Dott. Paolo Quagliarella - Psicologo

Dott. Paolo Quagliarella - Psicologo Dialoghiamo di psicologia, astrologia, archetipi, simboli e dei miti a loro collegati con C. G. Jung e J. Hillman

Sono Filosofo, Psicologo e docente di Epistemologia II presso la Scuola di Psicoterapia ad indirizzo Analitico Archetipico Atanor (Scoppito – AQ). Ho studiato e continuo a farlo, la psicologia analitica (junghiana) e archetipica (hillmaniana) cercando di mettere in relazione i loro costrutti con la metafore astrologica. Collaboro, in qualità di esperto di mitologia zodiacale con diversi psicologi e psicoterapeuti nell’utilizzo della metafora astrologica, di cui mi occupo dal 1989. La mia prima laurea in Filosofia è stata su Carl Gustav Jung e la sua storia in cui ho approfondito l’interesse dello psichiatra svizzero per l’Astrologia. La seconda laurea che ho conseguito è stata in Psicologia Comportamentale e cognitiva applicata con una tesi su Psicologia, Mitologia, Astrologia, un approccio narrativo con i pazienti: gli attacchi di panico in cui ho affrontato il tema dell’utilizzo dell’astrologia come strumento di counseling utile per gli psicologi fornendo le basi scientifiche e le fonti di letteratura che avallano l’efficacia delle terapie narrative, fra cui l’astrologia. Ho tenuto corsi, conferenze, partecipato a convegni in Italia e all’estero. Tra questi, sempre in ambito junghiano:

Scuola Li.S.T.A. (Libera Scuola di Psicoterapia Analitica) di Milano: Jung e l’Astrologia
Assisi Institute – THE INTERNATIONAL CENTER FOR THE STUDY OF ARCHETYPAL PATTERNS -2023
Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – Cattedra di Teologia II – L’antropologia teologica in dialogo con la psicologia analitica e l’astrologia – 2023
Università di Bari dipartimento di Ricerca e innovazione umanistica (Dirium) approfondimento su: i Grandi Modelli di Linguaggio e Chatbot nella Psicoterapia. – 2025
Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – Cattedra di Teologia II – La confessione e la narrazione come strumenti psicologici – 2025

L’astrologia non è uno strumento scientificamente validato, e non sostituisce l’intervento psicologico o psicoterapeutico. Gli articoli e gli argomenti proposti intendono solo esplorare il valore simbolico, metaforico e narrativo che alcune persone attribuiscono a questa pratica e come possa essere di supporto così come altri strumenti che mettono al centro il paziente e la sua storia, senza nessun riferimento a modalità predittive.

Questo studio ricostruisce e analizza in modo sistematico il rapporto fra C. G. Jung e l’astrologia attraverso l’esame d...
01/12/2025

Questo studio ricostruisce e analizza in modo sistematico il rapporto fra C. G. Jung e l’astrologia attraverso l’esame diretto delle sue 17 lettere, mostrando come l’astrologia abbia avuto un ruolo reale, seppur teoricamente complesso, nel suo percorso psicologico e filosofico. L’esplorazione epistolare permette di seguire l’evoluzione del pensiero junghiano: dalle prime indagini sperimentali, in cui egli utilizza l’oroscopia come supporto interpretativo nei casi clinici più enigmatici, fino alla maturazione delle sue ultime posizioni, in cui l’astrologia viene reinterpretata come fenomeno sincronistico e simbolico, anziché come presunta influenza cosmica. Ne emerge un’immagine dell’astrologia come psicologia arcaica, patrimonio di immagini proiettive attraverso cui l’uomo antico organizzava il sapere sull’anima.

L’analisi delle lettere rivela che Jung non rigetta né accetta dogmaticamente l’astrologia: egli la tratta come metodo interpretativo, come lingua simbolica che permette di accedere a contenuti psichici profondi, complementare all’analisi dei sogni, all’amplificazione mitica e agli altri strumenti diagnostici della psicologia del profondo. L’astrologia viene dunque privata di pretese causali e di statuto cosmologico, e riconsegnata alla dimensione che le è propria: quella della corrispondenza significativa tra eventi interiori ed esterni, concetto cardine della teoria della sincronicità.

