Farmacia Minacori S.r.l

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🌿 5-HTPIl corpo trasforma il triptofano in 5-HTP, che viene poi utilizzato per produrre serotonina.Integrare 5-HTP può q...
31/10/2025

🌿 5-HTP

Il corpo trasforma il triptofano in 5-HTP, che viene poi utilizzato per produrre serotonina.
Integrare 5-HTP può quindi aumentare i livelli di serotonina nel cervello, con effetti benefici su sonno, umore, cefalee e altro ancora.

Il cibo non aiuta ad aumentarne i livelli.
I supplementi di 5-HTP, ottenuti dai semi della pianta africana Griffonia simplicifolia, possono invece aiutare a raggiungere risultati importanti.



🌙 5 motivi per provare il 5-HTP

1️⃣ Migliora il sonno
Nei disturbi del sonno, anche legati al Parkinson, 50 mg di 5-HTP al giorno per quattro settimane hanno aumentato la fase REM senza effetti indesiderati.
Altri studi mostrano che il 5-HTP riduce il tempo necessario per addormentarsi e migliora la qualità del sonno.

2️⃣ Migliora l’umore e allevia la depressione
Il 5-HTP aumenta la serotonina nel cervello, agendo in modo simile ad antidepressivi come Prozac o Zoloft.
In studi in cui è stato messo in confronto con i farmaci, ha mostrato efficacia sovrapponibile (e in alcuni casi superiore) ai farmaci, con minori effetti collaterali.
Nei pazienti con Parkinson, ha ridotto significativamente i sintomi depressivi rispetto al placebo.

3️⃣ Aiuta nella fibromialgia
Chi soffre di fibromialgia presenta spesso bassi livelli di serotonina.
In studi clinici, l’integrazione di 5-HTP per 90 giorni ha portato miglioramenti “buoni” o “discreti” in quasi la metà dei pazienti, con effetti collaterali lievi e temporanei.

4️⃣ Riduce la fame e favorisce la perdita di grasso
In uno studio di otto settimane con 100 mg di 5-HTP al giorno, la massa grassa è diminuita significativamente, senza modificare dieta o attività fisica.
Le ricerche suggeriscono che il 5-HTP possa favorire la sazietà e modificare le preferenze alimentari verso cibi più proteici e meno calorici.

5️⃣ Meno mal di testa
La serotonina è coinvolta nella percezione del dolore e nelle emicranie.
L’assunzione di 400 mg di 5-HTP al giorno per due mesi ha ridotto frequenza e intensità dei mal di testa nel 48% dei partecipanti, con un eccellente profilo di sicurezza.
In altri studi, il 5-HTP ha mostrato un’efficacia paragonabile ai farmaci anti emicrania, ma con minori effetti collaterali.



✨ In sintesi, il 5-HTP è un precursore naturale della serotonina con potenziali benefici su sonno, umore, appetito, dolore e cefalee.
Va scelto con origine da Griffonia simplicifolia e usato con prudenza in chi assume farmaci.

L'INTESTINO INSEGNA AL PANCREAS COME "RESPIRARE"C’è una cosa che spesso dimentichiamo quando pensiamo al nostro corpo:gl...
27/10/2025

L'INTESTINO INSEGNA AL PANCREAS COME "RESPIRARE"

C’è una cosa che spesso dimentichiamo quando pensiamo al nostro corpo:
gli organi non lavorano da soli.

Non c’è un “pancreas” che si occupa solo dello zucchero, un “intestino” che si occupa solo del cibo o un “cuore” che pompa e basta.
Tutto è collegato.
E tra i collegamenti più affascinanti (e sottovalutati) c’è quello tra intestino e pancreas.

Due organi diversi, ma inseparabili.
Come due compagni di banco: se uno si distrae, anche l’altro inizia ad avere voti più bassi.

Negli ultimi anni, la scienza ha rivoluzionato il nostro modo di pensare.
Sappiamo che l’intestino è una specie di “centralina emotiva” del corpo, ma è anche un organo endocrino e immunitario.
Al suo interno vivono miliardi di microrganismi — il microbiota — che producono ormoni, neurotrasmettitori, acidi grassi, molecole infiammatorie o antinfiammatorie.

