30/11/2025
Quando incontriamo l'amore
non racchiudiamolo nei contatti fisici,
non tratteniamolo nelle nostre difese,
e neppure affoghiamolo nelle turbolenze
dei nostri sentimenti.
L'amore, comunque si presenti, apre un mondo:
il mondo della vita ben diverso dalla semplice sopravvivenza. Ma per questo non dobbiamo leggere l'amore a partire dal nostro desiderio,
che è troppo angusto per esserne all'altezza.
Non possiamo attenderlo nelle modalità che ci siamo costruiti a partire dalla nostra educazione, dai nostri principi, dal concetto che abbiamo di noi, dalla letteratura che abbiamo frequentato, dall'esperienza che abbiamo maturato.
L'amore ci chiede innocenza.
Quella del bambino che si apre al mondo.
Perché il dono che ci fa amore,
non è la persona che lo suscita,
ma il mondo che, attraverso quella persona,
si dischiude ai nostri occhi.
Un mondo mai visto perché le nostre difese,
in quell'occasione, sono cadute.
E, con le difese, anche i nostri modi,
lussuriosi o pudichi, di concepire l'amore.
Vertigine del pensiero che si trova
tra pensieri mai pensati,
tonalità affettive per le cose di tutti i giorni che, per consuetudine, prima ci erano indifferenti,
luminosità dello sguardo che si è aperto
in modo del tutto nuovo sul mondo,
parole nuove rispetto a quelle abituali
che prima dicevamo e sentivamo.
La nostra anima, come effetto di ogni incontro d'amore, ci cede il suo segreto e ci fa conoscere quel mondo sconosciuto che noi siamo
e, fino ad allora, ignoravamo.
Questo è l'amore, e non l'altro che ci ama
o non ci ama come vorremmo che lui ci amasse.
Perché quando le nostre attese pregiudicano l'amore, già abbiamo perso l'innocenza,
e con essa la chiave che ci porta alla scoperta
di tutte le nostre parti segrete che,
con l'avanzare degli anni,
rischiano di morire senza essere mai nate.
Ma per accedere ai donidell'amore
dobbiamo in qualche modo mettere
da parte il nostro io e la nostra abituale visione
del mondo, perché l'altra parte di noi stessi
possa emergere, sorprenderci e sconvolgerci.
Amore infatti non è una cosa tranquilla,
delicata, gentile, comprensiva, rispettosa,
e tanto meno suggello di fede eterna,
che è un desiderio troppo rassicurante
per il lavoro che amore compie quando, bruscamente, ci sveglia dalla
consuetudine monotona della nostra esistenza,
dall'immagine ben strutturata della nostra identità,
dai nostri desideri che cercavano appagamento
quando invece amore è sconvolgimento.
Solo se comprendiamo queste cose ci portiamo
all'altezza dell'amore che una cosa sola vuole:
che la nostra vita non prosegua più sul binario
stanco sul quale le nostre difese,
e allo stesso modo le nostre attese,
lo avevano incanalato, sotto il regime del nostro io che si difendeva dall'altra parte di noi stessi
che pure invocava di vivere.
✍️ Umberto Galimberti