Dott.ssa Diana Baldassarre Psicologo-Psicoterapeuta Napoli

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Dott.ssa Diana Baldassarre Psicologo-Psicoterapeuta Napoli La Dr.ssa Diana Baldassarre è una psicologa e psicoterapeuta sistemico-relazionale e si occupa di t

"Quali che siano stati i nostri conflitti e i nostri trionfi, per quanto indelebile sia il segno che questi abbiano potu...
17/06/2020

"Quali che siano stati i nostri conflitti e i nostri trionfi, per quanto indelebile sia il segno che questi abbiano potuto lasciare su di noi, finiscono sempre per stemperarsi come una tinta ad acquerello su un foglio di carta.“ - Arthur Golden -


Artista - Mary Baldassarre -

“La tua visione diventa chiara solo quando guardi dentro il tuo cuore. Chi guarda fuori, sogna. Chi guarda dentro, si sv...
16/06/2020

“La tua visione diventa chiara solo quando guardi dentro il tuo cuore. Chi guarda fuori, sogna. Chi guarda dentro, si sveglia.”
CARL GUSTAV JUNG

Relazioni tossiche: i segnali per riconoscerleCome accorgersi che un rapporto di coppia ci sta danneggiandoChe cos’è una...
15/06/2020

Relazioni tossiche: i segnali per riconoscerle
Come accorgersi che un rapporto di coppia ci sta danneggiando

Che cos’è una relazione tossica? Come ci si accorge di trovarsi in un rapporto di coppia logorante o addirittura pericoloso?
Capita, a volte, di sentirsi incastrati in una relazione. Si sa da tempo che quel rapporto non funziona più, eppure si continua a portarlo avanti, con conseguenze disastrose per l’autostima e il benessere personale. Queste relazioni tossiche prosciugano le energie e fanno sentire senza via d’uscita. Risulta importante allora riconoscere i segnali di una relazione tossica e sapere come uscirne.

Cadere nel circolo vizioso delle relazioni tossiche è più facile di quanto sembri. Si tratta, infatti, di relazioni d’amore che all’inizio sembrano funzionare bene. Spesso le due persone si sentono affini, simili e quasi “fatti l’uno per l’altro”. In realtà queste relazioni funzionano bene solo all’apparenza, e spesso danno anzi l’impressione di essere molto forti perché l’intreccio dei meccanismi patologici dei due è molto saldo. Ne sono un esempio il sadismo e il masochismo, o la relazione tra un narcisista e una persona insicura (due quadri che spesso si sovrappongono). Sono relazioni in cui vige un’asimmetria di potere e responsabilità, e dove la sofferenza è strettamente legata al piacere.
Quanti tipi di relazione tossica?
Possono essere individuabili alcuni pattern, ovvero schemi di comportamento, in grado di generare una relazione tossica. Vediamone alcune tipologie:
• Relazione sado-mascochistica. La psicoanalista Nancy McWilliams ha descritto la personalità masochistica (o autodistruttiva), tipica di alcune donne maltrattate fin da piccole (ma esistono casi anche al maschile) che scelgono partner sadici, o arrivano a portare in superficie gli aspetti peggiori di un partner adeguatamente affettuoso. Cosa c’è alla base di questo comportamento? Secondo lo psicologo americano Emmanuel Hammer, il masochista è “un depresso che spera ancora”, e nella sua infanzia ha imparato che la sofferenza è il prezzo da pagare per la relazione. I suoi genitori, infatti, erano tendenzialmente assenti, e intervenivano diventando più affettuosi solo quando lui stava male o era in pericolo. In questo modo, il bambino – che si sente privo di valore per la mancanza di attenzioni – impara che se soffre abbastanza riesce a ottenere un certo interessamento. Insomma, soffrire per mantenere un legame è meglio che rimanere soli.
• Dipendenza affettiva. Le persone in un legame di dipendenza affettiva non riescono a fare a meno di un’altra persona per loro significativa e investono tutte le proprie energie nella relazione, escludendo le altre amicizie, entrando così in una sorta di circolo vizioso tossico (più si isolano, più investono nella relazione). A volte entrambi i partner sono co-dipendenti, alimentando reciprocamente l’ansia e la difficoltà a separarsi. Oppure, una delle due persone è indipendente e sfrutta l’altra per soddisfare i propri bisogni: il partner sfruttatore è spesso un/una narcisista, che alimenta la propria autostima e soddisfa i propri bisogni appoggiandosi sulla parte dipendente della coppia. Anche se la dipendenza è in un certo grado normale in una relazione, diventa pericolosa quando ricorda una tossicodipendenza: proprio come nel consumo di droga, si ha una forte spinta verso qualcosa che è tossico e dannoso per la propria salute.
• Lotta di potere. In questo caso non c’è una asimmetria di ruoli, ma piuttosto la tendenza di entrambi i membri della coppia ad assumere un ruolo dominante. Anche se la relazione di questa coppia sembra giunta al termine, i due continuano comunque a stare insieme. Non c’è davvero una progettualità e la gioia di stare insieme è ormai scemata. Il loro è un legame disperante e disperato. I continui conflitti spesso celano vissuti depressivi latenti: insomma, tra rabbia e disperazione, i due scelgono di esternare la rabbia. Questo crea conflitti continui il cui scopo è attribuire all’altro le responsabilità della pessima situazione. Questo tipo di relazione tossica è molto frequente nelle famiglie in cui i genitori hanno deciso di “stare insieme per i figli”, ma può presentarsi anche in coppie senza figli che non riescono a lasciarsi.
• Innamorarsi della persona sbagliata. In questo caso tutte le proprie energie sono rivolte verso una persona che in realtà non è disponibile (perché sposata per esempio), oppure che non fa per noi. Del perché ci si innamori della persona sbagliata ne abbiamo parlato qui. Queste relazioni possono durare anche tanto perché la persona innamorata spera di poter cambiare se stesso oppure l’altro, e che ciò porterà entrambi a essere felici. Ciò che avviene più spesso è che l’altro o si disinteressa o si approfitta di questi sentimenti, creando così dinamiche tossiche.

