Counselor Maria Cristina Madera

Counselor Maria Cristina Madera Counselor olistico sistemico relazionale.

Ciao, sto offrendo assistenza a questa raccolta fondi su GoFundMe. Se puoi, prendi in considerazione la possibilità di s...
09/11/2025

Ciao, sto offrendo assistenza a questa raccolta fondi su GoFundMe. Se puoi, prendi in considerazione la possibilità di sostenerla, donando o condividendo il link. Ogni piccolo gesto di aiuto fa un'enorme differenza.

https://gofund.me/1be7d720f

Chi può...chi vuole. Grazie. 🙏🏻❤️

Sono stati giorni pesanti. Di quelli che ti schiacciano, che ti tolgono … Salvatore Savasta ha bisogno del tuo sostegno per Con il cuore e con le gambe ❤️

21/10/2025

Spiega il tuo lavoro come se stessi preparando un cocktail.

Nome drink: Relational Sour
Grado alcolico: 0% giudizio, 100% presenza

Ingredienti
•50 ml storia e contesto (genogramma fino a 3 generazioni)
•30 ml obiettivi condivisi (contratto chiaro)
•20 ml risorse e competenze della/e persona/e
•15 ml domande circolari (un buon agrume che “apre”)
•2 dash pattern ricorsivi da riconoscere (il “bitter” che dà senso)
•Ghiaccio: setting sicuro, confini, riservatezza
•Guarnizione: compiti tra le sessioni, micro-esperimenti relazionali

Strumenti
•Shaker = relazione terapeutica
•Cucchiaio da bar = riflessione e riformulazione
•Strainer = confini e metodo (filtra il superfluo)

Preparazione
1.Mise en place: accogli, definisci il contratto, costruisci alleanza.
2.Versa la base: mappa il sistema (genogramma, narrazioni, ruoli).
3.Aggiungi il citrus: domande circolari per spostare prospettiva.
4.Dash di bitter: rendi visibili i pattern che irrigidiscono le relazioni.
5.Shakera con ghiaccio: co-costruisci ipotesi e nuove letture.
6.Filtra e assaggia: feedback, ricalibra gli obiettivi con tutti i presenti.
7.Servi a piccoli sorsi: assegna compiti concreti e osserva gli effetti nel sistema.

Note di servizio
•Non dico chi ha ragione: facilito dialoghi e nuove connessioni.
•Lavoro su responsabilità e confini, non su colpe.
•Effetto atteso: più consapevolezza dei legami, decisioni pratiche, benessere relazionale.
•Possibili effetti collaterali: leggera vertigine da cambiamento… passa in pochi incontri 😉.

Il counseling migliora la vita. 😊
16/10/2025

Il counseling migliora la vita. 😊

Ad un certo punto in tutte le stirpe nascerà un'anima che sceglie di portare la guarigione ai suoi antenati. Questi sono...
30/08/2025

Ad un certo punto in tutte le stirpe nascerà un'anima che sceglie di portare la guarigione ai suoi antenati. Questi sono cercatori nati di strade di liberazione per l'albero genealogico. Quei membri dell'albero che non si adattano alle regole o alle tradizioni del Sistema Familiare, quelli che fin da piccoli cercavano costantemente di rivoluzionare le credenze, andando contro i sentieri segnati dalle tradizioni familiari, quelli criticati, giudicati e addirittura respinti, quelli di solito sono quelli chiamati a liberare l'albero dalle storie ripetitive che frustrano intere generazioni. Ed è possibile che questa bella anima sia tu.

Bert Hellinger

Chi sceglie di interrompere i modelli disfunzionali all'interno del proprio sistema familiare è spesso percepito come la “pecora nera”, il “problema”, la voce fuori dal coro. Non perché sbagli, ma perché rompe un equilibrio, per quanto tossico, che gli altri hanno imparato a considerare normale.

È la persona che inizia a mettere confini, a dire “no” dove prima c’era solo obbedienza o compiacenza. È quella che smette di tacere, che smaschera dinamiche sepolte sotto anni di silenzi, colpe non dette e ruoli cristallizzati. E per questo può diventare il bersaglio del giudizio, dell’esclusione, dell’incomprensione.

Spesso è anche la più sola. Non perché sia sbagliata, ma perché inizia un percorso che gli altri non sono pronti (o non vogliono) seguire.

Eppure, proprio quella persona, quella “difficile”, sta facendo un atto profondamente generativo: sta interrompendo una catena. Sta scegliendo la consapevolezza al posto della cieca lealtà, la guarigione invece della ripetizione. E, anche se all’inizio può sentirsi spezzata o sbagliata, in realtà è il primo tassello di un cambiamento possibile. Per sé, e forse, un giorno, anche per gli altri.

