Scuola di Nutrizione Salernitana

30/11/2025

𝗦𝗲𝗺𝗮𝗴𝗹𝘂𝘁𝗶𝗱𝗲 𝗲 𝗧𝗶𝗿𝘇𝗲𝗽𝗮𝘁𝗶𝗱𝗲: 𝗹𝗮 𝗴𝗲𝘀𝘁𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗻𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 è 𝗳𝗼𝗻𝗱𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲

La semaglutide e la tirzepatide hanno rivoluzionato il trattamento dell'obesità, con perdite ponderali fino al 𝟭𝟱-𝟮𝟬%.
L'efficacia di questi farmaci, però, richiede un accompagnamento nutrizionale qualificato.

𝗜𝗹 𝗿𝗶𝘀𝗰𝗵𝗶𝗼 𝗽𝗿𝗶𝗻𝗰𝗶𝗽𝗮𝗹𝗲? La perdita di massa magra rappresenta il 25-40% del peso totale perso, una percentuale preoccupante che può compromettere funzionalità fisica e metabolismo basale.

𝗟𝗲 𝗽𝗿𝗶𝗼𝗿𝗶𝘁𝐚̀ 𝗻𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗶:
L'apporto proteico deve essere aumentato a 1,2-1,6 g/kg di peso ideale, significativamente superiore alle raccomandazioni standard. La sazietà precoce indotta dai farmaci può determinare un'avversione verso gli alimenti proteici, rendendo necessaria una strategia mirata.

L'allenamento di resistenza è indispensabile per preservare la massa muscolare durante la terapia. L'integrazione sinergica tra farmaco, nutrizione personalizzata e attività fisica strutturata rappresenta l'approccio ottimale.

Il monitoraggio della composizione corporea mediante impedenziometria o DEXA consente di identificare precocemente perdite eccessive di massa magra e adeguare tempestivamente l'intervento.

𝗜𝗹 𝗿𝘂𝗼𝗹𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗻𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶𝘀𝘁𝗮 diventa essenziale non solo nella prevenzione delle complicanze, ma anche nell'educazione verso pattern alimentari sostenibili che facilitino il mantenimento del peso dopo la sospensione farmacologica.

𝗟𝗲𝗴𝗴𝗶 𝗹'𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗼 sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦) per approfondire le strategie nutrizionali specifiche:

https://scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1127

24/11/2025

𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲, 𝗠𝗶𝗰𝗿𝗼𝗯𝗶𝗼𝘁𝗮 𝗲𝗱 𝗘𝗽𝗶𝗴𝗲𝗻𝗲𝘁𝗶𝗰𝗮: 𝗹𝗮 𝗻𝘂𝗼𝘃𝗮 𝗳𝗿𝗼𝗻𝘁𝗶𝗲𝗿𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹'𝗶𝗺𝗺𝘂𝗻𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗮

Il sistema immunitario non è solo questione di genetica: 𝗻𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲, 𝗺𝗶𝗰𝗿𝗼𝗯𝗶𝗼𝘁𝗮 𝗶𝗻𝘁𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗲𝗱 𝗲𝗽𝗶𝗴𝗲𝗻𝗲𝘁𝗶𝗰𝗮 giocano ruoli cruciali nella sua regolazione.

Le vitamine (A, C, D, E, complesso B) e i minerali (zinco, selenio, ferro, magnesio) non sono semplici "supporti": sono 𝗿𝗲𝗴𝗼𝗹𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶 𝗱𝗶𝗿𝗲𝘁𝘁𝗶 della funzione immunitaria.
La vitamina D, ad esempio, modula le cellule T regolatorie e previene risposte autoimmuni.
Lo zinco è essenziale per lo sviluppo dei linfociti T.

Ma c'è di più: i 𝗺𝗮𝗰𝗿𝗼𝗻𝘂𝘁𝗿𝗶𝗲𝗻𝘁𝗶 influenzano profondamente l'immunità. Gli omega-3 producono mediatori pro-risolventi che spegnono l'infiammazione, mentre i grassi saturi possono attivarla.
Le fibre alimentari, fermentate dal microbiota in 𝗮𝗰𝗶𝗱𝗶 𝗴𝗿𝗮𝘀𝘀𝗶 𝗮 𝗰𝗮𝘁𝗲𝗻𝗮 𝗰𝗼𝗿𝘁𝗮 (SCFA), promuovono le cellule T regolatorie e rafforzano la barriera intestinale.

Il 𝗺𝗶𝗰𝗿𝗼𝗯𝗶𝗼𝘁𝗮 𝗶𝗻𝘁𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗮𝗹𝗲 agisce come ponte tra dieta e sistema immunitario. Le diete ricche di fibre (mediterranea, plant-based) aumentano la diversità microbica e riducono l'infiammazione. Al contrario, la dieta occidentale provoca disbiosi, "leaky gut" e infiammazione cronica, aprendo la strada a obesità, diabete e malattie autoimmuni.

