31/10/2025
Perché Ci Ammaliamo?
𝐈 𝐂𝐎𝐍𝐅𝐋𝐈𝐓𝐓𝐈, 𝐈𝐋 𝐌𝐎𝐃𝐎 𝐃𝐈 𝐆𝐄𝐒𝐓𝐈𝐑𝐋𝐈 𝐄 𝐃𝐈 𝐑𝐈𝐒𝐎𝐋𝐕𝐄𝐑𝐋𝐈
Per mantenersi sempre in salute bisognerebbe non vivere i conflitti ovvero evitare di vivere i conflitti. Ma ciò il più delle volte è impossibile.
Molti conflitti biologici non solo non possiamo evitarli ma non è neppure in nostro potere risolverli (non puoi cambiare casa, vicini di casa, lavoro, colleghi, moglie o marito così come si cambia un abito o un cappello). Quindi bisogna imparare a GESTIRLI, a declassarli i conflitti, a ridurre la loro intensità sulla nostra persona, bisogna imparare a girarsi dall'altra parte, ad adottare un diverso punto di vista sulle cose, ecc. Bisogna anche imparare a difendersi e a reagire, a trattare con le persone, a conoscerle. Bisogna anche farsene una ragione delle cose che ci succedono.
Trovare una soluzione pratica è la migliore soluzione ai conflitti. Se si è perso un lavoro bisognerebbe trovarne un altro, ecc. Tuttavia molte volte non è possibile risolvere molti conflitti: non tutti sono ricchi. I ricchi aprono il libretto degli assegni e risolvono molti dei loro problemi (non tutti, ma molti dei loro problemi). Se sono infastiditi dai vicini cambiano casa, se perdono il lavoro non si fanno problemi, se la macchina si rompe ne comprano un'altra.
Quando non è in nostro potere risolvere concretamente i conflitti bisogna declassarli, ridurre il loro impatto su di noi, smorzare la loro azione sulla nostra persona. E cioè bisogna imparare ad accettare ciò che non possiamo cambiare, bisogna imparare a gestire le cose, a convivere con esse. Bisogna anche incominciare a vedere le cose da altri punti vista, bisogna imparare ad essere flessibili, a vedere le ragioni degli altri (non soltanto le nostre), a dare ragione agli altri, ad essere meno rigidi.
Bisogna anche imparare a distrarsi, a coltivare hobby, interessi... Gli uomini hanno inventato arte, cultura, spettacoli, sport anche per dimenticare i problemi della vita quotidiana, per staccare da essi.
Bisogna anche imparare a controllare le proprie emozioni (sapere ad esempio che certe emozioni sono il gr*****to che innesca la malattia), ecc. Bisognerebbe quindi cambiare noi stessi: il mondo non cambia quindi ci tocca cambiare noi stessi.
Un conflitto lo si risolve quando si trova una soluzione pratica ad esso, una via d'uscita. Oppure quando il conflitto per te non vuol dire più nulla, quando una cosa che un tempo ti angustiava per te non significa più nulla, non suscita in te più nessuna reazione, nessuna rabbia, nessuna voglia di rivalsa, nessuna svalutazione. Quando cioè riconosci che un certo problema - problema per il quale avevi sofferto - alla fine è privo di importanza o che non ha tutta quell'importanza che gli avevi attribuito in passato. Quando una cosa la dimentichi o non ti coinvolge più emotivamente, allora il conflitto è risolto.
Se c'è un conflitto e questo ti coinvolge emotivamente, se tu rimugini in continuazione intorno ad esso, se ti affatichi continuamente per trovare una soluzione ad esso... allora il programma biologico va avanti, non si ferma.
Se il conflitto è irrisolvibile e tu non ti rassegni, soffri e rimugini di continuo intorno ad esso... allora le conseguenze per la tua salute potrebbero essere gravi.
Se invece accetti la situazione, ti rassegni a ciò che non è in tuo potere cambiare... allora il conflitto è risolto. Molti ad esempio crescendo, maturando e facendo esperienza del mondo accettano di buon grado molte cose che da bambini o da adolescenti (ma anche da adulti alle prime esperienze) non accettavano e che erano per essi fonte di conflitti, ecc.
