05/07/2024
La scorsa settimana abbiamo iniziato ad addentrarci in un modo di leggere la conflittualità non proprio comune.
Oggi voglio, insieme a voi, concludere la riflessione che è direttamente collegata all’ultimo mio libro pubblicato (Rachele e la compagnia dell’ignoto Il conflitto come strumento di crescita).
Abbiamo detto che ogni contrasto origina dentro di noi. Ora, vorrei che immaginaste le ostilità che ci accompagnano nella vita come un fiume. Ogni fiume nasce da un rivoletto. All’inizio sembra solo una piccolissima quantità d’acqua che possiamo scavalcare con facilità, passeggiando nei boschi. Ci sembra cosa di poco conto.
Eppure, un po’ più a valle, quel rivoletto può diventare un ruscello e poi diventare sempre più grande e imponente, fino a trasformarsi in un fiume in piena regola, maestoso e possente.
Un fiume è da sempre portatore di vita per migliaia di specie animali e vegetali, però, a volte, può rompere i suoi argini e può uscire dal suo alveo, magari perché piove troppo. Cosa accade in questo caso? Assolutamente nulla se è stato lasciato in pace, se gli è stato lasciato il suo spazio, se noi esseri umani non siamo intervenuti bloccandolo, indirizzandolo, costruendo dove non avremmo dovuto.
In caso contrario, porterà la morte e noi gliene daremo la colpa, quando sarà stata solo colpa nostra. La nostra specie è esperta in questo: dare sempre la colpa alla natura di ciò che abbiamo determinato con le nostre scelte scellerate.
Anche il conflitto è così. Se lo ascoltiamo, se lo rispettiamo, se ci guardiamo dentro, se cerchiamo vie per comunicare con l’altro e mettiamo in atto le nostre capacità di ascolto, lui sprigionerà tutta la sua potenza creatrice. Ci farà conoscere parti di noi che non immaginavamo nemmeno di possedere e ci farà conoscere parti dell’altro che non speravamo di incontrare.
Se lo blocchiamo e non lo ascoltiamo, invece, si trasformerà in qualcosa di distruttivo, per la relazione e per noi.
Un conflitto genera evoluzione solo a patto che sia gestito bene.
Vi auguro ogni bene.