Questo volume propone una lettura filologica e psicologica delle fonti epistolari, contestualizzandole nel più ampio dibattito epistemologico contemporaneo sulla natura dei metodi interpretativi e sulla funzione cognitiva del simbolo. Ne risulta un contributo originale alla comprensione della psicologia junghiana, capace di restituire la complessità del suo dialogo con l’astrologia e di mostrare come questa, reinterpretata correttamente, possa ancora oggi rappresentare un codice di accesso alla narrazione del Sé e all’immaginazione simbolica della psiche.
https://www.amazon.it/dp/B0G4LPS1B5

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𝗟𝗮 𝘀𝗼𝗴𝗹𝗶𝗮 𝗲 𝗶𝗹 𝗹𝗮𝗴𝗼 𝗻𝗲𝗿𝗼 - 𝗹𝗮𝗰𝗼𝗻𝗴𝗶𝘂𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗠𝗲𝗿𝗰𝘂𝗿𝗶𝗼 𝗿𝗲𝘁𝗿𝗼𝗴𝗿𝗮𝗱𝗼 𝗲 𝗩𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝗦𝗰𝗼𝗿𝗽𝗶𝗼𝗻𝗲Si racconta che vi fu un periodo i...
29/11/2025

𝗟𝗮 𝘀𝗼𝗴𝗹𝗶𝗮 𝗲 𝗶𝗹 𝗹𝗮𝗴𝗼 𝗻𝗲𝗿𝗼 - 𝗹𝗮𝗰𝗼𝗻𝗴𝗶𝘂𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗠𝗲𝗿𝗰𝘂𝗿𝗶𝗼 𝗿𝗲𝘁𝗿𝗼𝗴𝗿𝗮𝗱𝗼 𝗲 𝗩𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝗦𝗰𝗼𝗿𝗽𝗶𝗼𝗻𝗲

Si racconta che vi fu un periodo in cui Mercurio dai sandali rapidi invertì il passo nel Segno dello Scorpione, e che Venere, avanzando nel medesimo regno d’acqua oscura, gli venisse incontro. Nel cielo sembravano due amanti che si cercano: uno ritorna sui propri passi, l’altra procede con decisione. Si incontrarono nell’ombra di un lago che i mortali chiamano “memoria profonda.”

In quei giorni viveva Amarilli, giovane della Città del Vetro e degli Schermi. Svelta nel parlare, esperta nel mostrare, ma lenta nel comprendere cosa veramente sente. Era maestra nel comunicare con tutti — e incapace di ascoltare se stessa. Portava il sorriso sul volto come un vestito di luce, ma nel petto le ribollivano parole non pronunciate.

Le apparve Mercurio retrogrado, non come messaggero irrequieto, ma come esploratore delle cavità interiori. “Il mio movimento non è fuga,” disse. “Io torno indietro perché tu possa vedere ciò che non hai guardato. Ogni passo all’indietro è un corridoio verso un archivio della tua anima.” Le tese la mano e Amarilli vide lettere sparse, messaggi inviati e non sentiti, conversazioni sospese.

Poco oltre giunse Venere, nel suo passo diretto, calma come una decisione finalmente presa. Non indossava petali e miele; aveva occhi severi e dolci insieme. “Io guardo a ciò che desideri davvero,” disse. “Non a ciò che insegui per abitudine. Fascino, seduzione, arte, armonia — tutto questo è vero. Ma quando non sono vista, quando non vengo onorata, io divento vendetta sottile: creo attrazione dove manca verità.”

Amarilli osservò i due: vicini, eppure in opposti vettori. Che accade quando il desiderio va avanti e il pensiero torna indietro? Quando il corpo dice sì e la mente chiede ancora? Quando una parte di noi avanza verso l’incontro e l’altra risale verso il passato?

Così avvenne la prova. Amarilli raggiunse il Lago Nero: l’acqua dell’Ade, dove si riflettono solo le immagini che nascondiamo. Qui avvenne l’incontro dei due dèi — non come un’armonia rasserenante, ma come una collisione viva. Venere avanzò, Mercurio retrocedette, e per un istante le loro forze si fusero come due correnti contrarie. Dal loro contatto nacque un sussurro, ambiguo e fertile: un segreto.

“Non temere l’unione delle differenze” disse Venere.
“Non temere la confusione iniziale” aggiunse Mercurio.

Ma all’alba della congiunzione, i due si separarono. Venere procedette ancora avanti, verso desideri futuri e scelte nuove. Mercurio, invece, ritornò nel passato recente, come chi deve recuperare frammenti lasciati indietro.

Amarilli tremò. “È accaduto qualcosa? Si sono feriti? Si sono evitati?”
Crono, che assisteva da lontano con la pazienza dell’eterno, rispose:
“Ogni incontro profondo cambia due strade. Talvolta ci uniamo non per restare, ma per scambiarci un nome, un’informazione, un’impronta. Mercurio ha rubato un frammento della verità di Venere; Venere ha preso un desiderio di Mercurio. Ora devono metabolizzarlo, ciascuno nel proprio tempo.”

In quel momento Amarilli capì che nella sua stessa vita qualcosa era simile:

c’erano conversazioni lasciate a metà

messaggi non risposti perché troppo veri

desideri negati dalla ragione

e ragioni negate dal desiderio

Restavano in superficie sorrisi impeccabili, ma sotto: increspature.

