11/12/2025
ABC DEL CBD:
A COME AUTOFAGIA
Negli ultimi decenni abbiamo assistito a un aumento impressionante dell’aspettativa di vita.
Viviamo più a lungo, ma non necessariamente meglio.
La curva della durata della vita si è alzata. Quella della durata della salute (gli anni vissuti senza malattia cronica e disabilità) molto meno.
È come se il corpo fosse costretto a “trascinarsi” per un tratto finale sempre più lungo.
Per capire come riportare queste due curve più vicine, la ricerca ha iniziato a guardare dentro le cellule, alla ricerca di meccanismi fondamentali che separano lo stato “sano” da quello “malato”.
Uno di questi meccanismi è l’autofagia.
Che cos’è davvero l’autofagia
“Autofagia” significa letteralmente “mangiare se stessi”.
Detta così sembra un processo distruttivo.
In realtà è l’esatto opposto: è uno dei più raffinati sistemi di pulizia, riparazione e riciclo che la cellula possiede.
In pratica, attraverso l’autofagia la cellula:
• riconosce componenti danneggiati o inutili (proteine, lipidi, organelli)
• li “impacchetta” in vescicole specializzate
• li invia ai lisosomi, dove vengono degradati e riciclati
Il risultato è duplice:
• la cellula si libera dei “rifiuti” tossici
• recupera materiale ed energia da riutilizzare
Da un punto di vista evolutivo, l’autofagia è un meccanismo di sopravvivenza, permette alle cellule di resistere a:
• carenza di nutrienti
• stress metabolico
• infezioni
• invecchiamento
Le cellule che sanno attivare bene l’autofagia hanno un vantaggio competitivo enorme rispetto a quelle che non lo fanno.
Il riciclo quotidiano che ci tiene in vita
Un adulto ha bisogno ogni giorno di circa 200–300 grammi di proteine totali per mantenere in funzione tutti i tessuti.
Con l’alimentazione, in media, ne introduciamo 60–80 grammi.
Da dove arrivano gli altri?
Da un gigantesco sistema interno di ricambio proteico, che include:
• degradazione selettiva di proteine vecchie o danneggiate
• riciclo di organelli (come i mitocondri “logori”)
• riutilizzo degli amminoacidi liberati
L’autofagia è uno dei protagonisti di questo teatro.
Senza un riciclo efficiente:
• le cellule si riempirebbero di “spazzatura”
• le proteine difettose si accumulerebbero
• i mitocondri danneggiati continuerebbero a produrre radicali liberi
La conseguenza sarebbe un rapido scivolamento verso invecchiamento precoce e malattia cronica.
L’autofagia come guardiano della qualità cellulare
Possiamo pensare all’autofagia come a un servizio di manutenzione interna che lavora su più livelli:
• mantiene il citoplasma pulito da proteine mal ripiegate e aggregati tossici
• elimina i mitocondri difettosi (mitofagia), riducendo lo stress ossidativo
• partecipa al rinnovo delle membrane cellulari e degli organelli
• aiuta le cellule a sopravvivere in condizioni di stress energetico
Ma non è solo “manutenzione”.
L’autofagia contribuisce a processi più complessi:
• sviluppo dei tessuti
• mantenimento delle cellule staminali
• differenziazione cellulare
• adattamento e plasticità tissutale
Quando l’autofagia funziona bene, la cellula è più:
• resiliente allo stress
• flessibile nel rispondere agli stimoli
• ordinata nella gestione delle proprie risorse
•
Quando l’autofagia si inceppa: dalla teoria alla malattia
Quando l’autofagia è insufficiente, eccessiva o mal regolata, l’equilibrio si rompe.
Le disfunzioni dell’autofagia sono state collegate a un’ampia gamma di patologie:
• malattie neurodegenerative (come Parkinson e Alzheimer), dove si accumulano proteine tossiche che il cervello non riesce più a eliminare
• diabete e disturbi metabolici, con cellule sovraccariche di lipidi e mitocondri inefficienti
• tumori, dove le cellule sfruttano l’autofagia in modo distorto per sopravvivere in ambienti ostili
• autoimmunità e disturbi del sistema immunitario, con regolazione alterata delle cellule di difesa
• patologie cardiovascolari, polmonari, renali, muscoloscheletriche, oculari
• invecchiamento accelerato, dove il riciclo non tiene più il passo con l’accumulo di danni
In altre parole:
quando il sistema di pulizia–riparazione–riciclo non regge più il carico, il passaggio dallo stato “sano” allo stato “malato” è solo questione di tempo.
