Dr. Federico Ricci

Dr. Federico Ricci Facciamo squadra nel raggiungimento dei tuoi obiettivi. Tra quei fattori di rischio mi riferisco in primis al sovrappeso e all’obesità.

Ciao sono il Dr. Federico Ricci, ciò che mi appassiona è studiare e approfondire tutto quello che può promuovere la crescita umana e quindi il benessere psico-fisico che ne consegue. Nel mio lavoro sento la necessità di divulgare a più persone possibili quali sono i comportamenti alimentari che si sono rivelati in grado di prevenire e contrastare i fattori di rischio alle malattie croniche più diffuse al mondo. Mi sono presentato nelle vesti di dottore in quanto possiedo due Lauree Magistrali, una in Farmacia e una in Alimentazione e Nutrizione Umana, a suo tempo ho superato i due esami di stato che mi hanno permesso di svolgere la professione di Farmacista e di Biologo Nutrizionista, inoltre ho un Master Universitario in Neuroscienze – Mindfulness – Attività Contemplative e ho conseguito il Diploma CSI/SNPT di Personal Trainer riconosciuto dal CONI e dal Ministero dell’Interno valido in tutta Europa. Inoltre ci tengo a precisare che io ora sono qui in veste di Lifestyle Coach, ossia quella figura professionale che vuole prenderti per mano in un percorso risolutivo di rinascita. La mia professionalità desidera esprimersi aiutandoti a realizzare i tuoi obiettivi, Il tutto si declina nel darti i consigli giusti e motivarti per metterli in pratica.

20/12/2025

🧬 IL CIBO È UN SEGNALE
Ciò che introduci ogni giorno non influenza solo il peso: invia segnali biochimici e ormonali che possono modulare l’espressione genica (epigenetica) e orientare il metabolismo.

🔬 EPIGENETICA: COSA SIGNIFICA DAVVERO
Per “epigenetica” intendiamo i meccanismi con cui fattori dell’ambiente e dello stile di vita (alimentazione, ritmo sonno-veglia, attività fisica, stress) possono influenzare l’attività di alcuni geni, senza modificare la sequenza del DNA. In pratica: queste influenze passano attraverso segnali biologici (assetto ormonale, stato infiammatorio, equilibrio metabolico) e possono favorire un “assetto” più protettivo o, al contrario, mantenere attivi circuiti che spingono verso squilibrio metabolico nel tempo.

🍽️ DAL PIATTO AGLI ORMONI, DAGLI ORMONI AI TESSUTI
Quando i segnali quotidiani sono disfunzionali (glicemia instabile, insulina elevata, infiammazione persistente), cambiano fame e sazietà, energia, recupero, e anche la capacità del corpo di gestire grassi e carboidrati. E uno degli organi bersaglio più frequenti è il fegato, che può andare verso fegato grasso inserito dentro un problema metabolico associato.

😣 QUANDO LA QUALITÀ DELLA VITA INIZIA A CALARE
Stanchezza, fame che si riaccende, voglia di dolci, gonfiore, intestino infiammato, difficoltà a dimagrire nonostante gli sforzi, esami che “iniziano a muoversi”, pancia che aumenta, sonno che non ricarica: spesso non è solo “mancanza di volontà”, ma un assetto metabolico e infiammatorio che va decodificato e corretto con precisione.

📩 PERCORSO PERSONALIZZATO
Se ti rivedi in ciò che ho detto e sei interessato a intraprendere un percorso nutrizionale personalizzato volto al benessere, puoi scrivermi un messaggio in privato per prenotare una video consulenza conoscitiva gratuita e iniziare il tuo percorso.

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20/12/2025

Se continui a vivere il dimagrimento con gli stessi pattern mentali ed emotivi di sempre, il passato non “passa”: si replica e diventa il tuo futuro.

Quelle maschere della personalità (controllo, perfezionismo, autosvalutazione, “tutto o niente”, paura di fallire) mantengono accesi gli stessi automatismi: stessi comportamenti, stessi risultati. Finché non fai un lavoro intimo di auto-osservazione, resti agganciato a quel copione e lo scale up che cerchi — energia, benessere, leggerezza, risultati concreti — non arriva.

Nel frattempo, la qualità della vita si riduce: frustrazione continua, senso di fatica, fame che si riaccende, voglia di dolci, sonno che non ricarica, gonfiore, insoddisfazione davanti allo specchio e la sensazione di non riuscire mai a “svoltare”.

