Roberto Cavaliere Psicoterapeuta

Roberto Cavaliere Psicoterapeuta Dott. Roberto Cavaliere - Studio in Milano, Roma, Napoli e Salerno - responsabile sito www.maldamore.it - tel 320 8573502 email: cavalierer@iltuopsicologo.

03/12/2025

Se non sei Amato lascia andar via...se ci riesci
Roberto Cavaliere Psicoterapeuta

02/12/2025

"L’angoscia d'amore è la paura di una perdita che è già avvenuta, sin dall’inizio dell'amore, sin dal momento in cui sono stato stregato.

Bisognerebbe che qualcuno potesse dirmi: non essere più angosciato, tu l’hai già perduto."

Roland Barthes, da Frammenti di un discorso amoroso

✔️L’angoscia d’amore nasce spesso così: come la sensazione di una perdita che ci abita ancor prima di accadere davvero. Barthes lo coglie con precisione chirurgica: quando siamo “stregati”, quando l’altro entra in noi come promessa e vertigine, una parte del nostro cuore teme già il distacco.

Da terapeuta, vedo quanto questa dinamica sia potente: molte persone vivono relazioni non come un incontro tra due libertà, ma come un equilibrio fragile fondato sulla paura di essere dimenticati, sostituiti, lasciati. L’angoscia allora non è un sintomo del presente, ma un fantasma antico che si risveglia.

La frase “tu l’hai già perduto” non è un invito al fatalismo, ma alla consapevolezza: ciò che temiamo di perdere così visceralmente non è l’altro, ma la nostra sicurezza interiore.

Quando l’amore ci spaventa, il lavoro non è trattenere l’altro, ma ritrovare noi stessi: ricucire le parti che tremano, riconoscere la nostra vulnerabilità, imparare a restare presenti senza aggrapparci.

L’angoscia si calma quando capiamo che non dobbiamo controllare l’altro per sentirci al sicuro, ma imparare a sentirci interi anche nella sua incertezza.

È lì che l’amore smette di essere stregoneria e torna ad essere incontro.
È lì che finalmente possiamo respirare.
Roberto Cavaliere Psicoterapeuta

27/11/2025

“L’amore è la capacità di avvertire il simile nel dissimile.” – T. W. Adorno

In clinica lo vediamo con chiarezza: l’amore non è la cancellazione delle differenze, ma la maturità di riconoscere nell’altro un frammento di familiarità nonostante la sua alterità.
È una funzione psichica evoluta, che richiede identità sufficientemente stabile, confini chiari e la capacità di tollerare la complessità dell’incontro.

Quando parlo con i pazienti, questo tema emerge spesso nei momenti di crisi: “perché l’altro non è come me?” — come se la dissimiglianza fosse una minaccia.
Eppure è proprio lì, nella capacità di restare presenti davanti a ciò che non controlliamo, che l’amore prende forma.

Perché amare è percepire che sotto la superficie delle differenze esiste una trama condivisa: un bisogno, una fragilità, un desiderio di essere visti.
L’amore adulto non pretende uniformità, ma riconosce la risonanza profonda che può nascere tra due storie diverse, due caratteri diversi, due mondi diversi.

Clinicamente, questa capacità è indice di regolazione emotiva, di empatia matura, di fiducia nelle proprie radici interne.
È ciò che permette alle relazioni di non frantumarsi davanti all’imperfezione, ma di trasformarla in spazio di crescita.

In fondo, il vero nodo è questo:
l’amore non è trovare qualcuno uguale a noi, ma riuscire a scorgere ciò che ci unisce anche quando tutto ci ricorda ciò che siamo noi e ciò che è l’altro.
Roberto Cavaliere Psicoterapeuta

🤳 DISMORFOFOBIA DIGITALE : L'Impatto dei Filtri dei social sull'Immagine CorporeaLa Dismorfofobia Digitale (DD) rapprese...
25/11/2025

🤳 DISMORFOFOBIA DIGITALE : L'Impatto dei Filtri dei social sull'Immagine Corporea

