Luana De Vita Psicoterapeuta-Ipnositerapeuta

Luana De Vita Psicoterapeuta-Ipnositerapeuta Psicoterapia, Ipnositerapia, Criminologa, Docente Master Interfacoltà di II livello in “Scienze

COMPASSION FOCUSED THERAPYLa Compassion Focused Therapy (CFT), o  “Terapia basata sulla Compassione”, è un approccio psi...
21/03/2024

COMPASSION FOCUSED THERAPY
La Compassion Focused Therapy (CFT), o “Terapia basata sulla Compassione”, è un approccio psicoterapeutico di recente diffusione che fa parte delle Psicoterapie Cognitivo Comportamentali Mindfulness-based. Un approccio terapeutico che si concentra sull'incoraggiare e coltivare la compassione verso se stessi e gli altri. https://www.secondocentro.it/trattamenti/compassion-focused-therapy

L’imbecillità dei social e la follia dei media: dagli all’untore! (l’incidente di Casal Palocco e il massacro mediatico)...
19/06/2023

L’imbecillità dei social e la follia dei media: dagli all’untore!
(l’incidente di Casal Palocco e il massacro mediatico)

«Il buon senso c’era ma se ne stava nascosto per paura del senso comune», Alessandro Manzoni scriveva così per spiegare la folla inferocita che linciava ,ora quello ora questo, come “presunti” propagatori del contagio pestifero.

Lo abbiamo visto con i “runner” durante la pandemia, con Schettino e la bufala di una lezione magistrale mai tenuta all’Università, con altri mille casi che la “stampa” m***a ad arte per un pugno di click, elicitando gli istinti umani più bassi.

Ora è il momento di un tragico e allo stesso tempo comune incidente stradale in città, che in altre circostanze avrebbe meritato un trafiletto di cronaca, niente di più: Roma è considerata “la Capitale” anche per l’insicurezza stradale con una media di 70 incidenti al giorno e un tasso di mortalità di 4,4 ogni 100mila abitanti.
In questo incidente ha perso la vita un bambino di 5 anni, secondo i dati Aspas, nel 2022, sono morti in Italia, a seguito di incidenti stradali, 39 bambini: diciotto avevano meno di 5 anni, undici da 11 a 13 anni, dieci da 6 a 10 anni. Migliaia i bambini feriti, molti dei quali con esiti invalidanti permanenti.
Nella maggior parte dei casi i bimbi non erano assicurati correttamente ai dispositivi di sicurezza: seggiolini e cinture non adatti alle dimensioni dei bambini (altezza e peso) e/o non omologati ai sensi di legge, o sedevano nel sedile anteriore, lato guida. Tutte circostanze che hanno favorito l’esito infausto. Circostanze che consegnano le responsabilità delle lesioni e/o dei decessi a chi non ha messo in sicurezza i bambini nell’auto, quasi sempre i genitori stessi.

Incidenti stradali, una strage quotidiana che stavolta però ha coinvolto dei ventenni “youtubers”, impegnati in sfide demenziali da pubblicare on line, e una mamma con due bimbi a bordo: E’ bastato questo per rendere l’ incidente di “Casal Palocco” un “boccone ghiotto” per la stampa alla disperata ricerca di risposte digitali e pagine visitate: più pagine visitate più “impression” pubblicitarie, più soldi da incassare.

I giornali on line vivono di questo, esattamente come i ventenni di The borderline su youtube. Ed esattamente come su TikTok, più è demenziale quello che posti più follower ottieni e quindi visualizzazioni e soldi incassati per la pubblicità. Per i Media più truculenta e oscena è la fake new, più persone cliccano e credono alla storia che si racconta, senza critica, senza consapevolezza. L’orda del web beve, trangugia ogni cosa che stimoli la “pancia” e le emozioni più basiche e primordiali, dalle notizie manipolate dai giornalisti ai video demenziali di chi sposta un bicchiere pieno d’acqua tirando un rotolo di carta igienica.

Umberto Eco ci spiegò il trionfo dello “scemo del villaggio” e del trash in televisione perché lusinga l’uomo medio e questa lusinga garantisce la manipolazione e afferma il “senso comune” e quindi l’adesione acritica, pur di essere come tutti gli altri e parte di tutto e, anche, “meglio” di tutto: più per bene, più feroce, più estremista, più bravi.

Così, mentre infuriano on line insulti al ventenne alla guida che “correva a 100 all’ora”, spuntano, tra i commentatori ,soluzioni creative di punizioni esemplari perché non si “può correre nei centri abitati”! Nasce spontanea la curiosità di scoprire come guidiamo noi italiani, giacché è un fiume umano in piena quello che si sesprime con orrore e disgusto, sull’alta velocità sostenuta dal Suv Lamborghini. Non per scagliare la “prima pietra”, ma tante pietre: lapidazione in pubblica piazza.

Scopriamo, così, che nelle varie indagini sullo stile di guida degli italiani, noi proprio noi, brilliamo per essere dei pessimi guidatori: 81% supera il limite di velocità, il 52% non segnala con la freccia il cambio di direzione o il sorpasso, il 77% usa regolarmente il telefonino alla guida (tra questi il 23% guarda addirittura film o video mentre guida), il 75% non utilizza la cintura di sicurezza nei centri abitati. L’ultima indagine Aci conferma che la maggior parte degli incidenti è da imputare alla distrazione del conducente (per lo più per colpa del telefonino), in seconda posizione il mancato rispetto della segnaletica stradale (stop, semafori e obbligo di dare la precedenza), al terzo posto l’eccesso di velocità.