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19/12/2025

🧠 Se soffri di cefalee ricorrenti, come l’emicrania, e nello stesso periodo ti è stato diagnosticato il “fegato grasso” in un contesto di sindrome metabolica, non è detto che siano due problemi separati.

🧬 Un possibile filo conduttore è la resistenza insulinica: in molte persone l’insulina resta spesso elevata anche con glicemia apparentemente “nei limiti”. Nel tempo questo può favorire infiammazione di basso grado, stress ossidativo e una minore efficienza nella produzione di energia.

⚡ Quando il corpo resta in questo squilibrio, il sistema nervoso può diventare più “reattivo”: si abbassa la soglia e gli attacchi di mal di testa possono attivarsi più facilmente, soprattutto in chi è già predisposto all’emicrania.

😣 E qui tante persone si riconoscono: non è solo il dolore, è la qualità della vita che cala. Giornate da “calcolare”, paura che torni l’attacco, stanchezza mentale, energia instabile, craving, gonfiore, sonno che non ricarica e la sensazione che il corpo non regga più i ritmi.

💉 In questo quadro il fegato è tra gli organi più colpiti: l’iperinsulinemia può favorire l’accumulo di grasso e, nel tempo, aumentare segnali infiammatori che circolano nel sangue e possono contribuire a un terreno più favorevole alla ricorrenza delle cefalee, soprattutto nei soggetti predisposti.

🧩 Per questo è spesso più utile una lettura integrata: disfunzione metabolica → infiammazione sistemica → maggiore sensibilità del sistema nervoso.

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19/12/2025

La steatosi epatica non è una “condizione fisiologica” e non è nemmeno un semplice deposito innocuo di grasso.
Oggi sappiamo che l’accumulo lipidico negli epatociti rappresenta il segnale visibile di una profonda alterazione del metabolismo cellulare.

Le cellule epatiche non sono progettate per immagazzinare trigliceridi.
Quando questo accade, significa che i meccanismi di ossidazione degli acidi grassi, di gestione del glucosio e di produzione energetica sono andati in sofferenza.

Al centro di questo processo c’è il mitocondrio.
La disfunzione mitocondriale riduce la capacità dell’epatocita di ossidare i grassi, aumenta la produzione di specie reattive dell’ossigeno e innesca uno stato di stress ossidativo e infiammatorio persistente.
Il risultato è un circolo vizioso: più grasso si accumula, più il mitocondrio perde efficienza, più il metabolismo epatico si blocca.

Non si tratta solo di “fegato grasso”, ma di una condizione che si associa a:
🔴 insulino-resistenza epatica;
🔴 alterazioni del metabolismo lipidico;
🔴 infiammazione cronica di basso grado;
🔴 progressione verso steatoepatite, fibrosi e, nei casi più avanzati, cirrosi.

La steatosi epatica è quindi un campanello d’allarme metabolico, non un dettaglio trascurabile.
Ignorarla significa lasciare che un’alterazione reversibile diventi strutturale.

Intervenire in modo corretto significa ripristinare la funzione mitocondriale, ridurre il carico infiammatorio e ristabilire una corretta flessibilità metabolica.
Ed è esattamente qui che una strategia nutrizionale personalizzata fa la differenza.

Se sei interessato a intraprendere un percorso nutrizionale personalizzato, puoi scrivermi un messaggio in privato per organizzare una videoconsulta conoscitiva gratuita, descrivere la tua situazione in modo specifico e iniziare il tuo percorso.

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18/12/2025

⚠️ IL PUNTO CHIAVE
Molte persone li scoprono “per caso”… e da lì iniziano a vivere con la paura delle riacutizzazioni, del gonfiore, del dolore e di un intestino che sembra diventare imprevedibile. Spesso non è il singolo alimento “sbagliato”: è un terreno biologico fatto di infiammazione silente, microbiota alterato e barriera intestinale più vulnerabile.

🔬 COSA SUCCEDE DAVVERO
Quando la barriera intestinale è più fragile, alcuni segnali pro-infiammatori aumentano e l’intestino diventa più reattivo. Il risultato può essere un andamento “a fasi”: periodi buoni alternati a ricadute, con sintomi che tornano appena abbassi la guardia.