Queste sostanze non restano lì.
Attraversano la barriera intestinale, entrano nel sangue e arrivano al pancreas, l’organo che regola quanto zucchero circola nel nostro corpo.

Il pancreas “ascolta” i messaggi che arrivano dall’intestino.
Quando il microbiota è in equilibrio, invia segnali positivi:
produce acidi grassi a catena corta (come il butirrato e il propionato) che migliorano la sensibilità all’insulina e riducono l’infiammazione.

È come se l’intestino dicesse al pancreas
“Tranquillo, qui va tutto bene. Puoi lavorare con calma.”

Ma quando l’intestino è in disbiosi — cioè la flora batterica è alterata — il messaggio cambia:
più tossine, più infiammazione, più stress per il sistema immunitario.
E il pancreas inizia a rispondere male.

La barriera intestinale serve a separare ciò che entra da ciò che deve restare fuori.
Se si indebolisce (il famoso “leaky gut”), minuscole particelle di cibo, batteri o tossine attraversano la mucosa e finiscono nel sangue.
Il sistema immunitario, allertato, reagisce come se fosse sotto attacco.

Questa infiammazione costante arriva fino al fegato e al pancreas.
Nel pancreas, in particolare, può alterare la produzione e l’efficacia dell’insulina.
A lungo andare, si crea una condizione di insulino-resistenza — cioè le cellule non “ascoltano” più il messaggio dell’insulina — e i livelli di zucchero nel sangue aumentano.

Il corpo, per compensare, produce più insulina.
Il pancreas si affatica.
E col tempo, può diventare infiammato, sovraccarico, vulnerabile.

In alcune persone geneticamente predisposte, questo processo può innescare qualcosa di più profondo: una risposta autoimmune.

Il sistema immunitario, confuso e iperattivo, comincia a vedere le cellule del pancreas come “nemiche”.

È così che nasce il diabete di tipo 1, una condizione in cui le cellule β pancreatiche vengono distrutte dagli stessi anticorpi del corpo.
Non è solo una questione di zuccheri, ma di equilibrio immunitario.

Studi recenti hanno mostrato che alterazioni del microbiota intestinale — come un aumento dei Bacteroides e una riduzione di batteri “protettivi” come Faecalibacterium prausnitzii — possono anticipare l’esordio della malattia autoimmune di mesi o anni.
L’intestino, insomma, “parla” prima del pancreas.

Prima che arrivi una diagnosi, il corpo manda messaggi più sottili:

Gonfiore o irregolarità intestinale.

Stanchezza post-prandiale.

Fame costante o difficoltà a saziarsi.

Calo di energia dopo i pasti.

Fluttuazioni dell’umore o della concentrazione.

Sono campanelli d’allarme che dicono: “C’è qualcosa nel tuo asse intestino–pancreas che non sta comunicando bene.”

La buona notizia è che l’asse intestino–pancreas può guarire.
Non con estremismi o mode alimentari, ma con cura e costanza.

Mangia fibre vere: verdure, legumi, cereali integrali.
Sono il nutrimento preferito dei batteri buoni che producono butirrato.

Evita eccessi di zuccheri raffinati, alcol e grassi trans.
Non è una punizione, è un modo per dire al fegato e al pancreas: “Respira.”

Anche una passeggiata di 30 minuti al giorno migliora la sensibilità insulinica.
Il movimento “sblocca” il metabolismo e calma le infiammazioni croniche.

Durante il sonno, il corpo regola la secrezione di insulina e cortisolo.
Un sonno di qualità è una terapia ormonale naturale.

L’asse intestino–cervello–pancreas risponde fortemente all’adrenalina e al cortisolo.
Respira, rallenta, pratica mindfulness o semplicemente passeggia in silenzio.

Alcuni ceppi (Lactobacillus rhamnosus GG, Bifidobacterium lactis, L. casei) hanno dimostrato di migliorare la permeabilità intestinale e la risposta insulinica.

A volte ci sentiamo “rotti” perché ci dicono che un organo non funziona.
Ma il corpo non lavora a compartimenti stagni.
Non è il pancreas “che sbaglia”, è un sistema che chiede equilibrio.

Quando cominciamo a guardare la salute come una sinfonia e non come una somma di strumenti isolati,
possiamo riscoprire una medicina più umana, più dolce, più completa.

