Mario D'Andreta. Psicologo. Sviluppo personale, organizzativo e di comunità

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Mario D'Andreta. Psicologo. Sviluppo personale, organizzativo e di comunità Sono uno Psicologo iscritto all'ordine degli psicologi delle Marche.

Aiuto le persone a capire come vivere meglio, in maniera produttiva e creativa, accompagnandole nella definizione condivisa di obiettivi e strategie per il loro sviluppo e nella risoluzione dei problemi che possono ostacolarlo. Il mio lavoro è orientato a fornire metodologie e strumenti a persone, organizzazioni e comunità, per supportarli nella risoluzione di problemi e nel miglioramento continuo della capacità di perseguire i propri obiettivi, in un'ottica di sviluppo della convivenza sociale. A questo scopo realizzo interventi di consulenza e formazione volti allo sviluppo di competenze relazionali ed organizzative, la riorganizzazione funzionale di aziende, cooperative e sistemi socio-economici locali, secondo una prospettiva metodologica psicosociologica di ricerca-intervento. Nel mio blog "www.mariodandreta.wordpress.com"
propongo alcune riflessioni legate ai temi dello sviluppo individuale, organizzativo e di comunità e agli interventi sinora realizzati. Gestisco la sede territoriale di Ancona dell'ANSES (Associazione Nazionale Stress e Salute) (www.anses.it)

03/12/2025
03/12/2025

Il mondo è coperto di segni che occorre decifrare e questi segni, rivelatori di somiglianze e affinità, non sono essi stessi che forme della similitudine. Conoscere sarà dunque interpretare: procede dal segno visibile, a ciò che attraverso esso viene detto, e che resterebbe, senza di esso, parola muta, assopita nelle cose.

Michel Foucault, Le parole e le cose. Un'archeologia delle scienze umane, 1966

03/12/2025

👉La giornata di studi si terrà in presenza e sulla piattaforma Zoom. Per iscrizioni alla piattaforma Zoom inviare richiesta di adesione all'indirizzo newsletter@iisf.it

02/12/2025

"L'Arte di Amare" di Erich Fromm.
Ho ripreso in mano questo testo anni dopo la prima lettura, aspettandomi di trovare un saggio sociologico ormai datato, figlio del 1956. Invece, mi sono ritrovato tra le mani una diagnosi spietata, e al contempo commovente, della condizione umana odierna.

Fromm non scrive per blandire il lettore, ma per scuoterlo dal torpore. In un'epoca in cui l'amore è stato mercificato, ridotto a un algoritmo di compatibilità o a un baratto di favori emotivi, le sue parole risuonano con l'urgenza di una verità dimenticata.

Il nucleo emotivo del libro, che colpisce come uno schiaffo necessario, risiede nella decostruzione della nostra più grande illusione: la convinzione che il problema dell'amore sia essere amati — ovvero trovare la persona giusta — mentre la vera questione è la nostra incapacità di amare. Fromm ribalta la prospettiva con una logica disarmante: l'amore non è un sentimento passivo a cui si cede, ma un potere attivo che si esercita. È un'arte. E come ogni arte, richiede la disciplina dell'artigiano e la dedizione assoluta del maestro.

Ho percepito una profonda malinconia che attraversa le pagine quando l'autore descrive la solitudine dell'uomo contemporaneo. Sentiamo la nostra "separazione" dagli altri come una ferita aperta e tentiamo di cicatrizzarla con palliativi effimeri: il conformismo, il lavoro compulsivo, o quelle relazioni simbiotiche che chiamiamo amore ma che, a uno sguardo più attento, si rivelano un mero "egoismo a due".
Leggere queste analisi ferisce perché ci obbliga a riconoscerci. Riconosciamo tutte le volte in cui abbiamo usato l'altro come uno scudo contro il freddo della nostra solitudine, confondendo il bisogno con l'affetto.

Tuttavia, è proprio nel buio di questa disamina che Fromm accende la luce più calda, offrendoci una definizione di amore che tocca una delle vette più alte dell'umanesimo moderno:

«L’amore maturo è unione a condizione di preservare la propria integrità, la propria individualità. L’amore è un potere attivo dell’uomo che annulla le pareti che lo separano dai suoi simili, che gli fa superare il senso d’isolamento e solitudine, e tuttavia gli permette di essere se stesso e di conservare la propria integrità. Sembra un paradosso, ma nell’amore due esseri diventano uno, e tuttavia restano due.»

In questo passaggio risiede il segreto che spesso ci sfugge: il paradosso dell'integrità. Con la pazienza di un padre severo ma giusto, Fromm ci insegna che non possiamo donarci a nessuno se prima non accettiamo noi stessi. Se non abbiamo un "io" saldo e produttivo, non abbiamo nulla da offrire.
Il libro, infatti, esplora i vari volti dell'amore — fraterno, materno, erotico — e si sofferma in modo illuminante proprio sull'amore per se stessi, smontando il pregiudizio che lo equipara all'egoismo. Al contrario, ne è l'esatto opposto: l'egoista non si ama troppo, si ama troppo poco; è l'incapacità di amare se stessi che genera l'avidità verso l'altro.
L'amore per sé è dunque la “conditio sine qua non” per l'amore verso il prossimo. Chi disprezza se stesso non può generare calore, può solo proiettare la propria disperazione.