La Dismorfofobia Digitale (DD) rappresenta un'espressione contemporanea e tecnologicamente mediata del Disturbo di Dismorfismo Corporeo (DDC), come definito nel DSM-5. Sebbene non sia un'entità diagnostica ufficiale a sé stante, il termine descrive l'aumento o la precipitazione di preoccupazioni dismorfiche in individui a seguito della costante esposizione e interazione con la propria immagine digitalmente modificata (filtri, editing, videochiamate). Per lo psicoterapeuta, è cruciale riconoscere questo fenomeno come un fattore di mantenimento e, in alcuni casi, scatenante, dei sintomi del DDC.

🔬 Inquadramento Tecnico-Clinico
Basi Concettuali e Meccanismi
La DD si manifesta primariamente come un'intensa preoccupazione per uno o più difetti percepiti nel proprio aspetto fisico, spesso inosservabili o minimi per gli altri, che viene esacerbata dal contesto digitale.
Due fenomeni meritano attenzione clinica:
✅ "Selfie Dysmorphia" o "Snapchat Dysmorphia": La tendenza a ricercare modifiche estetiche o chirurgiche per assomigliare alla propria immagine filtrata o editata. Questa discordanza tra il "Sé Digitale Ideale" e il "Sé Reale" crea una fonte di intenso stress e insoddisfazione corporea.
✅ "Zoom Dysmorphia": Preoccupazione focalizzata sul proprio aspetto durante le videochiamate, che amplifica l'attenzione su asimmetrie, rughe o difetti percepiti, spesso a causa della visuale ravvicinata e non speculare che la videocamera impone.
✅ Meccanismo Psicosociale: L'uso intensivo dei social media espone il soggetto a un flusso costante di immagini di perfezione alterata, innescando un meccanismo di confronto sociale ascendente (con persone percepite come "migliori") che alimenta l'insoddisfazione (Vedi ).
✅ Meccanismo Cognitivo: L'uso dei filtri funge da rinforzo negativo; allevia temporaneamente l'ansia legata all'esposizione di un'immagine "difettosa", ma al contempo consolida la credenza disfunzionale che l'aspetto non modificato sia inaccettabile, aumentando la dipendenza dal digital perfectionism.

Comportamenti Compulsivi e di Evitamento
Come nel DDC classico, i pazienti con DD presentano comportamenti ripetitivi e ritualistici in risposta alle preoccupazioni:
✅ Controllo/Verifica: Scattare infinite selfie fino a trovarne una "accettabile", controllo compulsivo della propria immagine sullo schermo durante le videochiamate.
✅ Camuffamento Digitale: Uso eccessivo e meticoloso di filtri, app di editing, e impostazioni di luminosità/angolazione prima di postare o partecipare a una call.
✅Ricerca di Rassicurazione: Chiedere ripetutamente agli altri (online o offline) sull'aspetto del difetto percepito.
✅Evitamento Sociale: Rifiuto di partecipare a foto o video senza pre-modifica, evitamento di eventi sociali per paura del giudizio sul proprio aspetto reale.

🧠 Approccio Psicoterapeutico (Orientamento Cognitivo-Comportamentale - TCC)
Il trattamento di elezione per il DDC (e, per estensione, per la DD) rimane la Terapia Cognitivo-Comportamentale (TCC), spesso in combinazione con la farmacoterapia (SSRIs).

1. Psicoeducazione e Ristrutturazione Cognitiva
✅ Psicoeducazione sulla DD: Normalizzare l'esperienza e spiegare il legame tra tecnologia, standard di bellezza irrealistici e lo sviluppo/mantenimento dei sintomi. È fondamentale smascherare la "falsa realtà" dei filtri.
✅ Analisi delle Credenze: Identificare e mettere in discussione le credenze disfunzionali legate all'aspetto (es. "Se non ho l'aspetto che ho con il filtro, sono un fallimento", "Il mio valore dipende da quanti like ricevo").
✅ Tecnica del Doppio Standard: Aiutare il paziente a vedere che gli standard di bellezza che applica a sé stesso sono irrealistici, anche per coloro che idolatra online.