🚨 COME TI CAMBIA LA QUALITÀ DELLA VITA
Non è solo un fastidio. È vivere con l’incertezza: scegliere cosa mangiare con ansia, uscire meno serenamente, avere giornate in cui gonfiore e tensione addominale ti spengono energia e concentrazione.

🔎 TI RIVEDI IN QUESTE SITUAZIONI?
🔴 gonfiore ricorrente e tensione addominale;
🔴 fastidi o dolore in alcuni periodi;
🔴 alvo irregolare (stipsi, scariche, alternanza);
🔴 paura di “sbagliare” a tavola e vivere in allerta;
🔴 energia bassa, sonno non ristoratore, testa “spenta”;
🔴 sintomi che tornano ciclicamente anche se “sei attento”.

✅ COSA SERVE PER MIGLIORARE
Non si tratta solo di “aggiungere qualcosa” a caso: molto spesso serve anche capire cosa togliere e cosa ridurre, perché l’errore più comune è ragionare solo in termini di “cosa non devo mangiare”. Serve una strategia nutrizionale personalizzata che riduca l’infiammazione, sostenga la barriera intestinale e crei le condizioni perché il microbiota torni più stabile, in base alla tua storia specifica e alla risposta concreta del tuo corpo.

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17/12/2025

Fegato grasso, intestino infiammato, colon irritabile e difficoltà metaboliche spesso non sono problemi isolati, ma espressione di una stessa alterazione di fondo: l’asse intestino–fegato.

Quando la barriera intestinale è compromessa, frammenti batterici possono attivare una risposta infiammatoria cronica di basso grado che interferisce con la sensibilità insulinica, il metabolismo lipidico epatico e la capacità del corpo di utilizzare correttamente l’energia.

In questi contesti, intervenire su un singolo sintomo raramente è sufficiente. È necessario un approccio nutrizionale personalizzato che lavori sulla riduzione dell’infiammazione di base, sul recupero dell’equilibrio intestinale e sulla funzionalità metabolica complessiva, per interrompere il circolo vizioso che mantiene stanchezza, accumulo adiposo e disturbi intestinali.

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17/12/2025

🧬 INFIAMMAZIONE SILENTE: IL FILO CHE UNISCE INTESTINO E FEGATO
Molti pensano che fegato grasso e intestino infiammato siano due problemi separati. In realtà, in una parte delle persone, sono due facce della stessa dinamica: un’attivazione infiammatoria cronica di basso grado che nasce spesso dall’intestino e si riflette sul metabolismo epatico.

🔬 COSA SUCCEDE QUANDO LA BARRIERA INTESTINALE PERDE SELETTIVITÀ
Quando l’intestino è irritato o disbiotico, la barriera può diventare meno efficiente. In queste condizioni aumenta la probabilità che frammenti batterici (es. lipopolisaccaridi) stimolino il sistema immunitario. Il risultato è una sorta di “allarme” costante, non necessariamente legato a un’infezione, ma a un micro-stimolo ripetuto nel tempo.

🛡️ ENDOTOSSINEMIA METABOLICA: PERCHÉ IL FEGATO È COINVOLTO PER PRIMO
Il fegato riceve direttamente il sangue proveniente dall’intestino (circolo portale). Se arrivano in modo continuo segnali infiammatori, il fegato tende a entrare in una modalità di “difesa metabolica”: peggiora la gestione dei lipidi, aumenta la produzione di mediatori pro-infiammatori e diventa più facile mantenere (o creare) accumulo di grasso intraepatico.

⚙️ EFFETTO A CATENA SU INSULINA E UTILIZZO DEI GRASSI
L’infiammazione di basso grado può interferire con la sensibilità insulinica: non è solo una questione di glicemia, ma di efficacia del segnale insulinico nel dare istruzioni ai tessuti. Quando questo segnale diventa meno efficiente, spesso il corpo fa più fatica a usare i grassi come carburante e si crea instabilità energetica.

📌 I SEGNALI CHE SPESSO VENGONO LETTI “A PEZZI”
Gonfiore, alvo irregolare, dolore addominale, ma anche stanchezza che non passa, fame che torna presto, difficoltà a perdere peso e grasso addominale resistente possono rientrare nella stessa cornice quando l’asse intestino–fegato è alterato.