Seguì la seconda prova. Amarilli trovò il Nodo dei Sentimenti Taciuti: emozioni che non osava dire, che si erano trasformate in nodi in gola e in sguardi sfuggenti. Lì Mercurio le porse una domanda:
“Qual è la verità che non hai detto a chi contava?”
Venere le sussurrò:
“E qual è il desiderio che non hai permesso a te stessa di sentire?”

Amarilli tremò come un ramo sotto una pioggia improvvisa. Dal fondo della sua memoria salì una frase mai detta a chi amava. La pronunciò, finalmente, anche solo verso l’acqua. Il lago vibrò. Il nodo si sciolse.

Infine giunse al Luogo dei Giudizi su Se Stessa. Qui Venere le porse uno specchio scuro. “La tua bellezza non è ciò che mostri, ma ciò che rispetti di te stessa.”
Mercurio le tese un sigillo. “La tua identità non è ciò che comunichi, ma ciò che puoi dire anche nel silenzio.”

Allora Amarilli capì:
– Venere insegna cosa vogliamo
– Mercurio come lo esprimiamo
Ma quando una delle due parti non è ascoltata, si generano distorsioni:

manipolazioni sottili

silenzi strategici

desideri confusi

messaggi ambigui

seduzione senza connessione

connessione senza sincerità

Nel ritorno alla Città del Vetro e degli Schermi, Amarilli portava tre doni:

La parola retrospettiva (Mercurio): ogni giorno, rivedere un dialogo passato con occhi nuovi.
La scelta estetica (Venere): ogni giorno, scegliere una cosa che porta armonia.
Il coraggio di mostrarsi (Ermafrodito): ogni giorno, dire ciò che si sente senza travestimenti.

Quando qualcuno le chiedeva cosa avesse scoperto in quell’acqua scura, Amarilli rispondeva:
“Il desiderio senza verità è fuoco fatuo. La parola senza desiderio è aria sterile. Ma quando ciò che voglio incontra ciò che posso dire… nasce una forma nuova di me.”

Insegna per i mortali

Mercurio retrogrado (Verità): ascolta ciò che non avevi ammesso.
Venere diretta (Scelta): avanza verso ciò che ti attrae davvero.
Incontro (Ermafrodito): onora ciò che sei, intero, anche nelle contraddizioni.
Lago dell’Ade (Profondità): guarda dove il desiderio e la parola si toccano nel buio.

Così, quando il pensiero torna indietro e il desiderio procede avanti, ricorda Amarilli: non sono forze nemiche. Sono due correnti che ti modellano. E se impari a seguirle entrambe, un giorno ti troverai diverso, ma finalmente indiviso.

INGRESSO DEL SOLE IN SAGITTARIO - UN NUOVO RACCONTOL’Arco e la StellaQuando il Sole entrò nel dominio del Sagittario, Ap...
24/11/2025

INGRESSO DEL SOLE IN SAGITTARIO - UN NUOVO RACCONTO
L’Arco e la Stella

Quando il Sole entrò nel dominio del Sagittario, Apollo discese tra i viventi con un passo leggero, portando l’arco lucente che non sbaglia mira. Non era un’arma di guerra: era lo strumento con cui l’intenzione si fa direzione. Le sue frecce non cadevano sugli uomini, ma sulle loro nebbie interiori, aprendo dorsali di luce dove prima c’erano distrazioni e dubbi.

In quei giorni camminava tra gli esseri umani Elania, cercatrice instancabile, ricca di inizi ma povera di approdi. Ogni volta che inseguiva un proposito, cento altri le nascevano dietro come scintille di fuoco: idee, entusiasmi, promesse, tutte brillanti, tutte incomplete. La sua mente era una costellazione senza cielo.

Nella radura di metà mattina apparve Croto, il figlio di Pan, metà uomo e metà capra, amico delle Ore e inventore dell’arco. Non aveva l’austera compostezza di Apollo, ma una saggezza terrestre. «Tu vuoi andare lontano», disse, «ma non sai dove mirare. La freccia non è nulla senza bersaglio, e il bersaglio non è nulla senza fiducia nella mano che lo tende.»

Elania chiese: «Come scelgo dove puntare? Come si riconosce la direzione giusta?»

Croto posò la mano sulla terra. «Ascolta l’origine delle tue frecce. Se nascono dal bisogno di impressionare, cadranno presto. Se vengono dal desiderio di appartenenza, voleranno basse. Se vengono dal nucleo più intimo, allora Apollo le benedirà.»

Allora apparve Apollo stesso, radioso come mezzogiorno, e tese a Elania l’arco celeste. «Io sono il messaggero del Padre,» disse. «Ciò che io trafiggo con la luce, manifesta la sua volontà tra gli uomini. Ma oggi non ti parlo di Zeus come signore del tuono: ti parlo di Zeus che ora, nel Cancro, custodisce la porta della vita. In questo tempo, la volontà celeste chiede protezione, cura, nutrimento per ciò che scegli di far nascere in te.»