Dr. Maurizio Sgambati
www.psicosgambati.it

19/08/2025

Il dolore è un sentiero solitario, un cammino che ognuno di noi è destinato a percorrere con passo incerto e cuore pesante. Eppure, in questa solitudine, siamo tutti uniti da un filo invisibile, una trama di comprensione che attraversa il tessuto dell'umanità.

Quando la perdita bussa alla nostra porta, ci sentiamo come foglie strappate dall'albero della vita, vorticanti in un vento gelido che non comprendiamo. Il mondo intorno a noi continua a girare, indifferente, mentre noi ci fermiamo, congelati in un istante che sembra non avere fine.

Ma è proprio in questi momenti di buio più profondo che dobbiamo ricordarci di alzare lo sguardo. Le stelle brillano più luminose quando il cielo è più scuro, e così le anime di chi abbiamo amato brillano nei nostri ricordi, guidandoci attraverso la notte.

Il lutto non è una malattia da curare, ma un viaggio da intraprendere. Un viaggio che ci porta a esplorare le profondità del nostro essere, a confrontarci con domande che non avevamo mai osato porci. Chi siamo senza coloro che abbiamo perso? Come possiamo continuare a vivere portando il peso della loro assenza?

La risposta, forse, sta nel comprendere che l'amore non conosce i confini del tempo o dello spazio. Coloro che abbiamo amato continuano a vivere attraverso di noi, in ogni gesto gentile, in ogni risata condivisa, in ogni lacrima versata in loro memoria.

Il dolore ci trasforma, come il fuoco trasforma il metallo. Ci rende più forti, più compassionevoli, più consapevoli della fragilità e della bellezza della vita. Ci insegna a vedere la luce anche nei momenti più bui, a trovare la gratitudine nel cuore della sofferenza.

Non c'è una mappa per questo viaggio, nessuna bussola che possa indicarci la direzione giusta. Ma possiamo trovare conforto nel sapere che non siamo soli. Che altri hanno camminato su questo sentiero prima di noi e che altri ancora lo percorreranno dopo.

Forse il segreto sta nell'accettare che il dolore e l'amore sono due facce della stessa medaglia. Che non possiamo avere l'uno senza l'altro. E che, in fin dei conti, è proprio questa dualità a renderci umani, a renderci vivi.

Quindi, caro viandante del dolore, non temere di sentire. Non cercare di affrettare il passo o di evitare gli ostacoli. Ogni lacrima versata è un tributo, ogni ricordo un tesoro. E un giorno, forse, ti accorgerai che il tuo cammino ti ha portato non solo attraverso il dolore, ma verso una comprensione più profonda di te stesso e del mondo che ti circonda.

E in quel momento, forse, sentirai una brezza gentile accarezzarti il viso, come un sussurro d'amore dall'eternità. E saprai che, nonostante tutto, non sei mai stato veramente solo.

(Dal web)

17/08/2025

Trova l'estasi nella vita:
il vero senso di vivere
è essere felici.
Emily Dickinson

Emily Dickinson ci ricorda che il senso della vita non è da cercare in grandi imprese o nell’approvazione degli altri, ma nella capacità di riconoscere e abitare i momenti di felicità.
Fin troppo spesso confondiamo la felicità con qualcosa da raggiungere in futuro, legata a condizioni ideali o a obiettivi da realizzare. In realtà, è un movimento interiore: nasce dall’essere presenti, dal permettersi di assaporare ciò che c’è, anche se piccolo, anche se imperfetto.
Come counselor, invito a chiedersi: dove trovo oggi un frammento di estasi? Forse in una risata sincera, in una carezza, in uno sguardo o nel silenzio di un attimo. La felicità non è un traguardo lontano: è la capacità di accorgersi che stiamo vivendo, qui e ora.

11/07/2025

Il dolore taciuto diventa veleno.
Marco ha bullizzato per sentirsi vivo. Matteo ha amato per non morire.
Uno ha ferito per essere visto. L’altro ha resistito finché ha potuto.
Il dolore non curato non sparisce: cambia forma, si trasmette.
Parliamone. Prima che sia troppo tardi.

03/07/2025

Non esistono parole “giuste” davanti a un dolore così. Solo presenza. Solo ascolto.
Il suo racconto non chiede pietà, non cerca risposte: dice la verità nuda di ciò che resta quando un figlio muore.
Come counselor, so che ci sono dolori che non si superano, si portano.
Che il lutto per un figlio non ha fasi lineari, non ha un “dopo” che consola davvero.
Ma riconoscere quel dolore, renderlo visibile, dirgli “ti vedo”, è già un atto di profondo rispetto.
Gloria, anche se si definisce “fantasma”, in queste righe è più viva di tanta gente che si trascina senza mai sentire davvero.
Ha parlato per tante madri e padri che non trovano le parole.
Ha dato voce all’indicibile.
E io la vedo.
La onoro.
E resto in silenzio, accanto al suo dolore, con tutto il rispetto che merita chi continua a camminare con il cuore in frantumi.

Indirizzo

Rome
00156

Telefono

+393491945431

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