L'𝗲𝗽𝗶𝗴𝗲𝗻𝗲𝘁𝗶𝗰𝗮 completa il quadro: le vitamine del gruppo B forniscono gruppi metilici per la metilazione del DNA, i polifenoli e gli SCFA modificano gli istoni, e i microRNA regolano l'espressione genica immunitaria.
La dieta può letteralmente "riprogrammare" il sistema immunitario a lungo termine.

Non si tratta più di valutare singoli nutrienti, ma di comprendere 𝗲𝗰𝗼𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗺𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗴𝗿𝗮𝘁𝗶: nutrizione-microbiota-epigenetica-immunità.
Questa visione sistemica apre nuove possibilità per interventi nutrizionali personalizzati nella prevenzione di patologie metaboliche e autoimmuni.

Articolo completo sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦):
https://scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1126

18/11/2025

𝗖𝗲𝗿𝗮𝗺𝗶𝗱𝗶 𝗲 𝗱𝗶𝘀𝗳𝘂𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗺𝗶𝘁𝗼𝗰𝗼𝗻𝗱𝗿𝗶𝗮𝗹𝗲:
𝗶𝗹 𝗺𝗲𝗰𝗰𝗮𝗻𝗶𝘀𝗺𝗼 𝗺𝗼𝗹𝗲𝗰𝗼𝗹𝗮𝗿𝗲 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗯𝗮𝘀𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗠𝗔𝗦𝗟𝗗

La steatosi epatica associata a disfunzione metabolica colpisce un quarto della popolazione mondiale, ma solo ora stiamo comprendendo uno dei suoi meccanismi più affascinanti: il ruolo delle 𝗰𝗲𝗿𝗮𝗺𝗶𝗱𝗶 come ponte molecolare tra eccesso nutrizionale e disfunzione mitocondriale.

Le ceramidi non sono semplici marker di malattia. Questi lipidi bioattivi si accumulano nelle 𝗺𝗲𝗺𝗯𝗿𝗮𝗻𝗲 𝗺𝗶𝘁𝗼𝗰𝗼𝗻𝗱𝗿𝗶𝗮𝗹𝗶 e interferiscono direttamente con la catena respiratoria, promuovono l'apoptosi degli epatociti e inducono insulino-resistenza attraverso l'inibizione di 𝗔𝗸𝘁 (una chinasi fondamentale nella via di segnalazione dell'insulina e nella regolazione del metabolismo cellulare).
La loro presenza amplifica la produzione di specie reattive dell'ossigeno, innescando un circolo vizioso che alimenta la progressione dalla steatosi alla steatoepatite.

Ma c'è una differenza cruciale tra le diverse specie: le 𝗰𝗲𝗿𝗮𝗺𝗶𝗱𝗶 𝗮 𝗰𝗮𝘁𝗲𝗻𝗮 𝗹𝘂𝗻𝗴𝗮 come la C16:0 sono associate a danno metabolico, mentre quelle a 𝗰𝗮𝘁𝗲𝗻𝗮 𝗺𝗼𝗹𝘁𝗼 𝗹𝘂𝗻𝗴𝗮 (C22:0, C24:0) sembrano protettive.
Questo pattern ha portato allo sviluppo di score clinici predittivi del rischio cardiometabolico basati sul profilo ceramidico plasmatico.

La buona notizia è che possiamo modulare questi lipidi attraverso interventi nutrizionali e l'esercizio fisico. La 𝗗𝗶𝗲𝘁𝗮 𝗠𝗲𝗱𝗶𝘁𝗲𝗿𝗿𝗮𝗻𝗲𝗮 altera favorevolmente il profilo delle ceramidi riducendo i substrati saturi per la sintesi de novo e fornendo composti bioattivi (polifenoli, idrossitirosolo, butirrato) che proteggono la funzione mitocondriale. Lo studio PREDIMED ha dimostrato che la dieta mediterranea annulla l'aumentato rischio cardiovascolare associato a elevati livelli di ceramidi.

L'𝗲𝘀𝗲𝗿𝗰𝗶𝘇𝗶𝗼 𝗳𝗶𝘀𝗶𝗰𝗼 agisce su un fronte parallelo: attraverso la produzione di miochine, migliora la biogenesi mitocondriale epatica, riduce lo stress ossidativo e modula il metabolismo delle ceramidi. L'allenamento regolare diminuisce le specie patogenetiche nel muscolo e nel plasma, mentre l'intensità dell'esercizio determina l'entità dei benefici sull'autofagia epatica e sul metabolismo lipidico.
La sinergia tra dieta ed esercizio non è casuale: mentre la restrizione calorica riduce il carico di substrati lipotossici, l'attività fisica trasforma il muscolo scheletrico in un "serbatoio" metabolico che alleggerisce il fegato, facilitando la rigenerazione tissutale e la risoluzione della malattia.

Leggi l'articolo completo sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦):
https://scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1125

La steatosi epatica associata a disfunzione metabolica (MASLD) rappresenta oggi una delle sfide cliniche più rilevanti nel panorama delle malattie metaboliche, colpendo quasi un quarto della popolazione mondiale. Questa condizione, che può evolvere da una semplice steatosi verso forme più gravi c...