Perché non curiamo solo ciò che non va: ricostruiamo la comunicazione dentro di noi.

E se impariamo ad ascoltare l’intestino, il pancreas potrà finalmente fare il suo lavoro… senza gridare aiuto.

Paun A, Yadav M. “Microbiota and Type 1 Diabetes: Connecting the Dots.” Trends in Endocrinology & Metabolism, 2020.
👉 https://doi.org/10.1016/j.tem.2020.04.001

Vatanen T. et al. “Variation in microbiome LPS immunogenicity contributes to autoimmunity in humans.” Cell, 2016.
👉 https://doi.org/10.1016/j.cell.2016.09.007

Knip M, Siljander H. “The role of the intestinal microbiota in type 1 diabetes mellitus.” Nature Reviews Endocrinology, 2016.
👉 https://doi.org/10.1038/nrendo.2016.31

Cani PD, Jordan BF. “Gut microbiota-mediated inflammation in obesity, insulin resistance and type 2 diabetes: New insights and therapeutic perspectives.” Gut, 2021.
👉 https://doi.org/10.1136/gutjnl-2020-323627

Il corpo non è un puzzle di pezzi separati.
Quando il tuo intestino respira bene, anche il pancreas lavora in pace.
Forse la salute non è “aggiustare” qualcosa, ma ristabilire un dialogo interrotto.

💓 Gli ormoni bioidentici possono salvarti la vita???  Si!!!!!!!!!!!!!!!!Molte persone assumono ormoni per motivi diversi...
26/10/2025

💓 Gli ormoni bioidentici possono salvarti la vita??? Si!!!!!!!!!!!!!!!!

Molte persone assumono ormoni per motivi diversi, e l’endocrinologia è la branca della medicina che si occupa proprio di questo.
Tuttavia, la maggior parte degli endocrinologi tradizionali utilizza ormoni sintetici o brevettati, cioè sostituti artificiali delle molecole naturali umane.
Queste sostanze, non identiche agli ormoni prodotti dal corpo, possono provocare gravi effetti collaterali e hanno contribuito a diffondere il timore — ingiustificato — che gli ormoni in sé siano “pericolosi”.

➡️ Il risultato?
Anche quando ce ne sarebbe bisogno, molte donne vengono scoraggiate dal ripristinare i propri livelli ormonali naturali.



🔬 La ricerca più recente parla chiaro

Uno studio pubblicato nel Cancer Journal (2022) ha mostrato che la terapia ormonale sostitutiva (HRT) può ridurre la mortalità totale e le malattie legate all’età del 30-50%, con un profilo di sicurezza eccellente.
I rischi tanto temuti — come trombosi, ictus o carcinoma mammario — sono rarissimi e molto inferiori a quelli di altri farmaci di uso comune.



❤️ Le malattie cardiovascolari: il vero killer delle donne

Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte femminile, responsabili di 1 decesso ogni 3,2.
Inoltre:
• Il 64% delle donne muore per infarto improvviso senza sintomi precedenti, contro il 50% degli uomini.
• Dopo un infarto, le donne sviluppano più spesso insufficienza cardiaca (22% vs 16%) e ictus (7% vs 4%).¹
• Entro 5 anni dal primo infarto, il rischio di recidiva è del 21% per le donne, contro il 17% per gli uomini.



👩‍⚕️ Perché accade tutto questo?

Perché le donne, prima della menopausa, sono protette dai loro stessi ormoni (estradiolo in primis).
Dopo la menopausa, questa protezione svanisce e il rischio di aterosclerosi raggiunge e supera quello maschile.
Eppure, invece di ripristinare i livelli ormonali naturali, la maggior parte dei medici sconsiglia la terapia sostitutiva per paura di rischi che la scienza moderna ha ormai ridimensionato.



🌿 L’estradiolo non protegge solo il cuore

Oltre a ridurre drasticamente il rischio cardiovascolare, l’estradiolo:
• previene l’osteoporosi e le fratture;
• riduce il rischio di Alzheimer e decadimento cognitivo;
• protegge da carie e perdita dei denti;
• allunga la vita e migliora la qualità di vita.

“Una donna deve essere pienamente informata sui rischi e benefici della terapia ormonale e partecipare alla decisione su se e quale trattamento seguire.” Dovrebbe essere il mantra in questo campo.