🎯 IMPLICAZIONE PRATICA: NON FUNZIONA L’APPROCCIO “A PEZZI”
Intervenire solo sul gonfiore, o solo sul fegato grasso, o solo sulla bilancia porta spesso risultati parziali o instabili. Serve una strategia nutrizionale personalizzata costruita sul profilo della persona:
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16/12/2025

Quando il peso non scende nonostante un’alimentazione apparentemente corretta, il problema raramente è riducibile alle sole calorie. In molti casi entrano in gioco alterazioni della regolazione metabolica, in particolare a livello epatico, con una ridotta capacità del fegato di gestire correttamente i flussi energetici tra stoccaggio e utilizzo.

Una segnalazione insulinica cronicamente inefficiente, anche in assenza di iperglicemia franca, può favorire un aumento della lipogenesi epatica, una riduzione della flessibilità metabolica e un progressivo “blocco” dell’utilizzo dei grassi come carburante. Questo quadro si accompagna spesso a segni clinici e biochimici ricorrenti: sonnolenza post-prandiale, stanchezza mentale, trigliceridi elevati, HDL ridotti, insulina basale o HOMA-IR in aumento, transaminasi o GGT lievemente alterate.

In questi contesti non è sufficiente “mangiare meno” o eliminare singoli alimenti, ma diventa necessario intervenire con una strategia nutrizionale personalizzata, costruita sul profilo metabolico, ormonale e infiammatorio della persona, con l’obiettivo di ripristinare una corretta gestione dell’energia e migliorare la flessibilità metabolica.

Se ti riconosci in questa situazione e sei interessato a intraprendere un percorso nutrizionale personalizzato volto al benessere, puoi scrivermi un messaggio in privato per prenotare una videoconsulenza conoscitiva gratuita e iniziare il tuo percorso.

16/12/2025

🧬 IL FEGATO GRASSO NON È SOLO “GRASSO”
Il fegato grasso non è una semplice condizione di accumulo lipidico, ma un terreno biologico dinamico in cui metabolismo, infiammazione e segnali cellulari determinano l’evoluzione della malattia. Se trascurata, la steatosi può progredire verso fibrosi, cirrosi e, nei casi più avanzati, carcinoma epatocellulare.

🔬 NUOVE EVIDENZE: S100A10 E S100A11
Recenti evidenze scientifiche hanno aggiunto un tassello importante alla comprensione di questi meccanismi. Studi sperimentali hanno identificato il ruolo di specifiche proteine endogene, tra cui S100A10 e S100A11, coinvolte nella regolazione del metabolismo epatico e della risposta infiammatoria.

🛡️ PERCHÉ SONO IMPORTANTI QUESTE PROTEINE
In particolare, livelli adeguati di S100A10 sembrano esercitare un’azione protettiva, limitando la progressione della steatosi e riducendo il rischio di trasformazione neoplastica. Al contrario, una sua riduzione è stata associata a una maggiore vulnerabilità del tessuto epatico. La proteina S100A11, invece, partecipa alla modulazione della crescita delle cellule epatiche alterate e delle vie infiammatorie e metaboliche coinvolte nella progressione della malattia.

🎯 IMPLICAZIONE PRATICA: SERVE UNA STRATEGIA MIRATA
Questi dati confermano un concetto chiave: il fegato grasso non può essere affrontato con interventi superficiali o con la semplice riduzione calorica. È necessario agire sugli squilibri profondi del metabolismo e dell’infiammazione che alimentano la malattia. Un percorso nutrizionale personalizzato può contribuire a ridurre lo stato infiammatorio di base, migliorare la sensibilità insulinica, favorire una corretta gestione dei lipidi a livello epatico e ridurre concretamente il rischio di evoluzione verso forme più gravi.

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15/12/2025

La perdita di peso con farmaci agonisti GLP-1 (es. semaglutide, solo su prescrizione medica) può essere un supporto clinico importante in persone in forte difficoltà, con fame ingestibile e perdita di controllo.

Il problema nasce quando il farmaco viene vissuto come “soluzione unica”, senza cambiare davvero il terreno metabolico e infiammatorio che ha portato a quel quadro.

Molti, infatti, sperimentano un copione tipico:

🔻 nei primi mesi il peso scende perché l’appetito crolla e le calorie si riducono automaticamente;

⚠️ se però non c’è una strategia nutrizionale strutturata, la perdita può coinvolgere anche massa muscolare (la parte metabolicamente attiva), con abbassamento del metabolismo basale e comparsa di plateau;

🔁 quando la dose si riduce o la terapia si interrompe, la fame può riemergere, tornano vogliano di dolci e spesso anche il peso.

