Dott.ssa Mariarosaria Vulcano Medico Specialista Neurologo

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INTELLIGENZA ARTIFICIALE ED ETICA: IL DIALOGO ESSENZIALE PER UN FUTURO RESPONSABILE 🤖Come l’intelligenza artificiale sta...
02/12/2025

INTELLIGENZA ARTIFICIALE ED ETICA: IL DIALOGO ESSENZIALE PER UN FUTURO RESPONSABILE 🤖

Come l’intelligenza artificiale sta cambiando la nostra società e le sfide etiche legate al suo sviluppo.
Nel contesto dei rapidi progressi tecnologici, l’intelligenza artificiale (IA) sta assumendo un ruolo centrale nella trasformazione della nostra società. Tuttavia, l’adozione di queste tecnologie solleva importanti questioni etiche. È fondamentale riflettere su come l’intelligenza artificiale possa essere utilizzata in modo responsabile, tenendo sempre al centro l’essere umano. Questo è stato il tema centrale dell’evento organizzato dalla Fondazione Magna Carta, che ha visto la partecipazione di esperti e leader del settore per esplorare come l’intelligenza artificiale possa essere integrata in modo etico e rispettoso delle nostre esigenze sociali.

NECESSITÀ DI RIFLESSIONE

L’intelligenza artificiale ha il potenziale per trasformare radicalmente tutti gli aspetti della nostra vita, dalla medicina alla finanza, dalla gestione dei dati alla politica. Tuttavia, come sottolineato durante l’evento, non è sufficiente solo innovare; è necessario anche un attento esame dei limiti etici che devono accompagnare ogni sviluppo tecnologico. “La velocità del progresso tecnologico e la potenza dell’IA richiedono una riflessione sui limiti etici necessari per guidare il cambiamento in atto“, ha affermato Gaetano Quagliariello, presidente della Fondazione Magna Carta. “È fondamentale preservare la centralità dell’essere umano, evitando che la tecnologia alteri il tessuto etico della società. Dignità e integrità dell’umano, trasparenza, privacy, sicurezza e responsabilità sono alcuni dei principi essenziali per un uso consapevole dell’IA e per ridurre i rischi di potenziali abusi“.

Uno degli aspetti più discussi è come il controllo dell’intelligenza artificiale influenzi i processi democratici, industriali e sociali. “In un momento in cui stiamo trasformando il modo con cui eseguiamo i processi all’interno della nostra società“, ha spiegato Padre Paolo Benanti, Presidente della Commissione sull’Intelligenza Artificiale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, “e nel momento in cui l’intelligenza artificiale cambia il nostro modo di fare le cose, chi controlla o controllerà questo tipo di risorse controllerà anche il modo con cui avverranno i diversi processi – da quelli industriali a quelli democratici. Non si tratta di aver paura, bensì di ‘mettere a terra’ dei guard rail che addomestichino questa macchina per una nuova stagione del nostro esistere”.

IL RUOLO CENTRALE DELL’ESSERE UMANO

Un altro tema centrale emerso nel dibattito riguarda l’importanza di mantenere al centro l’essere umano anche nell’era della tecnologia. Nonostante i progressi dell’IA, è essenziale ricordare che la tecnologia deve essere al servizio dell’uomo, non il contrario. “In un’epoca in cui la tecnologia e l’intelligenza artificiale stanno rapidamente trasformando il nostro mondo, è fondamentale riflettere su come queste innovazioni possano essere integrate in modo etico e responsabile“, ha dichiarato Pier Luigi Dal Pino, Senior Regional Director Government Affairs Western Europe – Microsoft. “È prioritario tenere al centro l’essere umano e considerare la tecnologia AI al suo servizio senza che tale tecnologia sostituisca, crei discriminazioni e ancor peggio lasci alcuno escluso“.