11/11/2025

𝗠𝗜𝗧𝗢𝗖𝗛𝗢𝗡𝗗𝗥𝗜𝗔𝗟 𝗗𝗬𝗦𝗙𝗨𝗡𝗖𝗧𝗜𝗢𝗡 𝗔𝗦 𝗧𝗛𝗘 𝗢𝗥𝗜𝗚𝗜𝗡 𝗢𝗙 𝗖𝗔𝗡𝗖𝗘𝗥
𝗖𝗮𝗹𝗼𝗿𝗶𝗰 𝗿𝗲𝘀𝘁𝗿𝗶𝗰𝘁𝗶𝗼𝗻 𝗮𝗻𝗱 𝗞𝗲𝘁𝗼𝗴𝗲𝗻𝗶𝗰 𝗱𝗶𝗲𝘁 𝗮𝘀 𝘁𝗵𝗲𝗿𝗮𝗽𝗲𝘂𝘁𝗶𝗰 𝘁𝗼𝗼𝗹𝘀

Quando si parla di diete chetogeniche e oncologia, un nome basta da solo a definire l’intero campo:
𝗣𝗿𝗼𝗳. 𝗧𝗵𝗼𝗺𝗮𝘀 𝗡. 𝗦𝗲𝘆𝗳𝗿𝗶𝗲𝗱, docente di Biologia, Biochimica e Genetica al Boston College, autore del celebre volume "𝘾𝙖𝙣𝙘𝙚𝙧 𝙖𝙨 𝙖 𝙈𝙚𝙩𝙖𝙗𝙤𝙡𝙞𝙘 𝘿𝙞𝙨𝙚𝙖𝙨𝙚" (Wiley).

È considerato, a livello mondiale, il punto di riferimento assoluto per chi studia la disfunzione mitocondriale come causa primaria del cancro.

In questo corso, 𝗿𝗲𝗴𝗶𝘀𝘁𝗿𝗮𝘁𝗼 𝗲 𝘁𝗿𝗮𝗱𝗼𝘁𝘁𝗼 𝗶𝗻 𝗶𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮𝗻𝗼, con 𝘀𝗹𝗶𝗱𝗲 𝗼𝗿𝗶𝗴𝗶𝗻𝗮𝗹𝗶 𝗶𝗻 𝗶𝗻𝗴𝗹𝗲𝘀𝗲, il Prof. Seyfried ci guida in tre lezioni chiare, lineari e accessibili, ma capaci di ribaltare molte certezze in chi è abituato a considerare il cancro solo una malattia genetica.

Le sue spiegazioni non puntano allo spettacolo, ma alla logica: 𝗶𝗹 𝗽𝗿𝗼𝗯𝗹𝗲𝗺𝗮 𝗻𝗼𝗻 è 𝗻𝗲𝗹 𝗗𝗡𝗔, 𝗯𝗲𝗻𝘀ì 𝗻𝗲𝗶 𝗺𝗶𝘁𝗼𝗰𝗼𝗻𝗱𝗿𝗶.
E la strategia terapeutica non si trova nei geni, ma nel 𝗺𝗲𝘁𝗮𝗯𝗼𝗹𝗶𝘀𝗺𝗼.

A seguire, la quarta lezione è tenuta da me.
𝗛𝗼 𝗽𝗿𝗲𝘀𝗼 𝗹𝗲 𝗯𝗮𝘀𝗶 𝘁𝗲𝗼𝗿𝗶𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗣𝗿𝗼𝗳. 𝗦𝗲𝘆𝗳𝗿𝗶𝗲𝗱 𝗲 𝗹𝗲 𝗵𝗼 𝘁𝗿𝗮𝘀𝗳𝗼𝗿𝗺𝗮𝘁𝗲 𝗶𝗻 𝘂𝗻 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗼𝗰𝗼𝗹𝗹𝗼 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗲𝘁𝗶𝗰𝗼 𝗿𝗲𝗮𝗹𝗲:
- come impostare correttamente una chetosi terapeutica
- come monitorarla nel tempo
- come adattarla alle diverse condizioni del paziente oncologico

Una parte della lezione è dedicata ai risultati clinici più recenti, con casi di sopravvivenza prolungata che confermano la validità dell’approccio metabolico ben strutturato.

𝗗𝘂𝗿𝗮𝘁𝗮 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘀𝘀𝗶𝘃𝗮: 3 ore e 40 minuti.

𝗟𝗲 𝗹𝗲𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗱𝗲𝗹 𝗣𝗿𝗼𝗳. 𝗦𝗲𝘆𝗳𝗿𝗶𝗲𝗱 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝘁𝗿𝗮𝗱𝗼𝘁𝘁𝗲 𝗶𝗻 𝗶𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮𝗻𝗼 𝗺𝗮, 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘁𝘂𝗮 𝗮𝗿𝗲𝗮 𝗿𝗶𝘀𝗲𝗿𝘃𝗮𝘁𝗮, 𝘁𝗿𝗼𝘃𝗲𝗿𝗮𝗶 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗶 𝘃𝗶𝗱𝗲𝗼 𝗼𝗿𝗶𝗴𝗶𝗻𝗮𝗹𝗶 𝗶𝗻 𝗹𝗶𝗻𝗴𝘂𝗮 𝗶𝗻𝗴𝗹𝗲𝘀𝗲.

