28/10/2024
Navigare nell’imprevedibilità della vita certe volte è davvero spaventoso: le onde del mare in tempesta si infrangono contro di noi e a stento riusciamo a restare in piedi, con le gambe tremolanti.
Le cose nuove, fanno paura. Anche le api. E i piccioni. Forse anche gli squali. E poi la rabbia fa tanta paura, così tanta che con la sua forza distruttrice sembra capace di spazzare via tutto: il mare, le onde, la nostra barca, noi stessi. E anche la paura, fa paura, e quindi cerchiamo di evitarla a tutti i costi. Proviamo a fuggire da ciò che è nuovo, dalla rabbia, dalle nostre emozioni, dalle preoccupazioni.
E così iniziamo a correre per poi ritrovarci al punto di partenza, restando da soli con la nostra paura. Terrorizzati, perché non c’è più un posto dove scappare. E questa è una sofferenza tutta particolare, che sembra impossibile da mettere in parola. Perché un po’, in realtà, abbiamo paura di noi stessi.
E cercare di capire e comprendere ciò che abbiamo dentro il nostro mondo interno, quello sì, che ci sembra spaventoso. Come i mostri sotto il letto, o dentro l’armadio, di quando eravamo bambini. Solo che l’interruttore per accendere la luce non si trova e nessuno intorno a noi sembra provare questo terrore.
L’insicurezza costante.
Il timore di provare dolore.
La paura di perdere il controllo.
Eppure, così come i mostri sotto il letto erano solo giocattoli e dentro l’armadio alla fine c’erano solo vestiti, anche la nostra paura frutto di una catastrofizzazione costante del mondo e di noi stessi, si può infrangere come le onde, lasciando il comando del nostro timone.
Serve un po’ di coraggio. Servono tolleranza e gentilezza. E a volte anche un piccolo aiuto. Ma possiamo accendere la luce.