Scuola di Nutrizione Salernitana

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Scuola di Nutrizione Salernitana

Dal 2007 ci rivolgiamo a medici, biologi e dietisti con corsi pratici e innovativi. Oltre 37.000 professionisti formati e aggiornati.
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Offriamo corsi ECM riconosciuti dal Ministero della Salute, unendo qualità e reale applicazione professionale. La scuola di nutrizione salernitana offre la migliore formazione, professionale & professionalizzante, nonché personale. I corsi e seminari permettono un continuo aggiornamento, che garantisce risvolti e risultati tangibili in termini pratici e non un mero approfondimento teorico di nozioni trite e ritrite. Un eccellente investimento per il tuo futuro e per la tua carriera, per formare te stesso e farlo nel modo giusto. www.scuolanutrizionesalernitana.it/

07/11/2025

𝗠𝗲𝗻𝗼 𝗰𝗮𝗿𝗻𝗲 𝗿𝗼𝘀𝘀𝗮, 𝗽𝗶𝐮̀ 𝗹𝗲𝗴𝘂𝗺𝗶: 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗰𝗶 𝗱𝗶𝗰𝗲 𝗹𝗼 𝘀𝘁𝘂𝗱𝗶𝗼 𝗳𝗶𝗻𝗹𝗮𝗻𝗱𝗲𝘀𝗲

Un recente trial condotto su 102 uomini adulti ha messo a confronto per sei settimane due diete: una con 760 grammi settimanali di carne rossa e processata, l'altra con soli 200 grammi compensati da legumi non-soia.

I risultati del gruppo "legumi" sono stati evidenti: 𝗿𝗶𝗱𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘀𝗶𝗴𝗻𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮𝘁𝗶𝘃𝗮 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗹𝗲𝘀𝘁𝗲𝗿𝗼𝗹𝗼 𝘁𝗼𝘁𝗮𝗹𝗲 𝗲 𝗟𝗗𝗟, perdita di peso maggiore nonostante un apporto calorico superiore, e miglioramento del profilo lipidico grazie all'aumento di fibre e acidi grassi polinsaturi.

Ma c'è un rovescio della medaglia.
Lo studio ha rilevato una 𝗱𝗶𝗺𝗶𝗻𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗮 𝗕𝟭𝟮, con il 16% dei partecipanti sotto la soglia di marginalità, e una 𝗿𝗶𝗱𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗶𝗼𝗱𝗶𝗼, seppur in range accettabile. Il ferro, invece, non ha mostrato criticità grazie alla piccola quota di carne mantenuta e alla presenza di vitamina C.

La conclusione? Una 𝘁𝗿𝗮𝗻𝘀𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘃𝗲𝗿𝘀𝗼 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗲 𝗽𝗶ù 𝘀𝗼𝘀𝘁𝗲𝗻𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶 è possibile e porta benefici cardiovascolari concreti, ma richiede attenzione ai micronutrienti critici. Non eliminazione totale, ma riduzione intelligente e monitoraggio nutrizionale.

𝗦𝗰𝗼𝗽𝗿𝗶 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗱𝗲𝘁𝘁𝗮𝗴𝗹𝗶 nell'articolo completo sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦):
https://scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1122

La transizione verso diete più sostenibili e salutari è diventata una priorità globale, soprattutto considerando l'impatto ambientale e sanitario associato all'elevato consumo di carne rossa e processata. Un recente studio finlandese, il BeanMan trial, ha esplorato gli effetti di una sostituzione...

28/10/2025

𝗗𝗶𝗲𝘁𝗮 𝗺𝗲𝗱𝗶𝘁𝗲𝗿𝗿𝗮𝗻𝗲𝗮 𝗲 𝗮𝘁𝘁𝗶𝘃𝗶𝘁à 𝗳𝗶𝘀𝗶𝗰𝗮 𝗻𝗲𝗹 𝘁𝘂𝗺𝗼𝗿𝗲 𝗮𝗹 𝘀𝗲𝗻𝗼: 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗱𝗶𝗰𝗲 𝗱𝗮𝘃𝘃𝗲𝗿𝗼 𝗹𝗮 𝘀𝗰𝗶𝗲𝗻𝘇𝗮

Un'importante revisione pubblicata su 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝗲𝗻𝘁𝘀 nel 2024 conferma con dati solidi ciò che molti sospettavano: 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗮 𝗲 𝗮𝘁𝘁𝗶𝘃𝗶𝘁à 𝗳𝗶𝘀𝗶𝗰𝗮 non sono semplici consigli generici, ma veri strumenti terapeutici nel cancro al seno.