La giovane alzò l’arco: «Allora devo proteggere il mio scopo prima di lanciarlo?»

Apollo sorrise. «Prima di scoccare, devi nutrire. Come un figlio, come un seme, come un sogno ancora fragile.»

Zeus, nel silenzio del Cancro, parlò senza voce:
Ogni destino inizia come una creatura vulnerabile.

La prima prova giunse nella Valle degli Entusiasmi Effimeri, dove luci attraenti balenavano in ogni direzione. Elania sentì la fame del vagabondaggio mentale. Ma ricordò Croto: scelse un solo punto. Una sola luce. Scoccò la freccia. Le altre luci svanirono come miraggi. La sua prima direzione era nata.

La seconda prova apparve nel Campo delle Attese Altrui, dove amici, parenti, colleghi proiettavano aspettative come ombre lunghe. Elania si sentì vacillare. Allora ricordò Zeus in Cancro: pose le mani sul cuore e mormorò: «Prima custodisco me, poi rispondo al mondo.» Le frecce altrui caddero senza ferire.

Infine giunse alla Torre delle Possibilità Non Nutrite, dove decine di suoi progetti passati giacevano come gusci vuoti. Apollo le si avvicinò: «Non tutto deve fiorire. Alcune idee erano prove. Altre erano esercizi di tiro. Rendi grazie e lasciale. Nutri soltanto ciò che ti cresce dentro con riconoscenza.»

Al calar del sole, le Ore comparvero a cavallo, conducendo Elania lungo il sentiero del ritorno. Aveva una direzione sola, ma ferma. Un’idea sola, ma vitale. Un proposito solo, ma nutrito.

Le persone le chiesero quale freccia avesse trafitto il cielo.
Elania rispose:
«Nessuna. Ho solo imparato a proteggere ciò che scelgo, e a scegliere ciò che nutro.»

Insegna per i mortali

Arco (Direzione):
Ogni mattina, scegli UNA mira per la tua energia. Non disperderla.

Freccia (Intenzione):
Chiediti: questa azione nasce dalla mia verità o dal mio bisogno di approvazione?

Zeus in Cancro (Protezione):
Nutri il tuo scopo come un figlio: dagli tempo, attenzione, silenzio.

Croto (Saggezza della Terra):
Fidati della tua mano: la direzione la dà la tua natura concreta.

Apollo (Chiarezza):
Quando il dubbio torna, illuminalo con un raggio di sincerità.

Così, quando il Sole attraversa il Sagittario, ricorda l’arco che mira in avanti, e Zeus che nel Cancro ripara ciò che nasce:
le frecce vanno lontano solo quando la mano che le scaglia è nutrita e amata.

GIOVE IN LEONE E L'OPPOSIZIONE CON PLUTONE NEL 2026IL FULMINE E L’ABISSONel tempo in cui Giove, il Padre dagli occhi alt...
21/11/2025

GIOVE IN LEONE E L'OPPOSIZIONE CON PLUTONE NEL 2026
IL FULMINE E L’ABISSO

Nel tempo in cui Giove, il Padre dagli occhi alti, discese nel Regno del Leone, il cielo si accese come una sala dorata. Il suo passo non era lieve: ogni volta che il grande dio si muoveva, l’aria tremava e i mortali sentivano crescere nel petto un desiderio segreto, come se ognuno fosse chiamato a farsi più grande, più luminoso, più sé stesso.
Ma non era un tempo qualsiasi: mentre Giove avanzava con i suoi fulmini raccolti nella mano destra, Plutone, il fratello nascosto, risaliva dalle profondità dell’Acquario, portando con sé il peso dei ricordi, delle eredità non dette, dei fili invisibili che attraversano le generazioni.

Fu allora che nacque una tensione, tesa come una corda tra due mondi: la luce che vuole espandersi e l’ombra che vuole ricordare.

In quei giorni viveva un giovane di nome Elione, figlio di artigiani del Nord, nato con un cuore ardente ma con occhi che temevano la loro stessa luce. Era bravo, generoso, creativo… ma esitava. Non sapeva mostrare completamente ciò che era, e quando provava a brillare, un antico pudore lo tirava indietro come una mano fredda sulla schiena.
Una notte, mentre le stelle si spegnevano una a una come fiaccole stanche, Giove gli apparve nel sogno: alto, maestoso, con un mantello solare che ondeggiava senza vento.

“Perché ti nascondi, Elione?” chiese. “Tu hai un nome che significa ‘rado di luce’. Sei nato per essere visto.”

Il ragazzo abbassò lo sguardo. “Quando provo a mostrarmi, temo di esagerare. Ho paura di diventare arrogante. Ho paura di sembrare vuoto.”

Giove sorrise, un sorriso che non feriva ma scaldava. “La luce non è arroganza, se viene dal cuore. Ma ricordati: ogni fulmine illumina ciò che tocca e mostra ciò che vuoi evitare.”

