Dr. Francesco Impagliazzo - Psicologo

Dr. Francesco Impagliazzo - Psicologo Psicologo laureato alla Federico II, specializzato in Psicoterapia Psicoanalitica Freudiana e Lacaniana. Lavora nel territorio di Ischia e Napoli

“Tanto Non Capisce” – Ciò Che La Psicoanalisi Ha Da Dire Sulla Debilitá MentalePer la psicoanalisi la debilitá, che poss...
03/11/2024

“Tanto Non Capisce” – Ciò Che La Psicoanalisi Ha Da Dire Sulla Debilitá Mentale

Per la psicoanalisi la debilitá, che possiamo leggere nelle mille forme possibili (ritardo intellettivo grave o gravissimo, sindromi a carico del sistema nervoso centrale, deficit causati da danni cerebrali, psicosi infantili gravissime, ma anche problematiche simili nell’adulto e nell’anziano, ecc) non è quella che intende la legge o la burocrazia, o almeno non è tutta lì.
La debilitá è una posizione del soggetto all’interno di un discorso.
Innanzitutto, l’essere umano in sé è in una debilitá strutturale, tale che neanche un QI pari a 200 potrebbe escluderla.
Nel seminario 24esimo, afferma infatti Lacan:

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Per la psicoanalisi la debilitá, che possiamo leggere nelle mille forme possibili (ritardo intellettivo grave o gravissimo, sindromi a carico del sistema nervoso centrale, deficit causati da danni cerebrali, psicosi infantili gravissime, ma anche problematiche simili nell’adulto e nell’anziano,...

21/10/2024

Ritratti dell’amore al femminile

Si parla dell’essere della donna, e noi qui vogliamo parlare di come l’amore può mettere le donne nei pasticci con l’altro, con se stessa, con il proprio corpo. L’amore, come ben sappiamo può essere la causa della sofferenza.

Ma dunque per parlare di come l’amore può far soffrire una donna, dobbiamo un attimo accostarci alla questione dell’amore, e a quella dell’essere delle donne, al modo di essere delle donne nell’amore.

Per Freud... (Continua sul sito)

17/09/2024

Non è ancora la rubrica
Potrebbe rientravi, però, partendo dal contenuto.

Andrea De Siano, professionista isolano, sabato scorso presso Villa Arbusto nell’ambito del Festival Internazionale di Filosofia, accompagnato dagli oncologi che si prendono cura di lui, ha raccontato della sua esperienza e della lotta contro il tumore che ha scoperto poco meno di due anni fa, facendosi portavoce di quanti sono nelle sue stesse condizioni.
E forse sarebbe il caso, dopo aver letto, di (iniziare a) riflettere. Tutti.

«𝐂𝐚𝐟𝐟𝐞̀ 𝐒𝐜𝐨𝐫𝐫𝐞𝐭𝐭𝐨»
«𝐂𝐚𝐦𝐩𝐚𝐧𝐢𝐥𝐢𝐬𝐦𝐨 𝐚𝐦𝐨𝐫𝐚𝐥𝐞»

