Giovanni Galli, zetapiesse-apc.ch

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Zona Prossimale di Sviluppo, rete per l’Alto Potenziale Cognitivo (plusdotazione) La salvaguardia di una loro zona di sviluppo prossimale …

Il concetto di Zona Prossimale di Sviluppo si riferisce a Lev Vygotskij. Nella teoria di Lev Vygotskij, la zona prossimale di sviluppo (ZPS), o zona di sviluppo prossimale, è un
concetto fondamentale che serve a spiegare come l’apprendimentocome del bambino si svolga con
l'aiuto degli altri. "…è stato notato che, per individuare esattamente il rapporto tra sviluppo e apprendimento, non è sufficiente definire il solo grado dello sviluppo, ma almeno due termini di esso, senza i quali non potremo in alcun modo sperare di trovare il nesso fra il corso dello sviluppo e la possibilità di un
apprendimento. Chiameremo il primo di questi livelli: livello dello sviluppo attuale del bambino, al quale corrisponde cioè, il grado di sviluppo raggiunto dalle
funzioni psichiche del bambino come risultato di determinati cicli dello sviluppo stesso già conclusi" (Lev Vygotskij, Storia dello sviluppo delle
funzioni psichiche superiori, Giunti Barbera, 1974, p. 303).
“La divergenza tra il livello della soluzione dei compiti svolti sotto la guida o con l'aiuto degli adulti e quelli svolti da solo, definisce la zona dello
sviluppo potenziale del bambino (…). Quello che il bambino rivela di essere in grado di fare con l'aiuto dell'adulto delimita la zona del suo sviluppo potenziale. Con questo metodo dunque possiamo tenere conto non soltanto del processo dello sviluppo già attuatosi, non soltanto di quei cicli di esso che si sono già conclusi e di quei processi di maturazione che si sono già verificati, ma anche di quelli che si trovano in una fase di assestamento, che si stanno evolvendo e si
avviano a maturazione. Quello che oggi il bambino è in grado di fare con l'aiuto degli adulti, domani potrà compierlo da solo. Cosicché la zona
dello sviluppo potenziale ci aiuta a conoscere anche il domani dello sviluppo del bambino, la dinamica dello sviluppo, prendendo a considerazione
non i risultati già ottenuti, ma anche quelli che sono in via di acquisizione" (p. 304-305).
“ … non esitiamo ad affermare che tratto fondamentale dell'apprendimento è quello di costituire una zona di sviluppo imminente, e cioè di
richiamare alla vita, di risvegliare e animare, nel bambino, un'intera serie di processi di sviluppo interiori che sono in quel dato momento possibili per il bambino soltanto nell'ambito della comunicazione con l'adulto e della collaborazione con i compagni, ma che, una volta interiorizzati, diverranno una conquista interiore del bambino. L'apprendimento così concepito non coincide con lo sviluppo, ma attiva lo sviluppo mentale
infantile, risvegliando quei processi evolutivi che, al di fuori di esso, sarebbero inattuabili" (p. 307). Dunque la ZPS è definita come la distanza tra il livello di sviluppo attuale e il livello di sviluppo
potenziale, che può essere raggiunto con l'aiuto di altre persone, che siano adulti o dei pari con un livello di competenza maggiore. La questione è che se c’è una zona prossimale di sviluppo ci deve essere almeno una relazione, come quella fra allievo e docente, o come quella fra un gruppo di scienziati al lavoro. Il
riferimento alla ZPS per noi diventa importante proprio per questa ragione: togliere i ragazzi APC dall’isolamento in cui si ritrovano troppo spesso, costruire delle zone nelle quali possano sviluppare le loro competenze e personalità. Ecco quindi l’idea della rete zetapiesse, un’attivazione di risorse utili per lo sviluppo dei ragazzi APC.

Ho riorganizzato le mie pagine.In queste pagine esploro le diverse dimensioni dell’alto potenziale cognitivo.Consulenza,...
07/11/2025

Ho riorganizzato le mie pagine.
In queste pagine esploro le diverse dimensioni dell’alto potenziale cognitivo.
Consulenza, diagnosi, gestione e formazione sono i miei principali ambiti di intervento.
Troverete definizioni, mappe e materiali utili, articoli aggiornati, proposte di laboratorio per giovani e percorsi di accompagnamento per genitori e professionisti.
Ogni finestra sottostante rimanda a un diverso punto di vista, un frammento da cui osservare e comprendere la complessità dell’alto potenziale (e attenzione alle novità).