Le riflessioni emerse durante l’evento hanno messo in luce come sia essenziale un dialogo continuo tra scienza, fede e filosofia per affrontare le sfide etiche derivanti dall’adozione dell’intelligenza artificiale. Secondo gli esperti, l’IA non dovrebbe essere vista come una forza autonoma, ma come uno strumento che possiamo controllare e gestire con consapevolezza. “Microsoft è impegnata a promuovere un uso responsabile della tecnologia che rispetti i valori umani e contribuisca al benessere della società“, ha aggiunto Dal Pino. “Il progetto di gemello digitale della Basilica di San Pietro, lanciato l’11 novembre, è la prova tangibile di come il dialogo tra la fede, le persone, la scienza e la tecnologia sia indispensabile, ma anche quanto possa contribuire a rispondere ad alcune sfide e opportunità del nostro tempo, come ad esempio la conservazione del patrimonio culturale e l’inclusione“.

L’INTEGRAZIONE DELLA FEDE, SCIENZA E TECNOLOGIA: UN APPROCCIO ARMONICO

Il progetto di gemello digitale della Basilica di San Pietro, recentemente lanciato, è stato un esempio tangibile di come la tecnologia possa essere utilizzata per promuovere valori umani universali, come la conservazione del patrimonio culturale e l’inclusione. Questo progetto ha dimostrato che la collaborazione tra fede, scienza e tecnologia è non solo possibile, ma essenziale per affrontare le sfide globali del nostro tempo.

L’intelligenza artificiale, se utilizzata correttamente, può contribuire significativamente a rispondere a queste sfide, promuovendo l’inclusività e il rispetto della diversità culturale. Grazie a un uso consapevole della tecnologia, è possibile proteggere e valorizzare il nostro patrimonio culturale, rendendo al contempo le tecnologie digitali accessibili a tutti, senza lasciare nessuno indietro.
[Articolo di Laura Avalle, "Mondo Sanità"]

Mondosanità Intelligenza artificiale ed etica: il dialogo essenziale per un futuro responsabile %

LA PAROLA CHE CURA:  COSÌ UN MEDICO EMPATICO  'ACCENDE'  IL CERVELLO DEL MALATO. 🧠⚕❤️Chi si occupa di cura dovrebbe fare...
02/12/2025

LA PAROLA CHE CURA: COSÌ UN MEDICO EMPATICO 'ACCENDE' IL CERVELLO DEL MALATO. 🧠⚕❤️

Chi si occupa di cura dovrebbe fare almeno un esame di empatia.
Cosa indossare sotto il camice bianco quando ci si appresta a incontrare un paziente?

E' presto detto: una buona dose di gentilezza e uno stile di comunicazione adeguato ai bisogni del malato, dai toni ai gesti. Perché le parole possono essere macigni, ma anche scintille che accendono una reazione positiva in chi si ha di fronte, toccando le corde giuste o meglio le giuste aree del cervello. Di qualcosa che era stato finora teorizzato e verificato sul campo, oggi si hanno anche le 'prove fotografiche': nella relazione di cura, parole gentili pronunciate dal medico nel modo migliore e al momento opportuno scatenano una reazione a livello neurale e favoriscono comportamenti virtuosi nel paziente che la malattia la vive sulla sua pelle e deve trovare le risorse per combatterla.

LO STUDIO ITALIANO: "ECCO COSA SUCCEDE AL PAZIENTE QUANDO IL DOTTORE GLI PARLA" - Un team di scienziati italiani ha osservato questo effetto 'in diretta', guardando a cosa succede nel cervello del malato quando il medico gli parla. Quali aree si attivano, come lo fanno, con che effetto. A queste domande risponde lo studio sperimentale condotto dalla Fondazione Giancarlo Quarta Onlus in collaborazione con l'università di Udine, Clinica psichiatrica Asuiud Santa Maria della Misericordia. Presentata oggi a Milano, l'indagine battezzata 'Fiore' (Functional Imaging of Reinforcement Effects) ha esplorato diversi stili comunicativi, scoprendo che attivano differenti aree cerebrali e che anche la sfera dell'apprendimento può essere coinvolta.