🕐 Il fattore tempo è importante ma non fondamentale

L’estradiolo è più efficace nel prevenire che nel invertire le lesioni aterosclerotiche già formate.
Oltre 40 studi osservazionali hanno dimostrato una riduzione del 30–50% del rischio di coronaropatia tra le donne che assumono HRT rispetto a chi non la usa.

👉 Per ottenere i massimi benefici, la terapia andrebbe iniziata appena in menopausa. Ma se anche sono passati 20/30 da essa, prendere gli ormoni garantisce comunque benefici.
In fondo non si smette mai di innaffiare un pianta. E gli ormoni sono per una donna quelli che l’acqua è per una pianta.



💊 Estradiolo e Statine: chi vince?

Il confronto è sorprendente.
Nelle donne sotto i 60 anni o entro 10 anni dalla menopausa:
• La TOS riduce mortalità e malattie coronariche del 30–50%.
• Statine, aspirina e ACE-inibitori hanno effetti neutri sulla progressione della cardiopatia ischemica.

Nonostante ciò, molti cardiologi non informano le donne di questo enorme beneficio. Avete mai sentito un cardiologo proporvi gli ormoni?



⚠️ Il grande equivoco dello studio WHI

Molti medici basano ancora le loro paure sullo studio WHI (Women’s Health Initiative), pubblicato nel 2002.
Quello studio utilizzava ormoni non bioidentici:
• Estrogeni equini coniugati (CEE) derivati da urina di cavalla gravida (Premarin);
• Progestinico sintetico (medrossiprogesterone acetato – Provera).

Non si trattava quindi di ormoni umani naturali, ma di molecole artificiali e brevettate.

L’analisi successiva del NIH (2006) ha mostrato che, tra le donne trattate con solo estrogeno, il rischio di carcinoma mammario era inferiore rispetto al gruppo placebo (28 vs 34 casi ogni 10.000 donne/anno).

Quindi, lo stesso studio WHI — se riletto correttamente — non dimostra un aumento del rischio, ma semmai una protezione nelle donne trattate con solo estrogeno.

NON ESISTE UN SOLO STUDIO AL MONDO DOVE GLI ESTROGENI AUMENTINO IL RISCHIO DI TUMORE AL SENO.



🧬 Dati su estrogeni bioidentici: il modello finlandese

In Finlandia, una ricerca su 489.105 donne trattate con estradiolo bioidentico (1994–2009, 3,3 milioni di anni di esposizione) ha mostrato:
• riduzione della mortalità cardiovascolare dal 18 al 54%,
• riduzione della mortalità per ictus dal 18 al 39%,
• riduzione della mortalità totale dal 12 al 38%,
tutte in proporzione alla durata della terapia.

E ciò valeva anche per donne oltre i 60 anni!!!!!!!!



🩺 Le nuove linee guida (NAMS, 2022)

La North American Menopause Society ha aggiornato la sua posizione ufficiale:
• “I benefici della terapia ormonale superano i rischi per la maggior parte delle donne sintomatiche sotto i 60 anni o entro 10 anni dalla menopausa.”
• “La terapia vaginale a basso dosaggio è sicura ed efficace anche per alcune donne con storia di tumore mammario o endometriale.”
• “Il rischio di carcinoma mammario non aumenta significativamente con l’uso a breve termine di estrogeni (CEE)-progestinici e può ridursi con estrogeno da solo.”
• “Gli ormoni bioidentici da farmacia galenica sono considerati sicuri se regolamentati correttamente.”



👨 E gli uomini?

Anche il testosterone merita una rivalutazione.
Secondo Expert Opinion on Drug Safety (2019):

“Il basso testosterone è un fattore di rischio per infarto e mortalità cardiaca.
La terapia sostitutiva migliora i sintomi dell’angina e la capacità fisica nei pazienti con scompenso cardiaco, senza aumentare il rischio di eventi cardiovascolari.”

KEEP CALM AND TAKE YOU HORMONES, EVERY DAY, UNTIL THE LAST DAY OF YOUR LIFE.

