22/03/2020
Ormai in questo periodo di quarantena i consigli su cosa fare e non fare si sprecano… Per questo motivo ciò che scriverò è solo una mia personalissima riflessione…
Sento che questo periodo di isolamento ci sta dando l’opportunità di prenderci cura di noi, dei nostri cari, dei nostri affetti, delle nostre relazioni più intime ma in particolare, in primis, della relazione con noi stessi.
Possiamo conoscere i nostri vuoti che nella vita quotidiana cerchiamo disperatamente di colmare con attività di vario genere; quindi perché ora non approfittare?! Abbiamo tempo…c’è il tempo per guardaci allo specchio, per guardare le nostre ferite ed anche per curarle e guarirle.
Prendiamo il coraggio! Perché si, andare a vedere lì dentro di noi in profondità fa paura…. La routine di ogni giorno ci permette la fuga, ma ora ci è concessa l’opportunità, ed io la coglierei come tale, di ricercare e trovare la libertà.
In questa epoca storica in cui la maggior parte dell’attenzione è rivolta verso l’esterno, l’estetica, l’apparenza ci viene chiesto di cambiare direzione e volgere lo sguardo verso l’interno, verso noi stessi… abbiamo fino ad ora coltivato Yang che arrivato all’eccesso non può altro che trasformarsi nel suo polo opposto Yin, perché poi si ripristini l’equilibrio fra queste due forze complementari e opposte.
Fondamentale in questo momento è la meditazione, essere presenti e coscienti nel qui e ora.
Qualunque sia la nostra azione svolgerla non per dovere, non per occupare il tempo, ma per piacere…
Godere pienamente del cibo che stiamo cucinando con amore ed assaporarlo completamente; godere della tazza di tè che abbiamo deciso di prepararci, goderne il profumo, il colore, il sapore delle spezie; godere del tempo passato in compagnia di un buon libro che da tempo vorremmo leggere….
Ascoltare. Questa è la parola chiave.
Oggi abbiamo il tempo per ascoltare noi stessi e le persone che amiamo, di sentire appieno le nostre emozioni e in questo modo nutrire la nostra anima.
“Ogni volta che gli esseri umani riscoprivano di essere parte della natura, sapeva che una speranza c’era ancora.”
Antonio Manzini