Non è un corso per chi “vuole capire cos’è la chetogenica”.
È un corso per chi non ha bisogno di sentirsi dire cos’è la chetosi, ma sa già come crearla, mantenerla e sfruttarla.

𝗟’𝗮𝘁𝘁𝗲𝘀𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗳𝗶𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗿𝗶𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮 𝗹𝗮 𝗳𝗶𝗿𝗺𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗣𝗿𝗼𝗳. 𝗧𝗵𝗼𝗺𝗮𝘀 𝗡. 𝗦𝗲𝘆𝗳𝗿𝗶𝗲𝗱.

𝗖𝗢𝗦𝗧𝗢: 70€

𝗟𝗶𝗻𝗸 𝗮𝗹 𝗯𝗮𝗻𝗱𝗼:
https://scuolanutrizionesalernitana.it/corsi/mitochondrial-dysfunction-as-the-origin-of-cancer

P.s.: le slide del Prof. Seyfried sono in inglese e non possono essere tradotte in italiano.

Il corso “Mitochondrial Dysfunction as the Origin of Cancer: Caloric Restriction and Ketogenic Diet as Therapeutic Tools” affronta uno dei temi più innovativi e controversi dell’oncologia moderna: l’origine metabolica del cancro.

10/11/2025

𝗟𝗮 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗮 𝗰𝗵𝗲𝘁𝗼𝗴𝗲𝗻𝗶𝗰𝗮 𝗿𝗶𝗱𝘂𝗰𝗲 𝗶𝗹 𝘁𝘂𝗺𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗰𝗼𝗹𝗼𝗻-𝗿𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗮𝘁𝘁𝗿𝗮𝘃𝗲𝗿𝘀𝗼 𝗶𝗹 𝗺𝗶𝗰𝗿𝗼𝗯𝗶𝗼𝘁𝗮 𝗶𝗻𝘁𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗲 𝗹'𝗮𝗰𝗶𝗱𝗼 𝘀𝘁𝗲𝗮𝗿𝗶𝗰𝗼

Il cancro del colon-retto rappresenta la terza neoplasia più diffusa al mondo, con oltre 1,9 milioni di nuovi casi diagnosticati solo nel 2020. Un recente studio pubblicato su Nature Communications ha dimostrato per la prima volta qualcosa di straordinario: gli effetti antitumorali della 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗮 𝗰𝗵𝗲𝘁𝗼𝗴𝗲𝗻𝗶𝗰𝗮 sono mediati dal 𝗺𝗶𝗰𝗿𝗼𝗯𝗶𝗼𝘁𝗮 𝗶𝗻𝘁𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗮𝗹𝗲 attraverso un meccanismo preciso e misurabile.

I ricercatori hanno trapiantato il microbiota di topi alimentati con dieta chetogenica in una nuova generazione di animali alimentati con dieta standard. Il risultato? Gli 𝗲𝗳𝗳𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝘁𝘁𝗶𝘃𝗶 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗶𝘀𝘁𝗶𝘁𝗶 anche senza la pressione selettiva della dieta. Questo dimostra un legame causale diretto tra le modifiche del microbiota e la riduzione del carico tumorale.

Il protagonista di questo effetto è l'𝗮𝗰𝗶𝗱𝗼 𝘀𝘁𝗲𝗮𝗿𝗶𝗰𝗼, un acido grasso a catena lunga che aumenta significativamente nel lume intestinale durante la dieta chetogenica. La sua produzione è favorita dall'arricchimento di famiglie batteriche come Lachnospiraceae e Ruminococcaceae, mentre i batteri che lo consumano, come Bacteroidaceae e Tannerellaceae, risultano ridotti.

L'acido stearico esercita un duplice effetto antitumorale: 𝗶𝗻𝗱𝘂𝗰𝗲 𝗱𝗶𝗿𝗲𝘁𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗹'𝗮𝗽𝗼𝗽𝘁𝗼𝘀𝗶 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗰𝗲𝗹𝗹𝘂𝗹𝗲 𝘁𝘂𝗺𝗼𝗿𝗮𝗹𝗶 𝗲 𝗿𝗶𝗱𝘂𝗰𝗲 𝗹𝗲 𝗰𝗲𝗹𝗹𝘂𝗹𝗲 𝗧𝗵𝟭𝟳, una popolazione immunitaria pro-infiammatoria cruciale nello sviluppo del cancro colorettale. La supplementazione diretta di acido stearico ha confermato questi effetti, riducendo significativamente il carico tumorale.

Questo studio apre prospettive terapeutiche concrete: la possibilità di utilizzare singoli metaboliti microbici come strategia complementare nel trattamento del cancro colorettale, personalizzando gli interventi in base al profilo microbico individuale.