Questo scenario, oltre al piano biologico, ha un impatto psicologico pesantissimo:

🔴 ti senti frustrato perché “stai facendo la terapia” ma non hai risolto;

🔴 hai paura di tornare indietro;

🔴 vivi l’ansia del prossimo pasto, la vergogna per la perdita di controllo, e la sensazione di dipendere da qualcosa per funzionare.

La vera svolta non è semplicemente mangiare meno: è costruire una strategia nutrizionale personalizzata che ti permetta di:

✅ ridurre l’infiammazione cronica;

✅ migliorare la sensibilità insulinica;

✅ proteggere la massa muscolare;

✅ stabilizzare nel tempo il risultato, senza vivere in lotta continua con fame e cibo.

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15/12/2025

Intestino infiammato, gonfiore, crampi, stipsi o diarrea?
A volte non è “solo cosa mangi”: è quanto tempo quel cibo resta nell’intestino.

Quando il transito rallenta (stipsi), cambiano le condizioni nel lume: aumentano fermentazioni/putrefazioni, si accumulano gas e metaboliti irritanti, e la mucosa può diventare più reattiva.
Quando il transito accelera (diarrea), il tempo di contatto si riduce: può calare la stabilità del microbiota, peggiorare la fermentazione “utile” delle fibre e aumentare la sensibilità viscerale.

Nel colon irritabile (IBS) il punto chiave è che spesso non c’è “un singolo alimento colpevole”: parliamo di un disturbo dell’interazione intestino–cervello, dove possono coesistere:

🔴 motilità alterata (troppo lenta o troppo rapida);
🔴 ipersensibilità viscerale (dolore anche con distensioni minime);
🔴 disbiosi e segnali immunitari locali più “attivi”;
🔴 barriera intestinale più vulnerabile.

Ecco perché la low-FODMAP può aiutare, ma va capita bene:
i FODMAP sono carboidrati fermentabili e osmoticamente attivi → richiamano acqua e fermentano rapidamente, aumentando distensione e sintomi. La fase di riduzione può dare sollievo nel breve termine, ma non è una dieta “per sempre”: se protratta senza reintroduzione e personalizzazione, rischia di ridurre la biodiversità microbica e “impoverire” l’ecosistema intestinale.

La gestione efficace non è “tagliare cibi a caso”, ma personalizzare: capire il tuo pattern (IBS-C, IBS-D, IBS-M), la soglia di tolleranza, il ruolo del transito, e costruire una strategia progressiva che riduca infiammazione e iper-reattività, senza cronicizzare restrizioni.

Nota importante: se hai segnali d’allarme (sangue, febbre, dimagrimento non voluto, anemia, sintomi notturni persistenti), serve sempre valutazione medica.

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14/12/2025

Molte persone pensano che il fegato grasso sia un problema “locale”. In realtà, quando è inserito dentro un problema metabolico associato, può contribuire a una infiammazione cronica silente: un’attivazione di basso grado, continua, che nel tempo può riflettersi su energia, composizione corporea, appetito, sonno e performance mentale. 

A livello biologico, la dinamica tipica coinvolge insulino-resistenza, aumento del flusso di acidi grassi al fegato, stress ossidativo e segnali immuno-infiammatori (citochine/interleuchine). In parallelo, l’asse intestino-fegato può giocare un ruolo: alterazioni della barriera intestinale e segnali pro-infiammatori di origine intestinale possono alimentare ulteriormente il quadro. 

Questa condizione è spesso accompagnata da una riduzione della qualità della vita: stanchezza, calo della performance fisica, umore più fragile, motivazione più bassa, e talvolta “nebbia mentale” (brain fog). La letteratura riporta associazioni tra fegato grasso e peggiori outcome cognitivi in alcuni contesti, verosimilmente mediati da infiammazione sistemica e disfunzione metabolica. 

Il punto chiave: prima si interviene, meglio è, perché il quadro è più reversibile e si riduce il rischio di “trascinarsi” dietro complicanze cardio-metaboliche nel tempo. 

Un percorso nutrizionale personalizzato realmente risolutivo deve essere costruito sulla tua risposta concreta: migliorare la sensibilità insulinica, ridurre il tono infiammatorio, supportare asse intestino-fegato e funzione mitocondriale, con monitoraggio e aggiustamenti progressivi.

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