Sintesi del testo1. Dal Big Bang all’osservazione clinicaL’autore apre con una metafora cosmologica: il Big Bang come im...
26/10/2025

Sintesi del testo
1. Dal Big Bang all’osservazione clinica
L’autore apre con una metafora cosmologica: il Big Bang come immagine dell’origine e della complessità dell’alto potenziale cognitivo (APC).
L’idea è che, come l’universo, anche la mente di questi bambini nasca da un’esplosione di energia e connessioni. Tutto si espande rapidamente: pensieri, domande, interessi. Ma questa stessa espansione può generare caos e sovraccarico.
Galli invita a vedere l’APC non come un “dono” lineare, ma come una condizione di complessità. Un sistema ricco e instabile, che richiede di essere compreso nella sua dinamica interna, non solo misurato nel suo rendimento.

2. Dalla misura del QI alla comprensione del funzionamento
Nel testo, l’autore distingue con chiarezza tra “alto potenziale cognitivo” e “plusdotazione”.
L’APC non è solo un punteggio sopra 130, ma un modo di funzionare caratterizzato da:
• pensiero rapido e divergente;
• intensità emotiva;
• curiosità precoce e desiderio di senso;
• forte sensibilità agli stimoli e alle incongruenze.
Queste caratteristiche possono convivere con fragilità e dis-sincronie (tra maturità cognitiva e affettiva, tra intuizione e capacità di esecuzione).
L’autore insiste: più che “quantificare” l’intelligenza, occorre osservarne la forma e il ritmo.

3. L’era digitale e il paradosso della scuola
Una parte importante del testo affronta la frattura tra i giovani APC e la scuola contemporanea.
La scuola, dice Galli, “è una lumachina sulle autostrade della comunicazione”: procede in modo lineare, mentre i ragazzi si muovono in modo reticolare, per connessioni e salti associativi.
Questo disallineamento produce:
• noia e disinvestimento;
• difficoltà relazionali e incomprensione reciproca;
• confusione tra “disattenzione” e “iperattenzione diffusa”.
Il pensiero arborescente, tipico dell’APC, si scontra con un sistema che richiede convergenza e controllo.

4. Le “finestre” del pensiero complesso
L’articolo è costruito come una serie di finestre di approfondimento, in cui Galli mostra come l’APC costringa a rivedere i nostri paradigmi conoscitivi.
Richiama concetti come epistemologia della complessità, flessibilità mentale e pensiero sistemico.
L’APC diventa così un laboratorio vivente per comprendere la mente umana: ci insegna come il pensiero non sia lineare, ma plurale, aperto, instabile.
In questo senso, gli APC non sono “fuori norma”, ma piuttosto anticipatori di un nuovo modo di pensare, più adatto ai tempi che viviamo.

5. “I vestiti nuovi dell’imperatore”: la cecità istituzionale
Nella parte finale, Galli richiama la fiaba di Andersen come metafora dell’invisibilità dell’APC.
Molte istituzioni fingono di vedere ciò che non c’è (ad esempio, la normalità adattata) e non vedono ciò che è sotto gli occhi di tutti: la differenza cognitiva ed emotiva degli APC.
Il rischio è duplice:
• da un lato, patologizzare la differenza;
• dall’altro, idealizzarla.
L’autore propone invece una via di riconoscimento complesso, capace di cogliere la tensione tra vulnerabilità e risorsa, tra bisogno e competenza.

6. Verso un’educazione della complessità
In conclusione, Galli suggerisce una prospettiva pedagogica e clinica fondata sulla cura delle differenze epistemiche.
Capire un bambino APC significa:
• entrare nel suo modo di conoscere;
• modulare il contesto più che “adattare” lui;
• valorizzare la sensibilità, l’ironia, la curiosità come strumenti di crescita.
La figura dell’adulto – genitore, insegnante, terapeuta – è chiamata a essere interprete e ponte: qualcuno che non misura, ma ascolta il ritmo del pensiero e della vita psichica di questi soggetti.