Gli autori della ricerca lo hanno verificato sottoponendo a scansione cerebrale 30 persone sane (11 maschi e 19 femmine, età tra i 19 e i 33 anni), mentre partecipavano a un test mirato. Il primo aspetto evidenziato dagli esperti è che l'insieme di gestualità e parole scelte dal medico produce effetti sul malato. E ora, sottolineano, "questa evidenza esperienziale, indagata dalla psicologia comportamentale, ha una sostanza neuroscientifica". Perché gli effetti cerebrali in questione sono precisi e visibili.

Lo studio affonda le radici in un lavoro portato avanti in precedenza dalla Fondazione Giancarlo Quarta, impegnata da anni nell'approfondimento del tema del rapporto medico-paziente con lo scopo di alleviare la sofferenza dei malati. In particolare, la Onlus ha sperimentato in collaborazione con l'Istituto nazionale tumori di Milano un modello relazionale in 5 punti. Si chiama 'Ippocrates' - nome evocativo - e individua 5 aree di bisogno del malato a cui corrispondono altrettanti comportamenti e stili comunicativi in grado di soddisfarlo.

Per esempio la prima area è il bisogno di capire, sperimentato dal paziente quando si trova catapultato nel mondo sconosciuto di una malattia. In questo caso, secondo il modello Ippocrates i comportamenti relazionali che hanno la massima probabilità di efficacia sono di ordine razionale. Segue il bisogno di sicurezza nel futuro, che per il malato è spesso un orizzonte denso di preoccupazioni rispetto al cammino che dovrà intraprendere. A questo bisogno viene abbinato uno stile comunicativo improntato alla continuità.

Ci sono poi il "bisogno di essere compresi emotivamente ed essere a proprio agio nella situazione" e il "bisogno di attenzione", elencano gli autori del modello. Entrambe sono due aree di necessità emotiva e sono quelle prese in considerazione dall'indagine Fiore. Nel primo caso viene abbinato uno stile relazionale improntato all''influenzamento', ossia caratterizzato dall'espressione di sentimenti ed emozioni, da manifestazioni di disponibilità, flessibilità o aiuti concreti. Obiettivo tranquillizzare, motivare e dare speranza. Per l'altro bisogno invece lo stile relazionale è quello improntato all'ascolto e alla valorizzazione delle specifiche istanze del paziente. E si punta a sollecitare il convincimento del paziente, la sua adesione sia razionale che emotiva. Il modello Ippocrates si completa con l'ultimo bisogno evidenziato: il decidere, che richiede uno stile relazionale definito di realizzazione e basato sull'espressione di indicazioni, suggerimenti, proposte e soluzioni.

Nella ricerca presentata gli scienziati hanno messo a fuoco, mediante tecniche di neuroimaging (risonanza magnetica funzionale), la presenza di specifiche attivazioni cerebrali correlate alle differenti modalità argomentative e comportamentali rispetto ai due specifici bisogni emotivi del paziente (comprensione emotiva e attenzione), due aspetti importanti per sentirsi riconosciuto e per superare il senso di spersonalizzazione della malattia, evidenziano gli esperti.

Alle 30 persone arruolate nello studio sono state mostrate una serie di vignette raffiguranti situazioni di aiuto/influenzamento e di riconoscimento/valorizzazione, ed è stato chiesto ai partecipanti di immedesimarsi nelle scene e di esprimere apprezzamento per comportamenti più o meno conformi ai diversi stili di comunicazione.

Risultato: dalle scansioni è emerso che "comportamenti di valorizzazione attivano la sfera sensoriale e in particolare la corteccia visiva", mentre "comportamenti di influenzamento stimolano le regioni del cervello collegate alla teoria della mente che, tra le altre cose, si traduce nell'acquisizione di comportamenti da parte della persona". Dunque, concludono gli autori, una buona comunicazione orientata non solo a gratificare genericamente il paziente, ma a gratificarlo con uno stimolo e un'indicazione precisa del comportamento virtuoso, favorisce la reiterazione del comportamento.