Il trial PREDIMED ha documentato una 𝗿𝗶𝗱𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝟲𝟮% dell'incidenza di cancro al seno invasivo nelle donne che seguivano una dieta mediterranea supplementata con olio extravergine d'oliva.
I meccanismi? Effetti antiossidanti dei polifenoli, modulazione del metabolismo del colesterolo, influenza sul microbioma intestinale e induzione di autophagia nelle cellule tumorali.

Gli studi su 𝗱𝗶𝗴𝗶𝘂𝗻𝗼 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗺𝗶𝘁𝘁𝗲𝗻𝘁𝗲 e 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗲 𝗺𝗶𝗺𝗮-𝗱𝗶𝗴𝗶𝘂𝗻𝗼 mostrano come questi approcci possano potenziare la terapia endocrina riducendo IGF-1, insulina e leptina. Le 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗲 𝗰𝗵𝗲𝘁𝗼𝗴𝗲𝗻𝗶𝗰𝗵𝗲 creano un ambiente metabolico sfavorevole alla crescita tumorale, mentre le 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗲 𝗽𝗹𝗮𝗻𝘁-𝗯𝗮𝘀𝗲𝗱 riducono l'esposizione a cancerogeni e l'infiammazione sistemica.

L'𝗮𝘁𝘁𝗶𝘃𝗶𝘁à 𝗳𝗶𝘀𝗶𝗰𝗮 𝘀𝘁𝗿𝘂𝘁𝘁𝘂𝗿𝗮𝘁𝗮 emerge come l'intervento più accessibile:
150 minuti settimanali di esercizio moderato riducono significativamente il rischio di recidiva.
I meccanismi includono modulazione degli ormoni sessuali, riduzione dell'infiammazione cronica, potenziamento delle cellule NK e T CD8+, e modificazioni epigenetiche favorevoli.

Non parliamo di approcci alternativi, ma di 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝘃𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗲𝘃𝗶𝗱𝗲𝗻𝗰𝗲-𝗯𝗮𝘀𝗲𝗱 con solido razionale biologico, supportati da trial clinici e dati preclinici.
Per noi professionisti della nutrizione, un'opportunità concreta di fare la differenza nella gestione dei pazienti oncologici.

𝗟𝗲𝗴𝗴𝗶 𝗹'𝗮𝗻𝗮𝗹𝗶𝘀𝗶 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗮 con tutti i riferimenti scientifici sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮:

Il tumore al seno rappresenta una delle principali sfide oncologiche del nostro tempo, e la ricerca scientifica sta dimostrando con crescente evidenza come interventi nutrizionali e attività fisica possano giocare un ruolo determinante tanto nella prevenzione quanto nel trattamento di questa patolo...

15/10/2025

𝗦𝘁𝗲𝘀𝘀𝗮 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗮, 𝗿𝗶𝘀𝘂𝗹𝘁𝗮𝘁𝗶 𝗼𝗽𝗽𝗼𝘀𝘁𝗶: 𝗾𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗹𝗮 𝗴𝗲𝗻𝗲𝘁𝗶𝗰𝗮 𝗿𝗶𝘀𝗰𝗿𝗶𝘃𝗲 𝗹𝗲 𝗿𝗲𝗴𝗼𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗱𝗶𝘀𝗹𝗶𝗽𝗶𝗱𝗲𝗺𝗶𝗮

𝗟𝗮 𝗱𝗶𝘀𝗹𝗶𝗽𝗶𝗱𝗲𝗺𝗶𝗮 𝗻𝗼𝗻 è 𝘀𝗼𝗹𝗼 "𝗰𝗼𝗹𝗲𝘀𝘁𝗲𝗿𝗼𝗹𝗼 𝗮𝗹𝘁𝗼": è un complesso sistema di squilibri lipidici che alimenta il rischio cardiovascolare e che troppo spesso viene gestito in modo standardizzato, ignorando le differenze tra fenotipi e risposte individuali.

Le evidenze scientifiche ci mostrano chiaramente che 𝗼𝗴𝗻𝗶 𝗳𝗼𝗿𝗺𝗮 𝗱𝗶 𝗱𝗶𝘀𝗹𝗶𝗽𝗶𝗱𝗲𝗺𝗶𝗮 𝗿𝗶𝗰𝗵𝗶𝗲𝗱𝗲 𝘂𝗻 𝗮𝗽𝗽𝗿𝗼𝗰𝗰𝗶𝗼 𝗻𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝘀𝗽𝗲𝗰𝗶𝗳𝗶𝗰𝗼.
La dieta mediterranea rimane il gold standard per la sua capacità di ridurre l'ossidazione delle LDL attraverso polifenoli e acidi grassi monoinsaturi, ma non è l'unica soluzione efficace. Pattern dietetici come la DASH, le diete plant-based o quelle ricche di fibre mostrano risultati documentati su fenotipi specifici.

