Dott.ssa Roberta Giuffrida - Pedagogista

Dott.ssa Roberta Giuffrida - Pedagogista Pedagogista, Educatrice alla teatralità, Mediatrice Feuerstein

07/11/2025

Quindi da un paio di settimane mi trovo, dopo aver raccontato i modelli della comunicazione, a dover spiegare ai ragazzi...
06/11/2025

Quindi da un paio di settimane mi trovo, dopo aver raccontato i modelli della comunicazione, a dover spiegare ai ragazzi le funzioni linguistiche.
Le lezioni diventano un laboratorio di Bellezza, di analisi di poesie e di fotografie, di pubblicità più o meno recenti, di testi di canzoni. E con il discorso finale de "Il grande dittatore" ci siamo emozionati. Tutti.

Condivido questo messaggio di Alberto Pellai .Vigilare, educare, trasmettere valori, saper dire "NO". Ma anche protegger...
02/11/2025

Condivido questo messaggio di Alberto Pellai .
Vigilare, educare, trasmettere valori, saper dire "NO". Ma anche proteggere i figli da ciò che è violenza e da contenuti non adeguati, da coetanei che manifestano pensieri e comportamenti non adeguati e disfunzionali.
"Quali sono i compiti di un genitore?", mi chiedono talvolta.
- Proteggere
- trasmettere valori
- educare
- saper prendere le distanze e mantenerle con forza, motivando le scelte
- insegnare che, se in una situazione non si sta bene, è possibile allontanarsene, a costo di perdere qualcosa
- aiutare a sviluppare un senso critico profondo.

Qualcuno mi risponde guardandomi con un sorriso amaro, altri di scherno, altri dicendo "ma come si fa quando tutti gli altri fanno diversamente?"
Allenare alla vita i nostri figli è anche questo: crescere come essere umani, prima di tutto da genitori.

A 9 ANNI HANNO FONDATO UN “CLUB DEL SESSO”: se siete genitori, per favore prendetevi 10 minuti per leggere questo post.

Genitori ed educatori: il messaggio che segue richiede circa 10 minuti del vostro tempo. Ma potrebbero essere dieci minuti chi vi aiutano a comprendere cose che stanno succedendo nelle vite dei nostri figli e di cui è troppo importante riflettere insieme. Questo post parte dalla testimonianza di una collega che mi ha scritto così:

“Gentile dottore per la prima volta nella mia esperienza professionale mi trovo davanti una situazione per me difficile da affrontare. Nella nostra scuola ci sono bambini di 9 anni che vedono video pornografici dallo scorso anno e hanno creato un club del sesso. Chi vuole farne parte è obbligato a visionare materiali pornografici spinti, rapporti orali, a tre, con uso di oggetti. Tutto questo è stato scoperto da una mamma. Mi viene da dire maledetti cellulari e adulti incoscienti che comprano sempre prima questo oggetto e non supervisionano. Alcune bambine manifestano un disagio forte, Oggi una ha vomitato per lo schifo provato davanti a delle immagini, altre piangono. Io da tanti anni affronto il discorso della pornografia online, della mercificazione del corpo, porto poesie d'amore, mostro ciò che manca in quelle visioni di solo accoppiamento fisico. Lo faccio nella terza media. A quella età le parole mi escono facilmente, so come affrontare il discorso. Non mi è mai successo di trovarmi in una situazione simile, davanti a bambini di 9 anni. Ecco perchè ho bisogno di un confronto con lei.

Da anni, ogni settimana (e ribadisco: ogni settimana) ricevo mail con richieste di aiuto in cui un adulto rivela di sentirsi disorientato di fronte a ciò che ha scoperto esistere nella vita virtuale di un figlio, di uno studente, di una classe o all’interno di una chat. Molte di queste richieste hanno a che fare con l’esplorazione della sessualità da parte di minori che viene fatta sempre più precocemente e con modalità totalmente inadeguate rispetto all’età e alla maturità dei soggetti coinvolti. Questa settimana ho ricevuto questa mail e ho chiesto il permesso di poter condividere questa testimonianza con chi legge i miei post.

