22/10/2025
Un tempo la terapia era fatta di silenzi, di parole sussurrate incontrando individui bloccati da proibizioni, sensi del dovere, rigide morali.
Oggi ci troviamo davanti a persone che sembrano poter scegliere tutto, ma che non riescono a scegliere più se stesse.
Non è più la colpa il cuore del malessere, ma una sensazione più sottile: il vuoto, la disconnessione, l’impressione di essere sempre altrove. Non ci sono più verità da portare alla luce, ma frammenti da rimettere insieme.
Le sedute non sono più solo un viaggio nel rimosso, ma un tentativo di ritrovare un contatto: con le emozioni, con il corpo, con l’altro.
Non interpretiamo più solo sogni: interpretiamo chat, silenzi, profili social, frasi non dette e sorrisi forzati.
Oggi il caos interiore parla il linguaggio della velocità, dell’iperconnessione,dell’apparenza
e a volte, forse, prima ancora di capire “cosa senti”, bisogna chiedere: “sei ancora lì dentro?”