Quello che sta cambiando radicalmente il paradigma è la 𝗻𝘂𝘁𝗿𝗶𝗴𝗲𝗻𝗼𝗺𝗶𝗰𝗮: comprendere come le variazioni genetiche individuali influenzino la risposta agli interventi dietetici significa passare dalla nutrizione standardizzata alla vera personalizzazione terapeutica.
I polimorfismi di geni come APOA5 o PPARG determinano risposte completamente diverse agli stessi nutrienti.

E poi c'è il 𝗺𝗶𝗰𝗿𝗼𝗯𝗶𝗼𝘁𝗮 𝗶𝗻𝘁𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗮𝗹𝗲, ormai riconosciuto come regolatore chiave del metabolismo lipidico attraverso metaboliti come il TMAO, completamente modulabile attraverso scelte alimentari mirate.

𝗟𝗲𝗴𝗴𝗶 𝗹'𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗼 sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮:
https://scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1120

La dislipidemia, caratterizzata da alterazioni anomale dei livelli lipidici nel sangue, rappresenta oggi una delle principali sfide per la salute pubblica a livello globale. Questa condizione si manifesta attraverso un'elevazione del colesterolo LDL, una riduzione del colesterolo HDL e un aumento de...

10/10/2025

𝗠𝗲𝘁𝗶𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗗𝗡𝗔 𝗲 𝗻𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲: 𝗾𝘂𝗮𝗹𝗶 𝗰𝗶𝗯𝗶 𝗿𝗮𝗹𝗹𝗲𝗻𝘁𝗮𝗻𝗼 𝗹'𝗶𝗻𝘃𝗲𝗰𝗰𝗵𝗶𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗯𝗶𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗼

Può l'alimentazione modificare l'età biologica? Uno studio randomizzato controllato ha dimostrato che un intervento dietetico di otto settimane ha ridotto l'età epigenetica dei partecipanti di oltre 3 anni rispetto al gruppo di controllo.

Il segreto risiede negli alimenti metil-adattogeni: tè verde, curcuma, rosmarino, aglio, frutti di bosco e tè oolong. Questi cibi contengono polifenoli capaci di modulare le DNA metiltransferasi, enzimi chiave nella regolazione epigenetica dell'invecchiamento.

L'analisi dello studio Methylation Diet and Lifestyle ha rivelato che il consumo regolare di questi alimenti mostrava associazioni significative con la riduzione dell'età epigenetica, indipendentemente dai cambiamenti di peso. I composti bioattivi agiscono sulle vie di segnalazione PIK3/AKT/mTOR e sull'integrità telomerica, meccanismi fondamentali nei processi di invecchiamento.

Il modello statistico ha spiegato il 44% della variabilità osservata nei cambiamenti dell'età epigenetica, un risultato notevole. La conferma è arrivata dai livelli ematici di metiltetraidrofolato, biomarcatore che ha documentato l'aderenza alle raccomandazioni nutrizionali.

Questi risultati aprono nuove prospettive per la nutrizione anti-aging basata su evidenze scientifiche, dove la selezione alimentare si fonda sulla capacità di modulare i processi epigenetici.

𝗟𝗲𝗴𝗴𝗶 𝗹'𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗼 sul sito della
𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦):
https://scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1119

L'invecchiamento rappresenta il principale fattore di rischio per lo sviluppo di malattie croniche non trasmissibili, tra cui patologie cardiovascolari, diabete, tumori e disturbi neurodegenerativi. In risposta all'aumento della prevalenza di queste condizioni in una popolazione che invecchia rapida...

04/10/2025

𝗟𝗮 𝗿𝗲𝗺𝗶𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗱𝗶𝗮𝗯𝗲𝘁𝗲 𝘁𝗶𝗽𝗼 𝟮 è 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗲 𝗰𝗼𝗻 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗮 𝗶𝗽𝗲𝗿𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝗶𝗰𝗮 𝗲𝗱 𝗲𝘀𝗲𝗿𝗰𝗶𝘇𝗶𝗼 𝗺𝗼𝗱𝗲𝗿𝗮𝘁𝗼

Un nuovo studio pubblicato su 𝗕𝗠𝗖 𝗠𝗲𝗱𝗶𝗰𝗶𝗻𝗲 dimostra risultati straordinari: l'86,67% dei pazienti diabetici ha raggiunto la 𝗿𝗲𝗺𝗶𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗮 seguendo una dieta iperproteica bilanciata (25% proteine, 50% carboidrati, 25% grassi) con riduzione calorica moderata di 500 kcal al giorno, combinata con esercizio fisico strutturato.