LO PSICHIATRA: "PER I CAMICI BIANCHI SERVE L'ESAME DI EMPATIA" - "La verità è che oggi i medici non sono preparati a comunicare con il paziente. Nelle Università italiane, nel contesto della Facoltà di Medicina, abbiamo corsi di psicologia clinica che si chiamano proprio 'relazione medico-paziente' e questo è ottimo. Ma sono slide su slide, servirebbe invece una prova pratica di empatia". E' la riflessione di Fabio Sambataro, professore associato di Psichiatria all'università degli Studi di Udine.

L'esperto spiega all'AdnKronos Salute l'importanza di prevedere un 'training dell'empatia' per i camici bianchi. "E' stato anche oggettivamente dimostrato che ha un effetto biologico", assicura. "Tra gli anni '50 e '70 - ripercorre - c'è stata una rivoluzione della medicina che ci ha permesso di diventare sempre più tecnici e molto meno orientati verso il paziente, con un processo che si chiama 'de-umanizzazione'. Qualcuno pensa che il distacco sia d'aiuto al malato. In realtà, se è vero che il 'sentire' la stessa cosa che sente il paziente non è utile, il 'capire' quello che sente è fondamentale".

E il medico spesso "non ha una grande percezione - osserva Sambataro - come mostra per esempio già uno studio di 15 anni fa dei chirurghi ortopedici Usa. La ricerca prevedeva che 800 pazienti e 700 medici valutassero entrambi la capacità di comunicazione verso il paziente. I medici dicevano nel 75% dei casi che erano stati capaci di trasmettere qualcosa, per i pazienti questa percentuale scendeva al 21% e i problemi più gravi venivano associati alla mancanza di comunicazione e del prendersi cura". Altro dato che incide è il tempo. "Un'altra ricerca - continua lo specialista - ha rilevato che solo il 23% dei pazienti riesce a dire il motivo per cui è andato a farsi visitare. Mediamente dopo circa 18 secondi il medico lo interrompe e non vuole più sentire. Neanche un minuto su 20 è dedicato a trasmettere informazioni".

"Gli americani su questo fronte sono più avanti - riflette lo psichiatra - Nel processo di accreditamento del medico esiste questo 'clinical skill' e quindi nella prova clinica pratica si testa anche la comunicazione camice bianco-paziente. E' parte dell'esame. C'è un attore che recita una parte e si valuta anche come questo attore ha sentito la relazione comunicativa. Stesso discorso per la specializzazione, che prevede non solo l'ottenimento, ma esami periodici per mantenerla. Anche in questo contesto si considera la capacità di comunicazione col paziente".

Sempre negli Usa e nuovamente la Società di ortopedia, prosegue Sambataro, "ha pensato di rivolgersi a un istituto di training e si è visto che già dopo 18 settimane" questo allenamento "era in grado di migliorare tantissimo l'empatia. E' dunque qualcosa che si può fare e gli strumenti ci sono. Gli esempi concreti sono fondamentali, avere vignette che illustrano situazioni pratiche, ricevere feedback. Tutto questo in America si fa tanto. In Italia queste cose ancora mancano. E' importante insegnare le basi neurobiologiche dell'empatia, perché si è visto che porta al miglioramento della relazione medico-paziente".

La tecnologia, in alcuni casi, può essere d'aiuto. "E' stato di recente condotto uno studio con un videogame utilizzato per testare le capacità empatiche della persona - riferisce il docente - Protagonista un alieno che doveva quantificare e decodificare le emozioni. Si è visto che le stesse aree cerebrali attivate in questo studio mostravano un cambiamento nella loro attivazione dopo un training giornaliero col videogame. L'effetto che si ottiene allenando l'empatia è dunque dimostrabile". Quanto all'avanzare della tecnologia nella professione medica, "a mio avviso - conclude Sambataro - sono positivi tutti i progressi della scienza e della tecnica, ma vanno integrati. Il primo passo è sempre ascoltare il paziente. Il rapporto umano è l'inizio di tutto. E si è visto che anche chi non appartiene a branche della medicina estremamente tecnologiche ha lo stesso rischio di deumanizzazione, che resta costante nel tempo".