A cura del Dott. Andrea Luchi
Gruppi Facebook:
1️⃣ Terapia Ormonale Sostitutiva e Ormoni Bioidentici
2️⃣ Tiroide Approccio Evolutivo



🔗 Fonti principali

1️⃣ Cancer J 2022; 28(3):208–223
2️⃣ Circulation 2016; 133(4):338–360
3️⃣ Zentralbl Gynakol 1996;118(5):255–61
4️⃣ Prog Cardiovasc Dis 1995;38(3):199–210
5️⃣ Maturitas 1998;30(1):19–26
6️⃣ Menopause 2015;22(4):391–401
7️⃣ Fertil Steril 2005;84(6):1589–601
8️⃣ NIH News Release, 11 Aprile 2006
9️⃣ Climacteric 2018;21(6):521–528
🔟 Menopause 2015;22(9):976–83
1️⃣1️⃣ Expert Opin Drug Saf 2019;18(4):321–33

🌬️ Asma infantile e digestione: una storia che non sapevate (ma attuale è utile anche agli adulti)👉 L’asma nei bambini v...
21/10/2025

🌬️ Asma infantile e digestione: una storia che non sapevate (ma attuale è utile anche agli adulti)

👉 L’asma nei bambini viene spesso trattata solo con farmaci broncodilatatori e cortisonici. Ma già nel 1931 il Dr. George Bray, dell’“Hospital for Sick Children” di Londra, osservava qualcosa di sorprendente:
l’80% dei bambini asmatici aveva poco o nessun acido gastrico nello stomaco.
E notava come i piccoli allergici mostravano una ridotta capacità digestiva.

📌 Alcuni anni dopo, si scoprì che lo stomaco produce anche il fattore intrinseco, necessario per assorbire la vitamina B12. Nel 1949 venne pubblicato un caso clinico: un bambino con asma intrattabile migliorò nettamente dopo pochi giorni di supplementazione con vitamina B12.

👨‍⚕️ L’esperienza clinica di altri medici ha poi riportato casi in cui iniezioni di vitamina B12 hanno fatto scomparire il respiro sibilante in bambini e adulti, senza effetti collaterali rilevanti.



🔬 Cosa dice la ricerca più recente?

La scienza moderna conferma che stomaco e intestino hanno un ruolo nell’asma:
• I bambini che assumono farmaci antiacido (PPI/H2RA) nei primi mesi di vita hanno un maggiore rischio di allergie e asma: l’acido serve anche a digerire le proteine ed evitare sensibilizzazioni.
• Lo studio CHILD (2015) ha dimostrato che la disbiosi intestinale precoce (alterazione del microbiota nei primi 100 giorni) aumenta il rischio di wheeze e asma nei primi anni.
• Alcuni studi osservazionali collegano bassi livelli di vitamina B12 a peggior controllo dell’asma, anche se non esistono ancora grandi studi clinici che confermino l’efficacia terapeutica della B12.

Sambuco Nero: l’antivirale naturale i cui benefici  la scienza continua a confermare. Quando arriva l’inverno arrivano a...
15/10/2025

Sambuco Nero: l’antivirale naturale i cui benefici la scienza continua a confermare.

Quando arriva l’inverno arrivano anche raffreddori, tosse e influenza.
Uno dei rimedi più antichi e affascinanti per proteggere le vie respiratorie è il sambuco nero (Sambucus nigra): una pianta che Ippocrate chiamava “il mio grande scrigno di medicina”.



🧬 Dalla tradizione alla scienza

Popoli antichi di tutto il mondo – dagli Egizi ai Greci, fino ai Nativi Americani – usavano fiori e bacche di sambuco per combattere febbre e infezioni.
Oggi la ricerca conferma che il sambuco contiene antocianine e flavonoidi: composti naturali che
• inibiscono la replicazione dei virus,
• modulano le citochine (le “molecole di comando” del sistema immunitario),
• e riducano l’infiammazione.



💊 Cosa dimostrano gli studi clinici

🔹 Influenza A e B
Uno studio pubblicato sul Journal of International Medical Research ha mostrato che chi assumeva sciroppo di sambuco guariva quattro giorni prima rispetto al gruppo placebo.

🔹 Epidemie influenzali
In un altro studio (J. Altern. Complement. Med.), il 90% delle persone trattate con sambuco era completamente guarito entro 2-3 giorni, contro i 6 del gruppo di controllo.