La chiave del successo? Un approccio 𝘀𝗼𝘀𝘁𝗲𝗻𝗶𝗯𝗶𝗹𝗲 che evita le diete estremamente restrittive. I 61 partecipanti con obesità hanno perso in media 19,29 kg in 12 mesi, preservando la massa muscolare e riducendo significativamente grasso viscerale e resistenza insulinica.
L'aderenza è stata eccezionale: 86,9% alla dieta, 83,8% all'esercizio, senza eventi avversi gravi.

Fondamentale il 𝘀𝘂𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝗼 𝗺𝘂𝗹𝘁𝗶𝗱𝗶𝘀𝗰𝗶𝗽𝗹𝗶𝗻𝗮𝗿𝗲: nutrizionisti, medici, infermieri e fisioterapisti hanno garantito monitoraggio costante e personalizzazione dell'intervento. I meccanismi fisiopatologici evidenziano miglioramenti nell'insulino-resistenza, riduzione dell'infiammazione e cambiamenti favorevoli nelle adipochine protettive.

Questo approccio dimostra che la remissione del diabete tipo 2 è raggiungibile attraverso interventi nutrizionali equilibrati, evitando recupero ponderale rapido e perdita di massa magra tipici delle diete drastiche.

𝗟𝗲𝗴𝗴𝗶 𝗹'𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗼, con tutti i dettagli dello studio, sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦):

La gestione del diabete tipo 2 rappresenta una sfida sempre più rilevante nel panorama sanitario globale, con particolare attenzione al contesto cinese dove l'obesità ha registrato un incremento drastico negli ultimi decenni. Un recente studio randomizzato controllato pubblicato su BMC Medicine ha...

29/09/2025

𝗖𝗿𝗲𝗮𝘁𝗶𝗻𝗮 𝗻𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗻𝘇𝗶𝗮𝗻𝗶: 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗼 𝘀𝗽𝗼𝗿𝘁

La 𝗰𝗿𝗲𝗮𝘁𝗶𝗻𝗮 𝗺𝗼𝗻𝗼𝗶𝗱𝗿𝗮𝘁𝗼 emerge come intervento nutrizionale evidence-based per gli 𝗮𝗻𝘇𝗶𝗮𝗻𝗶, con benefici che vanno ben oltre l'ambito sportivo.

Le evidenze scientifiche documentano miglioramenti significativi in 𝗳𝗼𝗿𝘇𝗮 𝗺𝘂𝘀𝗰𝗼𝗹𝗮𝗿𝗲 e massa magra quando combinata con allenamento contro resistenza. Meta-analisi su oltre 1000 partecipanti mostrano aumenti di 1,2 kg di massa magra e miglioramenti nella densità muscolare, fattore predittivo del rischio di cadute.

Sul versante 𝗺𝗲𝘁𝗮𝗯𝗼𝗹𝗶𝗰𝗼, l'integrazione potenzia il controllo glicemico in anziani con diabete tipo 2 e riduce il riassorbimento osseo, con potenziali benefici sulla salute scheletrica.

I dati più promettenti riguardano la 𝗳𝘂𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗰𝗼𝗴𝗻𝗶𝘁𝗶𝘃𝗮: studi recenti dimostrano miglioramenti nella memoria in anziani sani, mentre in pazienti con Alzheimer 8 settimane di integrazione hanno aumentato la creatina cerebrale dell'11% migliorando cognizione e memoria.

Il profilo di sicurezza risulta eccellente, con effetti collaterali minimi documentati in studi su oltre 1200 anziani.

𝗗𝗼𝘀𝗮𝗴𝗴𝗶 𝗲𝗳𝗳𝗶𝗰𝗮𝗰𝗶: 5-20 grammi/giorno, spesso con fase di carico iniziale.

𝗟𝗲𝗴𝗴𝗶 𝗹'𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗼 sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦):

https://scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1116

La creatina monoidrato rappresenta uno dei supplementi nutrizionali più studiati e promettenti per contrastare il declino fisiologico legato all'età. Sebbene tradizionalmente associata all'ambito sportivo, la ricerca scientifica ha progressivamente ampliato le prospettive applicative di questo com...