2. Esposizione con Prevenzione della Risposta (ERP) ad Hoc
L'ERP è centrale e deve essere adattata al contesto digitale:
✅Esposizione allo Specchio Modificata (Mirror Retraining): Inizialmente, il paziente si espone allo specchio/videocamera per un tempo controllato, con l'obiettivo di concentrare l'attenzione su caratteristiche globali anziché sul difetto. Per la DD, può includere:
✅Esposizione all'Immagine Reale: Guardare la propria immagine nella videocamera senza filtri per un tempo stabilito, resistendo all'impulso di chiudere o modificare.
✅Registrazione Video (Non Filtrata): Registrarsi parlando senza filtri e guardare il video, accettando gradualmente le imperfezioni naturali del movimento.
✅ Prevenzione della Risposta Digitale:
➡️ Ridurre progressivamente l'uso di app di editing e filtri.
➡️Pubblicare o inviare foto non modificate (exposure in vivo/in vitro).
➡️Partecipare a videochiamate con la propria immagine nascosta o senza l'uso di background che camuffino.

3. Terapia Metacognitiva (MCT)
Data la natura ossessiva del DDC, l'MCT può essere utile per affrontare i processi di pensiero (il "che fare con il mio pensiero dismorfico"). Lavorare sulla Metacognizione Positiva (es. "Preoccuparmi mi aiuta a sembrare migliore") e Negativa (es. "Non ho controllo sui miei pensieri dismorfici") per ridurre il Monitoraggio Attenzionale Eccessivo e la Rimuginazione legate all'aspetto.

4. Interventi sul Contesto Digitale
✅Igiene Digitale: Limitazione del tempo trascorso sui social media, eliminazione dei trigger (es. influencer o account che promuovono canoni di bellezza irrealistici).
✅Focus sul Funzionamento: Riorientare l'attenzione del paziente sull'uso della tecnologia come strumento di comunicazione/lavoro anziché come vetrina per l'aspetto.
✅ Promozione dell'Autenticità: Incoraggiare il valore della propria immagine corporea e identità al di là dell'approvazione digitale (la like culture).

⚠️ Considerazioni e Diagnosi Differenziale
È fondamentale distinguere la DD da una normale insoddisfazione corporea: la DD implica una preoccupazione intensa e pervasiva che causa disagio clinicamente significativo o compromissione in aree importanti della vita.
✅DDC: L'insoddisfazione è focalizzata su uno o più difetti percepiti, con messa in atto di comportamenti ritualistici.
✅ Disturbi Alimentari (DA): La preoccupazione è focalizzata principalmente sul peso e la forma corporea generale. Possono coesistere; in tal caso, il trattamento deve indirizzare entrambi i cluster sintomatici.
✅Depressione/Ansia Sociale: La DD può essere associata a questi disturbi, ma la preoccupazione primaria rimane l'aspetto fisico.
La Dismorfofobia Digitale è un monito clinico sulla rapida evoluzione della psicopatologia mediata dalla tecnologia. Richiede un approccio terapeutico che onori i principi fondanti del trattamento del DDC, integrandoli con strategie che tengano conto delle sfide specifiche poste dall'ubiquità dell'immagine digitale.
Roberto Cavaliere Psicoterapeuta

19/11/2025

MIRRORING: sentirsi visti davvero ✨
Ti è mai capitato di parlare con qualcuno e avere la sensazione che ti stia leggendo dentro?
Ecco, quello è il mirroring: quando l’altro rispecchia i tuoi stati d’animo, il tuo tono, le tue emozioni.

Non è imitazione, è riconoscimento.
Fin da bambini cresciamo grazie a questo processo: il sorriso di un genitore che risponde al nostro, uno sguardo che accoglie la tristezza, una voce che calma l’ansia. È così che impariamo a dare un nome a ciò che sentiamo e a costruire un senso stabile di noi stessi.