Avere 9 anni e fondare, nel proprio ambito di amicizie, il club del sesso imponendo ai coetanei – per farne parte – di visionare materiali molto spinti è un esempio di come l’abuso sessuale (sì, questo è abuso e non esplorazione fase-specifica) possa entrare nella vita dei nostri figli attraverso la combinazione di cinque elementi:
1) il bisogno di appartenenza al gruppo
2) la disponibilità di strumenti digitali che permettono con tre click di fare qualsiasi cosa
3) la superficialità con cui il mondo adulto ha sdoganato nella vita dei minori strumenti potentissimi senza avere alcuna contezza della loro potenza e della disfunzionalità che essa porta nella vita dei minori
4) l’aggressività con cui le piattaforme digitali entrano nelle vite di tutti, anche dei bambini, proponendo esperienze totalmente non fase specifiche e arrogandosi il diritto di dire che non hanno alcuna responsabilità, in quanto avvertono l’utente di contenere materiale riservato ad un pubblico di cui specificano l’età minima (da cui se ne deduce che gli unici responsabili per le navigazioni pericolose sarebbero i genitori che dovrebbero vivere dentro gli smartphones dei figli)
5) la totale mancanza di educazione affettiva e sessuale, che lascia i piccoli esposti a situazioni estreme in cui percepiscono disagio ed eccitazione allo stesso tempo nella totale incapacità di comprendere come orientarsi in tutto ciò e soprattutto a chi chiedere aiuto., visto che le agenzie educative e gli adulti in generale si rivelano vacanti in questo ambito educativo.

Condivido questa testimonianza in un giorno di festa, non per rovinarvelo, ma perché nei giorni festivi noi adulti abbiamo ritmi più lenti e più tempo per concentrarci su cose che la frenesia del lavoro a volte non ci fa considerare importanti. Io non so più come dirlo al mondo che là fuori c’è un problema enorme che entra nelle nostre vite attraverso lo sdoganamento della virtualità a cui bambini e bambine hanno accesso, navigando senza alcun criterio e supervisione.

So che molti dicono che basterebbe educare ad un buon uso dello smartphone, perché non è lo smartphone in sé il problema, ma l’uso che ne viene fatto. Beh, lasciatemi dire che invece è anche lo smartphone in sé il problema perché ha una potenza che nessun bambino sa governare e che nessun adulto sa educare nella relazione con un minore. Dentro al virtuale c’è troppa roba mentre nella mente dei nostri figli, prima dei 16 anni ci sono ancora troppe poche reti neuronali integrative in grado di avere un dominio efficace di quella “troppa roba”. E’ come far guidare una fuoriserie ad un ragazzo che ha appena preso la patente per guidare un motorino.

Per favore parlate di tutto questo ad altri genitori. Voi educatori condividete questa storia nelle vostre chat di classe. Rendete questa domenica una domenica di consapevolezza adulta, sia genitoriale che della comunità educante tutta. Troppe volte sento dire, anche da colleghi molto quotati, che io, con la narrazione che ho fatto del digitale in questi anni, non ho compreso nulla. Perché il problema secondo moltissimi sta nella fragilità di noi adulti.

Io penso che dobbiamo avere il coraggio di dire che il mondo virtuale ha reso i genitori fragili e la fragilità degli adulti ha reso il mondo virtuale sempre più capace di impossessarsi delle vite dei nostri figli. E’ un gatto che si morde la coda che però ha avuto il suo punto di inizio con la pervasività del digitale portatile dentro alle nostre vite di esseri umani del terzo millennio. E questo, Jonathan Haidt lo spiega benissimo nel suo volume “Generazione ansiosa” (Rizzoli ed.)

Su questo tema anch’io ho appena pubblicato un libro con Barbara Tamborini intitolato “Esci da quella stanza. Come e perché riportare i nostri figli nel mondo” (Mondadori ed.) dove cerchiamo di far capire ai lettori che oggi abbiamo bisogno di una totale inversione di rotta e che noi genitori ne dobbiamo essere consapevoli protagonisti. Vi prego, andatelo a cercare nella biblioteca più vicina a casa vostra, non c’è bisogno che lo compriate (chi sa quanti pensano che il mio unico interesse sia – in questo momento - vendere un libro. Ma se così fosse, vi siete mai chiesti come mai in più di dieci anni di vita nei social non ho mai – e ribadisco mai – messo un link ad alcuna libreria online che conduca all’acquisto automatico di un mio libro?). Scrivo libri non perché ho l’urgenza di venderli (cosa che naturalmente viene valutata come positiva da un autore), ma per fare cultura, per usare il mio posizionamento professionale e sociale (oltre che social) ai fini del miglioramento della vita e delle condizioni di crescita dei nostri figli. Lo dico da professionista e lo dico come padre di quattro figli.