23/09/2025

𝗗𝗶𝗲𝘁𝗲 𝗹𝗼𝘄-𝗰𝗮𝗿𝗯 𝗻𝗲𝗹 𝗱𝗶𝗮𝗯𝗲𝘁𝗲: 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗵é 𝗻𝗲 𝘀𝘁𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗽𝗮𝗿𝗹𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗱𝗶 𝗻𝘂𝗼𝘃𝗼?

Nel 1797 John Rollo propose la prima dieta low-carb per il diabete, ma dopo la scoperta dell'insulina tutto cambiò. Per decenni i carboidrati sono stati aumentati fino al 60% delle calorie totali, spesso influenzati da studi finanziati dall'industria alimentare.

Dal 2017 l'American Diabetes Association ha finalmente riconosciuto la restrizione glucidica come strategia evidence-based per il controllo glicemico. Una svolta che riporta la scienza nutrizionale alle sue radici storiche.

[𝗟𝗲𝗴𝗴𝗶 𝗹'𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗼 →] https://scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1115

𝘜𝘯'𝘢𝘯𝘢𝘭𝘪𝘴𝘪 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘤𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘰𝘨𝘯𝘪 𝘯𝘶𝘵𝘳𝘪𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪𝘴𝘵𝘢 𝘥𝘰𝘷𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦 𝘤𝘰𝘯𝘰𝘴𝘤𝘦𝘳𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘳𝘦𝘯𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘭'𝘦𝘷𝘰𝘭𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘳𝘢𝘤𝘤𝘰𝘮𝘢𝘯𝘥𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘥𝘪𝘦𝘵𝘦𝘵𝘪𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘦𝘭 𝘥𝘪𝘢𝘣𝘦𝘵𝘦 𝘥𝘪 𝘵𝘪𝘱𝘰 𝟤.

L'approccio nutrizionale al diabete di tipo 2 (T2DM) ha subito trasformazioni radicali nel corso della storia, oscillando tra periodi di restrizione glucidica e raccomandazioni per diete ad alto contenuto di carboidrati. Una recente analisi storica pubblicata su Academia Nutrition and Dietetics offr...

15/09/2025

𝗤𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗶𝗹 𝗰𝗲𝗿𝘃𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗵𝗮 𝗳𝗮𝗺𝗲: 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝟱 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗮 𝗿𝗶𝗰𝗰𝗮 𝗱𝗶 𝗴𝗿𝗮𝘀𝘀𝗶 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗿𝗼𝗺𝗲𝘁𝘁𝗼𝗻𝗼 𝗹𝗮 𝗺𝗲𝗺𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗮𝘁𝘁𝗿𝗮𝘃𝗲𝗿𝘀𝗼 𝗶 𝗻𝗲𝘂𝗿𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹'𝗶𝗽𝗽𝗼𝗰𝗮𝗺𝗽𝗼

Una ricerca rivoluzionaria pubblicata su Neuron dimostra che bastano 𝟱 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗶 𝗱𝗶 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗮 𝗿𝗶𝗰𝗰𝗮 𝗱𝗶 𝗴𝗿𝗮𝘀𝘀𝗶 per compromettere significativamente la memoria e le funzioni cognitive. Lo studio identifica per la prima volta il meccanismo neurobiologico preciso: gli 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗲𝘂𝗿𝗼𝗻𝗶 𝗖𝗖𝗞 𝗱𝗲𝗹𝗹'𝗶𝗽𝗽𝗼𝗰𝗮𝗺𝗽𝗼, neuroni specializzati che fungono da sensori metabolici del cervello.

Quando consumiamo una dieta occidentale ad alto contenuto di grassi saturi, si verifica una rapida 𝗱𝗼𝘄𝗻𝗿𝗲𝗴𝗼𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝘁𝗿𝗮𝘀𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗚𝗟𝗨𝗧𝟭 nella barriera emato-encefalica, riducendo drasticamente l'uptake di glucosio cerebrale. Gli interneuroni CCK diventano iperattivi in risposta a questa carenza energetica, interferendo con i processi di memoria spaziale e contestuale.

Il secondo meccanismo coinvolge l'enzima 𝗣𝗞𝗠𝟮, che in condizioni di stress metabolico subisce una riprogrammazione patologica simile a quella osservata nelle cellule tumorali. Questa alterazione metabolica compromette l'efficienza energetica neuronale proprio quando il cervello ne ha più bisogno.