Leggi l'articolo completo sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦):
https://scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1123

Il cancro del colon-retto rappresenta la terza neoplasia più diffusa al mondo, con oltre 1,9 milioni di nuovi casi diagnosticati nel 2020. L'incidenza di questa patologia è fortemente correlata a fattori legati allo stile di vita, in particolare alle abitudini alimentari. Negli ultimi anni si è o...

07/11/2025

𝗠𝗲𝗻𝗼 𝗰𝗮𝗿𝗻𝗲 𝗿𝗼𝘀𝘀𝗮, 𝗽𝗶𝐮̀ 𝗹𝗲𝗴𝘂𝗺𝗶: 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗰𝗶 𝗱𝗶𝗰𝗲 𝗹𝗼 𝘀𝘁𝘂𝗱𝗶𝗼 𝗳𝗶𝗻𝗹𝗮𝗻𝗱𝗲𝘀𝗲

Un recente trial condotto su 102 uomini adulti ha messo a confronto per sei settimane due diete: una con 760 grammi settimanali di carne rossa e processata, l'altra con soli 200 grammi compensati da legumi non-soia.

I risultati del gruppo "legumi" sono stati evidenti: 𝗿𝗶𝗱𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘀𝗶𝗴𝗻𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮𝘁𝗶𝘃𝗮 𝗱𝗶 𝗰𝗼𝗹𝗲𝘀𝘁𝗲𝗿𝗼𝗹𝗼 𝘁𝗼𝘁𝗮𝗹𝗲 𝗲 𝗟𝗗𝗟, perdita di peso maggiore nonostante un apporto calorico superiore, e miglioramento del profilo lipidico grazie all'aumento di fibre e acidi grassi polinsaturi.

Ma c'è un rovescio della medaglia.
Lo studio ha rilevato una 𝗱𝗶𝗺𝗶𝗻𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮𝗺𝗶𝗻𝗮 𝗕𝟭𝟮, con il 16% dei partecipanti sotto la soglia di marginalità, e una 𝗿𝗶𝗱𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗶𝗼𝗱𝗶𝗼, seppur in range accettabile. Il ferro, invece, non ha mostrato criticità grazie alla piccola quota di carne mantenuta e alla presenza di vitamina C.

La conclusione? Una 𝘁𝗿𝗮𝗻𝘀𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘃𝗲𝗿𝘀𝗼 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗲 𝗽𝗶ù 𝘀𝗼𝘀𝘁𝗲𝗻𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶 è possibile e porta benefici cardiovascolari concreti, ma richiede attenzione ai micronutrienti critici. Non eliminazione totale, ma riduzione intelligente e monitoraggio nutrizionale.

𝗦𝗰𝗼𝗽𝗿𝗶 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗱𝗲𝘁𝘁𝗮𝗴𝗹𝗶 nell'articolo completo sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦):
https://scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1122

La transizione verso diete più sostenibili e salutari è diventata una priorità globale, soprattutto considerando l'impatto ambientale e sanitario associato all'elevato consumo di carne rossa e processata. Un recente studio finlandese, il BeanMan trial, ha esplorato gli effetti di una sostituzione...

28/10/2025

𝗗𝗶𝗲𝘁𝗮 𝗺𝗲𝗱𝗶𝘁𝗲𝗿𝗿𝗮𝗻𝗲𝗮 𝗲 𝗮𝘁𝘁𝗶𝘃𝗶𝘁à 𝗳𝗶𝘀𝗶𝗰𝗮 𝗻𝗲𝗹 𝘁𝘂𝗺𝗼𝗿𝗲 𝗮𝗹 𝘀𝗲𝗻𝗼: 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗱𝗶𝗰𝗲 𝗱𝗮𝘃𝘃𝗲𝗿𝗼 𝗹𝗮 𝘀𝗰𝗶𝗲𝗻𝘇𝗮

Un'importante revisione pubblicata su 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝗲𝗻𝘁𝘀 nel 2024 conferma con dati solidi ciò che molti sospettavano: 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗮 𝗲 𝗮𝘁𝘁𝗶𝘃𝗶𝘁à 𝗳𝗶𝘀𝗶𝗰𝗮 non sono semplici consigli generici, ma veri strumenti terapeutici nel cancro al seno.

Il trial PREDIMED ha documentato una 𝗿𝗶𝗱𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝟲𝟮% dell'incidenza di cancro al seno invasivo nelle donne che seguivano una dieta mediterranea supplementata con olio extravergine d'oliva.
I meccanismi? Effetti antiossidanti dei polifenoli, modulazione del metabolismo del colesterolo, influenza sul microbioma intestinale e induzione di autophagia nelle cellule tumorali.

