22/07/2025
"È una domanda stupida!"
– Quando le parole evitano il contatto -
In terapia (e nella vita), capita di porre una domanda e ricevere in cambio una risposta tagliente:
“Che domanda stupida.”
Ma cosa accade davvero in quel momento?
Dietro a quel giudizio sprezzante, spesso si nasconde molto di più:
👉 un disagio,
👉 la paura di esporsi,
👉 la difficoltà a entrare in contatto con una parte sensibile di sé,
👉 il timore del giudizio dell’altro.
Etichettare una domanda come "stupida" può diventare un modo per chiudere la porta al dialogo e tenere a distanza chi ci sta tendendo una mano.
Ma le domande – soprattutto nelle relazioni – non sono quiz, e nemmeno trappole.
Sono inviti. Aperture.
Tentativi, spesso coraggiosi, di creare un ponte.
E quando una domanda viene liquidata con sarcasmo o fastidio, forse si sta evitando qualcosa di più profondo: la possibilità di entrare davvero in contatto, di accogliere l’altro e di lasciarsi vedere.
Perché rispondere a una domanda
– soprattutto quando tocca un punto sensibile – può voler dire esserci davvero.
E questo, a volte, può fare paura.
🔹 Perché proprio questa domanda mi ha infastidito?
🔹 Cosa mi sta toccando, in realtà?
🔹 Cosa sto cercando di non sentire o di non dire?
In terapia non esistono domande stupide.
Esistono domande che attivano qualcosa,
e lì – proprio lì – spesso si nasconde un punto prezioso da esplorare.
Perché evitare una domanda è già una risposta.
Ed è anche un modo per evitare la relazione, il contatto, la possibilità
di essere presenti – per l’altro, ma anche per sé.
🟡 Ti è mai capitato di sentirti a disagio davanti a una domanda semplice?
O di reagire con sarcasmo a qualcosa che, forse, ti toccava più del previsto?
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a volte, basta una sola domanda per aprire uno spazio nuovo.