La ricerca dimostra che interventi mirati possono 𝗶𝗻𝘃𝗲𝗿𝘁𝗶𝗿𝗲 𝗿𝗮𝗽𝗶𝗱𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 questi deficit: dalla somministrazione strategica di glucosio al targeting farmacologico di PKM2, fino alla modulazione diretta degli interneuroni CCK. Questi risultati aprono prospettive concrete per strategie preventive e terapeutiche nel campo della nutrizione clinica.

Per i professionisti della nutrizione, questa scoperta rappresenta un cambio di paradigma nella comprensione del rapporto tra alimentazione e funzione cerebrale, fornendo basi scientifiche solide per raccomandazioni nutrizionali mirate alla 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗰𝗼𝗴𝗻𝗶𝘁𝗶𝘃𝗮.

𝗟𝗲𝗴𝗴𝗶 𝗹'𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗼 sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦):
https://scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1114

Una ricerca pubblicata su Neuron nel 2025 ha rivelato un meccanismo precedentemente sconosciuto attraverso il quale le diete ricche di grassi compromettono rapidamente la funzione cognitiva. Lo studio identifica negli interneuroni esprimenti colecistochinina (CCK) del giro dentato dell'ippocampo i p...

11/09/2025

𝗖𝗿𝗲𝗮𝘁𝗶𝗻𝗮 𝗲 𝗱𝗲𝗽𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲: 𝘂𝗻𝗮 𝗻𝘂𝗼𝘃𝗮 𝗳𝗿𝗼𝗻𝘁𝗶𝗲𝗿𝗮 𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗲𝘂𝘁𝗶𝗰𝗮

Un innovativo studio clinico pubblicato su European Neuropsychopharmacology ha dimostrato per la prima volta l'efficacia della 𝗰𝗿𝗲𝗮𝘁𝗶𝗻𝗮 𝗺𝗼𝗻𝗼𝗶𝗱𝗿𝗮𝘁𝗼 come supporto alla terapia cognitivo-comportamentale nel trattamento della depressione.

La ricerca ha coinvolto 100 partecipanti con diagnosi di depressione, suddivisi in due gruppi: il primo ha ricevuto 𝟱 𝗴𝗿𝗮𝗺𝗺𝗶 𝗮𝗹 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗼 di creatina più terapia psicologica, il secondo placebo più la stessa terapia. Dopo otto settimane, il gruppo creatina ha mostrato una 𝗿𝗶𝗱𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘀𝗶𝗴𝗻𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮𝘁𝗶𝘃𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗺𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼𝗿𝗲 dei sintomi depressivi rispetto al gruppo controllo.

Questo 𝗻𝘂𝘁𝗿𝗮𝗰𝗲𝘂𝘁𝗶𝗰𝗼 sicuro ed economico, noto principalmente per le sue proprietà ergogeniche nello sport, agisce come agente neuroprotettivo modulando i neurorecettori implicati nella depressione. A differenza degli studi precedenti che utilizzavano farmaci antidepressivi, questa ricerca ha dimostrato l'efficacia della creatina in combinazione con un 𝗮𝗽𝗽𝗿𝗼𝗰𝗰𝗶𝗼 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗲𝘂𝘁𝗶𝗰𝗼.

I risultati aprono nuove prospettive per il trattamento della depressione, specialmente in contesti con risorse limitate o per pazienti che preferiscono evitare farmaci psicotropi. Il 𝗽𝗿𝗼𝗳𝗶𝗹𝗼 𝗱𝗶 𝘀𝗶𝗰𝘂𝗿𝗲𝘇𝘇𝗮 si è confermato 𝗳𝗮𝘃𝗼𝗿𝗲𝘃𝗼𝗹𝗲, con eventi avversi principalmente gastrointestinali e di entità lieve.

𝗟𝗲𝗴𝗴𝗶 𝗹'𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗼 sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦):
https://scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1113

Un recente studio clinico pubblicato su European Neuropsychopharmacology ha aperto nuove prospettive sull'utilizzo della creatina monoidrato come supplemento nutrizionale nel trattamento della depressione. La ricerca, intitolata "Efficacy and safety profile of oral creatine monohydrate in add-on to....