In conclusione si ricorda che Amore tossico è anche una pellicola del compianto regista Claudio Caligari, film neorealista che si concentra sulla diffusione delle droghe pesanti nell’ambiente del sottoproletariato romano negli anni ’70 e ’80. L’amore tossico tra i due attori non professionisti Cesare Ferretti e Michela Mioni è però anche una metafora dei pericoli ai quali può condurre una relazione malata.

La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta.Theodor Adorno
12/06/2020

La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta.
Theodor Adorno

Dipendenza affettiva: l’amore in trappolaCos’è la dipendenza affettiva e come se ne esce? La dipendenza affettiva consis...
11/06/2020

Dipendenza affettiva: l’amore in trappola
Cos’è la dipendenza affettiva e come se ne esce?

La dipendenza affettiva consiste nel gratificare in modo compulsivo un partner per mantenere il legame. Spesso questa modalità va a scapito dei propri bisogni. Alla base di questa forma di dipendenza c’è una bassa autostima, legata a esperienze infantili particolari.

“Non riesco a vivere senza di lui, mi sento vuota quando non mi scrive. Anche se mi fa stare male e litighiamo spesso, voglio stare con lui, ho perso anche tanti amici a causa di questa relazione ma non importa. Se non mi ama forse sono io che non vado bene”
La love addiction, o dipendenza affettiva, è uno schema di comportamento caratterizzato da un interesse eccessivo verso il proprio partner. I sintomi della dipendenza affettiva possono essere: la rinuncia ai propri interessi, un senso di mancanza di controllo e altri sintomi come l’ansia da abbandono e i vissuti depressivi.

Come e perché si sviluppa la dipendenza affettiva?

All’origine di una dipendenza affettiva spesso c’è una storia passata di abbandono e trascuratezza da parte delle figure di attaccamento. Gli adulti dipendenti sono stati spesso bambini i cui bisogni d’amore, riconoscimento e rispecchiamento con uno o entrambi i genitori non sono stati soddisfatti. L’autostima nella vita adulta, di conseguenza, è molto ridotta, perché la persona dipendente è abituata a non ritenersi degna di amore. Le conseguenze sono una forte paura dell’abbandono e dell’intimità.
Questo tipo di legame condivide con gli altri tipi di dipendenze più comuni (come quella da alcol, droghe o gioco d’azzardo) la necessità di proteggersi dai sentimenti dolorosi.
La fantasia principale di un dipendente affettivo è l’attesa che qualcun altro possa risolvere i suoi problemi e prendersi cura di lui. Quando questo bisogno irrealistico non viene soddisfatto, in effetti, i dipendenti affettivi possono sentirsi feriti e innescare conflitti nelle relazioni con gli altri. Il risultato è che spesso, così facendo, finiscono per fare “terra bruciata” intorno a loro.
Bisogna fare una precisazione, comunque. Nella fase dell’innamoramento un certo grado di dipendenza dall’altra persona è normale e auspicabile. Tuttavia, quando l’attaccamento si trasforma in dipendenza, questa impedisce all’individuo di vivere in modo sano la relazione. In altre parole, l’amore è tale solo quando è libero e diventa dipendenza se la libertà e l’individualità vengono negate, incatenando la persona dipendente nel vincolo di coppia

Come si esce da questa trappola affettiva?

