11/11/2025
A Otto e Mezzo ieri sera Tomaso Montanari ha detto la cosa più semplice e più vera della serata.
Una verità che brucia, perché smaschera la distanza abissale tra chi governa e chi lavora, tra chi vive di rendita politica e chi ogni mese si gioca tutto per arrivare alla fine.
Ecco le sue parole, limpide come uno schiaffo:
“Giorgia Meloni, l'anno scorso, ha dichiarato entrate per 460mila euro: le donne del popolo in questo Paese guadagnano un po' meno.
Non ha mai fatto uno sciopero vero, perché non ha mai fatto un lavoro vero, ha sempre vissuto di politica, non si è mai trovata in condizioni di dover scioperare, di perdere il proprio reddito di quella giornata per scioperare.
Un metalmeccanico di terzo livello, facciamo questo esempio, che guadagna 1440 euro netti al mese, ne perde 66 per scioperare.
Se vuole fare vacanza venerdì, gli conviene prendere le ferie e non scioperare, non so se questo è chiaro.
In questo disprezzo di Giorgia Meloni per il diritto di sciopero, direi che sotto c’è qualcos'altro: cioè c'è una cultura, che è quella di estrema destra di ascendenza fascista, che non accetta il conflitto sociale, naturalmente pacifico e non violento.
Non accetta l'idea che ci siano interessi diversi fra classi sociali diverse. Per loro c'è solo la nazione e gli interessi della nazione li interpreta il governo, chi si oppone è un nemico della nazione e in questa cultura l'uguaglianza non è un valore, la lotta per raggiungerla non è legittima, è proprio il contrario dell'articolo 3 della Costituzione della Repubblica.
Questo credo sia importante capirlo perché questo attacco ai sindacati va insieme all'attacco ai magistrati, all'università, cioè a tutto quello che non è riconducibile al governo come unico interprete degli interessi di tutti.
E questo è un progetto autoritario, è un progetto che ribalta la Costituzione. Anche da queste piccole battute così irrispettose, così indecenti, secondo me lo si capisce.”
Montanari non ha fatto altro che ricordarci una cosa elementare: chi ride di chi sciopera, non ha mai avuto paura di non farcela.
E in quella risata c’è tutto — il disprezzo di classe, il fastidio per chi si ribella, la convinzione che “ordine” significhi obbedienza.
Questa destra ha paura del conflitto perché il conflitto è libertà.
Ha paura dei sindacati, dei magistrati, dell’università, perché rappresentano voci che non si inchinano.
E quando un governo pretende di essere l’unico interprete della “nazione”, allora la democrazia è già in pericolo.
Perché la libertà non è silenzio, è rumore.
E chi prova a spegnere quel rumore, con l’arroganza o con una risata, ci sta già dicendo che sogna un Paese muto.