08/09/2025

𝗟'𝗶𝗺𝗽𝗮𝘁𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗲 𝗮𝗿𝘁𝗶𝗳𝗶𝗰𝗶𝗮𝗹𝗲 𝗮 𝗯𝗮𝘀𝘀𝗼 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗲𝗻𝘂𝘁𝗼 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝗶𝗰𝗼 𝘀𝘂𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗼𝘀𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗰𝗼𝗿𝗽𝗼𝗿𝗲𝗮 𝗶𝗻𝗳𝗮𝗻𝘁𝗶𝗹𝗲

Le 𝘀𝗰𝗲𝗹𝘁𝗲 𝗻𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗶 dei primi mesi di vita determinano la composizione corporea per anni.
Un nuovo studio pubblicato su Pediatric Obesity nel 2025 ha seguito 245 bambini per 6 anni, confrontando gli effetti di un 𝗹𝗮𝘁𝘁𝗲 𝗮𝗿𝘁𝗶𝗳𝗶𝗰𝗶𝗮𝗹𝗲 𝗮 𝗯𝗮𝘀𝘀𝗼 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗲𝗻𝘂𝘁𝗼 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝗶𝗰𝗼 (1,7 g/100 kcal) versus standard (2,1 g/100 kcal).

I risultati sfidano le aspettative: la 𝗿𝗶𝗱𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝗶𝗰𝗮, seppur accompagnata da un profilo amminoacidico ottimizzato, non ha prodotto i benefici sperati sulla composizione corporea. Anzi, il gruppo che aveva ricevuto il latte a basso contenuto proteico mostrava una 𝗺𝗮𝘀𝘀𝗮 𝗺𝗮𝗴𝗿𝗮 𝗶𝗻𝗳𝗲𝗿𝗶𝗼𝗿𝗲 a 6 anni.

Il dato più significativo riguarda però la persistente differenza tra 𝗮𝗹𝗹𝗮𝘁𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗮𝗹 𝘀𝗲𝗻𝗼 𝗲 𝗮𝗿𝘁𝗶𝗳𝗶𝗰𝗶𝗮𝗹𝗲: i bambini allattati artificialmente, indipendentemente dal tipo di formula, presentavano una 𝗺𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼𝗿𝗲 𝗺𝗮𝘀𝘀𝗮 𝗴𝗿𝗮𝘀𝘀𝗮 rispetto a quelli allattati naturalmente, anche a distanza di anni.

Questo studio del trial ProtEUs dimostra che la 𝗽𝗿𝗼𝗴𝗿𝗮𝗺𝗺𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗺𝗲𝘁𝗮𝗯𝗼𝗹𝗶𝗰𝗮 𝗽𝗿𝗲𝗰𝗼𝗰𝗲 è più complessa di quanto immaginato. Non basta modificare singoli nutrienti: serve ripensare l'intera composizione del latte formulato, esplorando anche aspetti come la 𝘀𝘁𝗿𝘂𝘁𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗹𝗶𝗽𝗶𝗱𝗶𝗰𝗮 che nel latte materno presenta caratteristiche uniche.

Per i nutrizionisti, emerge l'importanza di 𝗿𝗮𝗳𝗳𝗼𝗿𝘇𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗰𝗼𝘂𝗻𝘀𝗲𝗹𝗶𝗻𝗴 𝘀𝘂𝗹𝗹'𝗮𝗹𝗹𝗮𝘁𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗮𝗹 𝘀𝗲𝗻𝗼 come strategia primaria di prevenzione dell'obesità infantile, riconoscendo che gli effetti delle scelte nutrizionali neonatali si protraggono ben oltre l'infanzia.

𝗟𝗲𝗴𝗴𝗶 𝗹'𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗼 sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦):
https://scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1111

̀infantile

La nutrizione nei primi mesi di vita rappresenta uno dei fattori più determinanti per lo sviluppo della composizione corporea e del rischio obesità nel corso dell'infanzia. Il recente studio "Anthropometry and Body Composition in Childhood: Follow-Up of a Randomised, Double-Blinded Controlled Tria...

03/09/2025

𝗢𝗿𝘁𝗼𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝗮 𝗻𝗲𝗿𝘃𝗼𝘀𝗮 𝗻𝗲𝗶 𝗽𝗿𝗼𝗳𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶𝘀𝘁𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗻𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲:
𝗲𝘃𝗶𝗱𝗲𝗻𝘇𝗲 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗹𝗲𝘁𝘁𝗲𝗿𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮 𝘀𝗰𝗶𝗲𝗻𝘁𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮

Una meta-analisi su 24 studi cross-sezionali (n=5.054) ha documentato prevalenze di 𝗼𝗿𝘁𝗼𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝗮 𝘁𝗿𝗮 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗶𝘀𝘁𝗶 𝗲 𝘀𝘁𝘂𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗱𝗶 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗶𝘀𝘁𝗶𝗰𝗮 comprese tra 𝟭𝟮,𝟴% 𝗲 𝟴𝟴,𝟳%, con significative variazioni geografiche e metodologiche.

