16/08/2025
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Scegli con cura dove investire la tua energia e il tuo tempo!
C’è un’immagine che mi ronza in testa da tempo, un detto che colpisce come un pugno ben assestato: discutere con certe persone è come giocare a scacchi con un piccione. Puoi essere un grande maestro, con una strategia affinata da anni di studio, mosse calcolate al millimetro e una pazienza che farebbe invidia a un monaco zen. Ma il piccione? Lui non segue le regole. Salta sul tavolo, fa volare i pezzi, ti fissa con uno sguardo di sfida che sembra dire “ho vinto io” e poi se ne va, pavoneggiandosi come se avesse conquistato un regno. E tu resti lì, con la scacchiera in disordine e un senso di impotenza che brucia.
Di questi “piccioni” ne incontri ovunque: al lavoro, sui social, persino tra le persone che ami. Alcuni non riescono a seguire un ragionamento logico, persi in un groviglio di pensieri confusi. Altri brandiscono l’arroganza come un’arma, convinti che alzare la voce equivalga ad avere ragione. Poi ci sono quelli che hanno già deciso, ancor prima di aprire bocca, che non ascolteranno mai. E sai qual è la verità più scomoda? Non è tuo compito, né mio, convincerli. È come provare a insegnare a un sasso a galleggiare: puoi sprecare tutto il fiato che hai, ma alla fine resterà fermo, inamovibile, sul fondo del fiume.
Con gli anni ho imparato una lezione che pesa come un macigno, ma che libera l’anima: con certe persone, semplicemente, non si vince. Non importa se hai un arsenale di fatti, dati, prove inconfutabili. Non importa se le tue intenzioni sono limpide come l’acqua di sorgente o se la verità è così evidente da sembrare scolpita nella pietra. Troveranno sempre un modo per distorcere le tue parole, ribaltare la realtà, trasformare una discussione in un circo. È come giocare a carte con un baro incallito: puoi essere il migliore del tavolo, ma la partita è truccata fin dalla prima mano.
Allora, cosa fai quando ti trovi davanti a un “piccione da scacchiera”? La tentazione è quella di insistere, di alzare la voce, di combattere per dimostrare che hai ragione. Ma la vera saggezza non sta nel vincere una battaglia già persa: sta nel riconoscere quando è il momento di smettere di giocare. Fai un passo indietro, magari con un sorriso ironico, saluta con garbo e vai per la tua strada. Non è una resa, ma una scelta consapevole. È la decisione di proteggere la tua energia, la tua serenità, la tua lucidità mentale da chi le succhia via senza scrupoli.
Scegliere le proprie battaglie non significa abbassare la testa o rinunciare ai propri principi. Significa avere la maturità di capire che la tua pace interiore è un tesoro troppo prezioso per essere dilapidato in discussioni sterili. La vera forza non si misura nel numero di avversari che riesci a zittire, ma nella capacità di non lasciarti trascinare nel loro caos. È un’arte sottile, quella di sapere quando vale la pena combattere e quando, invece, è meglio lasciar correre.
Impara a custodire ciò che ti fa stare bene: il tuo tempo, le tue emozioni, la tua chiarezza mentale. Non devi dimostrare nulla a chi ha già chiuso le orecchie e il cuore. Non sei obbligato a vincere ogni scontro per provare il tuo valore. A volte, il gesto più potente è voltare le spalle al tavolo da gioco, lasciando il piccione a crogiolarsi nella sua illusoria vittoria. Perché, alla fine, il vero trionfo è vivere con leggerezza, senza lasciarti appesantire da chi non sa e non vuole capire.
Enrico Chelini