05/10/2025
IMPLANTOLOGIA DENTALE A CARICO IMMEDIATO (denti fissi in 24-48 ore)
A seguito della mia precedente pubblicazione, nella quale ho spiegato i tempi biologici (e tecnici) necessari per la realizzazione delle protesi dentarie che coinvolgono l’implantologia, mi è stato chiesto di approfondire un argomento sempre più discusso: quello del cosiddetto carico immediato sugli impianti dentali, ossia l’applicazione di una protesi subito dopo l’inserimento dell’impianto.
Desidero sottolineare che molte pubblicità di questo tipo hanno innanzitutto uno scopo di marketing. È naturale desiderare di risolvere i propri problemi dentali nel modo più rapido, indolore e con il minor dispendio di tempo possibile, e per questo tali pubblicità attirano facilmente l’attenzione dei pazienti. Tuttavia, nella realtà clinica, la possibilità di effettuare un carico immediato è spesso limitata e, in alcuni casi, può risultare anche rischiosa.
Per comprendere meglio la questione, è importante sapere che questa procedura prevede l’estrazione del dente, l’inserimento dell’impianto e il posizionamento del lavoro protesico — il tutto, come spesso si legge, entro 24 o 48 ore. Spesso vengono proposte delle protesi totali fisse ("all-on-4"), realizzate in 24 o 48 ore su 4 impianti, soluzioni, che a mio avviso non sono accettabili nemmeno a carico posticipato e ancora meno con il carico immediato.
L’estrazione del dente va a creare un difetto osseo (una cavità dove si trovava la radice) della mascella o mandibola. In tale spazio poi spesso viene inserito l’impianto (che è una vite), sul quale poi si fissa la protesi.
Un fattore cruciale per il successo dell’impianto è la stabilità primaria, ovvero la stabilità meccanica dell’impianto nell’osso immediatamente dopo il suo inserimento, prima che avvenga l’osteointegrazione del impianto che dura almeno 3-4 mesi. Solo quando questa stabilità è adeguata, il carico immediato può essere preso in considerazione.
Qui bisogna comprendere la morfologia dei denti: i denti anteriori hanno una sola radice relativamente stretta, mentre quelli posteriori ne hanno più di una. Di conseguenza, il difetto osseo dopo un’estrazione è molto più importante nei denti posteriori, rendendo più difficile ottenere una stabilità primaria sufficiente se lo spazio residuo nell’osso dopo l’estrazione è più largo del possibile diametro dell’impianto.
Gli impianti, infatti, si scelgono in base allo stato e alla qualità dell’osso residuo, per ottenere la miglior stabilità possibile. Spesso, però, i denti vengono tolti proprio dove, nello stesso tempo, si riscontrano riassorbimenti ossei o danni dovuti a infezioni apicali, che per potere pensare alla implantologia, richiedono una fase di rigenerazione ossea prima dell’inserimento dell’impianto.
Pertanto, la situazione “ideale” per un carico immediato — cioè un difetto osseo post-estrattivo minimo e un volume osseo sufficiente — è piuttosto rara, specialmente nei settori dei denti posteriori.
Purtroppo, alcuni colleghi scelgono di procedere comunque, anche in assenza di una stabilità primaria adeguata, correndo così il rischio di compromettere l’osteointegrazione e quindi il successo dell’impianto stesso, solo per soddisfare l’esigenza del paziente di terminare il lavoro quanto prima possibile.
Comprendo che sia affascinante leggere di interventi “in 24 ore”, ma nella maggior parte dei casi, tali risultati non sono realisticamente indicati e possono compromettere il risultato a lungo termine.
Per questo motivo, non intendiamo illudere i pazienti con promesse che non corrispondono alla reale pratica clinica.
Nella nostra clinica, il carico immediato viene preso in considerazione solo nei casi dei denti anteriori, soprattutto per motivi estetici, e solo quando le condizioni anatomiche lo consentono — cioè in presenza di un difetto osseo limitato che ci permette di ottenere un’ottima stabilità primaria dell’impianto. In questi casi ai pazienti a qui dobbiamo togliere un dente anteriore (esteticamente molto visibile) proponiamo di realizzare l'impianto a carico immediato che va a portare una struttura protesica provvisoria, mentre quella definitiva viene realizzata dopo che passa il tempo minimo di osteointegrazione.
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