Noi comunichiamo con il nostro corpo attraverso le emozioni, attraverso certi sentiti viscerali (rabbia, collera, paura, malumore, scontentezza, sfiducia in noi stessi, ecc). Il nostro corpo sta in ascolto delle nostre emozioni, ci sente, e, cosa più importante, ci supporta. Per il nostro corpo le emozioni sono richieste che noi facciamo ad esso, sono degli ordini che gli impartiamo. Ogni emozione corrisponde ad un desiderio, ad una richiesta diversa al nostro corpo. Le richieste che noi facciamo al nostro corpo attraverso le emozioni comportano delle trasformazioni dei nostri organi e tessuti: i nostri organi e tessuti per rispondere al meglio alle sfide ambientali, alle mutate circostanze esterne si trasformano, assumono ora questa ora quella forma, la forma più adeguata ad una determinata condizione di vita. L'emozione quindi è il mezzo attraverso cui noi comandiamo al nostro corpo, il mezzo con il quale adeguiamo il corpo alle diverse situazioni ambientali.
Quando c'è un'emozione c'è una reazione corrispondente del nostro corpo. Quando non c'è quell'emozione non c'è neppure la reazione del nostro corpo corrispondente. Per muoversi il nostro corpo ha bisogno di un input, di un impulso, di un comando: questo imput o comando è l'emozione. Diverse emozioni fanno assumere al nostro corpo, ai nostri organi e tessuti, diverse forme, diverse disposizioni fisiche.
Quando l'emozione è particolarmente forte ed intensa noi stiamo facendo al nostro corpo richieste eccessive, esagerate, fuori dalla norma. Queste richieste eccessive, eccezionali sono quelle che vengono chiamate malattie. Esse sono chiamate in vita da condizioni di vita particolarmente difficili, estreme, dalle quali non sappiamo come uscire, come districarci, per le quali non abbiamo soluzioni. Di fronte a situazioni estreme, pericolose, insolubili noi abbiamo bisogno che il nostro corpo funzioni in maniera diversa dalle normali situazioni di vita: abbiamo bisogno di potenziare il nostro corpo, di migliorare l'attività dei nostri organi e tessuti. Ovvero, abbiamo bisogno di adattare, di rendere o nostri organi e tessuti più funzionali alle mutate condizioni ambientali e di vita.
A comunicare al nostro corpo che ci troviamo di fronte a situazioni estreme, pericolose, di eccezionale emergenza, a circostanze di vita difficilmente superabili sono le nostre emozioni. Se queste emozioni non ci sono non c'è neppure la malattia, non c'è neppure cioè l'anormale, l'eccezionale trasformazione dei nostri organi e tessuti. Senza emozione non c'è nessuna risposta del nostro corpo.
La malattia siamo noi, con le nostre emozioni, a chiamarla in vita. Siamo noi che facciamo al nostro corpo richieste eccessive per metterci nelle migliori condizioni per superare determinati ostacoli o impedimenti di vita. Nessuno altro. Essendo noi stessi ad aver chiamato in vita la malattia siamo soltanto noi stessi che possiamo mettere fine ad essa cambiando le nostre emozioni, facendole sparire. Fin quando persiste l'emozione persiste la malattia, persiste cioè l'alterazione dei nostri organi e tessuti.
Conoscere le nostre emozioni, sapere che esse sono il mezzo con cui noi comunichiamo con il nostro corpo, che ad ognuna di esse corrisponde una reazione determinata del nostro corpo... questa conoscenza può metterci nella condizione di essere padroni della nostra salute, di governare le nostre malattie, di prevenirle, di ridurre il loro impatto sulla nostra vita, di mettere fine alla loro tirannia. La malattia siamo noi che la chiamiamo in vita con le nostre emozioni - ordinando al nostro corpo di trasformarsi per permetterci di uscire vincitori o indenni da una situazione di vita - e siamo noi che possiamo mettere fine ad essa cambiando emozione, sradicando quell'emozione. Nessuno altro può farlo al nostro posto, né farmaci né presunti medici.
Nino Niandi