo.

Hai altre domande a cui non ho ancora risposto? Scrivimele nei commenti!

04/12/2025

Quando stimolo un bambino a verbalizzare i versi degli animali non mi affido solo alla voce.
Ogni animale ha un movimento preciso, sempre lo stesso, ripetuto nel tempo.
Perché? Perché molti bambini imparano prima a imitare ciò che vedono che ciò che sentono.

Il movimento diventa un’ancora visiva stabile E se il bambino non riesce ancora a vocalizzare, può comunque imitare il gesto: è il primo passo per costruire la coordinazione motoria-fonatoria necessaria ai versi e, più avanti, ai fonemi.

Ripetizione, coerenza e prevedibilità permettono al bambino di memorizzare il pattern e di sentirsi competente nel provarci di nuovo.

Mi chiamo Anna Cascioli e sono una logopedista. Seguimi se vuoi scoprire Come lavoro!

02/12/2025

Molti logopedisti impostano i fonemi con grafemi. Funziona ma ha un limite. La scritta del fonema serve solo in quella fase, poi non la possiamo “portare” nelle altre parti del lavoro.

Un simbolo, invece, sì.

🔹 Nell’impostazione
Il simbolo accompagna il gesto articolatorio e crea un’associazione immediata, più accessibile dei grafemi dato che la gran parte dei bambini arrivano in età prescolare.

🔹 Nel riconoscimento uditivo
Il bambino non deve leggere né ricordare le lettere: ascolta, guarda il simbolo e collega in modo più stabile il suono alla sua rappresentazione.

🔹 Nel visual scaffolding mentre ripete le parole
Il simbolo diventa un punto di riferimento chiaro: se ha difficoltà posso “mostrare” che cosa ha detto, sostenere l’attenzione e guidare la produzione.

🔹 Negli esercizi di diadococinesi
Quando devo far alternare il nuovo suono con quello che il bambino usava in sostituzione, i simboli rendono il compito più semplice: l’attenzione resta sul movimento articolatorio, l’alternanza è più regolare e l’autocorrezione diventa più intuitiva.

Il vantaggio vero è la continuità:
un’unica immagine segue il bambino dalla produzione del fonema, al riconoscimento del suono, fino alla parola.

È un supporto piccolo, ma fa una grande differenza nella stabilità dell’apprendimento.
Che dite.. Si può cambiare modo di far leCose?

01/12/2025

In terapia ci sono fasi.
Fasi bellissime, in cui vedi tuo figlio migliorare e senti il cuore volare.
E fasi “no”, in cui sembra che tutto si sia fermato.
O, peggio, che sia tornato indietro.

Cosa può determinare una fase “no” dopo una fase “sì”?
• consolidamento: il cervello stabilizza una nuova abilità e la prestazione può temporaneamente diminuire;
• carico cognitivo aumentato: il bambino sta coordinando più competenze insieme (linguaggio, attenzione, memoria…);
• variabilità intraindividuale: i bambini non performano uguale ogni giorno, soprattutto sotto stress o fatica;
• fattori emotivi: cambiamenti a casa, scuola, routine;
• generalizzazione: applicare una competenza in contesti nuovi richiede tempo e produce oscillazioni.

Chiamarla “fase” non significa “non preoccuparsi mai”.
Significa osservare con criterio:
se la difficoltà è isolata e breve, è probabile sia parte del processo;
se si ripete, aumenta o blocca altre competenze, allora va approfondita insieme.

Il messaggio non è: “tranquilli, è tutto normale”.
Il messaggio è: è normale vedere alti e bassi durante un percorso riabilitativo, e sei accompagnata nel leggerli senza paura e senza illusioni.
Tu in che fase sei?

28/11/2025

Quando un genitore ha dubbi sul linguaggio o sul comportamento del proprio bambino, il primo passo è spesso il pediatra.
È comprensibile, ma bisogna ricordare che il pediatra non è lo specialista dello sviluppo comunicativo o comportamentale.

Il linguaggio e il comportamento non sono entità semplici da osservare in pochi minuti.
Un logopedista, ad esempio, non “conta i suoni” o “vede se parla”:

analizza la comprensione,

il lessico e la morfologia (cioè la struttura delle parole),

E tante altre cose!

Allo stesso modo, per il comportamento servono figure come psicologo, TNPEE, neuropsichiatra infantile, che osservano in modo approfondito e con test validati.

👉 Il pediatra può indirizzare, ma non sostituire una valutazione specialistica.
E allo stesso,Modo confrontarsi con altri genitori che risponderanno che "ognuno ha i suoi tempi" può voler dire perdere tempo prezioso per intervenire.
Quante volte hai fatto questo errore?
O quante volte hai chiesto pareri ad amici parenti o sui social?

Indirizzo

Foggia
71121

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