“Campanilismo” significa avere un attaccamento esclusivo ed esagerato al proprio paese, ai suoi usi e alle sue tradizioni tanto da esser portati ad escludere il resto fino a trasformarsi in un’ostilità preconcetta verso paesi e costumi diversi dal proprio. Di campanilismo si può parlare pure in occasioni di esposizione d’idee o di opinioni, di sagre e feste religiose. L’isola d’Ischia è colma di “campanili” e non si allontana molto da questa definizione. Alla quale si può aggiungere l’aggettivo “amorale” che determina un comportamento inevitabilmente governato dall’indifferenza nelle sue innumerevoli sfaccettature. Chi pratica pure a sua insaputa il campanilismo amorale dovrebbe come minimo passare per la riprovazione della comunità per trovarsi nella condizione di correggere ed equilibrare la portata del comportamento. Dando per scontato, ovviamente, che una “comunità isolana” esista davvero anche se il dubbio – sull’effettiva presenza di una cittadinanza attenta ed attiva - in questi anni ha costruito una solida roccaforte. Veniamo ai fatti. Sabato scorso, nell’ambito del Festival Internazionale di Filosofia (giunto alla sua decima edizione pur nella convinzione di molti che si tratti della prima e nella contro convinzione che, secondo chi ha difficoltà a comprenderlo, l’appuntamento creato dall’associazione “InSophia” sia una perdita di tempo!), il museo di Villa Arbusto ha ospitato un incontro interessante. Tranne il sindaco Pascale di Lacco Ameno, il sindaco Ferrandino di Ischia e una delegazione del Comune di Serrara Fontana con Tilde Trofa in testa, si è notata – non poco – l’assenza di altri rappresentanti locali. L’appuntamento “Here I am”, ossia “Io sono qui”, moderato dal patron del Festival Raffaele Mirelli, ha accolto la testimonianza di Andrea De Siano. Accompagnato dagli oncologi che si prendono cura di lui, i dottori Maurizio Matarese e Roberto Mabilia dell’ASL Napoli 2, ha raccontato dell’esperienza, della sua resilienza e perseveranza nella lotta contro il cancro scoperto poco meno di due anni fa. De Siano, che con la sua testimonianza si è fatto megafono di quanti si trovano nelle medesime condizioni e combattono ogni giorno con la burocrazia, con lunghe liste d’attesa e ostacoli di ogni genere (oltre che con il cancro), si è fatto promotore di un messaggio importante. Fondamentale il suo “smettete di lamentarvi, uscite dalla logica di mercato che vi vuole imbrigliare a tutti i costi e vivete la vita, attribuitevi un nuovo valore che non sia solo quello economico (dato dal mercato o dal lavoro) ma è soprattutto umano”. Il consulente di marketing con una sensibilità priva di retorica ha messo gli ascoltatori presenti nella sala Gingerò di fronte alla possibilità di reagire all’impotenza che relega ognuno nella paura e nella mancanza di condivisione. La quale a sua volta produce effetti nefasti che si ripercuotono pure nella qualità della sanità isolana. Conseguenze che la neonata “commissione sanità” del Comune di Ischia – ha sottolineato la dottoressa Raffaella Migliaccio, delegata della commissione - vorrebbe ridurre attraverso una “consulta permanente” tra le sei amministrazioni abbattendo e risolvendo i “buchi” della sanità locale e quelli che i malati oncologici sono costretti a subire. Nel suo breve intervento il dottor Mabilia ha evidenziato un aspetto altrettanto importante. Non bisogna cioè passare per la convinzione che dare attenzione allo stato della sanità locale nel tentativo di colmarne le pecche, vuol dire risolvere ciò che non funziona poiché ci si troverebbe davanti a un bluff se non si pensasse a come rendere moderne e migliorare le infrastrutture o fondare un dialogo duraturo tra politica, istituzioni e persone. Se un polo oncologico, sull’isola esiste, funziona e si prende cura delle persone malate di cancro è sicuramente per merito di medici - come Matarese e Mabilia - infermieri, operatori socio sanitari dal valore umano inestimabile. Ed è questo il dato prezioso da riversare nella società isolana. È chiaro che si può fare molto di più migliorando ed ampliando il desiderio di umanità. Se è vero che la competenza nella sanità è della Regione Campania – così ha sottolineato il sindaco di Lacco Ameno riportando la notizia che molto probabilmente a Ischia sarà riconosciuto lo status di località disagiata – è vero pure che l’autorità nel pretendere – dalla Regione - un servizio sanitario più solidale, funzionante e senza ostacoli, spetta proprio ai sindaci (compresi quelli assenti). Non aver dato seguito al “Patto per lo sviluppo dell’isola d’Ischia”, con Forio capofila – anche per campanilismo amorale di gran parte della politica – senza un profondo senso di irritazione della collettività che ha alimentato un silenzioso consenso, perdendo così l’accesso a risorse per almeno 350 milioni di euro in progetti, significa aver smarrito la possibilità di produrre in breve tempo riforme strutturali. In specie nella sanità isolana, tra i capitoli di spesa prioritari previsti dal Patto Strategico. Ed è proprio il tempo ciò che si consuma in maniera veloce per chi combatte con dignità contro un tumore, spesso invisibile a chi ha il dovere e l’obbligo di pensare al bene comune.