Il trattamento di chi soffre di dipendenza affettiva è un processo lungo di scoperta e rafforzamento del proprio Sé. Richiede l’adozione di misure specifiche come riuscire a riconoscere la dipendenza, comprendendo a pieno le conseguenze dannose. I dipendenti affettivi dovrebbero entrare in un processo simile al lutto per affrontare il dolore emotivo che è alla base della loro dipendenza. Per superare queste problematiche, è necessario rielaborare i ricordi dolorosi legati a qualche forma di abbandono e trascuratezza (sia fisica che emotiva) sperimentata durante l’infanzia.
In parallelo, infine, la terapia cerca di aiutare il soggetto dipendente a riconoscere e convalidare i propri desideri, utilizzandoli per compiere scelte autonome. Grazie a questo attento lavoro si creano le basi affinché i pazienti possano mantenere un senso di amabilità e valore personale anche quando tali relazioni vengono a mancare.

La psicoterapia è come un viaggio                  “Dunque, mi dica tutto quello che le viene in mente. Si comporti, tan...
10/06/2020

La psicoterapia è come un viaggio

“Dunque, mi dica tutto quello che le viene in mente. Si comporti, tanto per dire, come un viaggiatore seduto al finestrino in treno che descrive a qualcuno, dentro lo scompartimento, il mutevole paesaggio che vede all’esterno”. Fu Sigmund Freud il primo ad accostare il complesso percorso dell’analisi a un viaggio. Dopo di lui furono in tanti a usare la stessa metafora. Per esempio Irvin Yalom, psichiatra e psicoterapeuta statunitense, ha più volte sostenuto nei suoi libri che “una ‘buona’ terapia condotta con un ‘buon’ paziente è fondamentalmente un viaggio avventuroso alla ricerca della verità”. La psicoterapia è spesso descritta come un “percorso” e condivide molti aspetti con l’esperienza del viaggio: a volte appare come un bisogno che deve essere affrontato anche senza una meta precisa, altre volte emergono fatiche e risorse impreviste per quanto ben programmata sia l’esperienza. Inoltre, quello che “ci si porta a casa”, tanto nella terapia quanto nel viaggio, va molto al di là di un oggetto concreto (un souvenir, la risoluzione di un sintomo), ma ha più a che fare con un’esperienza nuova, insolita, con una modalità di vivere non sperimentata nel passato.

Chi ti ha detto che si dipinge con i colori? Si usano i colori, ma si dipinge con le emozioni. Jean-Baptiste-Siméon Char...
10/06/2020

Chi ti ha detto che si dipinge con i colori? Si usano i colori, ma si dipinge con le emozioni. Jean-Baptiste-Siméon Chardin

Che cosa è la "maschera", in altro modo chiamata "ego", "falso Sé", "identificazione", "enneatipo in regressione", "finz...
09/06/2020

Che cosa è la "maschera", in altro modo chiamata "ego", "falso Sé", "identificazione", "enneatipo in regressione", "finzione funzionale" (Hillman, 1996)? Ogni maschera è un inganno.
Qualora eccediamo in un modo di essere stereotipato rispetto a un modello o un ruolo, o aderiamo ad etichette che ci definiscono, ci stiamo ingannando, ci stiamo distraendo dal nostro vero Sé. Noi siamo molto di più di ogni giudizio che ci attribuiamo o ci viene attributo, di ogni immagine che assumiamo.

La maschera è un modo ripetitivo, costante, automatico, inconsapevole di presentarsi al mondo allo scopo di renderlo prevedibile e rassicurante. Va precisato che la maschera, da un certo punto di vista, è necessaria per avere una pelle psichica, un ruolo, un posto esistenziale, ma quando l'individuo scambia la maschera con l'individualità, vive in uno stato di permanente inquietudine e disagio.
Chi vive in un ruolo specifico è condannato a comportarsi come una marionetta che è guidata da fili invisibili.
Il primo passo verso la guarigione sta nello smascherare le proprie maschere, nel riconoscerle, per assumerle consapevolmente, rinunciando a viverle in modo coattivo, automatico e ripetitivo.

Indirizzo

Via Confalone
N°1
80136

Orario di apertura

Lunedì 17:30 - 19:45
Martedì 17:30 - 19:45
Mercoledì 16:30 - 19:45
Giovedì 17:30 - 19:45
Venerdì 16:30 - 19:45
Sabato 09:00 - 13:00

Telefono

+393299467069

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