Italiani Brava Gente! Come sempre, lanciamo la pietra e nascondiamo la mano.

E ancora, sempre Eco, ci illumina e ci soccorre: “I social media danno dato diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività.”

Invero le notizie false o parzialmente false o moderatamente alterate sono sempre esistite, ma oggi il web costituisce un detonatore potentissimo: la viralità del web ne facilita la propagazione a colpi di click e la propagazione sembra assegnare “veridicità” al fatto.

E così, mentre leggiamo che la polizia stradale sta ancora indagando sulle dinamiche dell’incidente di Casal Palocco, i titoli (sparati a caratteri cubitali o a gran voce nei Talk televisivi) parlano di “assassini per un click”, “auto travolta da ragazzini che postano video sui social”, “bimbo ucciso da un ventenne drogato”.
Sin da subito, i giornali chiudono le indagini, condannano, emettono sentenza e brucano nei video demenziali degli youtubers, accusano il noleggiatore della Lamborghini, gli amici, i genitori, insomma: sbattono i mostri in prima pagina! Come Girolimoni, senza se e senza ma.

E via, click su click aumentano anche rutti e scoregge, non solo del popolino del web, ma anche dei soliti “ministrelli” e “policanti” : buttare la chiave! Chiudere il canale degli assassini! Togliere la patente a vita ! Si ipotizza anche che chi era su quel Suv Lamborghini come passeggero sia imputabile (ma di cosa esattamente? istigazione a delinquere?!), si cercano anche dettagli morbosi sulla famiglia, il lavoro, i precedenti dei parenti dell’autista del Suv.

Si cercano, e ahimè si trovano, testimoni. Non dell’incidente, ma dei giorni prima, della scuola primaria del “mostro” della Lamborghini: ma*****ia a mio figlio di 7 anni ho fatto fare pure un selfie con quell’assassino, ma era uno famoso non pensavo a tanto! Correvano come matti, li ho visto il giorno prima, una settimana fa…un anno fa! Più che testimoni di un incidente sembra la raccolta di pettegolezzi di comari alla ricerca di un momento di notorietà: mi hanno intervistato! Siamo tutti, sempre, alla ricerca disperata delle luci della ribalta, fosse pure per dire scemenze, fosse pure per un solo istante!

E poi…puff!
La Smart avrebbe svoltato a sinistra senza dare la precedenza al Suv.
Fine della storia?

In realtà, allo stato attuale, Lunedi 19 giugno 2023, non si sa ancora cosa davvero è successo e come. Aspettare prima di pubblicare notizie infondate/inventate?

No, i giornali non hanno niente per le mani di più appetibile e di più pruriginoso, e il popolino 2.0 ha fame di morbosi dettagli per vomitare altri insulti contro la generazione TikTok che posta idiozie guadagnando cifre importanti.
Nessuno si chiede se un bimbo di 5 anni può sedere sul sedile anteriore? Il seggiolino della sorellina, quello occupato dal povero Manuel, era omologato per il peso e l’altezza di Manuel? E che importa se la Smart non avesse rispettato la precedenza (che invero comporterebbe la piena responsabilità dell’incidente), la Lamborghini andava a 100 all’ora! Anzi, in alcuni salotti televisivi, passa la notizia che il Suv non avrebbe rispettato lo Stop. E’ certo, non è un dubbio.

Nessuno, neanche per un attimo, pensa se toccasse a se stesso essere coinvolto in un incidente dove l’altro non ha dato la precedenza, chissà magari direbbe subito: “no, mi scusi, è colpa mia, andavo troppo veloce.” Mi piacerebbe vedere circostanze simili. Davvero. Leggo commenti, esasperati, sostenere che anche se la Smart non avesse rispettato l’obbligo di dare precedenza, la colpa è comunque del Suv: se andava piano poteva evitare l’incidente! Magari ci sarà un concorso di colpa, ma resta il fatto che se tu commetti un infrazione ti assumi la responsabilità dell’incidente che puoi provocare, sia che non rispetti la precedenza, sia che superi i limiti di velocità. Dunque pari sono. Eppure i mostri sono quelli del Suv, i ventenni drogati e fanatici e youtuber.

Drogati? Anche questo è tutto da valutare, le analisi cliniche non determinano la presenza di molecole attive di cannabinoidi e quindi nessuno è in grado, al momento, di affermare che il giovane alla guida era “sotto l’effetto di sostanze stupefacenti”. Dall’esame la positività è talmente bassa che deporrebbe a favore di metaboliti di scarto, presumibilmente l’assunzione è avvenuta nei giorni precedenti, non influenzando assolutamente la performance alla guida. Un consumatore di cannabis al momento, non un drogato alla guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, almeno finché il magistrato non disporrà un esame tossicologico forense.

Il “buon senso” imporrebbe il silenzio su questa storia, l’attesa dei riscontri di indagini, delle valutazioni penali e civili, l’evidenza di eventuali video delle telecamere di sicurezza. E invece il tamtam mediatico continua a istigare la folla invisibile delle tastiere del web, costruisce il “senso comune” della caccia al mostro, della gogna mediatica dei ventenni coinvolti, delle loro famiglie ignobili, del loro stile di vita immondo.

E il buon senso? Il buon senso in questa tragedia, forse, c’è ancora, ma se ne sta nascosto per paura del senso comune. Manzoni ce l’aveva spiegato molti anni fa.

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