🔹 Raffreddore comune nei viaggiatori aerei
Un trial randomizzato (Nutrients, 2016) su 312 passeggeri ha dimostrato che chi assumeva estratto di sambuco aveva meno episodi di raffreddore e sintomi più lievi.

🔹 Revisione sistematica (2020)
Una review su Advances in Integrative Medicine ha concluso che il sambuco, se assunto entro 48 ore dai primi sintomi, riduce durata e gravità di febbre, congestione e rinorrea.



🔬 Nuove evidenze 2023-2025

Le ricerche più recenti confermano e ampliano il quadro:
• Estratti standardizzati (come Eldosamb®) modulano il sistema immunitario riducendo TNF-α e aumentando IL-4, con effetto equilibrante sulla risposta infiammatoria.
• Alcuni studi in vitro mostrano attività antivirale diretta contro il virus influenzale e SARS-CoV-2, specialmente se combinato con altri fitocomposti.
• Le revisioni del 2024-2025 ribadiscono che l’efficacia è più evidente se il sambuco viene assunto all’inizio dell’infezione e in forma standardizzata, non come semplice succo.



⚠️ Attenzione alle preparazioni

Tutte le parti fresche del sambuco sono lievemente tossiche: devono essere bollite o essiccate prima dell’uso.
Gli sciroppi e gli estratti pronti sono sicuri e ben tollerati.
L’autoproduzione è possibile, ma richiede una corretta identificazione della pianta, per evitare confusioni con la cicuta d’acqua, altamente velenosa.

🧬 Vitamina K: una piccola vitamina per grandi protezioni (vasi, ossa, metabolismo) – con avvertenza per chi assume antic...
13/10/2025

🧬 Vitamina K: una piccola vitamina per grandi protezioni (vasi, ossa, metabolismo) – con avvertenza per chi assume anticoagulanti

📌 Introduzione

Negli ultimi anni, la vitamina K è passata dal ruolo tradizionale (coagulazione) a quello di vitamina chiave per la longevità e la prevenzione.
Molti studi suggeriscono che un apporto adeguato di vitamina K (soprattutto K1 + K2) possa proteggere contro le principali cause di morte: malattie cardiovascolari, osteoporosi, diabete e cancro.



🔍 Cosa dice la letteratura recente

1. Mortalità e salute cardiovascolare
• Studi su popolazioni anziane e soggetti con patologie croniche (es. steatosi epatica) mostrano che chi ha apporto più alto di vitamina K (soprattutto K1) ha minor mortalità totale e per cause cardiovascolari.
• I biomarcatori come il dp-ucMGP emergono come predittori indipendenti di eventi cardiovascolari e mortalità, indicando che un basso stato funzionale di vitamina K è un fattore di rischio.
• In studi recenti, livelli elevati di dp-ucMGP si associano a progressione di calcificazioni, eventi ischemici e peggioramento funzione vascolare.

2. Calcificazione arteriosa e vascolare
• Una meta-analisi del 2023 su studi clinici randomizzati ha mostrato che la supplementazione con vitamina K può rallentare la progressione del calcio coronarico (CAC).
• C’è qualche segnale (da studi open label) che la vitamina K possa rallentare la progressione della stenosi aortica / degenerazione valvolare, ma servono studi RCT più grandi.

3. Salute ossea
• Una meta-analisi 2024 (RCT) ha confermato che la vitamina K migliora la carbossilazione dell’osteocalcina, un biomarker di attività ossea. Cioè migliora la salute dell’osso.


4. Diabete e metabolismo glicidico
• Una meta-analisi 2023 indica che un maggior apporto di vitamina K è associato a riduzione del 21% del rischio di sviluppare diabete di tipo II
• La supplementazione in studi clinici ha migliorato HOMA-IR, glicemia basale (FBS) e altri parametri di sensibilità insulinica.
• Review recenti confermano un ruolo regolatorio della vitamina K nel metabolismo del glucosio, forse mediato dall’osteocalcina attiva.

5. Cancro
• Le evidenze sperimentali e osservazionali continuano a suggerire che la vitamina K — particolarmente la K2 — può avere azione anticancro (prostata, colon, fegato) agendo su apoptosi, autofagia, reg. di segnalazioni antinfiammatorie.
• Tuttavia, gli studi clinici randomizzati sono molto pochi, e risultano ancora insufficienti per raccomandazioni sicure.