Gli porse una fiaccola, piccola rispetto ai fulmini che portava con sé.
“Questa è la torcia della Visione. Non brilla per gli altri, ma per te. Usala per guardare ciò che desideri davvero. La grandezza non è un clamore: è una direzione.”

Elione prese la fiaccola. La fiamma non ardeva, ma pulsava come un battito.

Il sogno svanì.

Il giorno seguente, mentre il sole saliva alto come un re sul trono, Elione decise di partire verso la Collina del Leone, dove Giove aveva posto il suo campo. Ma sulla strada incontrò qualcuno che non si aspettava: un’ombra che si alzava dal terreno come nebbia compatta.

Era Plutone, il signore delle profondità, con una veste scura che non assorbiva la luce: la piegava.

“Dove vai, ragazzo della superficie?” chiese la voce profonda.
“Cerco chiarezza,” rispose Elione. “Cerco coraggio.”
Plutone sollevò la mano e il terreno si aprì come un libro antico. Dentro non c’erano ossa o tesori, ma ricordi: scene sfocate della sua infanzia, voci, sguardi, timori ereditati.

“Tu vuoi crescere,” disse Plutone, “ma non puoi diventare grande se prima non guardi ciò che ti ha reso piccolo. La tua luce è trattenuta da cose che non nomini più.”

Gli porse un anelto di ferro, semplice, ruvido.
“Questo è il Cerchio della Memoria. Ti permette di riconoscere ciò che ancora ti tiene. Senza memoria, la tua espansione sarebbe esagerazione. Con la memoria, diventa radice.”

Elione lo indossò. Il metallo, freddo all’inizio, prese calore sulla sua pelle.

“Non ti sto fermando,” continuò Plutone. “Ti sto preparando.”

La prova arrivò più tardi, nei Campi dell’Acquario, dove l’aria crepitava di elettricità e ogni idea diventava scintilla, ogni timore diventava vento.
Lì Elione incontrò il Simulacro del Domani: una figura fatta di mille immagini di sé stesso—tutte più brillanti, più perfette, più riuscite.
Ogni volta che avanzava, il simulacro si ingigantiva.

“Questo sono io?” chiese Elione.
“No,” rispose una voce. “Questo è quello che temi di non diventare.”

Era Giove, apparso tra i lampi.
E accanto a lui, come un riflesso scuro, Plutone.

“Espansione senza radice è narcisismo,” disse Giove.
“Profondità senza espansione è paralisi,” disse Plutone.

“E tu?” chiesero insieme. “Quale dei due scegli?”

Elione capì allora ciò che non aveva mai osato pensare:
non doveva scegliere.

Sollevò la fiaccola di Giove. Illuminò la strada concreta davanti a sé.
Toccò il cerchio di Plutone. Sentì il peso antico sciogliersi come neve al sole.
Poi, con passo deciso, attraversò il simulacro: il finto sé svanì come polvere di luce.

Quando raggiunse la Collina del Leone, Giove e Plutone disposero tre oggetti davanti a lui.

La Fiaccola della Visione (Giove)
Il Cerchio della Memoria (Plutone)
La Lancia del Cuore (il Leone stesso), una lancia non per ferire, ma per indicare la direzione della propria verità.

“Prendili,” disse Giove. “Espandi ciò che sei.”
“Prendili,” disse Plutone. “Ricorda ciò che ti sostiene.”
“Prendili,” disse il Leone. “Agisci con dignità, non con vanità.”

Elione sollevò i tre strumenti e il cielo sopra di lui si divise in due colori: oro e blu profondo.
Il fulmine e l’abisso.
La visione e il ricordo.
Il futuro e la radice.

Capì allora la vera lezione:

la grandezza non consiste nel brillare più degli altri,
ma nel brillare intero, con tutta la propria storia.

Insegna per i mortali

Fiaccola (Visione): ogni mattina illumina un desiderio autentico. Non quello che vuoi mostrare: quello che vuoi vivere.
Cerchio (Memoria): ogni mezzogiorno riconosci una radice che ti sostiene o un ricordo che ti trattiene. Guardalo senza paura.
Lancia (Cuore): ogni sera indica una direzione concreta: un gesto, una scelta, un passo. La dignità è un cammino, non un trono.
Opposizione (Tensione Creativa): quando senti di essere tirato in due direzioni, non forzare la scelta. L’arco teso scaglia più lontano.

E così, quando Giove attraversa il Leone e Plutone solleva la sua ombra nell’Acquario, ricordati di Elione:
la luce che si espande, la memoria che protegge, il cuore che guida.

Perché non è la grandezza che ci minaccia.
È la paura di essere grandi senza sapere perché.

