28/08/2025
AMOR FATI
Friedrich Nietzsche ci ha lasciato un insegnamento essenziale: l’amor fati, l’amore per il proprio destino. Non si tratta solo di accettare ciò che ci accade, ma di abbracciarlo pienamente, come se ogni cosa, anche la più difficile, fosse esattamente ciò di cui abbiamo bisogno. Egli
ci invita a guardare la vita con uno sguardo nuovo: non più chiedersi “perché a me?”, ma dire “questo è mio, lo accolgo”. Anche quando tutto sembra crollare, anche quando il dolore o la confusione prendono il sopravvento, l’atteggiamento non deve essere il rifiuto, ma l’apertura. Ogni ostacolo può diventare un’occasione, ogni crisi una spinta verso la crescita.
Quando affrontiamo la sofferenza con questa prospettiva, qualcosa cambia dentro di noi. Scopriamo una forza che non sapevamo di avere. Ogni difficoltà superata ci rende più forti, più completi, più autentici.
Col tempo, guardando indietro, ci accorgiamo che proprio quei momenti che ci sembravano perdite, cadute o fallimenti, sono stati i passaggi decisivi che ci hanno resi ciò che siamo oggi. Nulla, in fondo, è stato davvero “contro” di noi. Ogni esperienza ha avuto un senso, anche se non lo vedevamo subito.
La crisi, allora, non è un segnale di fine, ma di trasformazione. È nel momento in cui siamo costretti a reagire che emerge il nostro vero potenziale.
Amare il proprio destino significa questo: vivere ogni istante, anche il più difficile, come parte necessaria e preziosa del proprio cammino.
Ho raccolto qui di seguito alcuni brani di Carl Gustav Jung che risuonano con il tema dell’amor fati, cioè quell’atteggiamento di accettazione attiva del destino, trasformando ostacoli in crescita personale:
"Rendi cosciente l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino". In Aion
Questo passaggio sottolinea che ciò che ci domina e che chiamiamo “destino” è spesso una parte di noi non esplorata. Solo portando alla luce ciò che è sommerso, paure, impulsività, meccanismi inconsci , possiamo affermare veramente la nostra volontà. È un invito diretto a trasformare la passività in potere interiore.
"Ciò che neghi, ti sottomette. Ciò che accetti, ti trasforma." In Libro Rosso.
Qui emerge chiaramente un ideale simile all’amor fati: non è rassegnazione, ma riconoscimento attivo. Ignorare parti di sé rafforza la loro influenza invisibile; accoglierle invece apre la via alla crescita.
"Non sono quello che mi è successo, sono quello che ho scelto di essere". In Opere IX.
Con questa affermazione, Jung enfatizza la responsabilità personale: il destino non corrisponde al passato che ci è capitato, ma alla figura che decidiamo di costruire, anche attraverso crisi e cadute.
"Ogni incontro che fai è un incontro con te stesso" In Io e l'inconscio.
Ogni relazione, esperienza, anche quella più dolorosa, riflette una parte di noi. Questo concetto risuona con l’idea di Nietzsche: ogni situazione fa parte del nostro destino e può portarci a una trasformazione interiore.
In sintesi, dovremmo accettare ogni evento come necessario “Ciò che accetti, ti trasforma.”
Trasformare le avversità in crescita “Non sono quello che mi è successo…”
Abbracciare anche ciò che è doloroso “Rendi cosciente l’inconscio…”
Riconoscere il significato di ogni esperienza “Ogni incontro è un incontro con te stesso.”