Nelle relazioni adulte, il mirroring resta fondamentale: ci fa sentire capiti, meno soli, più sicuri. Quando manca, invece, ci possiamo percepire invisibili o svalutati.

In terapia, il mirroring diventa uno strumento prezioso: permette di comprendere meglio le proprie emozioni e rafforza l’autostima.
Nella vita di tutti i giorni, è ciò che rende un legame autentico.

Perché alla fine, ciò che cerchiamo nelle relazioni è semplice: qualcuno che ci rifletta, per sentirci visti davvero. 💡

👉Da chi ti sei sentita e/o ti senti vista davvero ???
Roberto Cavaliere Psicoterapeuta

✨ Eutanasia affettiva: quando il cuore si arrende prima di noi ✨A volte in seduta arriva una frase che graffia l’aria.Un...
18/11/2025

✨ Eutanasia affettiva: quando il cuore si arrende prima di noi ✨

A volte in seduta arriva una frase che graffia l’aria.
Un paziente oggi l’ha chiamata “eutanasia affettiva”: la rinuncia silenziosa a cercare relazioni, un gesto di resa davanti allo squallore che si percepisce là fuori.
È come spegnere la lampada perché il mondo sembra buio.
Eppure la lampada è nostra.

💧 Come si manifesta?
L’eutanasia affettiva si infiltra piano, con piccoli segnali che sembrano solo stanchezza:
– il “non mi va” che diventa cronico
– il chiudersi per non essere feriti ancora
– il confondere la prudenza con la rinuncia
– l’idea amara che “tanto sono tutti uguali”
– il desiderio c’è, ma è messo a dormire per sfinimento

È un congelamento emotivo che non grida, ma svuota.
Una protezione che diventa prigione.

🌫 Le possibili cause
Spesso è il risultato di ferite accumulate: amori disfunzionali, relazioni ambigue, tentativi ripetuti finiti nel nulla.
A volte nasce da delusioni più sottili: l’incontro con superficialità, l’impressione che nessuno voglia davvero “stare”, la sensazione di non essere più riconosciuti nella propria profondità.
E poi c’è la fatica delle aspettative non corrisposte, che logora più di un litigio.

🌱 E cosa si può fare?
La terapia, in questi casi, è un viaggio lento e gentile.
Non si chiede subito al cuore di riaprirsi: gli si chiede di respirare.
Si lavora su tre direzioni fondamentali:

1. Rimettere in circolo il desiderio
Ritrovare ciò che nutre, ciò che accende, ciò che fa dire “io ci sono ancora”.

2. Riconoscere la ferita senza trasformarla in destino
Dare un nome al dolore, ma non lasciarlo comandare.

3. Ricostruire fiducia senza ingenuità
Imparare a scegliere meglio, non a chiudere tutto.
Raffinare i filtri, non abbassare le luci.

L’eutanasia affettiva non è un punto finale: è un SOS emotivo.
E proprio lì, a un passo dalla resa, spesso nasce lo spazio per una rinascita più consapevole.

Il cuore non chiede la perfezione, chiede solo di tornare a valere la pena.
Roberto Cavaliere Psicoterapeuta