Gli studi su 𝗱𝗶𝗴𝗶𝘂𝗻𝗼 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗺𝗶𝘁𝘁𝗲𝗻𝘁𝗲 e 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗲 𝗺𝗶𝗺𝗮-𝗱𝗶𝗴𝗶𝘂𝗻𝗼 mostrano come questi approcci possano potenziare la terapia endocrina riducendo IGF-1, insulina e leptina. Le 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗲 𝗰𝗵𝗲𝘁𝗼𝗴𝗲𝗻𝗶𝗰𝗵𝗲 creano un ambiente metabolico sfavorevole alla crescita tumorale, mentre le 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗲 𝗽𝗹𝗮𝗻𝘁-𝗯𝗮𝘀𝗲𝗱 riducono l'esposizione a cancerogeni e l'infiammazione sistemica.

L'𝗮𝘁𝘁𝗶𝘃𝗶𝘁à 𝗳𝗶𝘀𝗶𝗰𝗮 𝘀𝘁𝗿𝘂𝘁𝘁𝘂𝗿𝗮𝘁𝗮 emerge come l'intervento più accessibile:
150 minuti settimanali di esercizio moderato riducono significativamente il rischio di recidiva.
I meccanismi includono modulazione degli ormoni sessuali, riduzione dell'infiammazione cronica, potenziamento delle cellule NK e T CD8+, e modificazioni epigenetiche favorevoli.

Non parliamo di approcci alternativi, ma di 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝘃𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗲𝘃𝗶𝗱𝗲𝗻𝗰𝗲-𝗯𝗮𝘀𝗲𝗱 con solido razionale biologico, supportati da trial clinici e dati preclinici.
Per noi professionisti della nutrizione, un'opportunità concreta di fare la differenza nella gestione dei pazienti oncologici.

𝗟𝗲𝗴𝗴𝗶 𝗹'𝗮𝗻𝗮𝗹𝗶𝘀𝗶 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗮 con tutti i riferimenti scientifici sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮:

Il tumore al seno rappresenta una delle principali sfide oncologiche del nostro tempo, e la ricerca scientifica sta dimostrando con crescente evidenza come interventi nutrizionali e attività fisica possano giocare un ruolo determinante tanto nella prevenzione quanto nel trattamento di questa patolo...

15/10/2025

𝗦𝘁𝗲𝘀𝘀𝗮 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗮, 𝗿𝗶𝘀𝘂𝗹𝘁𝗮𝘁𝗶 𝗼𝗽𝗽𝗼𝘀𝘁𝗶: 𝗾𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗹𝗮 𝗴𝗲𝗻𝗲𝘁𝗶𝗰𝗮 𝗿𝗶𝘀𝗰𝗿𝗶𝘃𝗲 𝗹𝗲 𝗿𝗲𝗴𝗼𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗱𝗶𝘀𝗹𝗶𝗽𝗶𝗱𝗲𝗺𝗶𝗮

𝗟𝗮 𝗱𝗶𝘀𝗹𝗶𝗽𝗶𝗱𝗲𝗺𝗶𝗮 𝗻𝗼𝗻 è 𝘀𝗼𝗹𝗼 "𝗰𝗼𝗹𝗲𝘀𝘁𝗲𝗿𝗼𝗹𝗼 𝗮𝗹𝘁𝗼": è un complesso sistema di squilibri lipidici che alimenta il rischio cardiovascolare e che troppo spesso viene gestito in modo standardizzato, ignorando le differenze tra fenotipi e risposte individuali.

Le evidenze scientifiche ci mostrano chiaramente che 𝗼𝗴𝗻𝗶 𝗳𝗼𝗿𝗺𝗮 𝗱𝗶 𝗱𝗶𝘀𝗹𝗶𝗽𝗶𝗱𝗲𝗺𝗶𝗮 𝗿𝗶𝗰𝗵𝗶𝗲𝗱𝗲 𝘂𝗻 𝗮𝗽𝗽𝗿𝗼𝗰𝗰𝗶𝗼 𝗻𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝘀𝗽𝗲𝗰𝗶𝗳𝗶𝗰𝗼.
La dieta mediterranea rimane il gold standard per la sua capacità di ridurre l'ossidazione delle LDL attraverso polifenoli e acidi grassi monoinsaturi, ma non è l'unica soluzione efficace. Pattern dietetici come la DASH, le diete plant-based o quelle ricche di fibre mostrano risultati documentati su fenotipi specifici.

Quello che sta cambiando radicalmente il paradigma è la 𝗻𝘂𝘁𝗿𝗶𝗴𝗲𝗻𝗼𝗺𝗶𝗰𝗮: comprendere come le variazioni genetiche individuali influenzino la risposta agli interventi dietetici significa passare dalla nutrizione standardizzata alla vera personalizzazione terapeutica.
I polimorfismi di geni come APOA5 o PPARG determinano risposte completamente diverse agli stessi nutrienti.

E poi c'è il 𝗺𝗶𝗰𝗿𝗼𝗯𝗶𝗼𝘁𝗮 𝗶𝗻𝘁𝗲𝘀𝘁𝗶𝗻𝗮𝗹𝗲, ormai riconosciuto come regolatore chiave del metabolismo lipidico attraverso metaboliti come il TMAO, completamente modulabile attraverso scelte alimentari mirate.

