03/12/2025
Abbiamo una comune visione con la Caritas di quali siano le radici della povertà in Puglia. La mancanza di lavoro e il lavoro povero rappresentano l’85% di tutte le fragilità. La disoccupazione in termini assoluti diminuisce ma non la precarietà lavorativa perché l’occupazione non è più un fattore di protezione dalla povertà.
Non si tratta più esclusivamente di povertà estrema, di chi non è inserito nel contesto sociale, di chi non ha un lavoro, una casa e una famiglia, ormai parliamo di persone con un lavoro, seppure precario e sottopagato, una casa, anche se inadeguata alle esigenze di vita. Parliamo di persone che hanno bisogno di sostegno perché ad esempio sono famiglie monoreddito, cosa ormai impossibile per poter vivere dignitosamente. Un assistito su cinque soffre di povertà occupazionale, il 14,4% vive in una casa in affitto da privato, parliamo di quello che sino a vent’anni fa era considerato il ceto medio.
Accogliamo con interesse l’invito della Caritas di creare una rete tra enti, istituzioni e tutti i soggetti presenti sul territorio per creare sinergie di accompagnamento al lavoro. C’è tanto da fare e solo insieme si può contribuire al cambiamento. Non ci stupisce di apprendere che il 64% degli assistiti è donna e tra queste il 60% è strutturalmente esclusa dal lavoro.
La fotografia lucida e ampia scattata dalla Caritas mette in luce tutte le crepe di un sistema al collasso. Anche il titolo di studio non è più garanzia di protezione dall’impoverimento, tra gli assistiti sono presenti anche diplomati e laureati, che complessivamente sfiorano quasi il 10%.
Anche la questione dell’invecchiamento della popolazione correlato al rischio di povertà non ci stupisce, le pensioni sono basse e non parametrate al costo della vita, la conseguenza è che la fragilità degli anziani è la più delicata e silente.
Così come la questione famiglia, sbandierata come una priorità nazionale, ma senza il sostegno economico, un welfare capillare e universale e modalità lavorative capaci di conciliare i tempi vita-lavoro, anche questo pilastro della società cade e infatti la maggior parte delle persone che si rivolgono ai centri di ascolto è coniugata (33%).
Le povertà sono un processo sistemico che erode la dignità umana e solo partendo dal lavoro si può invertire questa rotta. Un lavoro che sia stabile e che consenta una qualità della vita dignitosa. Ci aspettiamo dalla costituenda giunta regionale di rimettere il lavoro al centro dell’agenda politica attivando misure sistemiche e di lungo periodo.
Lo ha dichiarato il segretario generale Stefano Frontini commentando il report Vite Sospese della Caritas