L'ONCOLOGO: "PIU' SGUARDI E MENO SOCIAL" - "Non sono iscritto a Facebook, non twitto, la mia comunicazione cura un po' di più l'aspetto umano che si ha nel rapporto diretto. Ai giovani camici sconsiglio vivamente di affrontare una discussione con WhatsApp, perché per esperienza personale ho visto che se c'è un modo per non intendersi è eliminare il linguaggio del corpo". E' la visione di Filippo de Braud, ordinario di Oncologia medica all'università degli Studi di Milano e direttore del Dipartimento di oncologia medica ed ematologia all'Istituto nazionale tumori del capoluogo lombardo.

"La gestualità, gli sguardi, il linguaggio del corpo sono un aspetto molto importante nella comunicazione - spiega l'esperto all'AdnKronos Salute - Uno può dire parole dure con uno sguardo dolce e l'altro può capire che il significato delle parole è quello, ma non c'è astio. Se le stesse parole si traspongono in maniera sì diretta ed efficace, ma anonima", per esempio in una chat, "allora si perde tutta quella che è la parte dell'animo. Io cerco di imparare dai giovani, ma comunico loro questo messaggio. Cerco di stimolare in loro un'attenzione alla comunicazione".

Per De Braud "trasmettere ai giovani un modello virtuoso nella comunicazione auspicabilmente aiuterà a migliorare le relazioni col paziente. C'è un'evoluzione culturale favorevole. E le iniziative che vanno in questa direzione bisognerebbe riuscire a integrarle in un processo di formazione. Nelle nostre università c'è qualche miglioramento da fare. Noi nel corso di specializzazione della nostra università abbiamo tante ore di psiconcologia ed è sicuramente importante, però oltre a questo bisognerebbe fare un po' più di pratica. Prestare attenzione non solo alle regole del gioco, ma a come gestire la partita nella concretezza. E questo si fa affiancando persone che sappiano comunicare".

Lo specialista spiega che quando interagisce con i giovani camici bianchi cerca "di far capire loro che devono conoscere le persone. I vizi, le virtù e le attitudini. Cerco di spiegare che non si deve per esempio chiedere al paziente 'Come stai?', ma 'Cosa hai fatto ieri sera, quando hai cucinato l'ultima volta?'. Alcune informazioni, infatti, possono aiutare a capire la situazione evitando la domanda diretta che impone a chi la riceve un atteggiamento di difesa e una risposta non proprio veritiera, che può trarre in inganno".

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F. A. S. T.  🧠Conoscere i sintomi dell'ICTUS e agire con rapidità potrebbe significare salvare una vita. Per ricordarsi ...
02/12/2025

F. A. S. T. 🧠

Conoscere i sintomi dell'ICTUS e agire con rapidità potrebbe significare salvare una vita.
Per ricordarsi i segnali esiste un acronimo inglese: FAST, che ci ricorda anche quanto è importante agire tempestivamente.

COME INDIVIDUARE UN ANEURISMA CEREBRALE PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI. 🧠 L'aneurisma cerebrale è una condizione potenzialme...
27/11/2025

COME INDIVIDUARE UN ANEURISMA CEREBRALE PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI. 🧠


L'aneurisma cerebrale è una condizione potenzialmente letale spesso asintomatica; riconoscere i segni di allerta, come un forte mal di testa, è cruciale per la sopravvivenza.

Scopri l'importanza della consapevolezza sull'aneurisma cerebrale. Riconosci i sintomi e agisci in tempo per salvare vite. Informati ora!

