12/11/2025
Una giornata normale (eppure così speciale)
Oggi niente emergenze, niente nuovi arrivi, niente addii struggenti. Una giornata tranquilla, finalmente. Di quelle che scorrono piano, tra il ticchettio dell’orologio e il suono ovattato dei respiri piccoli.
Arrivo in reparto presto, turno delle 8 del mattino
Lei mi aspetta già sveglia. Occhi enormi, curiosi. Mi guarda come per dire: “Eccoti, lo sapevo che tornavi”. Il suo ciuccio balla a ritmo lento e la sua copertina è ancora tutta arruffata. Le parlo piano, come si parla a chi non ha bisogno di capire le parole per afferrarne il senso.
La mattina scorre tra una poppata e un cambio pannolino che sembra una piccola battaglia strategica: lei da una parte, io dall’altra, ognuno con le proprie armi – io con salviette, lei con sorrisi improvvisi e gambe che si agitano all’improvviso. E alla fine vinco sempre io… ma solo perché le lascio credere di aver vinto lei.
Gli parlo. Gli racconto della pioggia fuori, del cane che abbaia dalla finestra, del profumo del pane appena sfornato che ho sentito passando davanti alla panetteria.
Poi si addormenta, sul mio petto, e il mondo fuori smette di avere fretta. Non ci sono orari, non ci sono rumori. Solo il suo respiro che si accorda al mio.
Non succede nulla di eclatante oggi. Ma succede tutto.
Ogni gesto, ogni cambio, ogni sguardo, ogni ""non pianto"" guadagnato grazie a una coccola data al momento giusto. Ogni piccolo ""niente"" che, in realtà, è tutto. Perché lì, in mezzo a pannolini e biberon, noi stiamo costruendo qualcosa. Legami invisibili, cura, presenza. Vita.
E mentre lascio il reparto, salutando le infermiere con un sorriso stanco ma pieno, penso che giornate così normali siano quelle che, nel silenzio, fanno più rumore.
A domani, piccoli miei..