02/12/2025
LA SCIENZA NON SI TIRA DOVE PIACE: IL RUOLO DELL’INTERPRETAZIONE SPIEGATO BENE
Sta passando un concetto che non mi piace. Quello che la scienza la si possa ti**re a piacimento dove si vuole per giustificare una tesi o l’altra. Questa visione semplicistica conferisce una caratteristica lupanaria alla scienza, che va rigettata in toto.
La scienza fornisce ciò che nessun altro strumento può dare: una struttura oggettiva. È il telaio su cui si costruisce ogni analisi seria. Misure, limiti, margini d’errore, vincoli fisici, probabilità: questi sono i pilastri. In un’indagine forense, come in qualunque ricostruzione tecnica, la scienza definisce ciò che è possibile, ciò che è plausibile e ciò che è impossibile. Stabilisce l’architettura dei fatti.
Tuttavia, per quanto solide siano queste basi, nessun dato vive nel vuoto: ogni informazione esiste sempre dentro un CONTESTO.
Il contesto è fatto di posture, movimenti, angoli visuali, qualità delle immagini, condizioni di luce, distanza, tempi di reazione, elementi ambientali spesso mutevoli. Persino il dato più preciso — una misura, un frame video, un valore biomeccanico — non ha significato se non viene collocato in un ambiente reale, con persone reali che agiscono in condizioni non perfette. È qui che entra in gioco l’INTERPRETAZIONE, non come atto arbitrario o creativo, ma come fase NECESSARIA per leggere correttamente ciò che la scienza mette a disposizione.
L’interpretazione rigorosa non sostituisce la scienza: la COMPLETA. La scienza riduce in modo drastico l’incertezza, restringe il campo delle possibilità, elimina gli errori grossolani. Ma non può colmare da sola i vuoti che inevitabilmente esistono in ogni ricostruzione: zone d’ombra, limiti tecnici delle immagini, angoli ciechi, microvariabili imprevedibili del comportamento umano.
L’interpretazione, quando fondata su metodo, confronto, prudenza e conoscenza tecnica, permette di unire questi punti isolati in una ricostruzione COERENTE E CREDIBILE.
La domanda che spesso sorge è: “Se la scienza dà risposte certe, perché esiste spazio per l’interpretazione?”
Perché la scienza definisce ciò che può essere vero; l’interpretazione, con rigore, stabilisce quale tra le possibilità è quella più compatibile con l’insieme dei dati.
Quando l’interpretazione è fatta male, si nota subito: forza le evidenze, manipola i margini d’errore, costruisce castelli privi di fondamento. Quando invece è eseguita bene — prudente, metodica, aderente ai limiti scientifici — diventa il ponte essenziale tra i dati e la realtà.
Senza scienza non c’è precisione e senza interpretazione non c’è ricostruzione.
È dall’incontro dei due che nasce la verità tecnico-forense più solida possibile.