Con grande piacere annuncio la creazione deNEURO INSUBRIAun centro specializzato in Neurodiversità: Identificazione, Sup...
13/10/2025

Con grande piacere annuncio la creazione de

NEURO INSUBRIA

un centro specializzato in Neurodiversità: Identificazione, Supporto e Formazione per Neurodiversità e la Plusdotazione.

https://neuroinsubria.ch

09/10/2025

Lavori in corso: la premessa al mio prossimo volume

Premessa

"Ogni sistema vivente, individuale o collettivo, tende a preservare un equilibrio che gli consenta di esistere. È la legge dell’omeostasi, principio fondativo dei sistemi biologici e sociali, ma anche cornice implicita dell’istituzione scolastica e delle dinamiche familiari. Tuttavia, ogni equilibrio porta con sé il rischio dell’immobilità: l’eccesso di ordine diventa resistenza al nuovo, difesa contro l’imprevisto, riduzione dell’improbabile.
La plusdotazione, letta in chiave epistemologica, introduce in questo scenario una quota di entropia: una forza che disordina, mette in crisi le routine cognitive, affettive e istituzionali. Il soggetto plusdotato, portatore di una conoscenza non lineare, di una curiosità divergente e di un pensiero ad alta complessità, rappresenta per i sistemi educativi e familiari un “agente perturbatore” — non nel senso patologico del termine, ma come elemento che costringe il sistema a ripensare se stesso.
Il presente lavoro intende esplorare questa tensione: come la scuola e la famiglia reagiscono all’irruzione dell’entropia cognitiva e relazionale che la plusdotazione comporta; quali forme di adattamento, negazione o trasformazione emergono; e come la comprensione della complessità epistemologica del soggetto possa aprire a nuove forme di pensiero pedagogico e psicologico.
In questo quadro, concetti come ordine e disordine, gioco e rischio, linguaggio e simbolizzazione diventano chiavi di lettura per comprendere non soltanto il funzionamento della mente plusdotata, ma anche la sua funzione ecologica all’interno dei sistemi di appartenenza.
Questo testo non intende proporre una teoria chiusa, ma una cartografia: un modo per orientarsi dentro il campo, aperto e mutevole, della conoscenza e delle sue forme di riconoscimento.
In fondo, parlare di plusdotazione significa parlare di epistemologia della complessità: di come il sapere umano — nella sua forma più viva e inquieta — possa diventare occasione di crescita per i sistemi che, spesso inconsapevolmente, cercano di contenerlo".

https://rsi.ch/s/3111932
06/10/2025

https://rsi.ch/s/3111932

La consulenzaBambini ad alto potenziale cognitivoOggi46 minCarlotta MoccettiiStockContenuto audioDisponibile suScaricaStatisticamente i bambini con Alto potenziale cognitivo, cioè con un Quoziente Intellettivo (QI) con valori oltre 130, sono circa il 2.5% della popolazione, una “condizione” che...

Una barriera sistemica alla realizzazione dell’alto potenziale APC.I bambini plusdotati, con il loro stile cognitivo vis...
03/09/2025

Una barriera sistemica alla realizzazione dell’alto potenziale APC.

I bambini plusdotati, con il loro stile cognitivo visuo-spaziale, divergente, intuitivo e gestaltico rischiano di sentirsi compressi se non possono procedere ed utilizzare le proprie modalità di funzionamento.
Lo stile cognitivo visuo-spaziale, divergente e analogico entra spesso in attrito con i metodi di insegnamento abituali, perché si fonda su modalità di pensiero che la scuola tradizionale raramente riconosce o valorizza.

leggi su:

I genitori di bambini APC si trovano spesso a gestire ragionamenti complessi e bisogni unici che differiscono notevolmente da quelli dei coetanei, rendendo indispensabile un supporto mirato. Parallelamente, gli insegnanti incontrano difficoltà nel riconoscere e supportare adeguatamente questi alli...

intelligenza artificiale e plusdotazione. https://giovannigalli-ch.com/intelligenza-artificiale-e-plusdotazione/ Dalle e...
29/08/2025

intelligenza artificiale e plusdotazione.

https://giovannigalli-ch.com/intelligenza-artificiale-e-plusdotazione/

Dalle enciclopedie siamo passati ai motori di ricerca. Dai motori siamo arrivati all’intelligenza artificiale, con ChatGpt, gemini, eccetera
Ebbene questa IA mi inquieta, per molti aspetti che qui non voglio discutere.
Il punto è che l’intelligenza artificiale esiste e si sta sviluppando in maniera esponenziale. Far finta che non ci sia non serve a nulla.

