27/10/2025
COME GLI OGGETTI E I RICORDI CI AIUTANO NELL'ELABORAZIONE DEL LUTTO.
È rimasta lì, la sedia a dondolo. La stessa di sempre, con il legno scuro levigato dal tempo e il profumo sottile di vernice e ricordi. La seduta in paglia intrecciata conserva ancora l’impronta dei giorni passati, di chi vi si è accomodato a lungo, lasciando tracce invisibili di sé. A volte, quando la guardo, mi sembra quasi di vederlo ancora lì, mio padre, che si dondola piano davanti al camino. Il movimento lento della sedia accompagnava le sue parole, i suoi silenzi, i suoi pensieri che sembravano mescolarsi al crepitio del fuoco. Era un gesto quotidiano, semplice, eppure pieno di significato. Quel dondolio costante sembrava misurare il tempo in un modo diverso: non con i minuti che scorrono, ma con i ricordi che si sedimentano. In quella sedia c’era tutto: la quiete delle sere d’inverno, l’odore della legna bruciata, la sicurezza di una presenza che pareva eterna.
Poi, quando la vita ha cambiato ritmo e lui non c’è stato più, quella sedia è diventata silenzio. Ma non un silenzio vuoto: un silenzio abitato, denso, come se ogni fibra del legno conservasse la sua voce. A volte basta sfiorarla o sentire il leggero scricchiolio del legno che si muove, per ritrovare per un istante la sensazione di averlo ancora vicino.
Gli oggetti, quando qualcuno che amiamo se ne va, diventano testimoni di una continuità invisibile. Non sono solo cose: sono prolungamenti della memoria, contenitori di emozioni. Restano lì a ricordarci che l’amore non svanisce con l’assenza fisica, ma cambia forma, si trasforma in un legame intimo che abita gli spazi e i gesti. La sedia a dondolo è diventata per me un simbolo di tutto questo: un ponte tra il prima e l’adesso, tra ciò che è stato e ciò che resta.
Elaborare il lutto non significa dimenticare, né spezzare il filo che univa due vite. Significa, piuttosto, imparare a riconoscere quella presenza diversa che rimane dentro di noi. Gli oggetti cari ci aiutano a farlo: permettono alla memoria di respirare, di non diventare prigione ma conforto. Ci ricordano che la persona amata continua a vivere in ciò che ha toccato, in ciò che ha amato, in ciò che ha lasciato.