Facciamoci amica la congiunzione Saturno - Nettuno del 2026La Falce e il Tridente, e la Luce che Prende CorpoInvoco la M...
18/11/2025

Facciamoci amica la congiunzione Saturno - Nettuno del 2026

La Falce e il Tridente, e la Luce che Prende Corpo

Invoco la Musa del Fuoco Primordiale, perché racconti il tempo in cui Saturno, il vecchio signore dei confini, e Nettuno, il sognatore degli abissi, avanzarono insieme nel territorio dell’Ariete. Fu un incontro che il cielo non vedeva da secoli: la falce che taglia il superfluo e il tridente che scuote l’invisibile entrarono nello stesso punto della volta celeste, come due mani che modellano la stessa creta ardente.

In quei giorni viveva Aristea, figlia dei Ventidue Venti, giovane dal cuore pieno di intenti e dalle mani ancora vuote. Aveva sogni vasti, così vasti da farle tremare le ginocchia. Ogni notte vedeva forme scintillanti in un mare infinito; ogni giorno, davanti a lei, solo un terreno brullo che pareva non voler dare frutti.
“Non so da dove cominciare,” mormorava. “Sento ciò che devo creare, ma non riesco a dargli corpo.”

Una notte, mentre la città dormiva, Aristea fu svegliata da un brontolio sotto la terra. Il pavimento tremò, e dall’ombra sorse Nettuno in persona, con il suo tridente che brillava di acqua salmastra. I suoi occhi contenevano tempeste e profezie.
“Non temere il tremore,” disse. “Io scuoto ciò che è rigido perché tu possa vedere ciò che è vivo. Dove la terra si incrina, l’acqua trova la sua via.”
Confusa, Aristea osservò: tra le crepe del pavimento stava sgorgando un filo d’acqua limpida, che rifletteva stelle mai viste.

Poi, dalla fenditura emerse un passo solenne. Non veniva dall’acqua, ma dal silenzio della pietra. Saturno, con il volto scavato dal tempo, avanzava portando la falce che aveva fatto nascere Afrodite.
“Ogni sogno chiede forma,” disse. “Ma la forma nasce solo dal taglio. Io separo ciò che può fiorire da ciò che ti confonde. Non temere la mia falce: crea più di quanto distrugga.”

Aristea guardò il tridente e la falce, sentendo le forze del caos e dell’ordine pulsare nel suo petto. “Come posso conciliare il tremore e il confine? Il sogno che si espande e la disciplina che restringe?”

Saturno e Nettuno si scambiarono un cenno antico come le maree.
“Non devi conciliare,” disse Nettuno. “Devi incarnare.”
“Il sogno vuole nascere,” aggiunse Saturno. “Tu sei la sua culla. Il fuoco dell’Ariete è il primo respiro, non l’ultimo.”

Fu allora che Aristea venne condotta oltre la soglia della città, nei Campi dell’Inizio, dove l’Ariete del Vello d’Oro aveva sparso semi sacri. Il vento odorava di inizio e di rischio.
“Questa è la tua terra,” disse Saturno. “Nuda. Senza forma. Come tutte le cose vere all’alba della loro esistenza.”
“E qui,” aggiunse Nettuno, “il tuo sogno può scegliere un corpo.”

Mentre parlavano, apparve una figura luminosa: Era Calcirodea, la Custode dei Germogli Invisibili. Nelle sue mani brillavano semi che non si vedevano, ma si intuivano come presenze sottili.
“Ogni essere umano,” disse, “ha un seme che percepisce molto prima di vederlo. Ma pochi hanno il coraggio di piantarlo nell’aridità del reale.”

Aristea prese un seme invisibile e lo pose nel terreno. Nulla accadde.
“È un sogno vano?” chiese, scoraggiata.

Nettuno posò il tridente sulla terra: il suolo tremò, e un’acqua sotterranea bagnò il punto in cui il seme era caduto.
Saturno alzò la falce e con un colpo netto tagliò i rovi attorno.
Il terreno si liberò.

E allora il seme, che era solo un’idea, divenne un germoglio di luce.
Aristea trattenne il respiro. Per la prima volta vide qualcosa che fino a pochi istanti prima aveva soltanto sentito.

“Questo è il mistero di Saturno e Nettuno,” disse Calcirodea. “Ciò che percepisci diventa reale solo quando rischi di trattarlo come se lo fosse.”

Seguì la prima prova.
Aristea dovette affrontare il Deserto dei Possibili, una distesa di fuochi fatui: mille progetti, mille direzioni, mille versioni della sua vita.
Senza la falce avrebbe vagato per settimane. Saturno le insegnò a tagliare: un taglio per dire no, un taglio per dire adesso non serve, un taglio per dire questo sì, questo crea luce.