Le Depressioni: Due Logiche DiverseIl dolore di esistere, la spinta inarrestabile del soggetto verso l’annientamento di ...
24/04/2024

Le Depressioni: Due Logiche Diverse

Il dolore di esistere, la spinta inarrestabile del soggetto verso l’annientamento di se stesso, la costante sconfitta del desiderio di fronte alla sua mortificazione, fino ad arrivare alla spinta alla morte nel tentativo di suicidio, si mostrano legate strutturalmente a due logiche differenti, che delineano, per la psicoanalisi, due direzioni della cura diverse.
Prima logica.
La depressione come “viltà morale” è la prima struttura a cui può rispondere la sofferenza depressiva.
Non è necessariamente meno grave della seconda logica che vedremo a breve.
La viltà morale è il rifiuto di assumere la propria mancanza, il proprio desiderio. Il soggetto paga lo scotto di questo rifiuto con il senso di colpa, che resta in ogni caso, se siamo in questa logica, legato all’altro. Restando il senso di colpa un affetto legato all’altro, può essere anche una spinta a mettere in discussione l’immobilismo del depresso. Per questa ragione chi sente la colpa non verrà assolto in analisi, ma troverà un inquadramento del suo rifiuto per il desiderio e un rilancio dello stesso, che porterà il soggetto di fronte alla sua responsabilità per ciò soffre.
“Rifiuto di ben dire” lo chiama Lacan, del “ben dire” dell’inconscio, ovvero del “dire bene” il desiderio. Questo rilancio, questa ripartenza che punta dal desiderio, si oppone al “blabla” ripetitivo del lamento depressivo.
In questa logica, anche il tentativo suicidario resta in connessione con un possibile appello all’Altro, chiamato in causa con il tentativo di scomparire per sempre, lasciandone una mancanza radicale, provocando, cioè, un movimento di desiderio.
Seconda logica.
La depressione è qui intesa come impossibilità soggettiva di assumere la responsabilità del proprio dolore. Essa risponde dunque ad una logica differente dalla prima.
Qui non è in gioco un appello all’Altro come luogo da cui ricavare un desiderio.
Non si gioca qui alcuna partita con l’inconscio. Il soggetto, dopo una perdita che non può, strutturalmente, elaborare si ritrova scaraventato in una identificazione con l’oggetto-scarto, gettato nella certezza di essere indegno, un derelitto. Si identifica a ciò che egli stesso ha perduto.
Egli è certo di essere la m***a, l’oggetto perduto. Ora, anche nella prima logica, il cosiddetto “depresso” può dire di sentirsi una m***a. Ma questo stato è metaforico, influenzabile dalla parola dell’altro, dagli apprezzamenti, o dalle disconferme del suo valore. La depressione della II logica, attinente al campo di ciò che Freud individuò nella melanconia, ha a che vedere con un assunto indiscutibile di mortificazione del sentimento della vita. E’ una certezza instillata nelle profondità dell’essere, che non risponde al legame con l’Altro. La melanconia non è esposta semplicemente ad una ferita narcisistica, ad una frustrazione d’amore, o ad una perdita di amabilità. Potremmo piuttosti dire che chi ne soffre non è mai stato visto dall’Altro. Vive nell’assunto di non aver mai avuto accesso al sentimento di essere amato, riconosciuto, desiderato. Ha incontrato uno sguardo vuoto, uno sguardo che l’ha trapassato senza vederlo, uno sguardo che dunque gli ha conferito lo statuto di essere niente più che lo scarto di questo sguardo. Un “nulla da vedere”.
Il tentativo di suicidio qui non fa appello all’Altro, ma rappresenta il tentativo disperato di separarsi radicalmente dall’Altro, da questo sguardo che lo ha nullificato.
Esce di scena, realizzando il godimento di farsi lo scarto per eccellenza, nel tentativo di essere allora guardato, ma proprio come scarto della vita, quando ormai cioè è troppo tardi.

