14/12/2025
Maledetto Natale.
Adorato Natale.
Il Natale, per molte persone, è tutto fuorché semplice.
È ambivalente.
Porta insieme gioia e tristezza, presenza e mancanza,
il desiderio di sentirsi a casa
e il dolore per ciò che casa non è più.
In Analisi Transazionale diremmo che, in questo periodo,
si muovono parti diverse dentro di noi:
c’è il Bambino che sente il bisogno di calore e di famiglia,
c’è il Genitore che dice come dovrebbe essere il Natale,
e poi c’è l’Adulto, che può provare a tenere tutto insieme
senza forzare nulla.
Il cosiddetto “Natale in blu” è molto più diffuso di quanto si pensi,
ma spesso non si dice.
Perché sembra quasi proibito essere tristi
mentre tutto luccica di luci, perline, palline e paillettes.
A volte, a Natale, ci si sente
come un albero con le luci che non funzionano
in mezzo ad altri alberi molto agghindati.
Ed è lì che può arrivare il pensiero di essere sbagliati.
Ed è lì che iniziano a tornare alla mente
tutte le cose che mancano.
Dicembre è un mese di chiusura.
Le energie cambiano, i pensieri possono farsi più pesanti.
Non c’è niente che non vada in questo:
è umano.
Nessuno deve essere felice a Natale.
E nessuno deve essere triste.
Le persone hanno il diritto di sentire
quello che c’è dentro di loro,
la propria storia, così com’è.
Il lavoro psicologico non è “aggiustare” quello che non funziona,
ma poter accogliere questi momenti
e, piano piano, trasformarli in risorsa.
Perché sì, dicembre forse è il mese più difficile di tutti.
Anche per me.
Non a caso è l’ultimo dell’anno:
è la coda,
il momento in cui quello che è rimasto in sospeso
chiede attenzione.
E noi chi siamo per evitarlo?
Se non lo guardiamo ora,
tra un anno ce lo ritroveremo ancora qui.
Basta stringere pugni o denti.
Lascia che sia.
🌲🫂🎄