Fu la seconda prova a metterla in ginocchio.
Il Mare delle Visioni, tenuto in vita dal respiro di Nettuno, la avvolse con immagini meravigliose e ingannevoli. Senza l’aiuto del tridente avrebbe creduto che tutto fosse vero: Nettuno le mostrò come distinguere il miraggio dall’intuizione, la fantasia dallo spirito.
“Il sogno è il mare,” disse. “Ma solo le intuizioni profonde arrivano alla riva.”

Infine giunse alla Fornace dell’Ariete, dove i sogni e le discipline venivano fusi nel fuoco del primo passo.
“Qui,” disse Saturno, “prenderà forma ciò che hai osato immaginare.”
“E qui,” aggiunse Nettuno, “l’invisibile avrà finalmente un volto.”

Aristea gettò nella fiamma la visione, il taglio e la goccia d’acqua sacra.
Quando il fuoco si quietò, tra le braci giaceva un piccolo oggetto: non un’arma, non un simbolo, ma una forma reale del suo sogno, la prima incarnazione di ciò che stava per diventare.

Tornò alla città portando con sé tre abitudini nuove.
Al mattino, ascoltava un’intuizione, una soltanto: la lasciava vibrare, senza giudicarla.
A mezzogiorno, Saturno le chiedeva una forma: un gesto concreto, un’azione, un limite.
Alla sera, Nettuno le restituiva il mare: un pensiero vasto, una domanda che la apriva.

In quaranta giorni la sua vita cambiò direzione. Non del tutto, non all’improvviso, ma come un fiume che trova finalmente il suo letto.

Quando i cittadini le chiesero quale magia avesse invocato per far nascere ciò che un tempo era solo un sentire, Aristea rispose sorridendo:

“Nessuna. Ho solo imparato la legge del fuoco: ciò che senti è reale, se hai il coraggio di dargli forma.”

Insegna per i mortali

Falce (Saturno – Forma): scegli un solo sogno e togli il rumore intorno.
Tridente (Nettuno – Visione): ascolta la tua intuizione profonda, distinguendola dal desiderio effimero.
Fuoco dell’Ariete (Inizio): ogni giorno compi un gesto che dà corpo a ciò che senti.
Acqua Segreta (Nettuno): lasciati guidare dalle correnti invisibili, ma non lasciare che ti trascinino.
Roccia (Saturno): appoggia il sogno su qualcosa che puoi costruire oggi, non domani.

Così, quando il sognatore degli abissi e il signore dei confini camminano insieme nel primo segno, ricorda Aristea:
l’intuizione che temevi vaga è la tua prossima forma, se la nutri con acqua e fuoco, e la proteggi con il taglio giusto.

🌗 La Persona di Jung: la maschera che tutti indossiamo (e che non siamo)Come si collega all’astrologia? E cosa succede q...
16/11/2025

🌗 La Persona di Jung: la maschera che tutti indossiamo (e che non siamo)
Come si collega all’astrologia? E cosa succede quando questa maschera funziona… o quando si spezza?

Quando parliamo di Persona, spesso pensiamo alla “personalità”.
Ma nella psicologia analitica di Carl Gustav Jung la Persona è qualcosa di molto più preciso e, allo stesso tempo, più sottile.

🔹 Che cos’è la Persona?

Il termine viene dal latino persona, la maschera che gli attori utilizzavano nel teatro antico.
Non era un volto falso: serviva a far risuonare la voce e a rendere riconoscibile il ruolo interpretato.

Jung recupera esattamente questo significato:
la Persona è la maschera sociale, il ruolo che assumiamo per entrare in relazione con il mondo.
È l’insieme degli atteggiamenti, dei modi di fare, delle immagini che mostriamo agli altri:

la persona che siamo al lavoro,

quella che siamo in famiglia,

quella che emerge nelle amicizie,

quella che appare nella coppia.

Non è finzione.
È uno strumento di adattamento.

Il problema nasce quando dimentichiamo che è solo una maschera…
e iniziamo a credere di essere solo quel ruolo.

È ciò che Jung chiama inflazione della Persona:
quando il ruolo prende il posto dell’Io autentico, quando l’immagine diventa più importante della sostanza, quando ci identifichiamo con ciò che gli altri si aspettano da noi.

E quando la maschera si irrigidisce, si incrina tutto il resto: relazioni, comunicazione, identità, vita emotiva.

🌙 La Persona in astrologia: il contributo di Ernst Bernhard

Lo psicoanalista junghiano Ernst Bernhard intuì una sorprendente corrispondenza simbolica:
l’archetipo della Persona trova risonanza nella X Casa del tema natale, nei suoi governatori e nei pianeti che vi si collocano.

La X Casa rappresenta:

il ruolo sociale,

la realizzazione,

ciò che mostriamo pubblicamente,

il punto più visibile della carta.

Così come la Persona è ciò che portiamo “in scena”, la X Casa è il punto in cui la nostra immagine entra nel mondo.