Allora ho chiesto all'intelligenza artificiale cosa dice in proposito.
Ecco la risposta.

"Integrare l’intelligenza artificiale nella scuola significa, prima di tutto, accettare che la conoscenza non è più una sequenza lineare da trasmettere, ma una rete dinamica da esplorare. Le tecnologie intelligenti, infatti, non offrono soltanto risposte più rapide, ma modificano la struttura stessa dell’apprendimento: diventano ambienti di pensiero, spazi in cui gli studenti possono porre domande, generare alternative, collegare concetti distanti. La scuola, dunque, non dovrebbe ridurre l’IA a un semplice strumento di supporto tecnico, bensì considerarla un compagno epistemico, una sorta di specchio che stimola nuove domande e apre possibilità inedite di comprensione.
In questo quadro, il ruolo dell’insegnante non si esaurisce nella trasmissione dei saperi, ma assume sempre più i contorni del mediatore critico e del curatore dei percorsi. L’IA può proporre infinite informazioni, ma spetta al docente fornire criteri, senso, direzione, aiutando gli studenti a distinguere ciò che è rilevante da ciò che è secondario, ciò che è vero da ciò che è verosimile. In altre parole, l’educazione diventa un esercizio di pensiero sistemico, in cui la conoscenza si costruisce attraverso interconnessioni e riflessioni condivise.
Per gli studenti plusdotati questo scenario è particolarmente interessante. L’IA, se ben usata, diventa un acceleratore di possibilità: permette di seguire percorsi personalizzati, di accedere ad approfondimenti interdisciplinari, di sperimentare linguaggi e strumenti creativi. Può rappresentare un “mentore artificiale” (in assenza di mentori in carne ed ossa!) capace di stimolare la loro curiosità inesauribile, di offrire nuove sfide quando la scuola tradizionale rischierebbe di rallentarli. Tuttavia, il rischio è che l’IA venga utilizzata solo per rendere i contenuti più semplici o più rapidi, riducendo così la complessità che invece i plusdotati ricercano e di cui si nutrono. L’uso formativo dell’IA, in questo caso, non dovrebbe mai essere quello di abbassare il livello, ma di ampliare gli orizzonti.
È allora fondamentale che i docenti accompagnino gli allievi gifted non solo nell’uso tecnico dello strumento, ma soprattutto nell’uso critico e creativo: come interrogare un algoritmo? come valutare la qualità di una risposta? come trasformare un output generato in una nuova domanda di ricerca? La vera sfida non è dare risposte più veloci, ma mantenere vivo il processo di pensiero, stimolando connessioni, confronti, ipotesi. Così, l’IA non diventa un surrogato del pensiero, ma una palestra per rafforzarlo.
In questo senso, la scuola che integra l’intelligenza artificiale non perde la sua funzione educativa, ma la rinnova profondamente. Non è più solo il luogo in cui si apprendono nozioni, bensì lo spazio in cui si impara a dialogare con le macchine, a interpretare dati, a riconoscere limiti ed errori degli algoritmi. Per i plusdotati, questa diventa un’occasione per allenare il loro talento divergente, il pensiero analogico e la capacità di vedere oltre l’immediato, trasformando l’IA non in una scorciatoia, ma in un trampolino verso la complessità".

Giovanni Galli, Sonlerto, 29 agosto 2025Dalle enciclopedie siamo passati ai motori di ricerca. Dai motori siamo arrivati all’intelligenza artificiale, con ChatGpt, gemini, eccetera

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Via A. Balli 8
Locarno
6600

Webseite

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Kategorie

missione

rete per l’alto potenziale cognitivo ( plusdotazione )

diagnosi, consulenza, formazione, supervisioni, accompagnamento,