6. Anticoagulanti: il punto critico
• È ormai sempre più chiaro che gli anticoagulanti tradizionali antagonisti della vitamina K (es. warfarin / VKA) accelerano la calcificazione arteriosa.
• Studi comparativi indicano che i DOAC (nuovi anticoagulanti orali), che non interferiscono con la vitamina K, sono associati a progressione più lenta della calcificazione rispetto ai vecchi anticoagulanti.



💊 Integratori di vitamina K: linee guida, dosaggi e precauzioni

Quale forma?
• K1 (fillochinone) proveniente da verdure a foglia verde.
• K2 (menaquinoni): varie forme (MK-4, MK-7, MK-9, ecc.).
• MK-7 è spesso preferito negli integratori per la sua stabilità e migliore biodisponibilità a lunga emivita.

Dosaggi usati negli studi
• K1: 500 µg/die in alcuni studi per calcificazione coronarica.
• K2: studi ben fatti hanno usato 180–360 µg/die (MK-7).
• In studi ossei si sono usati anche dosaggi più elevati (es. 45 mg K2 in uno studio su donne con osteoporosi, con benefici documentati).

Criteri di sicurezza e monitoraggio
• Evitare integrazioni “fai da te” in chi è in terapia anticoagulante.
• Importante: non interrompere anticoagulanti né modificare dosaggi senza guida medica.
• È essenziale monitorare i valori di coagulazione (es. INR) durante l’introduzione di integratori di vitamina K.
• Preferire nuovi anticoagulanti (DOAC) quando possibile, perché non interagiscono con la vitamina K e riducono il rischio di progressione calcifica.



🧩 Linee guida:
1. Consuma verdure verde intenso (spinaci, cavoli, bietole) per apporti naturali di K1.
2. Se consideri un integratore di vitamina K, verifica che contenga K1 + K2 (insieme o in combinazione) e preferibilmente nella forma MK-7 per K2.
3. Parla sempre con il tuo medico prima di iniziare:
• se assumi anticoagulanti, serve un piano personalizzato con controlli di laboratorio.
• valuta l’uso di DOAC (nuovi anticoagulanti) se indicati, per minimizzare l’interferenza con la vitamina K.
4. In presenza di malattie cardiovascolari, calcificazioni vascolari o degenerazione valvolare, considera insieme al tuo medico una strategie di supplementazione mirata e monitorata.


A cura del Dott. Andrea Luchi
Gruppi Facebook:
1) Terapia Ormonale Sostitutiva e Ormoni Bioidentici
2) Tiroide Approccio Evolutivo

03/10/2025

Collagene: funziona o no?

Negli ultimi anni gli integratori di peptidi di collagene sono stati presentati come la soluzione per avere una pelle più giovane, elastica e idratata. Ma cosa dice davvero la ricerca scientifica?



🔬 Le evidenze scientifiche
• Una nuova metanalisi (Am J Med, 2025) ha analizzato i trial randomizzati disponibili e ha concluso che il collagene può migliorare elasticità, idratazione e rughe sottili.
• Gli effetti, però, sono modesti: parliamo di piccoli cambiamenti, non di trasformazioni radicali.
• Alcuni studi mostrano miglioramenti chiari, altri nessun effetto. E quando si eliminano gli studi finanziati dall’industria farmaceutica, il segnale positivo tende a ridursi.

👉 In altre parole: il collagene non fa miracoli, ma nemmeno del tutto inutile.



⚙️ Come funziona?

Quando assumiamo collagene idrolizzato, questo viene spezzettato in molecole più piccole che entrano in circolo.
• In studi cellulari, questi frammenti hanno dimostrato di stimolare i fibroblasti a produrre più collagene e elastina fondamentali per la struttura e l’idratazione della pelle.
• Inoltre, sembrano ridurre l’attività degli enzimi che degradano il collagene.

Questo meccanismo spiega perché in alcuni trial sull’uomo si osservino piccoli ma reali miglioramenti della pelle.



