03/12/2025
Tutto il rinnovamento che cerchiamo non è fuori: è sempre dentro.
Non esiste rivoluzione esterna che non sia prima germogliata in una zona remota dell’essere, là dove la coscienza scende sotto il rumore della superficie e incontra ciò che è rimasto inascoltato.
È in questo sotterraneo che si siglano i veri patti, che si spostano i veri equilibri, che si decide se viviamo come individui integri o come frammenti trascinati dagli eventi.
L’umanità, nei suoi momenti di smarrimento, proietta le proprie ombre su figure lontane: poteri occulti, trame invisibili, architetture segrete.
Ma, ogni “stato profondo” che immaginiamo fuori è il riflesso di uno stato profondo interiore, un regno in cui pulsano forze antiche: paura, desiderio, memoria, traumi e intuizioni sepolte.
Ciò che non vogliamo vedere in noi lo nominiamo altrove.
E così, mentre molti cercano certezze nelle stanze nascoste del mondo, l’unico vero varco si apre nel punto più intimo della coscienza: quello in cui il velo cade e la responsabilità torna a casa.
Il Deep State e la Narcolessia dei Risvegliati:
Il deep state non è soltanto un’entità politica o un complotto immaginato è un archetipo.
È il simbolo delle forze che operano nell’invisibile, proprio come accade nei livelli sottili della psiche. Ogni civiltà ha avuto i suoi guardiani segreti, i suoi demiurghi nascosti, i suoi Arconti: non figure materiali, ma metafore del potere che agisce al di sotto della soglia della percezione.
Chiamarlo “stato profondo” significa riconoscere l’esistenza di un piano che sfugge allo sguardo ordinario.
Ma la domanda che dobbiamo porci non è: Chi ci governa? Bensì: Da quale profondità dell’essere siamo governati noi?
La cosiddetta “narcolessia dei risvegliati” è uno dei paradossi spirituali del nostro tempo.
Molti pensano di essersi destati, ma il loro risveglio è solo un trasferimento del sogno da un livello all’altro: non più il sogno dell’ignoranza, ma il sogno della paranoia, della ricerca incessante di un nemico invisibile.
È un sonno profondo travestito da lucidità.
Il mito del crollo globale, che ritorna ciclicamente come un mantra apocalittico, è la forma moderna delle antiche profezie di fine ciclo.
Esso rivela non una realtà oggettiva, ma un desiderio inconscio di purificazione, di azzeramento, di ritorno al punto zero dell’essere dove ogni identità si scioglie e può rinascere trasformata.
Nelle tradizioni esoteriche, la fine del mondo non coincide mai con la distruzione della materia, ma con la fine di un modo di vedere, con la morte di un paradigma interiore. Il vero collasso è psicologico, simbolico, animico: è il momento in cui la vecchia struttura che ci sosteneva implode perché non può più contenerci.
Ecco perché lo “stato profondo” affascina: esso incarna il luogo interiore dell’ignoto, quella zona cieca da cui emergono le intuizioni e gli automatismi, le paure e le visioni.
Non lo si conquista con la denuncia o con la lotta, ma con un atto di coraggio rivolto verso l’interno: scendere là dove l’ombra custodisce ciò che rifiutiamo di conoscere.
La vera sovversione non avviene nei palazzi del potere, ma nell’intimo laboratorio dell’anima.
Lo Stato Profondo come Archetipo dell’Inconscio:
Jung avrebbe riconosciuto nello stato profondo una manifestazione del Sé ombra: quella forza impersonale che sembra governarci quando perdiamo lucidità.
Non è un’entità esterna: è l’insieme di tutto ciò che ignoriamo di noi stessi e che, proprio per questo, ci domina.
Molti cercano liberazione smascherando strutture esterne; pochi hanno il coraggio di smascherare la struttura interna che sorregge le loro stesse paure.
L’esoterismo autentico richiede un movimento opposto rispetto alla cultura del sospetto: non cercare chi trama fuori, ma vedere chi trama dentro.
E ciò che troviamo là sotto non è mai un nemico: è una parte di noi che aspetta di essere riconosciuta, integrata, reintegrata nel cerchio della consapevolezza.
Lo “stato profondo” non è un potere che ci governa: è un potere che ci abita.
E la narcolessia dei risvegliati è il sintomo di un risveglio incompleto, sospeso tra la paura dell’ignoto e il desiderio di una verità totale.
Tutto il rinnovamento spirituale, filosofico ed esistenziale che cerchiamo non può essere imposto dall’esterno, perché nessuna struttura esterna può mutare un essere che dentro resta immobile.
Il vero rinnovamento è un rito iniziatico, una discesa negli abissi personali, dove il potere occulto si rivela per ciò che è: non un dominatore, ma un frammento dell’anima che attende di essere ricongiunto alla luce della consapevolezza.
~ Antonio Ruben