15/11/2025

💔Ego nec sine te nec tecum vivere possum 💔
​La trappola della dipendenza affettiva: "Né con te, né senza di te."
​Il poeta latino Ovidio ha descritto in modo impeccabile il tormento delle relazioni disfunzionali. Questa frase non è solo un’espressione d’amore passionale, ma la perfetta descrizione della dipendenza affettiva, un costrutto psicologico complesso che imprigiona la persona in un ciclo doloroso.
​🔬 La Clinica del Paradosso
​Questa modalità relazionale è caratterizzata da una profonda ambivalenza. Il partner:
​Non è soddisfacente (spesso è abusante, emotivamente distante, o semplicemente non allineato ai bisogni fondamentali).
​È percepito come indispensabile per la propria regolazione emotiva e per mantenere un senso di completezza.
​L'individuo sperimenta:
​Quando è nel rapporto (tecum): Frustrazione, dolore, senso di annullamento e mancanza di autenticità. Si desidera la distanza.
​Quando è fuori dal rapporto (sine te): Angoscia di abbandono, vuoto insopportabile, paura della solitudine, e un richiamo irresistibile verso il partner. Si desidera il ritorno.
​Questo ciclo è spesso alimentato da schemi di attaccamento insicuro (soprattutto ansioso-ambivalente o disorganizzato) appresi nelle prime relazioni significative. Il legame non è basato sull'amore sano e sulla stima reciproca, ma sulla paura e sul tentativo disperato di riparare ferite antiche attraverso l'altro.
​💡 Il focus terapeutico: L'obiettivo non è "vivere con o senza l'altro", ma imparare a vivere con sé stessi – affrontando il vuoto, la paura e il senso di incompletezza che si cerca di riempire attraverso la relazione.
​🩺 Suggerimenti Terapeutici per Uscire dalla Trappola
​Uscire da questo schema richiede un lavoro clinico profondo e mirato. Ecco alcune aree chiave di intervento:
✔️​Riconoscimento e Accettazione:
​Nomina il problema: Riconoscere che non è amore, ma dipendenza.
✔️​Sposta il focus: Interrompi l'ossessione per il cambiamento del partner e concentrati esclusivamente sul tuo benessere e sul tuo funzionamento interno.
✔️​Lavoro sull'Identità e sull'Autostima:
​Riscoperta del Sé: Identifica e coltiva interessi, passioni e obiettivi indipendenti dal partner. Rispondi alla domanda: Chi sono io senza questa relazione?
​Costruzione dell'Autostima Intrinseca: Lavora sul tuo valore percepito. Il tuo valore non dipende da quanto sei amato/a o da quanto sei indispensabile per l'altro, ma dalla tua esistenza.
✔️​Apprendimento della Solitudine Efficace:
​Tolleranza al Vuoto: La solitudine deve diventare uno spazio di ricarica e crescita, non una minaccia. Impara a regolare le tue emozioni in autonomia, senza utilizzare l'altro come "droga" per sedare l'ansia.
✔️​Rinegoziazione dei Confini:
​Definizione dei Limiti: Imparare a stabilire limiti sani e a mantenerli. Se la relazione è tossica, l'unica scelta sana è la distanza, che deve essere sostenuta clinicamente per superare l'astinenza.
👉​Se ti riconosci in questo paradosso, è fondamentale intraprendere un percorso di psicoterapia individuale. Non sei condannato/a a ripetere questo ciclo.
Roberto Cavaliere Psicoterapeuta

14/11/2025

AMARE È SENTIRE IL VENTO SUL VOLTO, SENZA DIMENTICARE CHE IL VOLANTE RIMANE TRA LE NOSTRE MANI.
👉Nel film Caccia al ladro, Grace Kelly guida decappottata lungo le strade della Costa Azzurra. Non è solo una scena elegante: è un simbolo.
Il vento tra i capelli, lo sguardo deciso, il volante saldo tra le mani — immagini che parlano di libertà e controllo, di desiderio e rischio.

Nelle relazioni spesso ci troviamo in questa stessa ambivalenza: voler “guidare” la direzione, sentire il brivido della velocità, ma anche il timore di perdere il controllo. Amare significa esporsi al vento, lasciare che qualcun altro salga accanto a noi. Ma non dimentichiamo: l’auto è nostra, il volante resta nelle nostre mani.

Forse il vero fascino di questa scena non è l’eleganza di Grace Kelly, ma la sua metafora: non possiamo evitare le curve della vita e delle relazioni, ma possiamo decidere come attraversarle.
Roberto Cavaliere Psicoterapeuta

Indirizzo

Via De Marinis 49
Vietri Sul Mare
84019

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Roberto Cavaliere Psicoterapeuta pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Contatta Lo Studio

Invia un messaggio a Roberto Cavaliere Psicoterapeuta:

Condividi

Share on Facebook Share on Twitter Share on LinkedIn
Share on Pinterest Share on Reddit Share via Email
Share on WhatsApp Share on Instagram Share on Telegram