I dati evidenziano 𝗰𝗼𝗿𝗿𝗲𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗶𝗻𝘃𝗲𝗿𝘀𝗲 tra anni di formazione e punteggi ortoressici (ORTO-15, BOT), suggerendo un possibile effetto protettivo dell'educazione nutrizionale evidence-based. Parallelamente, emergono associazioni positive con perfezionismo, tratti ossessivo-compulsivi e utilizzo problematico dei social media.

Le 𝗰𝗿𝗶𝘁𝗶𝗰𝗶𝘁à 𝗺𝗲𝘁𝗼𝗱𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗵𝗲 degli studi (strumenti di valutazione non uniformi, punteggi soglia variabili, campioni non rappresentativi) limitano l'affidabilità dei dati sulla prevalenza reale del disturbo.

Resta aperta la 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲𝘇𝗶𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗮: predisposizione preesistente versus sviluppo indotto dalla formazione professionale.

L'analisi completa è presente sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮:
https://scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1110

L'ortoressia nervosa rappresenta oggi una delle sfide più complesse nel panorama dei disturbi del comportamento alimentare, particolarmente rilevante per coloro che operano nel settore della nutrizione. Una recente revisione sistematica condotta da Ephrem e colleghi ha gettato luce su un aspetto sp...

26/08/2025

𝗜𝗹 𝗺𝗶𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗶 𝟯𝟬 𝗴𝗿𝗮𝗺𝗺𝗶 𝗱𝗶 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝗶𝗻𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗽𝗮𝘀𝘁𝗼 è 𝗱𝗮𝘃𝘃𝗲𝗿𝗼 𝗳𝗼𝗻𝗱𝗮𝘁𝗼?

Per decenni abbiamo sentito ripetere che il corpo non può 𝗮𝘀𝘀𝗼𝗿𝗯𝗶𝗿𝗲 𝗽𝗶ù 𝗱𝗶 𝟯𝟬 𝗴𝗿𝗮𝗺𝗺𝗶 𝗱𝗶 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝗶𝗻𝗲 in un singolo pasto.
Ma cosa dice realmente la Scienza?

La ricerca moderna ha chiarito una distinzione fondamentale: una cosa è l'𝗮𝘀𝘀𝗼𝗿𝗯𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗶𝗻𝘁𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗮𝗹𝗲 (praticamente illimitato), un'altra è l'𝘂𝘁𝗶𝗹𝗶𝘇𝘇𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝘀𝗶𝗻𝘁𝗲𝘀𝗶 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝗶𝗰𝗮 𝗺𝘂𝘀𝗰𝗼𝗹𝗮𝗿𝗲. Il nostro sistema digestivo è straordinariamente efficiente nel processare quantità proteiche ben superiori ai presunti limiti.

Gli studi più recenti, come quello di Macnaughton del 2016, hanno dimostrato che 𝟰𝟬 𝗴𝗿𝗮𝗺𝗺𝗶 𝗱𝗶 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝗶𝗻𝗲 stimolano la sintesi muscolare più efficacemente di 20 grammi, soprattutto dopo allenamenti che coinvolgono tutto il corpo.
La risposta è 𝗱𝗼𝘀𝗲-𝗱𝗶𝗽𝗲𝗻𝗱𝗲𝗻𝘁𝗲 e varia significativamente tra individui.

Non tutte le proteine sono uguali: le proteine "veloci" come il siero provocano picchi rapidi di aminoacidi, mentre quelle "lente" come la caseina offrono un rilascio prolungato. Anche la composizione del pasto influenza l'assorbimento.

L'International Society of Sports Nutrition raccomanda 𝟮𝟬-𝟰𝟬 𝗴𝗿𝗮𝗺𝗺𝗶 𝗽𝗲𝗿 𝗽𝗮𝘀𝘁𝗼, distribuiti ogni 3-4 ore durante la giornata. L'obiettivo non è rispettare limiti rigidi, ma ottimizzare il 𝗳𝗮𝗯𝗯𝗶𝘀𝗼𝗴𝗻𝗼 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝗶𝗰𝗼 𝘁𝗼𝘁𝗮𝗹𝗲 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗮𝗹𝗶𝗲𝗿𝗼.

𝗦𝗰𝗼𝗽𝗿𝗶 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗱𝗲𝘁𝘁𝗮𝗴𝗹𝗶 sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦):
https://scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1109

Il dibattito scientifico sull'assorbimento delle proteine continua ad alimentare discussioni accese nel mondo della nutrizione sportiva. Per decenni, il cosiddetto "limite dei 30 grammi" ha dominato le raccomandazioni nutrizionali, suggerendo che il corpo umano non possa utilizzare più di questa qu...

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