19/01/2021
Schemi, modelli e approcci non prescrittivi.
Possiamo dirlo, nella nostra società siamo abituatə a ragionare in modo schematico e dicotomico o a seguire modelli per qualsiasi aspetto della nostra vita: l'espressione di genere (uomo/donna), l’orientamento sessuale (modello eterosessuale), la scelta tra figli* e carriera, il modello di salute (che considera solo alimentazione e attività fisica – quando in realtà c’è molto altro), etc.
Siamo talmente attacatə a questi modelli e modi di pensare che nel momento in cui vengono messi in discussione, facendo notare tutte le sfaccettature e le variabili possibili, ci sentiamo persə.
Questo vale anche in ambito alimentare.
Nel momento in cui veniamo a contatto con un approccio alimentare che non prevede regole, schemi e controllo (come gli approcci non prescrittivi) non sappiamo come comportarci e anzi, abbiamo paura.
Nei percorsi affrontati con diverse persone ho notato la difficoltà che si ha nel lasciare andare quello che riteniamo la norma e che ci sembra “sicuro” (solitamente le diete), nonostante le esperienze delle persone stesse ne dimostrino l’inefficacia e la preponderanza di effetti negativi nel breve, medio e lungo termine (calo di energie, riduzione dell’autostima, pensieri continui sul cibo, perdita del ciclo mestruale, etc.).
Iniziare un percorso alimentare non prescrittivo (es. Intuitive Eating) significa avere un ruolo attivo nel mettere in discussione una serie di modelli e di pensieri riguardanti i corpi, la salute e gli alimenti, che rendono disfunzionale il rapporto con l’alimentazione e il nostro corpo.
Nonostante non sia per nulla semplice, i benefici che si ottengono in termini di miglioramento della qualità di vita, dell’immagine corporea e del comportamento alimentare sono concreti e evidenti.
Perciò diamoci la possibilità rompere questi schemi e andare oltre. Potremmo trovare qualcosa che ci rappresenta al meglio e che ci fa stare bene.