📊 Cosa mostrano gli studi clinici indipendenti?
• Durata: i benefici emergono in genere dopo 8–12 settimane.
• Dosaggi: la maggior parte dei trial utilizza 2,5–10 g/die di peptidi di collagene.
• Risultati osservati:
• • Elasticità
• • Idratazione
• ↓ Rughe sottili

• Tuttavia, una parte degli studi non mostra risultati, soprattutto se la durata è breve, le dosi basse o se i partecipanti sono giovani con già buoni parametri cutanei.



❓ La grande domanda ancora senza risposta

Quasi tutti i trial confrontano collagene con placebo.
👉 Ma cosa succederebbe se lo confrontassimo con un’altra proteina completa, ricca di glicina e prolina?
Ad oggi non abbiamo dati solidi per dire se i benefici siano specifici del collagene o semplicemente dovuti ad un maggiore apporto proteico nella dieta.



✅ Consigli pratici
1. Abbiate aspettative realistiche: se ci sono effetti, saranno piccoli ma reali, non vi aspettate un lifting.
2. Qualità del prodotto: preferire integratori con standardizzazione dei peptidi e certificazione indipendente.
3. Durata del test: provare 8–12 settimane, con dosi di 2,5–10 g/die.
4. Magari fate delle foto prima o dopo
5. Ma non dimenticate le basi della salute della pelle:
• Protezione solare ☀️ con prodotti privi di porcherie.
• Sonno adeguato 😴
• Dieta ricca di proteine e antiossidanti
• Stop al fumo 🚭



💡 Conclusione
I peptidi di collagene non fanno miracoli, ma neppure sonoinutili. Le prove indicano piccoli miglioramenti in idratazione ed elasticità della pelle, sostenuti da un meccanismo biologico plausibile.
La scelta migliore? Valutare personalmente con un periodo di prova, ricordando che la base della salute della pelle resta lo stile di vita e l’alimentazione.
Myung SK, Park Y. Effects of Collagen Supplements on Skin Aging: A Systematic Review and Meta-Analysis of Randomized Controlled Trials. The American Journal of Medicine. 2025;138(9):1264-1277. doi:10.1016/j.amjmed.2025.04.034

02/10/2025

🌬️ Asma infantile e digestione: una storia che non sapevate (ma attuale è utile anche agli adulti)

👉 L’asma nei bambini viene spesso trattata solo con farmaci broncodilatatori e cortisonici. Ma già nel 1931 il Dr. George Bray, dell’“Hospital for Sick Children” di Londra, osservava qualcosa di sorprendente:
l’80% dei bambini asmatici aveva poco o nessun acido gastrico nello stomaco.
E notava come i piccoli allergici mostravano una ridotta capacità digestiva.

📌 Alcuni anni dopo, si scoprì che lo stomaco produce anche il fattore intrinseco, necessario per assorbire la vitamina B12. Nel 1949 venne pubblicato un caso clinico: un bambino con asma intrattabile migliorò nettamente dopo pochi giorni di supplementazione con vitamina B12.

👨‍⚕️ L’esperienza clinica di altri medici ha poi riportato casi in cui iniezioni di vitamina B12 hanno fatto scomparire il respiro sibilante in bambini e adulti, senza effetti collaterali rilevanti.



🔬 Cosa dice la ricerca più recente?

La scienza moderna conferma che stomaco e intestino hanno un ruolo nell’asma:
• I bambini che assumono farmaci antiacido (PPI/H2RA) nei primi mesi di vita hanno un maggiore rischio di allergie e asma: l’acido serve anche a digerire le proteine ed evitare sensibilizzazioni.
• Lo studio CHILD (2015) ha dimostrato che la disbiosi intestinale precoce (alterazione del microbiota nei primi 100 giorni) aumenta il rischio di wheeze e asma nei primi anni.
• Alcuni studi osservazionali collegano bassi livelli di vitamina B12 a peggior controllo dell’asma, anche se non esistono ancora grandi studi clinici che confermino l’efficacia terapeutica della B12.



🌱 In sintesi
• Già un secolo fa si ipotizzava un legame tra digestione imperfetta e asma nei bambini.
• Oggi sappiamo che acido gastrico, microbiota e nutrienti (B12 inclusa) influenzano la salute respiratoria.
• Non esistono linee guida che raccomandino la vitamina B12 come cura standard per l’asma, ma il suo ruolo nel metabolismo e nell’immunità resta importante.



✍️ A cura del Dott. Andrea Luchi
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