03/11/2025
IL DNA DA CONTATTO: TRA BIOLOGIA, TRASFERIMENTO E INTERPRETAZIONE FORENSE
Quando si riscontra un profilo genetico attribuibile a un soggetto su un oggetto “toccato”, è fondamentale non dare per scontato che ciò significhi un contatto INTENZIONALE dello stesso soggetto con l’oggetto.
I cosiddetti “touch DNA” (DNA da contatto) o “trace DNA” (DNA traccia) derivano, difatti, da quantità minime di materiale biologico trasferite per contatto, ma è essenziale chiarire due aspetti spesso fraintesi:
1. quale sia la fonte cellulare del DNA depositato
e
2. come e in quali modalità possa essere trasferito, indirettamente o addirittura per mediazione di un altro oggetto o persona.
Anzitutto, riguardo alla fonte biologica: è corretto osservare che i corneociti (ossia le cellule morte dello strato corneo dell’epidermide, prive di nucleo e di organelli cellulari) non costituiscono una fonte utile di DNA nucleare.
Tuttavia, quando una mano tocca un oggetto, non è solo un “corneocita puro” che può essere trasferito, ma spesso un coacervo cellulare misto: cellule epiteliali non completamente cheratinizzate, leucociti, residui di secrezioni cutanee (sudore e sebo) e microgocce salivari.
In effetti, in letteratura forense si riconosce che, oltre ai cheratinociti desquamati, possono essere trasferite cellule nucleate da altre fluidi o parti del corpo in contatto con la mano (es. saliva, sebo, sudore) e persino DNA libero (detto “cell-free”) presente sulla superficie cutanea o nella secrezione.
Così, il contatto manuale con un oggetto può effettivamente depositare DNA — a condizione che vi siano queste cellule nucleate o residui biologici — ma la quantità è spesso molto bassa (si parla, infatti, nella letteratura specializzata di "low-template DNA") e la modalità molto variabile.
In secondo luogo, la modalità di trasferimento e le implicazioni interpretative devono essere affrontate con cautela. Le ricerche sperimentali evidenziano che la quantità di DNA depositata per semplice contatto è altamente VARIABILE, dipendendo da fattori come: l’individuo, il tipo di superficie dell’oggetto, la durata e la pressione del contatto, le condizioni ambientali (umidità, temperatura), e se la mano era pulita o aveva residui biologici. 
Ancora più importante: il trasferimento indiretto , ovvero il trasferimento secondario o terziario (per esempio: persona A tocca la maniglia, persona B la tocca subito dopo, e l’oggetto appare “contaminato” da A) è ampiamente documentata.
Revisioni della letteratura scientifica aggiornate affermano che uno dei fattori che influenza il transferimento secondario è la quantità di DNA che l’individuo lascia, il tipo/durata del contatto e la natura della fonte. 
Questo significa che la presenza del DNA di un soggetto su un oggetto NON NECESSARIAMENTE indica che quel soggetto abbia materialmente manipolato l’oggetto nel contesto contestato.
In pratica, se si trova il profilo genetico di un soggetto, che chiameremo A, su un oggetto, ciò può derivare:
- da un contatto diretto genuino (A tocca l’oggetto);
- oppure da un trasferimento indiretto, ad esempio se A tocca un oggetto e successivamente B tocca quello stesso oggetto o la mano di A, trasferendo involontariamente alcune cellule di A su un secondo oggetto.
In tal modo, il DNA di A può comparire su oggetti che A non ha mai toccato personalmente (secondary o tertiary transfer).
La letteratura sulle valutazioni sul modo in cui il DNA è arrivato sul reperto (“activity-level evaluations”) richiamano esplicitamente la necessità di tenere conto di modalità indirette di trasferimento, della persistenza delle tracce e della presenza di DNA “di fondo”. 
Inoltre, la persistenza del DNA da contatto su superfici varie può essere limitata e condizionata: ad esempio, studi sul tempo di manipolazione (o "durata del contatto", “handling time”) ha mostrato che bastano pochi secondi di contatto per depositare DNA ma la probabilità che esso resti integro, amplificabile e interpretabile decresce rapidamente. 
Dal punto di vista interpretativo, questo significa che la sola presenza del DNA non prova automaticamente la manipolazione volontaria o esclusiva dell’oggetto.
Bisogna, quindi, valutare:
a) se vi è stato un contatto diretto o potrebbe esserci stato un trasferimento indiretto;
b) se la quantità e la qualità del profilo sono compatibili con la modalità contestata;
c) se ci sono altre fonti di contaminazione o background.
La letteratura specifica ammonisce che l’attribuzione di una modalità d’azione basata unicamente sul risultato genetico è estremamente rischiosa. 
Qualche pubblicazione scientifica di riferimento:
Bronkhorst AJ, Ungerer V, Oberhofer A, Gabriel S, Polatoglou E, Randeu H, Uhlig C, Pfister H, Mayer Z, Holdenrieder S. New Perspectives on the Importance of Cell-Free DNA Biology. Diagnostics (Basel). 2022 Sep 3;12(9):2147. doi: 10.3390/diagnostics12092147. PMID: 36140548; PMCID: PMC9497998.
Tozzo P, Mazzobel E, Marcante B, Delicati A, Caenazzo L. Touch DNA Sampling Methods: Efficacy Evaluation and Systematic Review. Int J Mol Sci. 2022 Dec 8;23(24):15541. doi: 10.3390/ijms232415541. PMID: 36555182; PMCID: PMC9779423.
van Oorschot RAH, Meakin GE, Kokshoorn B, Goray M, Szkuta B. DNA Transfer in Forensic Science: Recent Progress towards Meeting Challenges. Genes (Basel). 2021 Nov 7;12(11):1766. doi: 10.3390/genes12111766. PMID: 34828372; PMCID: PMC8618004.
Woollacott C, Goray M, van Oorschot RAH, Taylor D. The Transfer, Prevalence, Persistence, and Recovery of DNA from Body Areas in Forensic Science: A Review. Forensic Sciences. 2025; 5(1):9. https://doi.org/10.3390/forensicsci5010009