LE "EPOCHE" DEL CERVELLO UMANO 🧠Esistono quattro importanti momenti in cui le reti neurali si modificano: intorno a 9, 3...
27/11/2025

LE "EPOCHE" DEL CERVELLO UMANO 🧠

Esistono quattro importanti momenti in cui le reti neurali si modificano: intorno a 9, 32, 66 e 83 anni. Secondo gli scienziati, conoscerli potrà servire a capire meglio le fragilità del sistema nervoso.

KEY ADVANCES IN STROKE CARE🧠
27/11/2025

KEY ADVANCES IN STROKE CARE🧠

📢 ESOC 2025: Key Advances in Stroke Care

Helsinki hosted an exciting year of updates at ESOC 2025, with new insights spanning acute treatment, secondary prevention and rehabilitation. 🧠✨

This round-up explores evolving approaches to endovascular treatment, innovations in pre-hospital stroke care, strategies to reduce post-stroke complications and emerging evidence supporting more personalised rehabilitation.

🔗 Read the full summary: https://touchneurology.com/stroke/journal-articles/highlights-from-the-european-stroke-organisation-conference-2025-advancements-in-stroke-care/

CHECK-UP: GLI ESAMI DEL SANGUE DI ROUTINE 🩸 💉🧪🔬💉
27/11/2025

CHECK-UP: GLI ESAMI DEL SANGUE DI ROUTINE 🩸 💉🧪🔬💉

Ogni anno milioni di italiani si sottopongono a esami del sangue “di routine”, convinti che più controlli equivalgano a più salute. Ma la realtà è diversa: molti test vengono prescritti per abitudine, senza una reale utilità clinica. Ne abbiamo parlato con Giorgio Sesti, direttore UOC di Medicina Interna presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria Sant’Andrea e Ordinario di Medicina Interna presso la Facoltà di Medicina e Psicologia-Sapienza Università di Roma.

Spesso gli esami di laboratorio vengono richiesti per abitudine, anche nei controlli annuali di pazienti sani. Quali test eliminerebbe da un check-up standard e quali, invece, terrebbe? “Molti esami vengono richiesti per routine, più per abitudine che per reale utilità clinica. In una persona senza fattori di rischio specifici, eviterei test poco informativi come VES, ferro sierico, vitamina B12 totale o markers ormonali non indicati come insulina. Consiglierei un pannello di esami che includa glicemia, creatinina, colesterolo totale, trigliceridi, colesterolo HDL, transaminasi, gamma GT, bilirubina totale e frazionata, acido urico, emocromo, esame delle urine completo, elettroforesi e proteine plasmatiche”.

L’articolo completo di Irma D’Aria su Salute

HEADACHES: MIGRAINE, TENSION-TYPE HEADACHE, CLUSTER HEADACHE 👤👥️👥️👥️
26/11/2025

HEADACHES: MIGRAINE, TENSION-TYPE HEADACHE, CLUSTER HEADACHE 👤👥️👥️👥️

🟥 25 Novembre 2025 🟥
25/11/2025

🟥 25 Novembre 2025 🟥

L'Istituto Superiore di Sanità si illumina di rosso questa sera, per celebrare la giornata internazionale contro la violenza sulle donne e ricordare le troppe vittime di questo crimine ingiustificabile.

25 Novembre 2025 👠
25/11/2025

25 Novembre 2025 👠

Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Quest’anno parliamo di abusi online (UN Women), una violenza silenziosa in continua crescita. Gli spazi digitali dovrebbero essere luoghi sicuri, dove donne e ragazze possano esprimersi liberamente. E invece, troppo spesso, diventano scenari di molestie, controllo e minacce. 🏥In pronto soccorso le donne che subiscono violenza possono trovare un percorso protetto e ricevere ascolto e un primo sostegno per uscire da situazioni che fanno male — anche quando tutto inizia dietro uno schermo.

📞 Il numero antiviolenza e stalking 1522 è attivo 24 ore su 24, ogni giorno. ✋Nessuna forma di abuso è accettabile. Mai. Non sei sola.

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