𝗟𝗲𝗴𝗴𝗶 𝗹'𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗼 sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮:
https://scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1120

La dislipidemia, caratterizzata da alterazioni anomale dei livelli lipidici nel sangue, rappresenta oggi una delle principali sfide per la salute pubblica a livello globale. Questa condizione si manifesta attraverso un'elevazione del colesterolo LDL, una riduzione del colesterolo HDL e un aumento de...

10/10/2025

𝗠𝗲𝘁𝗶𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗗𝗡𝗔 𝗲 𝗻𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲: 𝗾𝘂𝗮𝗹𝗶 𝗰𝗶𝗯𝗶 𝗿𝗮𝗹𝗹𝗲𝗻𝘁𝗮𝗻𝗼 𝗹'𝗶𝗻𝘃𝗲𝗰𝗰𝗵𝗶𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗯𝗶𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗼

Può l'alimentazione modificare l'età biologica? Uno studio randomizzato controllato ha dimostrato che un intervento dietetico di otto settimane ha ridotto l'età epigenetica dei partecipanti di oltre 3 anni rispetto al gruppo di controllo.

Il segreto risiede negli alimenti metil-adattogeni: tè verde, curcuma, rosmarino, aglio, frutti di bosco e tè oolong. Questi cibi contengono polifenoli capaci di modulare le DNA metiltransferasi, enzimi chiave nella regolazione epigenetica dell'invecchiamento.

L'analisi dello studio Methylation Diet and Lifestyle ha rivelato che il consumo regolare di questi alimenti mostrava associazioni significative con la riduzione dell'età epigenetica, indipendentemente dai cambiamenti di peso. I composti bioattivi agiscono sulle vie di segnalazione PIK3/AKT/mTOR e sull'integrità telomerica, meccanismi fondamentali nei processi di invecchiamento.

Il modello statistico ha spiegato il 44% della variabilità osservata nei cambiamenti dell'età epigenetica, un risultato notevole. La conferma è arrivata dai livelli ematici di metiltetraidrofolato, biomarcatore che ha documentato l'aderenza alle raccomandazioni nutrizionali.

Questi risultati aprono nuove prospettive per la nutrizione anti-aging basata su evidenze scientifiche, dove la selezione alimentare si fonda sulla capacità di modulare i processi epigenetici.

𝗟𝗲𝗴𝗴𝗶 𝗹'𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗼 sul sito della
𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦):
https://scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1119

L'invecchiamento rappresenta il principale fattore di rischio per lo sviluppo di malattie croniche non trasmissibili, tra cui patologie cardiovascolari, diabete, tumori e disturbi neurodegenerativi. In risposta all'aumento della prevalenza di queste condizioni in una popolazione che invecchia rapida...

04/10/2025

𝗟𝗮 𝗿𝗲𝗺𝗶𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗱𝗶𝗮𝗯𝗲𝘁𝗲 𝘁𝗶𝗽𝗼 𝟮 è 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗲 𝗰𝗼𝗻 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗮 𝗶𝗽𝗲𝗿𝗽𝗿𝗼𝘁𝗲𝗶𝗰𝗮 𝗲𝗱 𝗲𝘀𝗲𝗿𝗰𝗶𝘇𝗶𝗼 𝗺𝗼𝗱𝗲𝗿𝗮𝘁𝗼

Un nuovo studio pubblicato su 𝗕𝗠𝗖 𝗠𝗲𝗱𝗶𝗰𝗶𝗻𝗲 dimostra risultati straordinari: l'86,67% dei pazienti diabetici ha raggiunto la 𝗿𝗲𝗺𝗶𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗮 seguendo una dieta iperproteica bilanciata (25% proteine, 50% carboidrati, 25% grassi) con riduzione calorica moderata di 500 kcal al giorno, combinata con esercizio fisico strutturato.

La chiave del successo? Un approccio 𝘀𝗼𝘀𝘁𝗲𝗻𝗶𝗯𝗶𝗹𝗲 che evita le diete estremamente restrittive. I 61 partecipanti con obesità hanno perso in media 19,29 kg in 12 mesi, preservando la massa muscolare e riducendo significativamente grasso viscerale e resistenza insulinica.
L'aderenza è stata eccezionale: 86,9% alla dieta, 83,8% all'esercizio, senza eventi avversi gravi.

Fondamentale il 𝘀𝘂𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝗼 𝗺𝘂𝗹𝘁𝗶𝗱𝗶𝘀𝗰𝗶𝗽𝗹𝗶𝗻𝗮𝗿𝗲: nutrizionisti, medici, infermieri e fisioterapisti hanno garantito monitoraggio costante e personalizzazione dell'intervento. I meccanismi fisiopatologici evidenziano miglioramenti nell'insulino-resistenza, riduzione dell'infiammazione e cambiamenti favorevoli nelle adipochine protettive.

Questo approccio dimostra che la remissione del diabete tipo 2 è raggiungibile attraverso interventi nutrizionali equilibrati, evitando recupero ponderale rapido e perdita di massa magra tipici delle diete drastiche.

