16/06/2025
L’ospedale di Negrar all’avanguardia nella tecnologia per la cura dei tumori. L’Irccs Sacro Cuore Don Calabria, infatti, si è dotato di un «super occhio» radiologico, l’unico al momento presente in Italia e tra pochi al mondo, in grado di catturare l’immagine del tumore ad altissima definizione in soli 6 secondi, riducendo durata e numero di sedute. Il dispositivo si chiama Hypersight, ed è il nuovo arrivato nel Dipartimento di Radioterapia Oncologica Avanzata dell’Irccs di Negrar, centro di riferimento regionale, che dal 2019 dispone di quattro acceleratori lineari di ultima generazione, effettuando circa 20mila sedute l’anno di radioterapia oncologica su 1700 pazienti. Quest’ultimo dispositivo, ora, va ad integrare e potenziare Ethos, macchina di radioterapia guidata da intelligenza artificiale, già in uso dal 2022 e definita «adattiva», cioè in grado di ricalcolare a ogni seduta un nuovo piano di cura, in tempo reale, in base alle variazioni della massa tumorale e a quelle anatomiche che possono verificarsi durante il trattamento. Un nuovo metodo che amplia l’orizzonte delle cure, rendendo possibile trattare molti tumori solidi, in fase iniziale o metastatica, come quello della prostata, del polmone, del pancreas e del fegato in media in 5 sedute, indolori e di pochi minuti. E soprattutto, la radioterapia adattativa e di ultra precisione, può essere impiegata anche in caso di recidive tumorali, re-intervenendo in pazienti già sottoposti a precedente radioterapia, che oggi non avrebbero altre opzioni di trattamento. «Questo sistema integrato, più rapido e di estrema precisione nella visualizzazione anatomica, consente di irradiare la massa tumorale in modo sartoriale, salvaguardando i tessuti sani circostanti, riducendo durata e numero di sedute, abbattendo così anche le liste di attesa e i costi indiretti dei pazienti e dei familiari, soprattutto per chi proviene da altre sedi o regioni lontane - spiega Filippo Alongi, direttore del Dipartimento di radioterapia oncologica avanzata del Sacro Cuore Don Calabria e professore ordinario all’Università di Brescia – E’ come se si avesse a bordo un “super mirino” per indirizzare e colpire con esattezza la sede della malattia tumorale, anche su pazienti che non sono in grado di restare a lungo sotto la macchina, come ad esempio gli anziani e gli obesi, oppure i portatori di pacemaker o protesi metalliche».
Fonte: pressreader.com