18/10/2025
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E aggiungo…da anni lavoro dentro questi scenari, li studio, li analizzo e li documento in aula di giustizia davanti ai giudici.
Ecco perché lo dico chiaramente: non denunciare non significa “non voler uscire”, significa essere intrappolate in una gabbia psicologica costruita con metodo e precisione chirurgica da chi esercita il controllo.
Dietro ogni donna che non denuncia c’è una strategia manipolatoria strutturata, un percorso fatto di annientamento progressivo dell’identità, di isolamento relazionale, di distruzione della percezione di sé e del proprio valore.
La vittima arriva a credere che non possa sopravvivere senza il suo carnefice, che non verrà creduta, che sarà punita se osa parlare.
È la dipendenza traumatica, un legame tossico che funziona come una sostanza e alterna fasi di violenza a momenti di pseudo-tenerezza, che generano confusione, ambivalenza e paralisi decisionale.
Questo è ciò che noi operatori del settore — psicologi, criminologi, forze dell’ordine, sanitari, assistenti sociali — conosciamo perfettamente.
Non è un mistero, è letteratura scientifica consolidata, è esperienza quotidiana.
E allora mi domando, anzi domando a voce alta:
com’è possibile che ancora oggi, nel 2025, davanti a una donna che arriva al pronto soccorso o in un consultorio con i segni evidenti di una coercizione psicologica o fisica, non scatti automaticamente il Codice Rosso?
Com’è possibile che, di fronte a chi trova il coraggio di chiedere aiuto — anche senza formalizzare una denuncia, come spesso accade nelle prime fasi di disvelamento — nessuno muova un dito, nessuno attivi una segnalazione, nessuno costruisca una rete di protezione immediata?
Non ci sono scuse, non esiste l’alibi dell’ignoranza perché queste dinamiche sono note, studiate, insegnate nei corsi di formazione, presenti nei protocolli.
Chi lavora nei distretti sanitari, negli ospedali, nei consultori sa benissimo che una donna che arriva spaventata, esitante, con un linguaggio frammentato e una narrazione confusa, non è una donna poco chiara, è una donna terrorizzata, una donna manipolata, una donna che sta cercando di sopravvivere.
E allora sì, è inaccettabile — profondamente inaccettabile — leggere che tutti gli indicatori di rischio c’erano, che la situazione era nota, che il Codice Rosso andava attivato, e scoprire invece che non è stato fatto nulla.
Nulla.
Nemmeno un tentativo di protezione minima.
È ora di finirla con le omissioni camuffate da burocrazia.
Quando una donna chiede aiuto, anche solo con gli occhi, quel momento è il punto di svolta.
Se lo perdiamo, la perdiamo.
E a quel punto, nessuna relazione, nessun verbale, nessun convegno, nessuna panchina, nessuna fisccolata potrà restituirle la vita che abbiamo lasciato che il suo carnefice le strappasse via.