𝗟𝗲𝗴𝗴𝗶 𝗹'𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗼, con tutti i dettagli dello studio, sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦):

La gestione del diabete tipo 2 rappresenta una sfida sempre più rilevante nel panorama sanitario globale, con particolare attenzione al contesto cinese dove l'obesità ha registrato un incremento drastico negli ultimi decenni. Un recente studio randomizzato controllato pubblicato su BMC Medicine ha...

29/09/2025

𝗖𝗿𝗲𝗮𝘁𝗶𝗻𝗮 𝗻𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗻𝘇𝗶𝗮𝗻𝗶: 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗼 𝘀𝗽𝗼𝗿𝘁

La 𝗰𝗿𝗲𝗮𝘁𝗶𝗻𝗮 𝗺𝗼𝗻𝗼𝗶𝗱𝗿𝗮𝘁𝗼 emerge come intervento nutrizionale evidence-based per gli 𝗮𝗻𝘇𝗶𝗮𝗻𝗶, con benefici che vanno ben oltre l'ambito sportivo.

Le evidenze scientifiche documentano miglioramenti significativi in 𝗳𝗼𝗿𝘇𝗮 𝗺𝘂𝘀𝗰𝗼𝗹𝗮𝗿𝗲 e massa magra quando combinata con allenamento contro resistenza. Meta-analisi su oltre 1000 partecipanti mostrano aumenti di 1,2 kg di massa magra e miglioramenti nella densità muscolare, fattore predittivo del rischio di cadute.

Sul versante 𝗺𝗲𝘁𝗮𝗯𝗼𝗹𝗶𝗰𝗼, l'integrazione potenzia il controllo glicemico in anziani con diabete tipo 2 e riduce il riassorbimento osseo, con potenziali benefici sulla salute scheletrica.

I dati più promettenti riguardano la 𝗳𝘂𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗰𝗼𝗴𝗻𝗶𝘁𝗶𝘃𝗮: studi recenti dimostrano miglioramenti nella memoria in anziani sani, mentre in pazienti con Alzheimer 8 settimane di integrazione hanno aumentato la creatina cerebrale dell'11% migliorando cognizione e memoria.

Il profilo di sicurezza risulta eccellente, con effetti collaterali minimi documentati in studi su oltre 1200 anziani.

𝗗𝗼𝘀𝗮𝗴𝗴𝗶 𝗲𝗳𝗳𝗶𝗰𝗮𝗰𝗶: 5-20 grammi/giorno, spesso con fase di carico iniziale.

𝗟𝗲𝗴𝗴𝗶 𝗹'𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗼 sul sito della 𝗦𝗰𝘂𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝗡𝘂𝘁𝗿𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗹𝗲𝗿𝗻𝗶𝘁𝗮𝗻𝗮 (𝗦𝗡𝗦):

https://scuolanutrizionesalernitana.it/articolo/post/1116

La creatina monoidrato rappresenta uno dei supplementi nutrizionali più studiati e promettenti per contrastare il declino fisiologico legato all'età. Sebbene tradizionalmente associata all'ambito sportivo, la ricerca scientifica ha progressivamente ampliato le prospettive applicative di questo com...

23/09/2025

𝗗𝗶𝗲𝘁𝗲 𝗹𝗼𝘄-𝗰𝗮𝗿𝗯 𝗻𝗲𝗹 𝗱𝗶𝗮𝗯𝗲𝘁𝗲: 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗵é 𝗻𝗲 𝘀𝘁𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗽𝗮𝗿𝗹𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗱𝗶 𝗻𝘂𝗼𝘃𝗼?

Nel 1797 John Rollo propose la prima dieta low-carb per il diabete, ma dopo la scoperta dell'insulina tutto cambiò. Per decenni i carboidrati sono stati aumentati fino al 60% delle calorie totali, spesso influenzati da studi finanziati dall'industria alimentare.

Dal 2017 l'American Diabetes Association ha finalmente riconosciuto la restrizione glucidica come strategia evidence-based per il controllo glicemico. Una svolta che riporta la scienza nutrizionale alle sue radici storiche.

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𝘜𝘯'𝘢𝘯𝘢𝘭𝘪𝘴𝘪 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘤𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘰𝘨𝘯𝘪 𝘯𝘶𝘵𝘳𝘪𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪𝘴𝘵𝘢 𝘥𝘰𝘷𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦 𝘤𝘰𝘯𝘰𝘴𝘤𝘦𝘳𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘳𝘦𝘯𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘭'𝘦𝘷𝘰𝘭𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘳𝘢𝘤𝘤𝘰𝘮𝘢𝘯𝘥𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘥𝘪𝘦𝘵𝘦𝘵𝘪𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘦𝘭 𝘥𝘪𝘢𝘣𝘦𝘵𝘦 𝘥𝘪 𝘵𝘪𝘱𝘰 𝟤.

L'approccio nutrizionale al diabete di tipo 2 (T2DM) ha subito trasformazioni radicali nel corso della storia, oscillando tra periodi di restrizione glucidica e raccomandazioni per diete ad alto contenuto di carboidrati. Una recente analisi storica pubblicata su Academia Nutrition and Dietetics offr...