Se anche voi pensate che fondare il club del sesso a 9 anni sia una spaventosa distorsione della crescita derivata da un mondo che non ha alcuna cura dei bisogni evolutivi di bambini e bambine del terzo millennio e che ciò non dipenda solo dalla fragilità di noi genitori, ma dalla potenza con cui quel mondo invade le nostre vite…… beh allora spero che questo post vi aiuti a correre ai ripari.

Se volete e potete, aprite il dibattito con più adulti possibili e condividete questo messaggio.

30/10/2025
26/10/2025
Saper essere.
25/10/2025

Saper essere.

Gianni Rodari pedagogista.
22/10/2025

Gianni Rodari pedagogista.

21/10/2025

Li vedo ogni giorno, i ragazzi, nelle aule universitarie. Entrano in gruppo, gli occhi pieni di domande e di silenzi. Non è vero che non ascoltano, che non leggono, che non pensano. Cercano solo parole autentiche. Parole che vengano da chi abita ciò che insegna, da chi non finge, non recita, non teme di mostrarsi fragile.

Li abbiamo chiamati apatici, disimpegnati, sdraiati. Ma il problema non sono loro: siamo noi che abbiamo smesso di capirli. Eppure eccoli di nuovo nelle piazze, con le bandiere palestinesi, a gridare “Free Palestine”. Gli stessi che qualche anno fa manifestavano per il clima. Gli stessi che non chiedono il permesso a nessuno per indignarsi.

Sono loro, oggi, a ricordarci che la giustizia non è un concetto astratto ma una forma di presenza. Che non basta analizzare il mondo per comprenderlo: bisogna abitarlo.
Non sono ingenui, né manipolati. Sono solo stanchi della nostra ipocrisia.
Hanno capito che la competizione non è libertà, che la forza non è potere, che la rassegnazione non è saggezza.

Forse è questo, alla fine, che ci insegnano i più giovani: che la cura, la libertà, l’uguaglianza non sono parole da salvare nei libri, ma gesti da imparare ogni giorno.
E che l’utopia, fragile e necessaria, non è morta. Sta solo tornando nelle loro mani, come un atto di resistenza contro il cinismo del mondo.


21/10/2025

Author Details Author Details Anna De Simone Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor desimoneanna@gmail.comIl sovraccarico emotivo, anche conosciuto come sovraccarico affettivo o iperstimolazione emotiva, si verif...

L' altro giorno in classe si parlava della Piramide dei Bisogni di Maslow. Al gradino "Bisogno di stima" si è acceso un ...
19/10/2025

L' altro giorno in classe si parlava della Piramide dei Bisogni di Maslow.
Al gradino "Bisogno di stima" si è acceso un lungo dibattito fra chi sosteneva che l' autostima può autogenerarsi nonostante intorno nessuno creda in noi e chi invece sosteneva il contrario. Saremmo potuti andare avanti per ore, ma non abbiamo purtroppo tutto questo tempo.
Così abbiamo concluso che senza un vero supporto da parte di chi crede nelle nostre potenzialità, è comunque più difficile arrivare al gradino più alto della piramide, quello dell' Autorealizzazione.
Allora un ragazzo taglia corto e sentenzia: "Quindi, Raga, circondiamoci solo di persone che credono nelle nostre potenzialità."

Anche questa è una capacità che si acquisisce e compito di noi adulti è aiutare i bambini, sin da piccoli, a circondarsi di persone autentiche, che sappiano stare accanto a loro sospendendo il giudizio e ascoltando davvero. Insomma, insegnare loro a stare lontano dalla mediocrità.
Non è facile, ma i bambini sono più pronti di quanto pensiamo. Allora, forse, avremo ragazzi più forti ed emotivamente più pronti ad entrare nel mondo.

17/10/2025

Se l’essere umano è modificabile e tutti, ma proprio tutti, sono modificabili, allora anche la società lo è, afferma Feuerstein con parole che oggi suonano di un ottimismo disarmante.
Come può il famoso metodo di arricchimento cognitivo di Reuven Feuerstein, candidato al premio Nobel per la pace nel 2012, aiutare nell’ educazione alla pace?
Ne parleremo lunedì 27 ottobre alle h 20.00 su Meet. La partecipazione è gratuita, per iscriversi inviare un’email a nicolettabosco@studiofeuerstein.it

Indirizzo

Via Monte Nero 34b
Venegono Superiore
21040

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