Da qui nasce un modello interpretativo affascinante:
la Persona archetipica è data dalla X Casa e dal suo governatore.
Ma poi quella stessa Persona si declina in ogni ambito della vita: lavoro, comunicazione, relazioni, intimità, famiglia.
Le diverse case astrologiche non cambiano la Persona:
mostrano come essa si esprime nei vari contesti esistenziali.

🔍 Un esempio applicativo (affascinante… e complesso)

Nel mio nuovo lavoro ho analizzato un tema natale celebre — quello di Adolf Hi**er — per mostrare come l’archetipo della Persona si manifesti sia in modo funzionale, sia in modo disfunzionale, utilizzando proprio il modello simbolico della X Casa.

L’esempio è potente perché mette in luce:

cosa significa una Persona forte, carismatica e coerente,

e cosa accade quando la Persona diventa rigida, inflazionata, patologicamente dominante.

Ho applicato il modello soprattutto alla III Casa, il settore della comunicazione.
È lì che si vede con straordinaria chiarezza come:

una Persona solida produca un linguaggio autorevole ma equilibrato,

una Persona disfunzionale generi pensiero rigido, manipolazione, retorica aggressiva.

Il confronto è illuminante perché mostra quanto l’archetipo della Persona possa essere risorsa o trappola, a seconda di come l’individuo la vive.

📌 Perché è importante tutto questo?

Perché tutti noi abbiamo una Persona.
Tutti indossiamo maschere diverse a seconda dei contesti.
E tutti rischiamo, in certi momenti della vita, di:

identificarci troppo nel ruolo,

difenderci dietro l’immagine,

perdere spontaneità,

costruire relazioni basate più sulla forma che sulla verità.

Comprendere la Persona — psicologicamente e simbolicamente — significa capire come ci presentiamo agli altri, come comunichiamo, come amiamo, come lavoriamo, come ci sentiamo visti.

E significa imparare a non diventare prigionieri della nostra stessa maschera.

✨ Se vuoi leggere l’esempio completo

Ho preparato un modello dettagliato che mostra:

cos’è la Persona secondo Jung,

come si collega alla X Casa astrologica,

come si declina nei vari settori della vita,

come funziona quando è equilibrata,

come si distorce quando diventa rigida o inflazionata,

e un’applicazione concreta alla III Casa (comunicazione), sia nella versione funzionale che disfunzionale.

https://www.paoloquagliarella.it/astrologia-psicologica/archetipo-persona-tema-natale/

L'archetipo della persona e come identificarlo nel tema natale.

MUSICA, POESIA E ASTROLOGIAPaul Simon  - https://www.astro.com/astro-databank/Simon,_Paul - è colui il quale ha scritto ...
14/11/2025

MUSICA, POESIA E ASTROLOGIA

Paul Simon - https://www.astro.com/astro-databank/Simon,_Paul - è colui il quale ha scritto le parole di Sound of Silence. Ora facciamo un gioco e cerchiamo nel suo tema natale i riferimenti narrati nel testo. Partiamo dall’inizio.

Bilancia Ascendente Vergine, Luna in Cancro con Saturno e Urano congiunti al mediocielo, Venere opposte e congiunta al fondo cielo e Nettuno in I Casa.
“Ciao oscurità, vecchia amica mia
son venuto per parlare ancora con te
perchè una visione strisciando senza far rumore
ha sparso i suoi semi mentre stavo dormendo”
“Ciao oscurità, vecchia amica mia”, richiama alla Luna che è in domicilio nel segno del Cancro nell’XI Casa, proprio il settore delle amicizie.
“son venuto per parlare ancora con te”, il Sole identità, va per parlare con la sua amica Luna, ed è, in effetti, in aspetto di quadratura alla Luna.

“perchè una visione strisciando senza far rumore ha sparso i suoi semi mentre stavo dormendo” I semi sono in relazione con l’ascedente Vergine – Demetra divinità delle messi e del grano che semina – Nettuno, la visione, è in I Casa, la visione del mondo, in Vergine, ma anche Mercurio, coli che guarda lontano con il suo caduceo, si trova in Scorpione, segno di profondità, visione, sogno e forma un trigono con la Luna. Mercurio governa l’Ascendente a volere confermare, ancora una volta, la visione del mondo, e la X Casa, l’archetipo della Persona. Tutto questo accade mentre dormiva, ancora una volta la Luna in Cancro.

E si potrebbe andare ancora avanti, ma si rovinerebbe la poesia, allora torniamo al silenzio accogliente di Venere nella parte più profonda in Sagittario in IV casa e Saturno in Casa, con la complicità di Plutone che governa la III Casa – comunicazione, parola – che forma una qudratura proprio con Mercurio in III Casa.


https://www.youtube.com/watch?v=NAEppFUWLfc

"The Sound of Silence" by Simon & Garfunkel from The Concert in Central ParkListen to Simon & Garfunkel: https://SimonAndGarfunkel.lnk.to/listenYDSubscribe t...

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