09/11/2025
Lo Studio di Sé
Chi sia abituato ad osservare un po’ attentamente sé stesso, si accorgerà che il pretesto della mancanza di tempo e le altre scuse di vario genere che tendono a sviare dal dedicarsi seriamente al lavoro interiore, sono in realtà delle maschere dietro alle quali si cela non di rado una ripugnanza viva e intensa, una vera ribellione del nostro essere.
Tale ribellione non deve meravigliare.
Per compiere il lavoro interno, noi dobbiamo andare “in controcorrente”, contrastare le vecchie abitudini, disciplinare una quantità di elementi finora autonomi e sbrigliati.
Ora, tutto ciò costituisce una grave offesa alla nostra naturale indolenza, a quella fondamentale inclinazione a seguire la linea di minor resistenza, che si ritrova tenacemente radicata in ogni essere umano.
I nostri primi sforzi dunque devono essere rivolti contro questo ostacolo, dirò così, “pregiudiziale”.
Dobbiamo scuoterci energicamente, ricordare quanto male ci fa questa palla di piombo legata ai nostri piedi, che ci impedisce di assolvere il nostro vero compito di uomini e così assurgere ai nostri superiori destini.
Dobbiamo ricordare le numerose piccole viltà e bassezze, più incresciose e più indegne talvolta di gravi colpe, che commettiamo continuamente per la nostra indolenza e la nostra ignavia.
Teniamo sempre ben presenti, ben vive le aspre parole di disprezzo con le quali Virgilio parla degli ignavi:
"Questo misero modo
tengon l’anime triste di coloro
che visser senza infamia e senza lodo.
Mischiate sono a quel cattivo coro
degli angeli che non fur ribelli;
né fur fedeli a Dio, ma per sè foro.
Caccianli i Cieli per non esser men belli
né lo profondo inferno li riceve
ché alcuna gloria i rei avrebber d’elli.”
…
"E la lor cieca vita è tanto bassa,
che invidiosi son d’ogni altra sorte.
Fama di loro il mondo esser non lassa,
Misericordia e giustizia li sdegna,
Non ragioniam di loro, ma guarda e passa.”
Ci colga dunque un sano timore di appartenere alla schiera di quegli “sciaurati che mai non fur vivi”, e procuriamo di sentire intensamente il grande valore, la dignità e la bellezza del lavoro interno, pensando agli incalcolabili benefici che esso procura a noi e agli altri.
Se sapremo far ciò, lo sforzo necessario per la ginnastica interna non solo ci riuscirà meno increscioso, ma potrà divenire per noi una fonnte di vera gioia, d’una gioia sana, virile e ben diversa dal piacere molle e dolciastro dell’inerzia morale.
~Roberto Assagioli
Buona Domenica,
con Amore,
Melissa🌱