Il dolore di esistere, la spinta inarrestabile del soggetto verso l’annientamento di se stesso, la costante sconfitta del desiderio di fronte alla sua mortificazione, fino ad arrivare alla spinta alla morte nel tentativo di suicidio, si mostrano legate strutturalmente a due logiche differenti, che...

Le parole curano? Molti si chiedono come possa una cura che si fonda sulla parola curare la sofferenza umana. Almeno tre...
15/04/2024

Le parole curano?

Molti si chiedono come possa una cura che si fonda sulla parola curare la sofferenza umana. Almeno tre sono le evidenze che ne mostrano l’efficacia.
Innanzitutto la parola, o per meglio dire il linguaggio, è la causa stessa della sofferenza che si domanda di curare. L’incontro con il linguaggio perturba l’essere, stravolge la bussola naturale dell’istinto. È come se al posto dei soliti nord, sud, est, ovest, ci ritrovassimo con una bussola con dei segni sconosciuti, una bussola che indica qualcosa ma non si capisce cosa, e neanche si capisce com’è che l’ago si sposta da un segno all’altro. La sofferenza umana prende vita dal fatto di essere, prima ancora di nascere, nel linguaggio. E ogni volta, si tratta di parole di troppo o di parole mancate. Se allora la parola può ammalare non si vede perché non possa curare.
In secondo luogo, la parola non è semplicemente un fenomeno intellettivo, posto al di fuori della realtà corporea: l’atto stesso di parlare è un atto del corpo. E così anche recepire il linguaggio è un atto del corpo. Urlare “aiuto” per strada, lo mostra bene, genera uno scalpore di corpi, che guardano, si allarmano, compiono movimenti, sudano, si contraggono, proprio a causa di quella parola. Sentirsi dire “ti amo” e dire “ti amo” è un atto in cui il corpo intero viene perturbato. Ma ancora di più, la parola è addirittura una apparecchiatura del corpo. Basti pensare all’uso del corpo che si realizza nelle diverse culture. Si può addirittura smettere di vivere a causa di una parola, o dare la vita a causa di una parola.
In terzo luogo, la parola è così tanto legata al corpo, che possiamo rovesciare questo rapporto, al punto che un atto rivolto al corpo ha un effetto di significato. Lo sanno bene i bambini, quando ricevono uno schiaffo dal genitore, che di solito piangono più per il significato dello schiaffo (“mamma o papà sono arrabbiati con me”, per esempio) che per il dolore del corpo. La parola è dunque un fenomeno del corpo, che ha effetti nel corpo. È anche per questo, tra le altre cose, che in un psicoanalisi si parla: perché chi si cura è un corpo che parla

Psicologo Psicoterapeuta Francesco Impagliazzo “La psicoanalisi è un’opportunità, un’opportunità di ripartire” Cit. Jacques Lacan Aree di intervento Contattami Di cosa mi occupo Quali sono i miei ambiti Questi costituiscono i settori di mia competenza nei quali sono in grado di fornirti a...

Indirizzo

Via Nuova Dei Conti 136
Ischia
80077

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 20:00
Martedì 09:00 - 20:00
Mercoledì 09:00 - 20:00
Giovedì 09:00 - 20:00
Venerdì 09:00 - 20:00
Sabato 09:00 - 13:00

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