Girare l’ultima pagina di "L'Arte di Amare" lascia una sensazione di vertigine e, anche, di profonda pace interiore. Però non leggete questo libro se cercate aforismi facili per un biglietto di San Valentino. Leggetelo solo se siete pronti ad accettare che l'amore è l'unica risposta sana e soddisfacente all'enigma dell'esistenza umana.
È un'opera che non invecchia proprio perché la fame di connessione autentica che descrive è eterna, ricordandoci con commovente sincerità che siamo vivi solo nella misura in cui siamo capaci di donarci attivamente.

✍️ Ivan Petruzzi
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02/12/2025

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01/12/2025

« Tutto è diventato business, ogni cosa deve funzionare ed essere utilizzabile. Non esiste un sentimento di identità, esiste un vuoto interiore. Non si hanno convinzioni, né scopi autentici. Il carattere mercantile è l'essere umano completamente alienato, privo di qualunque altro interesse che non sia quello di manipolare e funzionare. È proprio questo il tipo di umano conforme ai bisogni sociali. Si può dire che la maggior parte degli uomini diventano come la società desidera che essi siano per avere successo. La società fabbrica tipi umani così come fabbrica tipi di scarpe o di vestiti o di automobili: merci di cui esiste una domanda. E già da bambino l'uomo impara quale sia il tipo più richiesto. »

Erich Fromm, “L'arte di vivere”

Gazzetta filosofica

01/12/2025

Quante volte capita con i figli di cadere nella tentazione di dare subito la risposta? È più veloce, sembra più sicuro.
Ma la verità è questa: “Educare non significa riempire un vaso, ma accendere una fiamma” che è la curiosità, la capacità di farsi domande e mettersi in discussione.

Quando un figlio chiede "Perché?", la nostra reazione automatica è spesso quella di dare subito la spiegazione. Ma proviamo a fare un piccolo passo indietro. Le risposte danno un punto di arrivo, mentre le domande aprono un nuovo universo.

Insegnare ai nostri ragazzi a dubitare (nel senso buono!) e a cercare le loro risposte, li rende adulti non solo informati, ma anche forti. Li rende capaci di non farsi ingannare e di trovare la loro strada.
È più faticoso? Sì. Ma allena alla vita.

La prossima volta che vi fanno una domanda, rispondete con un'altra domanda che li spinga a riflettere. Invece di: "È così e basta”, dite: "Ottima domanda! E tu cosa pensi che possa succedere se...?"
Lasciamo che siano loro a guidare la ricerca. Il miglior regalo che possiamo fare ai figli, infatti, non è dare loro le chiavi del mondo, ma insegnargli come fabbricare le proprie.

Sangineto

01/12/2025

✨«Il limite non è la negazione: è la condizione stessa della possibilità.»✨
Simone Weil

Simone Weil scrive queste parole negli anni più bui del Novecento: la crisi economica del ’29, l’ascesa dei totalitarismi, il lavoro operaio massacrante, la Seconda guerra mondiale che devasta l’Europa.
È una filosofa che non osserva la realtà da lontano: entra nelle fabbriche, conosce la fatica, la fame, l’umiliazione, la guerra.
Vede un’umanità schiacciata, convinta che la forza, politica, militare, economica, sia l’unico linguaggio possibile.

In questo clima, Simone Weil elabora una delle sue idee più radicali:
non è la forza che libera l’essere umano.
È il limite.
Per Weil, la libertà non nasce dal “fare tutto ciò che vogliamo”.
In un mondo dominato da poteri illimitati (nazismi, fascismi, imperialismi) l’assenza di limite è distruttiva, cieca, disumana.

Il limite, invece, diventa una protezione: un freno all’arbitrio, un argine alla violenza, un antidoto all’onnipotenza.

Senza limite c’è caos.
Con il limite, la vita prende forma, come un fiume che può scorrere solo perché esistono le sue rive.
Il limite non spegne il desiderio: lo affina, lo concentra, lo rende vero.

Il desiderio senza confini si consuma.
Il desiderio che incontra un limite scopre finalmente cosa vuole davvero.

In un’epoca in cui le ideologie promettevano “mondi nuovi” senza misura, Weil ricorda che la vera trasformazione nasce dalla forma, non dall’illimitato.

Per Weil il sacro non è la religione: è ciò che merita rispetto.
La dignità umana, la verità, la fragilità, la vita interiore.

Il limite ci impedisce di trattare il mondo, e noi stessi, come oggetti da usare.
Ci ricorda che non tutto è a disposizione, non tutto è manipolabile, non tutto è “nostro”.
Nel pieno della guerra, quando ogni confine morale sembra crollare, Simone Weil difende una verità semplice: rispettare il limite significa custodire l’umano.

Perché allora il limite non è negazione, ma condizione della possibilità?

Perché il limite non dice solo fin qui: dice anche da qui in avanti.
Il limite non frena: prepara.

È la soglia in cui il desiderio matura, si fa essenziale, si fa profondo.
La possibilità non nasce dall’assenza di confini, ma dal loro ascolto.

Per Weil cresce davvero chi sa riconoscere il proprio limite come luogo di trasformazione. Parla del limite dopo aver visto cosa accade quando gli esseri umani credono di non averne: violenza, oppressione, distruzione.

💫Per lei il limite è un atto di verità, di custodia, di libertà.
È ciò che protegge.
È ciò che orienta.
È ciò che apre al sacro.
È ciò che ci permette finalmente di diventare.💫




Indirizzo

Ancona
60124

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Martedì 09:00 - 19:00
Mercoledì 09:00 - 19:00
Giovedì 09:00 - 19:00
Venerdì 09:00 - 19:00

Telefono

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