19/11/2023
“I lustrini della follia”
Voi pensate che i pazzi siano quelli chiusi chissà dove, quelli che parlano da soli, imbottiti di medicinali, voi pensate che i pazzi siano identificabili da marchi di fabbrica così evidenti da poterli tenere lontano evitandone il pericolo.
Vi sbagliate.
Ci sono pazzi in mezzo a voi, a noi, mascherati dai lustrini che il gergo tecnico chiama “alto funzionamento”: possono studiare, avere professioni, famiglie perbene alle spalle, possono avere cravatte, posizioni, bei modi, parvenze.
Ma dentro hanno germi malati. Non reggono.
Non reggono alle frustrazioni di un abbandono, non reggono al fatto che l’altro possa scegliere di stare senza di loro, non reggono alla rabbia, alla possibilità che qualcuno li sostituisca: con un altro/a, con un corso di studi, con una laurea, un viaggio, con un’uscita con le amiche. Non reggono al fatto che l’altro viva senza di loro.
E allora annientano, distruggono, umiliano, annullano.
Uccidono.
Sono pazzi in mezzo a voi, a noi.
Voi ricordatevelo che c’è una pazzia con i lustrini.
E - puntualmente - quando accade che di mezzo ci va una giovane donna, che una vita venga spezzata, qualcuno dice “era un bravo ragazzo, l’amava”. E ci improvvisiamo pedagogisti, esperti, arrabbiati perché si poteva prevenire.
Ma in realtà siamo anche noi intontiti dai lustrini della pazzia.
E allora questo dovremmo fare: non lasciarci affascinare da ciò che copre un concetto molto semplice ma insidioso: la follia e’ nel comportamento minimal.
In chi ci da’ un calcio mentre discutiamo e poi chiede scusa il giorno dopo.
In chi vuole la nostra password per leggere le nostre conversazioni. In chi ci mette un dubbio sulla scelta di un abito, di una professione, di una qualsiasi cosa che non passi attraverso una supervisione narcisistica.
In chi vi minaccia di uccidersi se lo/la lasci.
Di dire a tutti un tuo segreto se vai via.
La follia può avere occhi buoni.
Per difendercene, per difendere chi la subisce, dobbiamo strappare i lustrini: “bravo ragazzo”, “non me lo aspettavo”, “l’amava così tanto”.
Dobbiamo dare alle cose un giusto nome: malignità, perversione, paranoia, ossessione, compulsione.
Si tratta di follie mascherate, narcisismi maligni fino all’osso, fino all’ultimo bacio, l’ultimo schiaffo, l’ultimo calcio, l’ultimo ti amo, l’ultimo strattonamento, l’ultimo non lo farò più, l’ultimo respiro.
E ci vanno di mezzo sorrisi, vite, anni che non diventano futuro.
I pazzi sono in mezzo a voi, a noi, non lo dimenticate.
Non dimenticate i lustrini della follia.
Certe persone sono rotte.
Non si aggiustano.
Piuttosto distruggono.
Giulia con i suoi bellissimi 22 anni lo aveva pure capito, guardate che brava e coraggiosa e’ stata, lo aveva lasciato per consegnarsi alla sua vita, alla sua laurea. Al suo futuro.
Non e’ bastato.
La follia ha scavalcato la sua libertà, i suoi sogni, la sua volontà, la sua sensibilità, il suo sorriso ancora da bambina.
La follia non ha tollerato la sua voglia di andare avanti.
Perché i folli non vogliono essere lasciati indietro.
Non lo reggono.
Diventano deliranti se vuoi fare un passo in avanti, senza di loro.
Per favore, attente/i ai lustrini.
I pazzi sono in mezzo a noi.
Non lo dimenticate.
Dott.ssa Angela Sbordone
Psicologa - Psicoterapeuta