Autofagia, infezioni e sistema immunitario
L’autofagia non si occupa solo di “spazzatura interna”: lavora anche contro gli invasori esterni.
Le cellule possono usare l’autofagia per:
• inglobare e degradare virus e batteri intracellulari
• modulare l’attività delle cellule immunitarie
• mantenere l’integrità delle barriere tissutali, come:
• barriera intestinale
• barriera emato-encefalica
• barriera cutanea
Questo significa che l’autofagia è connessa direttamente a:
• capacità di difendersi dalle infezioni
• controllo dell’infiammazione cronica
• prevenzione di disordini autoimmuni e infiammatori di basso grado
Quando questo controllo si perde, non parliamo più solo di “spazzatura cellulare”, ma di una regia immunitaria che non funziona più come dovrebbe.
Stile di vita, stress e autofagia: dove interveniamo ogni giorno
L’autofagia non è un processo astratto: risponde in modo molto concreto ai segnali quotidiani che diamo al nostro organismo.
La qualità dell’autofagia viene influenzata da:
• alimentazione (eccesso calorico, zuccheri, grassi ossidati, alcol)
• sedentarietà o movimento regolare
• sonno e ritmo circadiano
• stress cronico (cortisolo, infiammazione di basso grado)
• farmaci (alcuni favoriscono, altri inibiscono il riciclo cellulare)
Questo apre la strada a una medicina che non guarda solo al sintomo, ma ai meccanismi di fondo:
• migliorare l’autofagia significa migliorare la gestione dei danni
• migliorare la gestione dei danni significa rallentare il passaggio verso lo stato “malato”
Non si tratta di “attivare l’autofagia a tutti i costi”, ma di modularla in modo fisiologico, coerente con i bisogni del corpo.
Dove entra il Sistema Endocannabinoide (SEC)
Il SEC è una rete di recettori, endocannabinoidi e enzimi che lavora, in estrema sintesi, per mantenere l’omeostasi: equilibrio tra eccitazione e inibizione, tra infiammazione e risoluzione, tra consumo e risparmio energetico.
È attivo in:
• sistema nervoso centrale e periferico
• sistema immunitario
• organi periferici (fegato, intestino, cuore, tessuto adiposo, muscolo, cute)
Il SEC “sente”:
• infiammazione
• stress
• variazioni energetiche
• danni tissutali
e cerca di riportare equilibrio modulando altre vie:
• vie dell’infiammazione
• circuiti dello stress ossidativo
• metabolismo energetico
• plasticità sinaptica
Non è difficile intuire perché, oggi, sempre più studi guardino a come SEC e vie dell’autofagia si parlino tra loro.
Entrambi partecipano a decidere se una cellula deve:
• ripararsi e riciclarsi
• o, in casi estremi, essere eliminata (apoptosi)
CBD isolato, NO e 4-Step Therapy: perché hanno senso qui
Nel modello 4-Step Therapy, abbiamo scelto di lavorare in modo integrato su:
• CBD isolato (senza THC, senza altri cannabinoidi psicotropi)
• FIR Pad e produzione di ossido nitrico (NO) per migliorare microcircolo e mitocondri
• integrare per via transdermica (cerotti) per nutrire e modulare senza sovraccaricare fegato e stomaco
• stile di vita e microbiota (movimento, sonno, alimentazione, gestione dello stress)
In questa cornice:
• il CBD isolato agisce come modulatore, non come “interruttore on/off”. Lavora su recettori coinvolti in infiammazione, stress ossidativo, equilibrio eccitazione/inibizione, sempre cercando di riportare il sistema verso l’omeostasi, non di spingerlo oltre i limiti fisiologici.
• il NO prodotto da microcircolo e FIR Pad migliora l’ossigenazione e il dialogo mitocondri–tessuti, condizioni di base perché l’autofagia avvenga in modo ordinato e non caotico.
• la via transdermica e mucosale permette di agire “a bassa intensità e lunga durata”, senza picchi farmacologici, rispettando i ritmi dell’organismo.
In altre parole, 4-Step Therapy non “accende l’autofagia” come un interruttore, ma cerca di creare il contesto fisiologico in cui l’autofagia possa funzionare bene:
• meno infiammazione di fondo
• mitocondri più efficienti
• microcircolo più attivo
• carico tossico ridotto
Per informazioni o per parlare con i nostri CBD Expert scrivete su WhatsApp al 3471103543.