01/11/2025
Si chiama calma
e mi è costata tante tempeste.
Mi ci è voluta tutta la rabbia del mondo
per capire che urlare non serve,
che il rumore non convince nessuno,
nemmeno te stesso.
Mi ci è voluta la furia,
il cuore che sbatteva come una porta,
la voce rotta,
le parole taglienti,
mi é servito annegare nel buio
per capire che la pace non si trova,
si costruisce piano,
con mani nude,
con giorni normali.
Non è che non mi arrabbio più,
è che adesso scelgo dove mettere il fuoco.
Ho imparato che la calma non arriva per magia,
arriva quando smetti di voler avere ragione,
quando impari a respirare anche dentro l’errore,
quando ti fidi che certe cose si aggiusteranno da sole.
Si chiama calma
e non è per chi non sente,
ma per chi ha sentito troppo
e adesso sceglie di non farsi più male.
La calma è quel momento in cui ti siedi
in mezzo al casino,
sorridi,
e ti dici:
“ok, non controllo niente,
ma io resto qui lo stesso.”
Si chiama calma
ed è l’arte di lasciar andare
senza sentire di aver perso.
Di capire che non devi rispondere subito,
che non tutto va sistemato,
che la pace è un muscolo
e ogni volta che la scegli, ti alleni.
Si chiama calma
e ci si arriva stanchi,
ma leggeri.
Ci arrivi dopo aver dato tutto,
dopo aver capito che non puoi salvare nessuno
se non impari a salvarti tu.
E allora succede:
smetti di rincorrere,
smetti di spiegare,
smetti di chiedere.
Respiri.
e ti basta.
Si chiama calma,
e non è fuga:
è tornare dove fai pace
con tutto ciò che sei stato.
Andrew Faber